lunedì 30 gennaio 2023

LA SOLIDARIETA’ MANCATA (QUANTO INOPPORTUNA) AL MINISTRO CROSETTO

 

I giornalisti Fabio Dragoni e Daniele Capezzone lamentano il fatto che non è stata espressa una solidarietà mediatica, politica e istituzionale diffusa in Italia nei confronti del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, in relazione alla presunta offesa pronunciata dal Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa Viktor Medvedev nei confronti di quest’ultimo, nella quale ha dichiarato quanto segue: “"Non ci sono molti sciocchi nelle strutture di potere europee, ma il ministro della Difesa italiano è un raro eccentrico".

Detto questo, conviene ricordare (in particolare a lor signori) quanto segue:

  • ·        Il 9 gennaio 2017, in merito alle tensioni crescenti nelle relazioni con la Russia, l’attuale Ministro della Difesa aveva dichiarato via Twitter quanto segue: “Assurdo e gratuito atto ostile della NATO nei confronti della Russia: non si schierano centinaia di carri armati su un confine all’improvviso.” I cambiamenti di opinione possono essere legittimi in certi casi determinati, ma quando diventano ripetitivi suonano come un’incoerenza che finisce col rendere l’esercizio politico non credibile e inaffidabile.
  • ·   Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Italia ha spedito armi all’esercito ucraino per circa 76 miliardi di Euro e ampliato un embargo demenziale nei confronti di un mercato, quello russo, che era (e rimane) fondamentale per l’Italia sia sul piano economico che energetico, con la conseguenza di avere aggravato ulteriormente la situazione complessiva del nostro Paese in cui ormai diversi settori sono ormai prossimi al tracollo, in primis quello sanitario. Questa maggioranza non è stata votata per far entrare il nostro Paese in guerra, ma per risollevarne le sorti e finora sta avvenendo l’esatto opposto.
  • ·       Sia l’attuale esecutivo che quello precedente con l’avallo dei rispettivi parlamenti hanno violato: - l’art. 11 della Costituzione in cui viene affermato che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione di qualsiasi conflitto e che il ricorso alle armi è auspicabile unicamente in una prospettiva difensiva e non offensiva – la Legge 185 del 9 luglio 1990 che prevede che le aziende produttrici di armamenti chiedano al governo le autorizzazioni ad esportare e vieta di fornire armi a Paesi in conflitto.
  • ·       I trattati NATO prevedono che soltanto in caso di aggressione ad un Paese aderente, gli altri siano chiamati ad intervenire militarmente e logisticamente al conflitto che allora si aprirebbe
  • ·     Secondo tutti gli ultimi sondaggi oltre il 55% degli italiani non è d’accordo sul sostegno militare all’Ucraina e nemmeno su un coinvolgimento maggiore del nostro Paese nel conflitto. Fra le forze politiche, soltanto gli elettori del PD e di FI appaiono favorevoli alla guerra in corso e ad un suo inasprimento.

  • ·    L’Italia rimane muta nei confronti delle aggressioni militari del Ruanda (finanziato dagli Stati Uniti e dall’UE) nei confronti del Congo e di quelle praticamente quotidiane di Israele nei confronti dei territori palestinesi, in particolare la striscia di Gaza. In Libia riconosce il governo di Tripoli (pro-americano e gestito da bande criminali) e non quello di Bengasi, perché alla Farnesina non si sono accorti che in quel Paese vi sono due governi in conflitto ormai da anni. In Ucraina riconosce un governo di matrice totalitaria e russofoba (erede di un golpe avvenuto nel 2014) e disconosce la questione del Donbass che ha visto un massacro di oltre 14.000 russi di cittadinanza ucraina dal 2014 ad oggi ad opera dell’esercito regolare ucraino e soprattutto di milizie neofasciste (composte anche da mercenari) al soldo dell’esecutivo attualmente insediato a Kiev. Nei fatti, il governo del nostro Paese (contrariamente alla Turchia, Paese sicuramente non democratico, ma membro della NATO) non si sta assolutamente impegnando nella ricerca di una soluzione pacifica al conflitto (anzi sta facendo l’esatto contrario) e questo senza ascoltare minimamente il proprio popolo che su questo conflitto ha nella sua stragrande maggioranza una posizione diametralmente opposta. Questo doppiopesismo dell’Italia e l’incapacità ormai cronica di avere una politica estera autonoma e definita sono fra le concause più marcate del declino ormai irreversibile del nostro Paese nello scenario internazionale.

Detto questo, come si fa ad esprimere solidarietà nei confronti del Ministro Crosetto, il quale attraverso la sua partecipazione attiva all’attuale esecutivo, avalla senza batter ciglio tutto questo?

