domenica 31 gennaio 2021

LA SOFFERENZA UMANA DA' FASTIDIO

La gente comune non sopporta chi soffre.

Non lo fa per cattiveria ma per abitudine.
Perché tutti sono presi dai loro impegni, dai loro opportunismi e progetti e non hanno né tempo, né voglia di dedicare alcuni secondi del loro tempo a coloro che soffrono.
E pensare che a volte basterebbe un sorriso, una parola dolce o un semplice gesto di considerazione, qualche secondo della propria vita per dimostrare che si è umani.
E invece niente.
Una persona che soffre dà fastidio e deve sempre rimanere confinata in una posizione in cui chi non sa un accidente di cosa sta passando possa sempre criticarla e sparlarne.
La crudeltà degli uomini in questo è davvero insuperabile e si traduce anche nell'ipocrisia che esprimono a mo' di sorpresa nei confronti di quelle persone sofferenti che sono morte in perfetta solitudine o che alla fine hanno perso le staffe perché ormai incapaci di sostenere questo balletto di cattiverie gratuite che ormai imperversa dovunque nella nostra società.
Rimangono soltanto pochi intimi che lottano sempre al loro fianco in una lotta impari da cui usciranno comunque perdenti.
Ma per una questione di dignità umana ne vale sempre la pena. 
Perché è questo essere uomini!

Yvan Rettore

mercoledì 27 gennaio 2021

ERA IL 1976 E C'ERA ANCORA LA BANDA "BAADER-MEINHOF"

Era il 1976, allora avevo 8 anni ed ero in terza elementare a Morat in Svizzera.

La mia classe era multietnica composta da svizzeri romandi (francofoni), svizzeri tedeschi, italiani, spagnoli, portoghesi, jugoslavi e perfino rom.
Un giorno la lezione venne interrotta dalla venuta del capo della polizia locale.
Ci rivelò che c'era la forte probabilità che alcuni componenti della banda Baader-Meinhof (famigerato gruppo terroristico tedesco di Estrema Sinistra) avessero trovato momentaneamente rifugio in Svizzera.
Poi ci mostrò le foto di quattro ricercati (due uomini e due donne) e ci invitò ad andare e tornare da scuola almeno con un altro compagno e poi di rivolgersi direttamente ai genitori o alla scuola nel caso avessimo intravisto uno o più di quei terroristi.
Allora nessuno ci accompagnava e nemmeno ci veniva a prendere a scuola, non esistevano ovviamente i cellulari e ricordo il senso di forte responsabilizzazione di cui ci sentimmo investiti, misto comunque ad una certa preoccupazione data la pericolosità dei soggetti anche se da piccoli non potevamo di certo percepirla come se fossimo stati adulti.
Erano piccoli dettagli che però uniti tra loro ci fecero evolvere e capire piano piano diverse cose.
E personalmente sono contento di essere cresciuto in quel periodo (benché sia stato caratterizzato da tante privazioni e xenofobia da parte della popolazione autoctona nei confronti degli emigranti italiani) perché cominciammo fin da piccoli a percepire il senso della parola "comunità" in cui ognuno dovrebbe fare la sua parte per il bene di tutti coloro che la compongono.
E la ricchezza di quell'esperienza è rimasta per sempre in me.

Yvan Rettore



domenica 24 gennaio 2021

"COME STAI?", UN'ESPRESSIONE ORMAI PRIVA DI SIGNIFICATO!

E' singolare notare nel genere umano che tutti ti chiedono "Come stai?" quando tutto va a gonfie vele mentre quando stai davvero male, non te lo chiede praticamente più nessuno!
Questo perché il dolore e ancor di più la morte di un proprio caro hanno l'effetto di allontanare chi ti sta intorno quasi come se avessi la peste addosso.
Sì, certo, tutti bravi e pronti a presentarti le condoglianze in vari modi e non nego che questa sia una cosa apprezzabile, anzi direi che è il minimo sindacale in certi casi.
Ma poi, permane il silenzio e quel "come stai?" che potrebbe farti soltanto bene non viene mai più pronunciato e questo anche se stai ancora male e ogni giorno che passa sembra come un macigno da togliere facendoti sentire ancora più solo.
Rimane il nulla cosmico in mezzo a tanta gente che ti sta vicino soltanto a parole ma non con il cuore.
E allora la solitudine che noi occidentali tanto denigriamo diventa la culla in cui ritrovarti senza ipocrisie e falsità in assenza di espressioni ormai vuote tipo "come stai?" ma in cui la libertà del tuo cuore si unisce a quella dei ricordi di chi non c'è più e che ti starà davvero accanto anche al di là della morte e non limitandosi a qualche frase di circostanza.

