venerdì 29 luglio 2022

SOCIAL NETWORK: QUANDO I SERVIZI DI CONTROLLO INTERNI SI SOSTITUISCONO ALLA POLIZIA POSTALE

 

In Italia esiste un organo delle forze dell’ordine, la “Polizia Postale”, incaricato di operare in merito a tutti i reati che possono essere compiuti via rete.

Vi è poi l’art. 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero in cui è scritto espressamente che non può essere soggetta ad autorizzazione o censura.

Quindi il diritto di critica viene garantito dalla massima legge dello Stato.

Vi è infine la magistratura che è chiamata a far rispettare le normative dello Stato.

Vi sono poi dei social network gestiti da società private, prevalentemente americane, in cui confluiscono giornalmente diversi post relativi ai temi caldi del momento, costituiti di fatti e di prese di posizione espresse a volte in modo molto colorito.

All’interno di uno di questi social, Facebook, sono state introdotte forme di controllo e monitoraggio (“fact-checker”, in italiano “verificatori di dati”) dei post circa la loro attendibilità e veridicità, che vengono attuate da entità private presumibilmente esperte nel campo.

Fin qui, sembra tutto chiaro.

Però, purtroppo in questi ultimi anni i “fact-checker” sono spesso andati oltre i loro compiti iniziali portando di fatto Facebook ad avere un servizio di censura interna non ammesso dal nostro ordinamento e andando a volte ad arrogarsi provvedimenti che dovrebbero rientrare invece nella sfera esclusiva della polizia postale.

La questione parte dall’accertamento dei fatti che non sempre appaiono così chiari ed inconfutabili.

Specie in ambito scientifico, in cui il dubbio è (o dovrebbe) essere alla base di ogni azione e pensiero, i “fact-checker” hanno letteralmente cancellato diversi post, perché sono tranquillamente convinti che vi possano essere dei dogmi, ovvero delle verità scientifiche che non possono essere sottoposte a contradditorio.

Nel mondo scientifico affermare questo e comportarsi di conseguenza è assolutamente ascientifico.

Farlo poi senza essere esperti autorevoli e riconosciuti in campo medico scientifico è la dimostrazione ulteriore di una volontà volta a preferire certe “verità” ad altre.

Il caso del Professor Montagnier rimane emblematico in tale contesto come pure quello del compianto Dottor De Donno.

Sbeffeggiati e ostacolati da vivi dall’insieme del Mainstream, i post relativi alle loro ricerche e conclusioni (non opinioni) sono stati puntualmente cancellati o comunque non è stata data loro una visibilità tale da consentire la presenza di un confronto scientifico sereno e pacato sul Covid-19.

Oggi le loro teorie e conclusioni sono invece riconosciute come valide ed applicabili dall’insieme della comunità scientifica internazionale che proprio grazie al confronto di varie esperienze si è trovata concorde nell’affermare tali conclusioni.

Ovviamente, ai “fact-checker” sfugge il fatto che se non vi è confronto non vi può essere scienza.

Ma andiamo oltre.

In questo periodo di campagna elettorale (ma accadeva già prima) si sta assistendo ad una recrudescenza da parte dei “fact-checker” nel sanzionare diverse posizioni che vengono espresse dagli utenti, ricorrendo a volte a forzature interpretative di certi post o a vere proprie bufale (eh sì, a volte ci cascano anche loro oppure fanno finta di niente) come ad esempio nel caso dei cambiamenti climatici.

Emblematica rimane la censura operata dal noto “fact-checker” Open nei confronti di un post importante pubblicato da Radio Radio circa la recente sentenza del Tribunale di Firenze sul reintegro professionale di una psicologa per via di posizione assunte nei confronti della campagna vaccinale anti-covid.

Per sostenere la propria decisione Open è giunta perfino ad interpretare in modo del tutto fuorviante ed arbitrario il termine “sentenza” che invece sul piano lessicale risulta chiarissimo quanto del tutto inconfutabile.