Il rispetto delle istituzioni democratiche dovrebbe avvenire in primo luogo da parte di coloro che le rappresentano e che sono chiamati a fare esclusivamente il bene del proprio Paese e non quello di altri.

Nel caso presente, tra violazioni di normative italiane ed internazionali da parte della nostra classe dirigente, l’aggravamento generalizzato della situazione del Paese ponendo come priorità interessi e obiettivi estranei a quelli che potrebbero dare autenticamente benessere e progresso all’insieme dell’Italia, l’indifferenza nei confronti della volontà della maggioranza degli italiani in relazione al conflitto in atto e le scelte scellerate operate sul piano politico, sociale economico, sanitario ed ambientale, appare del tutto comprensibile che le vicissitudini di un Ministro nella sua querelle con un politico russo risultino del tutto indifferenti anche fra coloro che per primi dovrebbero sostenerlo nella sua attività istituzionale.

Della serie, se questo governo e questo Ministro intendono proseguire su questa strada, facciano pure ma credo che in un futuro non troppo lontano saranno sempre meno gli italiani disposti ad appoggiare incondizionatamente un progetto politico che si sta visibilmente arenando ogni giorno di più.

Sempre che ce ne sia uno, cosa sulla quale esprimo forti dubbi.

Quindi nessuna solidarietà al Ministro Crosetto.

Ha fatto le sue scelte (come del resto il governo a cui appartiene) e quindi se ne assuma direttamente e soprattutto da solo le proprie responsabilità.

 

Yvan Rettore




 

 

sabato 28 gennaio 2023

ESSERE IGNORANTI NON SIGNIFICA ESSERE PER FORZA STUPIDI!

 L'ignoranza non dev'essere confusa con la stupidità.

Essere ignoranti non significa infatti essere per forza stupidi.
Ho conosciuto fior di persone che non avevano avuto la possibilità di studiare ma che avevano un buon senso e un'intelligenza evidenti che non si riscontrano purtroppo sempre nel mondo dei laureati o dirigenti pubblici e privati.
Quindi il problema è la stupidità che limita una persona nella propria evoluzione perché preferisce rimanere confinata nella propria ignoranza piuttosto che cercare di aumentare il proprio bagaglio di conoscenze che potrebbero consentirle di elaborare posizioni proprie su vari argomenti anziché prenderle in prestito da altri e ripeterle come una pecora asservita ai poteri dominanti.

Yvan Rettore

mercoledì 25 gennaio 2023

Il FESTIVAL DI SANREMO? MEGLIO FARE ALTRO!

 Non guardo più il Festival di Sanremo dalla fine del secolo scorso perché è ormai una rassegna canora scadente, lontana parente di quella che fu quando venne lanciata nel 1950. 
La strumentalizzazione a fini propagandistici è l'ennesima affermazione di quanto poco conti ormai l'aspetto musicale in tale programma. 
Quindi a maggior ragione è giusto non guardarlo, come è altrettanto salutare non guardare più gli squallidi talk show e servizi giornalistici propagandistici che ormai imperversano dovunque nella TV generalista e seguire unicamente alcuni canali e testate (poche ma buone, come si suole dire) che per fortuna vanno ancora coraggiosamente contro tale tendenza. 
A prescindere dallo scopo che si vuole ottenere è comunque un dato di fatto che la TV generalista (e ancor di più il mainstream) sta perdendo sempre più colpi in praticamente quasi tutti i programmi che propone per via della mancanza ormai cronica di capacità nell'innovarsi, la mediocrità dilagante e l'uso strumentale a fini politici delle emittenti che fanno gli ascolti maggiori. 
Ciò che non hanno ancora capito in quegli ambiti è che il "giocattolo" ormai si sta rompendo sempre di più, tanto è vero che ormai il pubblico legato alla TV generalista (e quindi al mainstream) è prevalentemente anziano, mentre la generazione di mezzo guarda altro e bazzica sempre di più la rete e quella dei giovani di oggi sta abbandonando praticamente del tutto la visione dei programmi televisivi.
Concludo dicendo che per ritrovare una televisione pubblica degna di questo nome, bisognerebbe che fosse gestita da un ente pubblico svincolato completamente dal marciume dei partiti, ma siccome ormai qualsiasi aspetto delle istituzioni (dalla magistratura alla sanità e via discorrendo) è lottizzato dagli stessi, è puramente illusorio che ciò possa veramente avvenire. 
E quindi la cosa migliore è appunto cercare di ignorarle del tutto perché non essendo più riformabili per via del marcio intrinseco di cui sono ormai costituite ad ogni livello, sono destinate comunque a morire a fuoco lento. 
Una vera ribellione a questo schifo però non può limitarsi a tale atteggiamento passivo ma dovrebbe essere accompagnata dalla costruzione di istituzioni alternative in cui la partecipazione dei cittadini fosse realmente attiva ed effettiva affinché siano davvero espressione del popolo sovrano. 
Ma a pensarla così e ad agire di conseguenza, siamo purtroppo ancora troppo pochi in Italia (al massimo 30%, non di più) e ancora meno coloro che hanno davvero la volontà di muovere il sedere affinché ciò possa diventare realtà. 
Detto questo, almeno per ora, meglio un buon film in rete o una sana lettura e spegnere la TV. 
Non si perde niente a farlo. 
Anzi!