Yvan Rettore

sabato 23 gennaio 2021

LA MENATA DEL RIFORMISMO

 

La classe politica nostrana, ma più in generale quella occidentale risulta ormai da decenni imprigionata a livello programmatico sul concetto di riformismo.

Il bello è che tutti si dichiarano riformisti: a Sinistra, Destra, Centro e perfino fra le fazioni cosiddette più estremiste.

Guai a dire che il modello di società occidentale risulta ormai fallimentare sia sul piano sociale che ambientale e tutti immancabilmente a inventarsi di tutto pur di riuscire a mantenere un sistema che fa acqua da tutte le parti e risulta essere ormai dannoso per l'insieme del genere umano.

Se un macchinario non funziona e ogni intervento teso a migliorarlo risulta essere più costoso e dannoso rispetto ai vantaggi e alla resa che può produrre, un imprenditore ragionevole cosa fa?

Non si accanisce di certo nel continuare ad investire tempo e denaro su un macchinario che continua a presentare costantemente aspetti negativi e controproducenti.

Finisce quindi con accantonarlo definitivamente e vede di realizzarne un altro che possa consentire effettivamente il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Questo buon senso - ovvero di voltar pagina in presenza di un sistema profondamente sbagliato - appare inesistente ai nostri lidi.

Si continua ad insistere nel mantenimento di una società fondata sul dominio incontrastato della finanza, sulle disuguaglianze e le iniquità, sull'individualismo, il consumismo e la ricerca del profitto ad oltranza, anziché pensare un modello di società basato sul senso della comunità, sulla sobrietà , sulla solidarietà e sul recupero di un rapporto equilibrato dell'uomo con l'ecosistema in cui vive.

Oggi perfino la tanto decantata “Green Economy” che viene presentata come la Nuova Frontiera dell'economia, in realtà viene applicata sempre e comunque secondo le logiche tipiche del capitale, ossia in quelle che reggono la corsa sfrenata al profitto e questo a costo di danneggiare Inoltre quello stesso ambiente che questa tendenza dovrebbe invece salvaguardare una spada tratta.

La Sinistra, in tutta questa involuzione ormai inarrestabile dell'Occidente, continua (salvo alcune lodevoli eccezioni) ad esistere in ordine sparso limitandosi ad alleanze di comodo con i riformisti di turno ed evitando quindi di fare quel salto di qualità che le consentirebbe di recuperare radicalmente credibilità e consensi facendo definitivamente proprio il grande motto del compianto Gino Bartali: "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!"

Sarebbe ora di cominciare a rifare quel tutto e di finirla una volta per tutte con questa menata del riformismo.

Sempre che si voglia il bene del Paese!

 

Yvan Rettore




giovedì 21 gennaio 2021

BASTA POLEMIZZARE SULLA PANDEMIA: LASCIAMO PARLARE IL SILENZIO DELLE NOSTRE RESPONSABILITA'!

Nessuno aveva e ha tutt'ora la bolla di cristallo su cosa era ed è meglio fare nel lottare contro il virus.

Quindi essendo troppo facile muovere critiche col senno di poi e di fare ogni volta il processo alle intenzioni, sarebbe davvero il caso di darci tutti quanti una calmata e di cercare di adoperarci tutti (ma proprio tutti!) nell'impegnarci per venirne fuori al più presto e con i minori danni possibili per l'insieme della collettività senza dovere per forza puntare il dito ogni volta contro qualcuno per dare colpe a destra e a manca.
Mia madre è deceduta a causa del Covid meno di un mese di fa e mai un solo istante ho pensato di colpevolizzare qualcuno per quanto accaduto perché i morti vanno rispettati e anche in difesa della loro memoria sarebbe utile che cercassimo sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide.
Questione di semplice umanità!
Né più né meno!

Yvan Rettore

mercoledì 20 gennaio 2021

PERCHE 'UN PARTITO DEL SUD?