L’azione di Open avrà ora delle ripercussioni giudiziarie perché Radio Radio si è ritrovata lesa da un comportamento assolutamente fuori luogo e che dovrà essere giustamente valutato da un giudice.

Detto questo, non si può avvalersi di simili sotterfugi per impedire la diffusione di notizie e nemmeno ostacolare, ridurre o cancellare espressioni di pensiero che possono andare in netto contrasto con quelle pubblicate in modo dominante dal Mainstream.

E quindi appare evidente che questi verificatori di dati in questo caso vanno ben oltre i loro compiti e si arrogano di fatto quelli che rientrano nella competenza esclusiva della Polizia Postale.

Infatti, se vi sono delle violazioni espresse all’art. 21 della Costituzione in cui coloro che esprimono le proprie posizioni lo fanno in modo calunnioso, diffamatorio, violento o incivile, vi è un Codice penale con diversi articoli che prevedono il perseguimento di tali reati.

E spetta soltanto alla Polizia Postale accertarli non ai “fact-checker”!

Facebook è una società americana e i fact-checker possono avere varie origini, ma tutte queste entità devono rispettare in toto l’ordinamento giudiziario di ogni Paese in cui operano, in questo caso quello italiano.

Perché se non viene riconosciuto questo aspetto fondamentale delle nostre istituzioni, allora si finirà col considerare come “normali” o di “poco conto” forme di censura, di sanzionamento e di polizia privata che nulla hanno a che fare con esse e che quindi potrebbero tranquillamente trovare spazio in provvedimenti giudiziari in grado di mettervi fine.

 

Yvan Rettore

 

 

 

 

giovedì 28 luglio 2022

ENNESIMA GRANDE BUFALA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Ieri su un canale Mainstream, consueta notiziona apocalittica sui cambiamenti climatici: il bacino del Reno essendo ai minimi storici, il trasporto di merci su chiatte tra Basilea e Rotterdam rischia di diventare fortemente compromesso nei prossimi anni perché sempre più costoso visto che non si potranno più riempire al massimo della loro capienza tali mezzi.

Un modo come un altro per dire che bisognerà incentivare altri mezzi su cui fare nuovi investimenti speculativi, tipo trasporto su gomma o su rotaia.
Nel servizio, poi uno "specialista" ha sostenuto che lo scioglimento dei ghiacciai inficia particolarmente tale fenomeno.
Allora bisogna ricordare che la siccità in queste zone non è sistematica, ovvero non avviene tutti gli anni come invece è il caso ad esempio in Sicilia.
Quindi l'estate finirà a breve e torneranno le piogge che nelle zone attraversate dal Reno risultano molto abbondanti durante tutto l'anno.
Soltanto uno dei due affluenti da cui nasce il Reno si "nutre" di un ghiacciaio che incide in modo piuttosto marginale sulla sua alimentazione vista l'alta piovosità delle zone che attraversa da una parte e la diffusa presenza di falde acquifere nelle stesse dall'altra.
Quindi bisognerebbe riflettere a ciò che si dice prima di dire sciocchezze, ma nel Mainstream sembra non essere più una consuetudine farlo!

Yvan Rettore

mercoledì 13 luglio 2022

ESEMPIO DI DISCRIMINAZIONE DIGITALE DA PARTE DI UNA PRESUNTA FORMAZIONE POLITICA "ANTISISTEMA"!

 Comunicato trasmessomi da un'organizzazione politica di cui intendevo far parte:

"Ciao, ti invito nuovamente ad unirti alla chat telegram per poter interagire tra tutti noi"
La mia replica:
"Bene.
Visto che confermate la discriminazione digitale nei miei confronti e altri come me, vedrò cosa fare a breve riguardo alla mia adesione."
Questo è il livello di militanza e comunicazione in questi partiti che si oppongono a parole contro il sistema attuale, salvo poi applicare forme di discriminazione (come appunto quella digitale) nei confronti di possibili aderenti riducendo la dialettica interna a delle chat (che da sempre si dimostrano ampiamente inefficaci nell'assicurarla) esclusive che si riducono a club riservati a pochi eletti.
Ritengo che questi modi di comunicare (chat) esclusivi ed inefficaci denotino un'incapacità e un dilettantesimo marcato nella gestione di un'attività politica che non può non essere fatta di momenti di confronto diretti tra gli aderenti ma che soprattutto non dovrebbe affatto escludere chicchessia, perché altrimenti si giunge alla forma di un partito elitario di cui francamente non sappiamo che farcene perché finisce col sancire unicamente l'affermazione di persone mediocri e inutili ad una evoluzione politica concreta del Paese.
Yvan Rettore