Yvan Rettore



domenica 15 gennaio 2023

LA CULTURA COME MASSIMA ESPRESSIONE DELLA LIBERTA' UMANA

 Un aspetto deplorevole della società occidentale ed in particolar modo di quella italiana è rappresentato dal fatto di voler catalogare la cultura all'interno di schemi, gruppi o schieramenti prestabiliti.

Quindi non a caso, si sente parlare di cultura cattolica, di cultura di Sinistra, di cultura occidentale e via discorrendo mentre sul piano giornalistico non si parla mai o quasi di cultura musulmana, di cultura di Centro o di Destra, di cultura orientale ecc...
Sembra quasi che sia una moda ormai imperitura quella di voler sempre incasellare e catalogare gli esseri umani e di conseguenza le loro idee, passioni e espressioni di vita in entità ben definite e circoscritte.
Quasi a voler affermare che la cultura deve ridursi ad essere considerata un'esclusiva di proprietà da riservare a certi soggetti e non ad altri.
Quindi cosa significa avere una cultura di Sinistra o una cultura cattolica?
Come se fossero superiori alle altre, solo per il fatto che queste ultime non vengono praticamente mai citate?!
Questa banalizzazione e inflazione del termine "cultura" è davvero impressionante e sconfortante.
Si è giunti perfino a diffondere in ambito politico e mediatico abomini linguistici del tipo "Bisogna far fruttare la cultura", "La cultura come motore di sviluppo economico del Paese", "La cultura deve diventare business".
Ebbene la cultura, nel vero senso della parola non è nulla di tutto questo perché in essa risiede la massima espressione dell'intelletto umano, delle sue passioni, delle bellezze che è in grado di creare e di trasmettere, dell'amore per la vita e per il mondo.
E' l'apoteosi della libertà, perché non può essere assolutamente omologata, uniformata e ridotta a squallide categorizzazioni come se si stesse parlando di prodotti o beni da supermercato o servizi di cui usufruire all'occorrenza.
Un vero, autentico uomo di cultura non si lascia mai imprigionare dalle ideologie, dalle convinzioni religiose e altre materie che risultano comunque sempre limitate e limitanti del genio, della creatività e delle capacità che può essere in grado di manifestare un essere umano.
La cultura è creare, trasformare, andare oltre l'esistente, amare la vita in modo incondizionato, adorare la terra in cui viviamo e adoperarsi per renderla ogni giorno più bella sia nella propria esistenza che in quella degli altri.
La cultura è donare, partecipare, aprirsi, rimettersi in gioco, offrire ogni giorno parte di sé al mondo perché si possa arricchire intellettualmente ed evolvere.
Ecco perché parlare di cultura politica, religiosa, sociale, economica, ambientale e altro appare assolutamente fuori luogo quanto totalizzante ed oppressivo nei confronti della libertà che dev'essere necessariamente una componente svincolata da qualsiasi costrizione di ogni passo che compie un uomo di cultura.
Altrimenti si cade soltanto nella vuota manipolazione delle menti umane e nella squallida propaganda di idee confinate a dogmi che finiscono per portare la società nel suo insieme a vivere una involuzione e un declino senza fine.
Ed è la situazione che si è ormai imposta in Occidente e non solo.
Yvan Rettore



sabato 14 gennaio 2023

COMMISSIONE D'INCHIESTA COVID: UNA PARATA PROPAGANDISTICA E POCO ALTRO

 Non mi faccio assolutamente nessuna illusione circa la prossima istituzione di una commissione d'inchiesta relativa alla pandemia, tanto che sono convinto che finirà come al solito a tarallucci e vino.