Il partito del Sud non vuole essere l'ennesimo partito nel variegato quanto confuso panorama politico contemporaneo.
E 'giusto in particolare perché il progetto unitario imposto con la forza dal Piemonte nel 1861 ha aggravato la situazione sociale ed economica del Sud rendendo questa parte del Paese una vera e propria colonia ad uso e servizio del triangolo finanziario industriale del Nordovest.
Emigrazione diffusa, abbandono di interi settori produttivi, carenze infrastrutturali e disastri ambientali uniti ad un malaffare e ad una ignoranza alimentati da strutture dello Stato inefficienti quanto spesso controproducenti hanno fatto sì che l'Italia di oggi non è ancora una vera e propria nazione ma soltanto una entità che raggruppa diverse etnie italiche.
Dall'Unità d'Italia, il declino di questa zona del Paese è stato costante e questo nonostante il boom del turismo negli ultimi 50 anni e le rimesse degli emigranti.
Tanti partiti si sono avvicendati nel corso degli anni nella gestione di queste terre attraverso figure politiche che solo in pochi lodevoli casi si sono dimostrati all'altezza del proprio compito.
Ora il dado è veramente tratto e il Sud non può più aspettare né sperare ancora che i partiti e la classe politica attuale non solo locale, ma anche nazionale può davvero segnare una svolta decisiva per favorire lo sviluppo generalizzato del Mezzogiorno.
Sviluppo che però non deve essere inteso nel diventare una fotocopia di quanto avvenuto nel Centro Nord del Paese.
C'è bisogno, anzi la necessità dirompente di andare oltre un modello che pur presentando alcuni punti di forza, presenta non poche criticità sia sul piano sociale che ambientale.
Quindi ben venga un Partito del Sud che riparta dalla gente comune e teso a costruire una società in cui le ricchezze prodotte non finiscano sempre nelle mani di pochi privilegiati, in cui l'amministrazione pubblica operi davvero per il bene comune di tutti i cittadini e in cui lo sviluppo economico si traduca in un connubio ideale tra ambiente e presenza umana sul territorio.
Un Partito quindi che non abbia paura di chiamarsi di Sinistra, di rivendicare con orgoglio le proprie origini progressiste e che si ponga come interlocutore autorevole se non esclusivo delle vere necessità ed esigenze del Sud o dei giornalisti a caccia di visibilità sulle reti televisive nazionali.
Questo si deve tradurre nel dialogo e nel costruire un percorso comune con tutte quelle entità che da anni lottano per la difesa dei diritti umani e ambientali sull'insieme del territorio non nell'ottica di una divisione dal resto del Paese ma per una affermazione convinta e autentica dello stesso nella formazione di una nazione chiamata Italia.

Yvan Rettore

domenica 17 gennaio 2021

PERCHÉ' ADERIRE AL PARTITO DEL SUD?

Tengo innanzitutto un ringraziare tutti coloro che hanno accettato di aderire al gruppo "Partito del Sud - Lecce", con l'auspicio che poi la cosa si può materializzare anche in un tesseramento e in una possibile militanza attiva all'interno del Partito del Sud.
Perché aderire a tale formazione politica diffusa a livello nazionale?
In primo luogo per riprendere la parola e dare visibilità alla situazione reale in cui versa il Meridione, che continua ad essere trattato come una colonia del Nord da una parte e non riesce ad intraprendere un proprio cammino autonomo e svincolato dallo stesso che possa ridare dignità alle sue genti e rispetto delle sue straordinarie specificità e potenzialità dall'altra.
Il Sud non può ridursi ad essere soltanto una terra di turismo e una zavorra dell'economia del Centro Nord.
Dall'inserimento di industrie inquinanti alla devastazione ambientale, dalla distruzione di interi settori produttivi allo sfruttamento indiscriminato di energie fossili dannose per l'ambiente, la lista dei disastri arrecati in questa zona del Paese sono immani e probabilmente incalcolabili.
Il tutto con la complicità dei dirigenti (locali e non) incapaci e collusi anche con entità estranee a questo bellissimo territorio.
Ma bisogna anche riconoscere che la rassegnazione e la passività che si sono troppo spesso tradotte in una emigrazione di massa non hanno di certo favorito un vero e proprio riscatto di queste terre.
Oggi, e a maggior ragione con la diffusione della pandemia, questa fuga generalizzata delle nuove generazioni risulta essere ancora meno interessante sia su un piano economico che umano.
Si presenta quindi l'opportunità storica per le genti del Sud di riprendere in mano il proprio destino, andando oltre la sola valorizzazione del patrimonio turistico e ambientale per lanciare le basi di un ritorno ad un'agricoltura e ad un allevamento ecocompatibili svincolati dalle logiche perverse di Bruxelles e dagli interessi delle multinazionali da una parte e dall'insediamento di attività industriali che siano davvero consoni con le necessità del territorio e si possono abbinare ad altre attività produttive locali.  
Tutto questo si deve tradurre con una sola parola: "UNITA '".
Unirsi non soltanto nella realizzazione di prodotti agricoli e zootecnici di eccellenza, ma anche promuovere la commercializzazione degli stessi a livello nazionale e internazionale mediante la formazione di consorzi, sull'esempio di quanto operato con successo in Emilia.
Unirsi anche nella realizzazione di progetti industriali che coinvolgano più comuni i quali potrebbero favorire l'insediamento di nuove realtà imprenditoriali italiane ed estere che dovrebbero poi portare anche alla formazione di distretti produttivi in ​​grado di fornire ulteriori possibilità di lavoro e di futuro alle nuove attuali e a quelle che verranno.
Unirsi nel rivendicare la realizzazione di infrastrutture e nella ricerca di fondi in grado di rendere più accessibili i comuni a livello di trasporti e migliorare il loro aspetto sotto ogni punto di vista.
Unirsi per Amore verso queste terre.
Questo dovrebbe essere lo slogan che dovrebbe accomunare tutti noi che viviamo in questa zona del Paese e quindi l'adesione al Partito del Sud sarebbe solo un primo passo nell'esprimere questo sentimento e nel tradurlo poi in azioni concrete per cambiare davvero le cose, acquisendo la consapevolezza che il declino di un territorio può essere dovuto a tanti fattori (anche esterni) ma che il suo riscatto appartiene unicamente a coloro che ci vivono e lo vivono tutti i giorni.
Per quanto riguarda Veglie, la cittadina salentina in cui attualmente risiedo, vorrei invitare coloro che hanno già aderito al gruppo su Fb non soltanto a formalizzare l'ingresso in questa formazione politica, ma anche ad essere promotori locali della costituzione di un Comitato di Salute Pubblica in grado di coinvolgere tutti i cittadini sia nella difesa ad oltranza dell'ambiente che nell'esigere da parte degli enti competenti la realizzazione di tutte le opere pubbliche destinate a garantire l'incolumità dei cittadini (a cominciare dallo stato disastroso del manto stradale fino alla scarsa illuminazione e messa in sicurezza del territorio).
Uniti si può, ma soprattutto si può vincere.
Basta volerlo davvero!