martedì 12 luglio 2022

CAMPIONI DEL MONDO! CAMPIONI DEL MONDO! CAMPIONI DEL MONDO!


Accadde l'11 luglio del 1982 con la seguente formazione:
Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Graziani.

Me li ricordo tutti.

Era un'Italia molto più bella di quella di oggi, un paese già allora problematico ma fatto di gente umile e generosa, di tante persone capaci di creare grandi emozioni partendo da piccole cose.

Così furono anche gli undici di Bearzot.

E forse è per questo che me li ricordo tutti e li ho ancora nel mio cuore oggi.

Yvan Rettore



MEGLIO GUADAGNARE MENO E VIVERE MEGLIO

 E' da un po' di tempo che un mio cliente rompe.

E non poco.
Rappresenta meno del 15% del mio fatturato e nonostante i suoi pagamenti siano puntuali come un orologio svizzero è quello che paga meno bene di tutti, con condizioni di lavoro che mi impongono spesso di dover operare in presenza con concorrenti diretti e che ha esigenze varie (anche a livello burocratico) che mi fanno perdere non poco tempo (gratis) aggiuntivo ogni giorno o quasi.
Tutto questo per arrivare ad un fatturato piuttosto risicato, tanto che se avessi soltanto questo cliente, ci farei la fame.
Sinceramente, se le cose non dovessero cambiare in meglio, finirò col mandarlo a quel paese.
Ci rimetterò qualcosina in termini di guadagno monetario, ma ne ricaverò maggior tempo libero e la possibilità di scoprire altre opportunità più interessanti.
Meglio vivere che avere seccature in cui sprecare energie e tempo preziosi.
Yvan Rettore

UNA NUOVA FORMA DI DISCRIMINAZIONE: LA DISCRIMINAZIONE DIGITALE!

 Comunicazione che ho dato recentemente via mail ad un paio di organizzazioni politiche nazionali "antisistema" in merito a tale questione:

"Sollecito nuovamente una risposta alla mia premettendo quanto segue:
Tra le categorie più minacciate dall’esclusione digitale vi sono i soggetti anziani (cd. “digital divide intergenerazionale”), le donne non occupate o in particolari condizioni (cd. “digital divide di genere”), gli immigrati (cd. “digital divide linguistico-culturale”), le persone con disabilità, le persone detenute e in generale coloro che, essendo in possesso di bassi livelli di scolarizzazione e di istruzione, non sono in grado di utilizzare gli strumenti informatici.
Mi auguro che non applichiate all'interno della vostra organizzazione questa nuova forma di discriminazione e che il vostro silenzio nei confronti dei miei solleciti sia dovuto a ben altre cause.
Perché se così non fosse, allora dovrei constatare che non siete in linea con i vostri stessi principi e allora in quel caso non avrei altra scelta che rinunciare ad aderire al vostro movimento.
Ovviamente, se entro la fine del mese corrente, il vostro silenzio dovesse permanere, tale scelta sarà comunque inevitabile.
Cordiali saluti.
Yvan Rettore"
In parole povere siamo giunti in una società in cui se non hai un pc (ma ormai anche quello risulta insufficiente) e/o soprattutto uno smartphone, vieni escluso nei fatti dall'adesione ad una organizzazione politica, anche quando quest'ultima rivendica di essere contro il sistema politico ed economico attuale.
Yvan Rettore

giovedì 7 luglio 2022

MEGLIO RISPONDERE NEL MERITO AD ACCUSE A MEZZO STAMPA CHE RICORRERE ALLA MAGISTRATURA

 

Quando qualcuno intende far politica e soprattutto è disposto ad assumersi degli incarichi istituzionali mediante elezioni, dev’essere pienamente consapevole che gli attacchi e le critiche alla sua persona saranno la norma e non l’eccezione.

