domenica 27 ottobre 2019

IL BUIO E' UNO SPAZIO IN CUI VEDERE MEGLIO IL MONDO E QUINDI NOI STESSI!

Ciò che conta nella vita è raggiungere la serenità perché è soltanto in quello stato che si riesce a scoprire quei momenti di felicità che rendono bella e piacevole l'esistenza indicandoci che comunque vada vale sempre la pena di essere vissuta fino in fondo.
Nel bene e nel male.
Per riuscirci basta essere umili e vivere nella semplicità e con uno spirito di accoglienza e non di chiusura nei confronti di quanto ci offre ogni giorno del nostro passaggio su questa Terra.
Cercare di apprezzarne ogni momento, senza continuare ad affannarci nella ricerca e costruzione di un domani migliore, perché spesso e volentieri i momenti di felicità sono a disposizione ogni giorno e basta saperli cogliere e accettarli.
Invece (quasi) tutti a correre come matti, direi perfino come zombies senza avere la consapevolezza di quanto si perde di bello in questa vita e finendo col diventare vecchi avendola consumata senza però mai averla vissuta.
La maggior parte degli individui si limitano a vedere soltanto le cose che fanno loro più comodo, spronati da un opportunismo distruttivo e quindi privi di qualsiasi abnegazione e apertura reale, genuina e disinteressata verso il prossimo.
La condivisione, la solidarietà (quella vera), il saper vivere insieme (che implica dover fare anche delle rinunce ma che alla fine della fiera rimane l'unica vita accettabile per ogni essere umano dato che l'uomo è un animale sociale e non un robot da comandare a bacchetta per produrre e consumare facendo astrazione della sua componente fondamentale: il pensiero) vengono di conseguenza del tutto ignorati per lasciar spazio a esistenze vuote ed effimere incentrate esclusivamente sui bisogni materiali e individuali.
Questa descrizione rappresenta la società occidentale, ma per fortuna non tutto il mondo.
Perché anche se i media ovviamente lo celano, la maggior parte degli esseri umani non vive come noi e non accetta queste squallide regole del gioco.
Bisogna quindi non soltanto limitarsi vedere, ma imparare a guardare e ad osservare questo mondo, la gente e le realtà quotidiane che ci circondano e con cui abbiamo a che fare quotidianamente.
Perché è nei dettagli e nelle sfumature che nascono i migliori dialoghi e i rapporti più duraturi.
A cominciare da sé stessi.
Finché non stabiliremo un dialogo profondo e completo col proprio essere e non ci impegneremo a guardarci dentro davvero fino in fondo, allora non riusciremo mai a stare bene e a vivere veramente in serenità (elementi essenziali per poter affrontare la vita col sorriso anziché con pesi e paure spesso indotte da questo squallido sistema in cui siamo arenati ormai da troppo tempo).
Le paure concrete della vita in realtà sono veramente poche e la maggior parte dei problemi viene creata dall'ottusità e dalla scarsa volontà di superarli dimostrate da coloro che a volte incontriamo sulla nostra strada, ma spesso e volentieri anche da noi stessi.
Detto questo, coprirsi gli occhi con una benda (come si propone di fare nei percorsi sensoriali) serve per riuscire a vivere e scoprire momenti unici ed esclusivi col proprio essere ogni giorno e per vivere un'intimità che spesso non si riesce più a ritrovare nella vita frenetica odierna.
Ma serve anche per dialogare, conoscersi, amarsi e rispettarsi e accedere agli orizzonti infiniti della nostra mente e del nostro essere al di là dei nostri sensi e delle percezioni basilari che siamo abituati ad usare (spesso male o in modo parziale) nella vita quotidiana.
Quindi la benda sugli occhi non per non vedere il mondo che ci circonda, ma per imparare a guardarlo e osservarlo fino in fondo e farlo completamente proprio in un processo di crescita in cui ci si sentirà davvero parte di esso in un tutto immenso e infinito che non è altro che l'intero universo da cui proveniamo e in cui resteremo per sempre.


lunedì 21 ottobre 2019

"AMARE", UN TERMINE ORMAI MOLTO INFLAZIONATO....