Finora questo governo ha fatto soltanto annunci (esercizio in cui bisogna dire che è molto bravo) e finora siamo rimasti allo stato delle buone intenzioni.
Ma anche quando e se dovesse effettivamente partire, a pagare eventualmente sarà soltanto qualche pesce piccolo (i classici capri espiatori che mettono tutti d'accordo e che verranno sbandierati poi come cenci da una stampa servile e incapace di essere indipendente dai poteri forti del Paese), mentre i veri responsabili di tante (troppe) sciagure e sofferenze resteranno ovviamente impuniti perché è doveroso ricordare che si è trattata di una manovra orchestrata ai piani alti, in cui quasi tutta la classe dirigente nostrana era coinvolta ed era perfettamente al corrente di certe scomode verità.
Di conseguenza, come si può pensare e sperare che la Giustizia (quella con la "G" e non quella delle chiacchiere da bar sport) possa trionfare quando ad approvare taluni provvedimenti c'erano praticamente quasi tutte le compagini politiche che attualmente sono rappresentate al Parlamento?!
Come potranno autopunirsi coloro che sono stati all'origine di questo sfacelo?
Sarebbe assurdo quanto ingenuo non soltanto crederlo, ma anche sperarlo!
Quindi sarà una Commissione di pura facciata (così la signora Meloni potrà vantarsi di avere operato una discontinuità col precedente governo, tanto ci sarà sempre qualcuno disposto a credere alle panzane che diffonde praticamente ogni giorno) utile soltanto a fini di propaganda per il governo in carica e nient'altro.
La solita logica del gattopardo di cui l'Italia è stata e rimane (purtroppo) maestra da sempre.
Yvan Rettore
Nessuna descrizione della foto disponibile.
1

lunedì 9 gennaio 2023

LETTERA APERTA AL DOTT. CLAUDIO PALADINI, EX SINDACO DI VEGLIE



Egregio Dottor Paladini,


Abbiamo saputo che per l'ennesima volta il comune di Veglie è stato commissariato, il che dimostra che si è in presenza di una vera e propria crisi nella classe politica locale. 

Questa è dovuta a molteplici fattori.

Primo fra tutti è il fatto che con la scomparsa dei partiti e delle scuole di formazione ad esse collegate, la qualità e le competenze generali di coloro che oggi si propongono alla guida di un ente locale risultano sicuramente non all’altezza dei compiti a loro assegnati.

Si può essere un ottimo politico ma non è scontato che si sia comunque anche un buon amministratore.

Il non essere in modo continuativo parte integrante di un progetto politico e di una visione di paese propria all’appartenenza e militanza in una formazione politica rende più complicata non soltanto la creazione di liste elettorali ma anche il mantenimento degli impegni dei suoi aderenti in caso di elezione.

Nella fattispecie, vorremmo farle presente che purtroppo le sue amministrazioni detengono un triste primato locale in quanto ben due su tre sono finite con un commissariamento.

Inoltre, pur non entrando nelle beghe all’interno dell’ormai defunta maggioranza, conviene ricordare che lei si è imposto per il rotto della cuffia (meno di cento voti) alle ultime elezioni anche e soprattutto grazie ai voti dei consiglieri dissidenti e che, come in ogni matrimonio degno di questo nome, le colpe di una rottura non stanno mai esclusivamente da una parte.

Vorremmo pure farle notare che la sua lista ha ottenuto soltanto poco più del 25% dei voti espressi, che corrispondono ad appena il 20% dell’intero corpo elettorale.

Quindi di fatto lei ha governato in questi anni grazie ad una legge elettorale (che non riteniamo per nulla democratica) che premia la lista che ha ottenuto più voti e non quella che ha ottenuto la maggioranza assoluta degli stessi.

Di conseguenza, la sua amministrazione non godeva affatto della maggioranza dei consensi dei cittadini vegliesi, ma soltanto di una ridotta minoranza di essi.

Detto questo, vorremmo pregarla di non confondere le opere di normale amministrazione (manutenzione strade, edilizia scolastica, illuminazione pubblica, sicurezza, ecc…) con quelle invece che caratterizzano l’operato innovativo ed evolutivo di una giunta e che rientrano nella sfera di interventi incisivi in campo sociale, economico, ambientale e culturale.

E riguardo a questi ultimi, sinceramente non si sono visti in modo soddisfacente, anzi.

Sul piano culturale, è vero che qualcosa si è realizzato (in particolare nella valorizzazione della biblioteca comunale), ma troppo poco rispetto a quanto si sarebbe potuto attuare, visto che a Veglie mancano ancora un teatro, una libreria, un centro di aggregazione culturale e iniziative che vadano ben oltre le solite conferenze di presentazione di un libro.

Sul piano ambientale, risultano assenti a livello comunale le norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, ossia un Regolamento, una Progettazione, un Piano annuale di monitoraggio e un Sistema Informativo del Verde pubblico.

