lunedì 16 novembre 2020

L'ENFASI MONTATA AD ARTE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

L'enfasi dei cambiamenti climatici assurta a dogma incontestabile è l'ennesima dimostrazione palese di strumentalizzazione di un fenomeno con l'intento di creare nuove strategie utili unicamente al trasformismo fondamentale nel quale sempre si rifugia il capitalismo al fine di poter sopravvivere. 

I cambiamenti climatici ci sono sempre stati nella Storia dell'umanità. 

Determinare quanto l'influenza delle società umane incida sugli stessi è cosa davvero molto ardua se non impossibile anche solo ipotizzare perché i dati attualmente in possesso sono estremamente parziali quanto riduttivi, tenendo conto che sono basati soprattutto su probabilità soggettive, il che nel mondo della scienza corrisponde ad una vera e propria eresia. 

Il tam tam mediatico che ne fa immancabilmente da contorno era già apparso negli anni '70 quando già allora era stata diffusa ad arte in modo analogo dai media occidentali la notizia di un cambiamento climatico drastico che avrebbe dovuto portare ad una imminente quanto catastrofica glaciazione del globo terrestre, cosa che poi ovviamente è stata smentita dai fatti. 

Poi vai anche a scoprire che gente come Al Gore (campione della lotta ai cambiamenti climatici di inizio secolo) ha fatto milioni a palate sull'allarmismo dei cambiamenti climatici e allora capisci che la realtà dei fatti non è veramente quella che viene diffusa e imposta in modo ossessivo dai media internazionali. 

Ultimamente la stessa cosa sta tentando di farla Greta Thurnberg, che è alquanto ridicolo ritenere che possa avere un'idea precisa quanto esauriente sul tema dei cambiamenti climatici, dato che anche il mondo scientifico finora non ce l'ha. 

Tutta questa frenesia intorno ad un fenomeno del tutto naturale ci fa dimenticare gli impegni contro l'inquinamento atmosferico e l'erosione dei suoli, cause di morte sempre più frequenti e di malnutrizione (per non dire carestie) in tutto il mondo e che sono in gran parte riconducibili alle attività umane a prescindere dal riscaldamento globale (solo in piccolissima parte attribuibile all'uomo) e ai cambiamenti climatici in senso generale.


Yvan Rettore

sabato 14 novembre 2020

VEGLIE, UN PAESE POVERO? AFFATTO, E' UN PAESE RICCO IN CERCA DI RISCATTO!

Un giorno un salentino mi disse che la sua terra ed in particolare Veglie sono da considerarsi zone povere.

Gli risposi che la Scandinavia, i paesi freddi lo sono, non il Salento e ancor meno Veglie.
Mi guardò sorpreso e prima ancora che potesse replicare, gli dissi quanto segue:
"Vedi, vi sono paesi in cui la ricchezza più grande (se non unica) è rappresentata dalle patate o dallo stoccafisso.
Il clima vi è rigido, la terra è ingrata e rende poco e per viverci bisogna davvero nascerci. La sola cosa davvero positiva di quei luoghi risiede nella capacità della gente di fare squadra, di operare insieme.
Onestamente non si può dire che il Salento sia così svantaggiato dato che il suo clima è mite, il suo mare bellissimo, il suo suolo può produrre varietà incredibili di cibi di notevole qualità e le sue bellezze artistiche e naturali non hanno eguali nel mondo.
Quindi dove starebbe tutta questa povertà?
Le potenzialità per godere i frutti di così tanto ben di Dio ci sono tutte e se la povertà rimane ancora dominante, questa è da imputarsi unicamente alle responsabilità della gente che ci vive perché anziché fare squadra e agire all'unisono, rimane troppo spesso ancorata a forme di individualismo, campanilismo e invidia che ostacolano il progresso anziché promuoverlo.
Sembra proprio che quando una terra è baciata da Dio per l'abbondanza di ricchezze che vi sono, gli uomini risultati spesso incapaci di valorizzarla pienamente.
E Veglie è purtroppo un esempio lampante di questa triste involuzione."


Yvan Rettore

lunedì 9 novembre 2020

QUANDO TESSERE LE LODI DI UNA AMMINISTRAZIONE COMUNALE SUONA SOLTANTO COME VUOTA PROPAGANDA!

Le scuole elementari Marconi di Veglie sono finalmente fruibili in seguito ad un intervento di ristrutturazione. 

Si sono espressi sui social lodi nei confronti di tutti coloro che hanno consentito tale racconto. 

Però, trovo che vi sia una certa esagerazione nella manifestazione di così tanti complimenti nei confronti dell'autore del progetto, della ditta edile e dell'amministrazione comunale

Quando ci si rivolge a dei professionisti ci si aspetta da loro che realizzino comunque al meglio le prestazioni per cui vengono pagati. 

Non è che quando si va dal dentista o dal meccanico lo si copra di complimenti .  