Se non si riesce a vivere tale pressione allora la politica e ancor di più la copertura di mandati di carattere amministrativo (specie quelli maggiormente rilevanti) diventano davvero problematici da sostenere.

Non si può infatti avviare procedimenti giudiziari contro chiunque esprima le proprie posizioni in maniera piuttosto colorita, ricorrendo ad espressioni a volte intrise di volgarità o che denotano capacità limitate o approssimative nel riportare alcuni concetti.

Tutti elementi che potrebbero a volte essere travisati come attacchi perché appunto il confine tra la critica legittima alla pubblica amministrazione e gli attacchi a determinate figure della stessa non sempre risulta così chiaro e definito.

E un amministratore non può di certo ergersi a “giudice preliminare” degli stessi diffidando qualsiasi cittadino da simili comportamenti.

Infatti, querelare qualcuno pretendendo di essere diffamati non significa per forza vincere sempre la causa che verrà aperta nel merito anche perché molto spesso queste tipologie di denunce vengono archiviate o finiscono con l’ammuffire nelle sedi giudiziarie fino a prescrizione perché le procure sono sollecitate quotidianamente da interventi di carattere ben più urgente.

Prima di tutto perché la persona querelata potrebbe benissimo presentare una controquerela contestando la valutazione degli atti deposti dal denunciante.

In secondo luogo, essendo delle cause di natura interpretativa da parte della magistratura incaricata, non è affatto scontato che la sentenza volga in favore del denunciante.

In terzo luogo, la pena per quanto riguarda la diffamazione a mezzo stampa è piuttosto ridotta (dai 516 Euro in su) e nei casi più gravi può giungere alla reclusione che però viene spesso tramutata in lavori socialmente utili o in periodi limitati di detenzione domiciliare.

Direi quindi che in questi casi, un amministratore pubblico, anziché comunicare alla testata che si procederà per vie legali se l’articolo viene preventivamente considerato lesivo della dignità della propria persona, dovrebbe lasciare che venisse effettivamente pubblicato e poi agire di conseguenza, smentendo punto per punto con un comunicato ufficiale successivo le eventuali asserzioni non veritiere e rimandando al mittente eventuali accuse e valutazioni degradanti espresse a mezza stampa presentandogli eventualmente una diffida esplicita nel non ripetersi.

In tal modo riuscirebbe a dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati, svolgendo un prezioso servizio di informazione alla comunità da una parte e riuscendo a rendere infondate e prive di senso le accuse ad esso rivolte dall’altra

Non sarebbe meglio agire in tal modo?

 

Yvan Rettore

 

 

martedì 5 luglio 2022

VERDE PUBBLICO NEL SALENTO: PERCHE’ ALCUNE AMMINISTRAZIONI COMUNALI RIMANGONO SORDE ALLE RICHIESTE DEI CITTADINI?

 

Appare evidente all’occhio nudo che la situazione del patrimonio arboreo pubblico nel Nord del Salento sia ben lungi dall’essere rosea.

Anzi si potrebbe dire che è talmente critica che alcuni comuni (essendo ormai spogli di alberi in buona parte dei loro rispettivi territori) sono delle vere e proprie fornaci a cielo aperto nei periodi maggiormente caldi dell’anno.

Per fortuna permane il verde privato, ma ovviamente è del tutto insufficiente a garantire ossigeno, ombra e frescura agli abitanti ivi residenti.

Sì, perché spesso ci si dimentica che i maggiori fabbricanti di ossigeno sono proprio gli alberi, elemento che consente ad ogni essere umano di respirare e di non essere soffocato dall’inquinamento, che non è riconducibile purtroppo soltanto all’uso indiscriminato degli autoveicoli.

