martedì 26 dicembre 2017

SENZA NAZIONE NON CI PUO' ESSERE RIVOLUZIONE

L'Italia nacque su basi di violenze e di sopraffazioni dettate dalle strategie delle grandi potenze europee della seconda metà dell'Ottocento. 
Non c'era alcun collante nazionale né etnico che unisse i vari stati italiani, manco una lingua comune.
Quindi si incaricò di realizzare l'unità italiana uno stato fallimentare qual'era il Piemonte. 
Tale unità era però voluta soltanto dalla nobiltà piccolo-boghese allora ai vertici della politica peninsulare e non fu mai compresa né accettata dalla stragrande maggioranza delle popolazioni italiche del tempo.
Aggiungiamoci poi che il tutto avvenne sulla base di infinite menzogne e intrallazzi e il quadro appare completo. 
Nel 1861, nacque quindi uno stato chiamato "Italia", ma non una nazione. 
E manco ora lo siamo! 
Francia e Inghilterra (solo per citare due paesi molto noti) lo sono invece già da diversi secoli. 
La Francia nacque ufficialmente come Stato nel 581 d.C. e l'Inghilterra intorno all'anno 1000. 
Da allora, queste due realtà hanno avuto tutto il tempo e le occasioni favorevoli per diventare vere e proprie nazioni e rimanerlo fino ai giorni nostri. 
Non a caso riuscirono a diventare due grandi imperi, cosa che in Italia avrebbe fatto ridere perfino i polli e non solo! 
Noi non abbiamo manco ancora cominciato ad essere nazione. 
Soltanto quando vince la Nazionale di Calcio ci sentiamo un po' di più tutti "italiani" e ora nemmeno in quell'occasione riusciamo a dimostrare di esserlo (dato il livello ormai scadente del nostro calcio).
Quindi al contrario delle nazioni sopracitate, in Italia non c'è mai stata una rivoluzione degna di questo nome, ma sono sorti soltanto moti di protesta passeggeri e sparsi qua e là senza mai uno straccio di spirito unitario. 
Il fascismo fu un fallimento perché nemmeno Mussolini riuscì a creare una vera e propria identità italiana se non attraverso le violenze congenite del regime e le bugie di ridicola grandezza sulle quali poggiava. 
In tempi più recenti ci provarono le Br, ma oltre a problemi intrinsechi alla loro stessa organizzazione, si scontrarono a loro volta col campanilismo tipico del nostro paese che si traduce sostanzialmente in una massa di pecoroni opportunisti e qualunquisti. 
Essendo per loro stessa natura privi di una reale capacità di sintesi e azione comune il concetto stesso di rivoluzione è rimasto sempre confinato allo stadio delle buone intenzioni e nulla più. 
Solo una piccola minoranza riesce ad andare oltre questo logorante e assurdo comportamento di difesa del proprio "orticello", ma finora non è mai riuscita ad imporsi nel paese, né a livello istituzionale, né tanto meno all'interno degli stessi partiti, ridotti a semplici bottegai al servizio dei soliti potenti di turno che continuano ad arricchirsi proprio grazie a questa mancanza di unità tipica del nostro paese!

Yvan Rettore


2 commenti:

  1. Ahimè , hai ragione ! Tutto ancora da costruire come etica collettiva. Ma mai darsi per vinti

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    1. Certo. Anzi dev'essere uno stimolo per andare avanti ed evolvere. Nulla nasce in un giorno!

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