Si riconosce il valore del suo lavoro pagandolo e se poi si avvera che lo ha fatto male, lo si interpella nuovamente per riparare i danni causati.

Questa enfasi di complimenti appare ancora più fuori luogo quando viene rivolta alle istituzioni che appaltano la realizzazione dei lavori pubblici. 

Anzi appare come una sterile manifestazione di propaganda in quanto gli interventi di ristrutturazione dei plessi scolastici siti su un territorio comunale rientrano fra i doveri e non le facoltà dell'ente che lo amministra come pure la ricerca di eventuali finanziamenti pubblici utili per poterli realizzare.  

Quindi nessun plauso agli attori che hanno consentito l'ultimazione di tali lavori, ma soltanto una semplice presa d'atto di una opera che andava fatta e che finalmente è giunta a compimento. 

Aspetto che altri rientrano nelle mansioni correnti di una comunale riescano a sfociare in un esito analogo. 

E ancor di più auspico che interventi legati a progetti che vadano oltre tali mansioni vedano finalmente la luce. 

Per il bene di Veglie e senza alcuna vena polemica!


Yvan Rettore

sabato 7 novembre 2020

DONALD TRUMP, EMBLEMA DI UNA AMERICA MEDIOCRE MA VINCENTE!

Come si potrebbe definire Donald Trump? 

A mio parere, rappresenta la mediocrità vincente e in un periodo come quello che stiamo vivendo le sue caratteristiche lo hanno finora dimostrato.

Donald Trump, immobiliarista con due fallimenti alle spalle, può sfoggiare sicuramente un certo carisma e una presenza scenica in cui riesce a prendere tranquillamente per i fondelli coloro che lo ascoltano, pervenendo quasi sempre a portarli tutti dalla sua parte. 

Per il resto domina il vuoto di un uomo limitato da un profondo narcisismo e da una incapacità cronica di autocritica che gli impediscono di crescere e far crescere coloro che gli stanno accanto. 

La Storia è piena di questi soggetti megalomani distruttivi e palloni gonfiati fino al midollo che riescono soltanto a combinare disastri dovunque vadano. 

Qualcuno dirà che è stato però un grande imprenditore. 

Sorvoliamo pure sui suoi due fallimenti e vediamo però di sottolineare che il vero cervello del suo grande impero è stato (e rimane) quello di Ivana Trump che gli ha consentito di diventare quello che oggi è. 

Senza il suo apporto determinante Trump sarebbe rimasto un imprenditore di scarso spessore e successo. 

Quindi come si suole dire, tanto fumo e poco arrosto! 

Un buon venditore della propria immagine (suffragato però da una ottima squadra che lo spalleggia dalla mattina alla sera e a cui va comunque la maggior parte del merito) che cavalca il mito dell'America come Paese in cui tutti possono riuscire, ma in cui vi sono ormai decine di milioni di disoccupati, oltre cento milioni di cittadini che vivono in condizioni di povertà spesso estrema, dove curarsi bene rimane un lusso per pochi privilegiati, in cui l'ultima vera industria manifatturiera di rilievo rimane quella degli armamenti, per non parlare infine delle difficoltà sempre più crescente e palesi a mantenersi presente come superpotenza perfino nel "cortile di casa" in cui sempre più Paesi e comunità latinoamericane rimettono in discussione la sfera d'influenza statunitense. 

Davvero troppo poco per pensare di mantenere e incarnare ancora il mito dell'uomo di successo che Trump tenta di sbandierare in modo ormai sempre più affannoso quanto logorante.


Yvan Rettore




giovedì 5 novembre 2020

LA SOFFERENZA CHE TI CREA IL DESERTO INTORNO

 "Quando ridi, tutti ridono con te, quando piangi piangi da solo!"