Constatando questo degrado, il Comitato Civico di Lecce (referente locale dell’associazione nazionale di difesa di diritti costituzionali, civili ed ambientali denominata “Free”) ha deciso all’inizio dello scorso mese di maggio di interpellare via pec le amministrazioni comunali di Veglie, Porto Cesareo, Nardò, Leverano e Carmiano richiedendo quanto segue:

“In conformità con le indicazioni della Legge n. 10/2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, siamo a richiedervi la seguente documentazione: 

·     il Censimento del verde 

·     il Regolamento del verde 

·     il Piano del verde 

·     il Piano annuale di monitoraggio e gestione del verde

·     il Sistema Informativo del verde.”

Allo stato attuale, soltanto l’ufficio ambiente del comune di Veglie ci ha risposto via pec comunicandoci quanto segue:

“In riscontro alla Vs

 

Si allega il censimento numerico e varietale del verde comunale.

Per la restante documentazione non è possibile provvedere in quanto il comune non è dotato di un regolamento né di un piano del verde.

Anche se dal censimento è possibile desumere le quantità di aree a verde e la loro ubicazione anche se non rappresentate graficamente.

Non è disponibile il sistema informativo del verde.”

 

Teniamo a ringraziare pubblicamente questo ente per averci fornito tali informazioni (il censimento a cui si riferisce l’ufficio in questione risale al 2019), mentre ci sfuggono ancora le motivazioni del silenzio persistente delle altre amministrazioni interpellate.

Detto questo, dobbiamo valutare tale carenza come equivalente ad un’assenza completa o parziale degli strumenti richiesti dalla normativa in vigore oppure vi sono altre motivazioni?

Sia nell’uno che nell’altro caso, riteniamo che la cosa rappresenterebbe comunque una certa gravità, anche perché siamo giunti perfino a dover segnalare questa loro mancanza alla prefettura.

La nostra impressione (ma saremmo ben lieti di essere eventualmente smentiti dalle amministrazioni coinvolte) è che non vi sia stata un’effettiva attivazione degli strumenti previsti dalla Legge n. 10/2013 o se lo è stata, lo è stata in modo parziale e quindi non soddisfacente.

Sosteniamo questa posizione riferendoci all’esistente, ossia alla situazione precaria o comunque non positiva del patrimonio arboreo sito in tali comuni.

A questo punto, saremmo curiosi di sapere come questi ultimi enti operano e hanno finora operato nella salvaguardia, monitoraggio e sviluppo del verde urbano.

Perché se la risposta a tale quesito si riduce unicamente ad affidarsi alle società private incaricate degli interventi effettivi da operare in tale contesto, allora significa che mancano gli strumenti idonei previsti appunto dalla Legge n. 10/2013 per poter garantire la qualità e salvaguardia del verde pubblico, nonché il suo sviluppo sul territorio comunale.

Sì, perché ciò che sfugge ancora in gran parte del Salento è la consapevolezza che gli alberi non sono soltanto creature viventi preziose per garantire la qualità della vita di ogni essere vivente ma che potrebbero anche abbellire ulteriormente i comuni che ne fanno parte rendendoli maggiormente attraenti anche sul piano turistico, cosa che hanno capito da tempo nel Nord Europa e che stanno attuando sempre di più anche nel Nord del nostro Paese.

L’albero come valore esistenziale fondamentale quindi, ma anche come elemento di attrazione di nuovi visitatori di una terra che già di per sé è meravigliosa, ma che meriterebbe una considerazione ancora maggiore da parte di chi ci vive, a cominciare dalle amministrazioni incaricate di rendere migliori le condizioni di vita dei loro cittadini.

Detto questo, confidiamo che tali amministrazioni (ad eccezione di Veglie) possano fornirci una risposta alle richieste presentate a suo tempo perché non intendiamo affatto contrapporci a loro in senso polemico ma semmai vogliamo essere disponibili a collaborare con loro nella costruzione di un percorso virtuoso sul tema ambientale nelle loro zone di competenza.