Il termine "amare" è molto inflazionato oggi tanto che se ne è perso il reale significato e non si riesce più a distinguerlo da espressioni quali "voler bene" o "mi piace" che però hanno un senso ben diverso.
Oggi quindi si dice tranquillamente "Amo mia moglie", "Amo il mio cane", o "Amo la cioccolata".
Facendo così però si snatura l'essenza stessa del verbo "amare" (che dovrebbe invece descrivere e indicare il sentimento più bello e potente che ci sia ovvero l'Amore) da riservare unicamente in rapporti sentimentali molto profondi quali quello con il proprio partner, i figli o i genitori.
Per tutto il resto ci sono ben altri termini da usare in modo adeguato e corretto per descrivere i propri sentimenti e affetti ("Ti voglio bene") o il solo piacere ("Mi piace").


Yvan Rettore


mercoledì 9 ottobre 2019

LA STRADA

Quando decidi di percorrere una strada, non sai esattamente dove ti porterà.
Puoi immaginare la meta, farne lo scopo della tua esistenza ma la fine di quella strada rimarrà intangibile finché non l'avrai effettivamente raggiunta.
E' come una linea che può essere retta o contorta fino ai limiti dell'orizzonte che riesci a vedere a occhio nudo.
Ma è raro che quella strada non vada oltre.
Poche sono le strade della vita ad essere brevi e ancor meno sono quelle che vanno in linea retta fino alla meta.
L'importante è sapere però che ogni strada per quanto contorta possa essere ha una fine e che c'è sempre.
Potranno esserci temporali, tempeste, cataclismi, guerre, carestie e qualsiasi altra catastrofe possibile, ma quella strada rimarrà.
Certo potrà venire dissestata, colpita e rovinata in più punti, ma la sua direzione resterà segnata come se fosse stata scolpita non soltanto sul terreno che domina ma anche nella memoria tramandata nei secoli degli uomini che saranno sempre chiamati ad usarla.
Potranno perdere la bussola, smarrirsi momentaneamente, ma la strada li porterà comunque a destinazione.
Prima o poi.
E alla fine della strada ci saranno un meritato riposo e una soddisfazione così grande da alimentare per un periodo, seppur limitato, un grande senso di felicità interiore.
Prima di ripercorrere un'altra strada e poi un'altra ancora e così via fino all'ultima che rimarrà purtroppo incompleta ma che avrà anch'essa comunque fatto parte della nostra esistenza.
Nel bene o nel male.


Yvan Rettore



domenica 6 ottobre 2019

FEMMINICIDI: SI PUO' FARE QUALCOSA DI PIU' PER FERMARLI?!