Sembra una frase fatta ma nel caso degli esseri umani ha troppo spesso un fondo di verità.
Come se la sofferenza fosse una molla che fa scattare un meccanismo di allontanamento dai tuoi simili.
Parli, ti sfoghi come puoi, urli il tuo dolore....ma pochi o nessuno sono davvero pronti ad ascoltarti e ad accoglierti.
Se stai male fisicamente, qualche speranza ce l'hai.
Ma se questo male ti colpisce nel profondo del tuo essere, allora le porte che si chiudono a ripetizione diventano ogni giorno di più.
Vieni tacciato di persona insoddisfatta, incapace di apprezzare ciò che ha e perfino come un essere egoista.
Nessuno che si prenda la briga di ascoltarti davvero, tutti presi da mille impegni, a correre dalla mattina alla sera dietro a priorità che consumano la vita e tu che appari sempre più invisibile se non insopportabile ai loro occhi.
I più fortunati di questo malessere, si fa per dire, rimangono in casa con i loro famigliari, a vivere una esistenza di costante e crescente solitudine.
Altri finiscono in strutture sanitarie dove si ritrovano ancora più soli con un personale vincolato dai ritmi del lavoro quotidiano e altri individui costretti a vivere anche situazioni peggiori della propria e che non fanno che aggravare ulteriormente la sofferenza che si prova sulla propria pelle.
E poi ci sono quelli che abbandonati da tutto e da tutti finiscono sulla strada, associando un malessere fisico crescente ad una sofferenza interiore senza fine.
Praticamente non esistono più per la società, nemmeno all'anagrafe, come se fossero dei veri e propri morti viventi.
Per fortuna una minoranza di anime buone, di angeli vestiti da esseri umani, esiste ancora ma le loro imprese nel salvare questa umanità dimenticata sono davvero immani.
Oggi, al tempo del Covid 19 sembra che le persone imprigionate in mille sofferenze siano ancora più ignorate e lasciate sole nel loro infinito dolore.
E a volte viene da chiedersi davvero dove sono finiti i tanto decantati sentimenti di cui gli esseri umani si vantano per accreditarsi come superiori al resto del mondo animale.
Quel mondo animale io l'ho osservato e una cosa mi ha particolarmente colpito nei branchi di lupi.
Quando si muovono in fila indiana, i primi sono sempre quelli sofferenti e più deboli mentre a chiudere la colonna sono sempre quelli più forti.
Siamo proprio così sicuri noi esseri umani di fare altrettanto ogni volta che ci muoviamo in questa vita?!

Yvan Rettore

mercoledì 4 novembre 2020

UN PIANETA DI RIFIUTI

 Si può veramente dire che uno dei maggiori problemi e pericoli per l'umanità è rappresentato dall'incremento incessante di rifiuti che si riversano quotidianamente sul nostro pianeta, tanto che ormai si può parlare di un "pianeta di rifiuti".

Se molto è stato fatto in questi anni nei paesi occidentali, altrettanto non si può dire del resto del mondo perché è ovvio che in assenza di ingenti risorse finanziarie risulta praticamente impossibile gestire e dare soluzioni ad una problematica così complessa.
Oltre alla terraferma soffrono di questo fenomeno ormai dilagante in ogni lido anche gli oceani che sono diventati delle vere e proprie discariche.
Attualmente si parla tanto di virus, dimenticandosi però della pericolosità rappresentata da questa enormità di rifiuti sul piano igienico sanitario che sul piano nutrizionale e respiratorio.
Le soluzioni ci sono sia sotto un profilo comportamentale sia sotto un profilo tecnologico, fermo restando che bisognerebbe andare oltre la realizzazione di certe pratiche ed impianti che ormai appaiono oltre che dispendiosi perfino dannosi per l'ambiente e quindi per l'uomo.
Appare ormai fondamentale abbandonare la plastica come materiale da destinare all'imballaggio di prodotti di largo consumo e non solo.
Questo perché la plastica non è affatto biodegradabile e la sua combustione è estremamente inquinante.
Quindi non conviene assolutamente più ricorrervi.
In secondo luogo è necessario andare oltre la logica dei termovalorizzatori che aggravano il fenomeno dell'inquinamento globale anziché risolverlo e risultano piuttosto costosi se raffrontati agli impianti di trattamento a freddo che consentirebbero invece da una parte una separazione idonea di ciò che può essere recuperato e dall'altra la produzione di biogas, combustibile molto meno inquinante e dannoso rispetto a quelli attualmente in uso.
La diffusione generalizzata di tali impianti permetterebbe una evoluzione maggiore della economia circolare intesa non soltanto come un sistema idoneo nel riciclo dei rifiuti ma anche una sua estensione ad altri usi del materiale recuperato.
Com'è la situazione in Italia?
Nel campo della economia circolare, il nostro Paese è leader in Europa (perfino davanti alla Germania e di gran lunga) e fra i primi al mondo e questa realtà è sicuramente un motivo di orgoglio per tutti noi.
Dove invece pecchiamo è nella eliminazione completa degli imballaggi in plastica e ancora di più nella realizzazione di impianti di trattamento a freddo.
Per quanto riguarda il primo punto, oltre al fatto che la cosa toccherebbe non poche imprese produttive, vi è manifestamente una azione ancora largamente insufficiente da parte delle nostre istituzioni nel cercare di superare tale situazione.
Per quanto attiene al secondo punto, vi sono ancora pochi impianti in funzione in Italia.
E' vero che la loro realizzazione su larga scala necessiterebbe di investimenti non indifferenti, ma è anche vero che una volta attivi questi impianti offrirebbero una notevole mole di vantaggi all'insieme della collettività non soltanto sul piano economico ma anche ambientale.
In ogni caso, già partendo dai comuni si potrebbe almeno limitare fortemente l'uso dei confezionamenti in plastica e favorire notevolmente l'affermazione in loco di una economia circolare che potrebbe creare nuovi posti di lavoro ed essere un autentico volano di sviluppo territoriale.
E comunque non si può più andare avanti, continuando a vivere con gli occhi bendati in presenza di questi rifiuti

Yvan Rettore