Yvan Rettore

lunedì 11 gennaio 2021

VEGLIE: UN ESEMPIO DI QUANTO LA PASSIVITA' DELLE ISTITUZIONI POSSA DANNEGGIARE IL CITTADINO

Oggi, in Piazza Umberto I 'a Veglie, è caduta la mia compagna, Anna Russo.

L'incidente è dovuto essenzialmente allo stato pietoso del manto stradale composto da lastre sporgenti e per nulla stabili.
Per fortuna non si è fatta nulla di grave, ma comunque i dolori per la caduta permangono tuttora.
E si può veramente dire che le è andata bene.
Detto questo, tale degrado non è assolutamente più ammissibile.
La giunta attuale, emanazione di una utile istituzionale (seppure minoritaria se rapportata all'insieme del corpo elettorale) ha il dovere di intervenire nella risoluzione delle questioni che fanno parte delle sue mansioni correnti.
E quella del rifacimento e della messa in sicurezza del manto stradale nell'insieme del territorio comunale.
Ora, siccome la mia compagna non ha riportato danni gravi alla propria incolumità, il tutto si risolverà con una semplice segnalazione che lascia purtroppo il tempo che trova.
E quindi mi permetto di raccontarvi un episodio analogo accaduto anni fa a Pontevigodarzere, un quartiere periferico di Padova, quando ero ancora un dirigente nazionale del Partito Umanista.
La madre della mia ex cadde rovinosamente da un marciapiede dissestato e fece causa (vincendola) al comune.
Dal canto mio, io e un paio di militanti ci lanciammo in una raccolta firme (tesa a denunciare publicamente accaduto ea porre quanto prima rimedio alla situazione di degrado dei marciapiedi presenti nel quartiere).
Nel giro di una settimana, andando casa per casa, la nostra petizione ottenne oltre 600 adesioni.
Quando la presentammo al comune affinché venisse protocollata, la giovinezza che sosteneva la giunta era in difficoltà per via del passaggio di alcuni consiglieri all'opposizione.
La nostra iniziativa mise ancora più in crisi la situazione politica presente allora.
Risultati: il giorno dopo fu pubblicato nella prima pagina de "Il Mattino di Padova" (il principale organo di stampa cittadino) e in meno di un mese, tutti i marciapiedi di Pontevigodarzere.
A questo punto, inviterei tutte le persone non elette ma che hanno a cuore sia la propria incolumità che quella dei loro cari, ma più in generale di tutti gli abitanti di Veglie a formare un "Comitato di Salute Pubblica" in grado di lanciare come prima iniziativa proprio una raccolta firme sul modello di quanto io e pochi altri riuscimmo a fare a Padova alcuni lustri fa.
Questo non solo per il bene dell'insieme della nostra collettività, ma anche per evitare che ci possano essere vittime (con conseguenze peggiori) di questo degrado che non più essere tollerato ulteriormente.
Non mi illudo che qualcosa si muova in una realtà che sembra purtroppo votata ad un immobilismo apparentemente permanente, ma se nulla deve essere fatto in tal senso, non lamentiamoci poi se le cose continueranno ad andare male o peggio.

Yvan Rettore