giovedì 29 ottobre 2020

LA CATTIVERIA, QUELLA BELLA SIGNORA IMMORTALE SEMPRE PRESENTE NELLA STORIA DELL'UMANITA'

Quando penso alla cattiveria umana, la immagino sempre come una bella signora che tutti gli uomini condannano, ma che riesce sempre ad entrare nella vita della maggior parte di loro.

Può rimanere assente per un certo periodo, per diversi anni, ma prima o poi ritrova le occasioni di imporsi fra gli uomini.
Le espressioni più visibili della sua presenza immortale si notano ovviamente nelle azioni di violenza che non mancano mai di ripresentarsi nelle società umane.
Ma ve ne sono di più subdole che si manifestano con mezzi subdoli quanto efficaci, come l'inganno, lo sfruttamento, la falsità, i pettegolezzi e chi più ne ha ne metta.
La cattiveria sa travestirsi in mille modi diversi ed è quasi sempre efficace nel raggiungere il suo obiettivo primario: creare sofferenze nelle proprie vittime e in coloro che le amano.
Chi ne è ammaliato, è talmente preso dal fascino che sprigiona, da diventare schiavo ed esecutore fedele.
Non vi sono confini di sesso, religiosi, morali, politici o altro per impedire alla cattiveria di affermarsi dovunque e comunque.
Con l'avvento di Internet e la diffusione massiccia e incontrollata dei social, la visibilità della cattiveria si è amplificata notevolmente al punto che è riuscita ad imporsi in modo perfino più diffuso ed incontrastato.
E' riuscita a farsi passare perfino come un fenomeno innocuo e/o passeggero, a far credere che certe pratiche o credenze sono giuste anche se sono fonti di dolori indicibili che minano e logorano coloro che le subiscono sia nel fisico che nella mente.
Lo sfruttamento illimitato dell'immagine e la banalizzazione delle violenze psicofisiche premiano una cattiveria ormai senza confini né limiti.
Alcuni erano giunti a paventare che con il confinamento dovuto al Covid, saremmo diventati tutti più buoni.
A distanza di mesi ci siamo tutti accorti che la cattiveria, questa "signora" malvagia quanto apparentemente irresistibile è sempre stata presente.
Si era soltanto assopita momentaneamente per tornare a colpire con più forza e maggior vigore, tanto che il suo "regno" sembra davvero non avere fine.
L'unico antidoto che rimane per la salvezza degli uomini è unire il buon senso con valori e principi che sono la regola in natura.
Infatti, nel mondo animale la cattiveria non esiste, salvo in un essere: l'uomo.
Cerchiamo di ripartire da quel mondo per sconfiggere o almeno limitare fortemente questa "signora", la cattiveria, che non ha proprio nulla di bello.
Per accorgersene, basta guardare oltre le apparenze che abilmente celano la sua vera natura.

Yvan Rettore




domenica 25 ottobre 2020

ILLUMINAZIONE PUBBLICA SCARSA O INESISTENTE A VEGLIE!

E' curioso notare che soltanto adesso alcuni cittadini vegliesi si lamentino della scarsa o a tratti inesistente illuminazione pubblica all'interno della località durante le ore notturne col rischio concreto di favorire incidenti o atti di vandalismo.
E in comune siede una amministrazione pubblica che è una continuità di quella precedente.
Prima cosa facevano questi cittadini?
Ovviamente dormivano.
Se si aspettano poi interventi risolutivi da parte di questa amministrazione possono stare freschi perché i suoi esponenti si sono già dimostrati pronti a scaricare su altri le responsabilità di tale disagio, nel solco di una lunga quanto consolidata tradizione italica.
E poi cosa ci si può seriamente aspettare dalle stesse persone che facevano già parte della amministrazione precedente che non aveva mai manco tentato di risolvere questa grave carenza?!
Spero soltanto che questa anomalia non sia dovuta alla volontà di fare cassa da parte dell'amministrazione vigente perché allora potrebbero esserci gli estremi di una denuncia per disservizio in atto pubblico alla Procura della Repubblica.
Mi auguro d'altro canto che la situazione attuale non porti a conseguenze tragiche e che si decida soltanto allora di intervenire nello spirito di una cultura dell'emergenza dominante nelle amministrazioni pubbliche di questo Paese.


Yvan Rettore


domenica 11 ottobre 2020

L'ESIBIZIONISMO COME ELEMENTO DISTRUTTIVO DEL NOSTRO ESSERE UMANI

Insistere nell'affermare ciò che in realtà non si è né si potrà mai essere è una forma di esibizionismo ossessionante che può risultare irritante per coloro che percepiscono tale atteggiamento come una forzatura del tutto fuori luogo.
Sono proprio questi ultimi o situazioni specifiche dell'esistenza che possono portare a rivelare in modo inequivocabile quanto crudele che si tratta soltanto di una finzione.
Persistere nel rimanerne prigioniero potrebbe tradursi in una progressiva distruzione dell'equilibrio mentale del soggetto interessato partendo da un isolamento in grado di comportare anche un allontanamento delle persone a lui più care.
Meglio quindi sempre rimanere fino in fondo sé stessi con i propri limiti e difetti perché è bellissimo essere imperfetti e quindi umani.


Yvan Rettore


venerdì 2 ottobre 2020

COSA RIMANE DELL'AMERICA DI TRUMP?

Il nome di Trump è Donald e in italiano significa "Paperino".                                                                    

Comincio questo mio intervento così perché effettivamente gli Stati Uniti sono stati gestiti in modo piuttosto improvvisato e avventato da un Presidente più avvezzo nel dirigere un'azienda rispetto a una nazione.

