venerdì 1 dicembre 2017

GLI ATTIVISTI DA SALOTTO E MEDIATICI DELLA SINISTRA

Dopo Tangentopoli il ricambio generazionale delle leadership di Sinistra fu assicurato da veri e propri attivisti da salotto con in testa D'Alema, Veltroni e Rutelli. 
Si trattava in gran parte di professionisti della politica, ossia personaggi che non avevano mai avuto nulla a che fare con il mondo lavorativo in senso lato e che per giunta erano sempre rimasti assenti dal mondo militante preferendo quello dei salotti romani in cui la politica è sempre stata intesa come attività di gestione del potere e non come uno strumento teso a migliorare la vita della gente comune.
Al massimo, il loro coinvolgimento con la base si era tradotto in semplici espressioni di propaganda tramite volantinaggio, affissioni e conferenze in periodo elettorale.
Questo passaggio ha cominciato a segnare il distacco progressivo della base elettorale con i propri rappresentanti istituzionali e questo fenomeno è stato ancora più marcato proprio a Sinistra rispetto ad altri schieramenti.
Abbandonato a se stesso, gran parte dell'elettorato di Sinistra è andato ad aumentare le fila degli astenuti o si è orientato verso formazioni politiche emergenti quali il M5S, erodendo sempre di più lo storico consenso elettorale di cui aveva goduto fino agli anni '80 la Sinistra italiana e che era arrivato in certi momenti a sfiorare anche il 50%.
Con l'inizio del nuovo secolo, gli attivisti da salotto sono stati inesorabilmente sostituiti dagli attivisti mediatici, sui quali primeggia in modo indiscutibile Matteo Renzi.
Questa nuova forma di attivismo si fonda innanzitutto sulla diffusione preponderante dell'immagine a livello mediatico e quindi su personaggi (specie nel mondo femminile) fisicamente attraenti e in grado di colpire l'elettorato più per la loro presenza scenica che per i contenuti spesso scadenti e approssimativi dei loro interventi. 
Renzi, non essendo stato baciato da Madre Natura sul piano fisico ha costantemente cercato di invadere l'etere con la sua presenza giocando pure lui sulla convinzione che l'immagine oggi purtroppo conta spesso più dei contenuti.
Questo aspetto risulta essere una differenza fondamentale rispetto alla generazione precedente dominata dagli attivisti da salotto che puntavano su una certa preparazione dei loro esponenti senza lasciarsi troppo condizionare dalla figura mediatica che dovevano trasmettere. 
Tale preparazione era però destinata a rimanere circoscritta unicamente al mondo politico di cui facevano parte senza avere alcun collegamento con la base, perché le relazioni di potere per loro erano prioritarie rispetto a qualsiasi altro tipo di impegno.
Questo aspetto ha segnato la fine della dialettica dal basso, sale dell'attivismo storico della Sinistra e sancito il verticismo di tutte le formazioni che pretendevano essere rappresentative della Sinistra e che sono diventate ormai vere e proprie strutture oligarchiche in cui la scarsa trasparenza è la regola anziché l'eccezione.
Detto questo, se si vuole tornare a parlare di Sinistra in questo paese, bisogna riaffermare con forza la figura dell'attivista militante non soltanto alla base, ma anche e soprattutto ai vertici, il che presuppone una gestione orizzontale e dinamica delle strutture chiamate a rappresentarla sul piano politico, istituzionale e mediatico.


Yvan Rettore 


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