Anche ieri in provincia di Bergamo è stata uccisa una donna di 36 anni per mano del marito, un uomo di 47 anni che si è nel frattempo dato alla macchia.
Non siamo purtroppo gli unici in Europa a vivere quello che ormai si può considerare un vero e proprio massacro di esseri umani. 
Ci sono paesi in cui le cose vanno anche peggio che da noi, ma ciò non può assolutamente essere una consolazione e ancor meno un'attenuante di fronte ad un fenomeno che ormai si sta avverando incontrollabile.
E' chiaro che qualcosa non sta funzionando sia nella repressione che nella prevenzione di tali tragedie che distruggono la vita di molte persone a cominciare ovviamente dalle vittime che pagano il prezzo più alto.
Non intendo criticare l'operato delle forze dell'ordine che a mio parere rimane limitato per via di una legislazione che risulta tutto sommato ancora troppo tenera nei confronti di coloro che usano violenza nei confronti delle donne.
Non intendo riferirmi alle sole pene detentive (la cui determinazione è lasciata in modo spesso troppo soggettivo al libero arbitrio dei giudici) quanto alle misure di prevenzione che appaiono davvero inefficaci rispetto alle azioni violente che dovrebbero impedire.
Un divieto di avvicinamento, una raccomandazione o un momentaneo arresto preventivo (da svolgersi spesso ai domiciliari) si sono dimostrati da tempo strumenti inutili in questo senso.
Ciò che si fatica a capire e a considerare nel nostro ordinamento è che le azioni che precedono l'uccisione della donna sono già di per sé da inquadrarsi come reati gravi e da perseguire con maggiore severità e efficacia.
Lo stalking telefonico, i pedinamenti, le minacce verbali vengono spesso sottovalutati rispetto alle aggressioni fisiche ovviamente ben più gravi.
In realtà bisognerebbe considerare tutte queste azioni nel loro insieme e i loro autori andrebbero fermati e impediti di nuocere ben prima che si giunga al compimento dei tragici epiloghi a cui ormai assistiamo ogni giorno.
Quindi sicuramente il legislatore dovrebbe riformare in modo drastico non soltanto l'entità delle pene ma anche definire chiaramente le situazioni in cui le forze dell'ordine potrebbero essere autorizzate a bloccare il potenziale autore di un femminicidio prima che questo si compia.
D'altro canto ai giudici andrebbe ridotta la facoltà di poter decidere con così tanta soggettività pene e misure coercitive che finora si sono dimostrate troppo spesso tenere ed inefficaci nei confronti di tali reati e lesive della dignità delle vittime e dei loro famigliari.
Tutto questo per evitare il protrarsi di situazioni in cui manifestamente le vittime si sentono abbandonate dalle istituzioni che invece dovrebbero difenderle e che ogni cittadino mantiene anche per questo scopo. 
Altrimenti a cosa servono?!
Ma gli interventi a livello istituzionale da soli non bastano.
Lo Stato dovrebbe investire nella formazione ovvero inserire momenti educativi a livello scolastico in cui far capire chiaramente che la donna non può mai essere ridotta ad un oggetto di piacere o ad una proprietà alla quale non si può rinunciare.
Troppi uomini nel nostro Paese, in nome di un maschilismo purtroppo ancora diffuso, ritengono che la donna è un oggetto in loro possesso di cui si sentono autorizzati a fare ciò che vogliono perché tanto sia la società in quanto tale, sia le istituzioni non stanno dimostrando una volontà sufficiente per impedirglielo.
Parlo di società perché una cosa che mi colpisce sempre è vedere quanta gente partecipa ai funerali delle donne uccise.
Gente che però risultava in gran parte assente quando si trattava di difenderle concretamente dalle violenze e angherie degli uomini che controllavano e distruggevano le loro esistenze.
Questa ipocrisia al momento della morte e questa indifferenza mentre erano in vita sono davvero inammissibili in una società civile.
Quindi al di là dei numeri da chiamare in caso di pericolo e delle associazioni da tempo coinvolte nella protezione delle donne vittime di abusi, sarebbe utile che le persone che vivono nei quartieri in cui avvengono simili atti di violenza si unissero per costruire un argine contro simili degenerazioni e creare una solidarietà effettiva contro i farabutti che si rendono autori di azioni violente contro le donne nei rispettivi focolai domestici. 
Sarebbe sicuramente lo strumento più efficace per evitare che possano ripetersi altri femminicidi e comunque un ottimo punto di partenza per cominciare a vivere in una società in cui il termine "umanità" possa finalmente acquisire un significato autentico e non soltanto simbolico.

Yvan Rettore





martedì 1 ottobre 2019

VOTO AI SEDICENNI?! MA PER FAVORE!

C'è un sacco di gente del tutto ignorante che vota male o in modo del tutto approssimativo (giungendo spesso a compromettere l'evoluzione politica, sociale, culturale ed economica del Paese con scelte del tutto sciagurate) e ora si sta addirittura profilando l'ipotesi di estendere il diritto di voto ai sedicenni che fanno parte integrante della generazione più superficiale e impreparata che ci sia mai stata in circolazione sull'argomento.
Quella stessa generazione del "tutto subito" (che lo ottiene spesso senza fare alcun sacrificio), che passa buona parte del proprio tempo libero a cazzeggiare sui social, a giocare coi videogames e che risulta molto spesso incapace di elaborare una posizione propria (tanto che riducono la cultura a Wikipedia) ed è priva di un minimo di cultura politica. 
Siamo davvero giunti alla canna del gas se una classe politica (pur di raccattare qualche voto in più) si abbassa a simili stratagemmi perché ormai priva di ogni credibilità!

Yvan Rettore