Sicuramente questa ormai "ex superpotenza" si è rivelata un gigante dai piedi d'argilla e la politica di Trump ha peggiorato le cose.

Oggi gli Stati Uniti appaiono più deboli rispetto a quattro anni fa e questo per diversi motivi.

La politica estera è stata condotta in modo aggressivo quanto disordinato isolando il paese anche a livello economico.

L'aggressività politica ed economica nei confronti della Cina accompagnata da un protezionismo inaspettato nei riguardi della UE non hanno certo favorito una economia americana che sembrava allora essere in piena espansione.

Non di meglio Trump ha fatto nei confronti del Messico giungendo perfino a voler addebitare i costi della realizzazione di un muro di frontiera (per tentare di bloccare l'entrata di clandestini negli Stati Uniti) tra i due paesi al solo paese latinoamericano.

Le tensioni con la Corea del Nord si sono prolungate per mesi, complici anche le esternazioni spesso aggressive di Trump nei confronti di quel paese.

Il rifiuto di aderire agli accordi di Parigi sul clima e la recente uscita dall'OMS hanno fatto il resto.

Anche all'interno non sono mancate tensioni prima con diversi collaboratori del Presidente rimossi per vari motivi per poi giungere alla escalation delle violenze delle forze dell'ordine nei confronti degli afroamericani, problema purtroppo antico che Trump ha esasperato ulteriormente con una attitudine limitata ad un uso protratto della forza nei riguardi di coloro che lo contestano ormai da mesi in tutto il paese.

La gestione della pandemia è stata in gran parte fallimentare e ha aggravato una situazione complessiva del paese che già non appariva rosea.

Oltre ad avere evidenziato i limiti di un sistema sanitario riservato soltanto a coloro che se lo possono pagare e che ha provocato una esplosione della disoccupazione, i tempi e le reazioni per tentare di arginarla sono stati tardivi e piuttosto confusi.

Il comportamento mediatico di Trump su questa vicenda è stato disastroso quanto oltraggioso nei confronti sia delle vittime che del personale sanitario che sta facendo i salti mortali per cercare di salvare ogni giorno più vite umane possibili.

Tutto ciò ha portato a primeggiare nei dati che indicano l'avanzata apparentemente inarrestabile di questa pandemia.

Oggi è notizia che Trump e consorte sono risultati positivi al virus.

Oltre ad augurare loro una pronta guarigione, sarebbe bello che questa vicenda riuscisse ad insegnare qualcosa a questo capo di Stato, ovvero che si può sbagliare e che è giusto riconoscerlo e poi tentare di porvi rimedio.

Personalmente dubito che lo farà, ma sarei davvero contento di essere smentito.


Yvan Rettore




giovedì 1 ottobre 2020

LA SOLITUDINE, MALE OCCIDENTALE O OCCASIONE DI RINASCITA?

Spesso si sente dire che uno dei grandi mali occidentali consiste nella solitudine crescente degli individui.

Vi sono infatti ormai eserciti di persone che vivono sole e il fenomeno appare ancor più significativo quando si parla di metropoli o megalopoli.
Che sia un male può essere se la solitudine anziché essere una scelta di vita risulta essere invece imposta dalle circostanze.
C'è sicuramente una bella differenza tra una persona giovane e piena di energie rispetto ad una persona anziana che si ritrova sola per motivi che esulano dalla sua volontà come ad esempio la perdita del partner.
Tuttavia, ciò che sfugge forse alla maggior parte degli analisti è che si può soffrire di grande solitudine anche all'interno di un rapporto di coppia o in un contesto in cui ci si deve per forza relazionare con altri.
Questo perché forse il vero grande male dell'Occidente non è la solitudine ma la mancanza o difficoltà crescenti di comunicazione che stanno ormai dominando le relazioni tra esseri umani presenti nelle zone più prospere del mondo.
Il paradosso è che mai come in questa epoca, l'uomo ha avuto così tanti mezzi per comunicare a livello planetario, mezzi che però anziché favorire l'aggregazione sembra che stiano invece accentuando sempre più forme nuove di solitudine in cui la vita sociale si riduce ad esperienze virtuali che però spesso non generano rapporti genuini e profondi.
Non è un caso che poi simili effetti portino a vivere momenti sempre più intensi di sconforto e insoddisfazione tali da poter anche giungere a prendere decisioni estreme sulla propria persona o su altre.
Se però la solitudine è una libera scelta di vita, allora può essere anche una occasione straordinaria di rinascita personale che non deve per forza sfociare in comportamenti egoistici ma che può rivelarsi perfino utile nel costruire un equilibrio ideale di rapporti con se stessi e con gli altri.
Ritengo infatti che si possa benissimo vivere in una società comunitaria (in cui la solidarietà e la condivisione sono la regola anziché l'eccezione) prendendosi degli spazi in cui stare da soli con se stessi.
Questi spazi sono fondamentali per dialogare con l'interezza del nostro essere e ritrovare momenti di serenità e di pace che devono rappresentare i fari di una esistenza vera e non ridotta alla diffusione di apparenze e azioni e comportamenti vuoti quanto superficiali.
Chiamiamoli pure momenti di rinascita o rigenerazione che si possono costruire in tanti modi che non sto qui ad elencare e che consentono di vivere la solitudine come un dono e non come un peso non voluto e imposto da circostanze a noi estranee.
Oggi forse più che mai c'è bisogno di questa solitudine che poi ci può permettere di migliorare sia la comunicazione col nostro io profondo che con gli altri, a cominciare dalle persone a noi più care.


Yvan Rettore