 

Yvan Rettore – Comitato Civico “Free” di Lecce – www.freetalia.it

 

domenica 3 luglio 2022

MARCO RIZZO, IL REDIVIVO

 In questi mesi si sta dando un bel daffare nel mettersi in mostra sia sui social che nel Mainstream, un certo Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista.


Ma chi è Marco Rizzo?

Dopo essere stato iscritto fin da giovanissimo al PCI, confluì prima in Rifondazione Comunista, poi nel PDCI (di cui fu tra gli artefici maggiori del suo sfascio dopo la feroce contrapposizione che ebbe con il segretario Diliberto) per arrivare poi nel 2009 (in seguito alla sua espulsione dal PDCI) a fondare il Partito Comunista di cui da allora è responsabile nazionale.
Nel frattempo fu per due legislature in Parlamento (1994-2004) e una nel Parlamento Europeo (2004-2009).

Posizioni con altre forze di Sinistra

Rizzo si dimostrò poi contrario alla costruzione de "La Sinistra Arcobaleno", l'alleanza nata nel 2007 tra i partiti della sinistra radicale, esprimendo nettamente la propria contrarietà alla scelta di presentare un simbolo elettorale privo della falce e martello.
La mancata adesione del suo partito fu una delle cause che impedì a quella lista di superare lo sbarramento del 4% per entrare in Parlamento.

Posizioni assunte da Marco Rizzo sulle "missioni di Pace" dell'Italia all'estero

Fa davvero sorridere vedere Marco Rizzo opporsi ora all'attuale guerra in Ucraina quando durante il Governo D'Alema I sostenne la linea ufficiale del PdCI che tentò senza successo, pur rifiutando di ritirare la fiducia al governo (i parlamentari comunisti si astennero mantenendo quindi in vita l'esecutivo che poi ci fece entrare in guerra), di opporsi all'intervento militare italiano nella guerra del Kosovo nell'ambito dell'operazione Allied Force della NATO.

Yvan Rettore

venerdì 1 luglio 2022

LA VITA A MODO MIO

 Avrei potuto benissimo conformarmi all'esistente e diventare un "bravo" cittadino, sempre ubbidiente, docile e pronto ad adattarsi ad ogni pensiero dominante.

Avrei potuto benissimo credere agli elefanti che volano, a tutto ciò che dichiarano coloro che dicono di lavorare per noi e ad ogni favola raccontata dal Mainstream dilagante.
Avrei potuto benissimo frequentare un sacco di gente, riempire le mie bacheche virtuali di foto o video in cui sarei stato ritratto con tante persone sorridenti e sputtanarmi un sacco di soldi pur di avere una vita sociale piena quanto effimera e superficiale.
Ma io sono un uomo e non un robot consumatore che si può gestire a commando.
Sono un essere pensante con le proprie idee e che prima di esprimerle si documenta e riflette con attenzione sul mondo che lo circonda.
Ho sempre pagato in prima persona per questo mio modo di essere finendo per essere emarginato e poi isolato da tutti coloro che credevo amici fino al giorno prima.
E ho capito col tempo che la stragrande maggioranza degli individui parlano a vanvera quando parlano di ingiustizie e soprusi perché preferiscono la schiavitù ed il conformismo alla libertà di essere e di pensare.
Oggi faccio una vita piuttosto ritirata e frequento pochissime persone, però di valore.
La mia vita sociale è piuttosto limitata e infatti non troverete nella mia bacheca immagini festose del sottoscritto con tante persone intorno.
Ho fatto la scelta della libertà di vivere la mia vita a modo mio e di rimanere coerente con le posizioni che esprimo e gli ideali in cui comunque ancora credo.
Perché ritengo che se un uomo non riesce ad operare tale svolta, non riesce ad essere uomo fino in fondo e nel vero senso della parola, ma soltanto una delle tante ruote funzionali ad un sistema che schiaccia l'individuo anziché emanciparlo.
Io sul carro di quel sistema preferisco non salire ed è molto meglio così.
E se poi a tanti non piaccio non è un problema mio ma un loro limite di cui non so proprio cosa farmene.
Yvan Rettore