C’è soltanto un Censimento del Verde Pubblico risalente al 2019 e fra il personale comunale manca una figura veramente esperta nel settore.

Così, d’estate le vie del paese rimangono invase da un calore insopportabile che ti impedisce di muoverti a piedi anche volendo.

Pensando ai cambiamenti climatici e all'innalzamento della media delle temperature terrestri, si potrebbe dire che si tratta di una negligenza piuttosto significativa.

Riguardo agli interventi di pulizia locale, qualcosa si è fatto nelle strade centrali del paese, ma al di fuori di esso le discariche a cielo aperto permangono e sono ancora una triste costante.

E se si chiede un intervento all’amministrazione comunale affinché proceda immediatamente allo sgombero delle stesse e dei terreni adiacenti, i tempi sono piuttosto lunghi e possono durare anche mesi.

Sul piano sociale e sanitario, non c’è stata una vera considerazione per i disabili (nonostante la petizione presentata dal nostro Comitato di recente e perfettamente ignorata dalla vostra amministrazione circa l’istituzione a livello comunale di un garante dei disabili) e gli anziani, tanto che i marciapiedi ormai sono praticamente inservibili al passaggio dei pedoni perché destinati a piazzarci qualsiasi cosa (pali della luce, bidoni della spazzatura, cassette Enel, segnaletiche stradali di cui diverse piazzate proprio dalla vostra amministrazione, ecc…), la maggior parte non sono a norma e non c’è una via del paese in cui siano strutturati in modo uniforme.

Per non parlare delle strade piene di buche e rattoppi che se le percorri a piedi, rischi ad ogni momento di farti male o di cadere rovinosamente, figuriamoci per un individuo che ha problemi di deambulazione seri.

Riguardo alle strade comunali, avrebbe dovuto precisare nel suo intervento su questa testata che soltanto una piccolissima parte è interessata ad interventi di manutenzione e in alcuni casi unicamente una parte di esse.

Il manto stradale della piazza centrale del paese poi non è mai stato messo veramente in sicurezza, tanto è vero che risulta ancora pericoloso in più punti per il passaggio pedonale delle persone.

Il PUG (Piano Urbanistico Generale) è fermo dal secolo scorso (e da allora il paese è cambiato non poco nella sua conformazione), non ci sono piste ciclabili, le rastrelliere sono rare, i parcheggi in certe ore della giornata sono eseguiti in modo selvaggio e disordinato specie nelle strade centrali del paese, non esistono orari di carico e scarico di merci con la conseguenza che tale carenza può compromettere il flusso regolare del traffico in certi momenti e gli organici della Polizia Municipale appaiono alquanto insufficienti nel monitorare un territorio di dimensioni piuttosto ampie.

D'altro canto, gli aiuti dati dalla sua amministrazione ai cittadini in difficoltà erano inseriti nei finanziamenti erogati dallo Stato centrale durante la pandemia e rientravano quindi nei vostri obblighi amministrativi.

Poi, lo spostamento integrale di tutte le strutture comunali, compresa la sede dei vigili urbani e la guardia medica in una zona periferica della città è stata un’iniziativa nel complesso inadeguata e infelice rispetto a tutti coloro che hanno difficoltà a spostarsi in macchina (o non ce l’hanno proprio) o hanno problematiche fisiche che glielo impediscono.

È per questo motivo che nella stragrande maggioranza dei comuni questi uffici sono sempre situati nel centro del paese.

Lo stesso discorso vale per l’area mercatale perché anche in questo caso si cerca di solito di privilegiare aree interne al paese e non al suo esterno.

Praticamente a Veglie tale area si trova in mezzo ai campi!

Con l'avallo di tale scelta, è ovvio che i soggetti citati poc’anzi non possono recarvisi, rendendo di fatto la piazza di Veglie poco interessante per gli operatori del settore.

In merito alla riduzione della tassa sulla raccolta differenziata (a prescindere dal fatto che si tratta di un’imposta iniqua che non tiene affatto conto dei quantitativi di rifiuti prodotti nello specifico da ogni singolo cittadino) appare di importo modesto e trascurabile, specie in questo momento con un’inflazione ormai a due cifre.

D'altra parte, nel corso della sua ultima amministrazione, non sono mai state attivate le consulte, che sono un motore fondamentale e significativo di partecipazione della cittadinanza alla vita democratica.

Se è vero che durante la pandemia non si potevano fare aggregazioni è anche vero (visto i consigli comunali di quel periodo) che gli incontri ad esse inerenti avrebbero potuto tenersi benissimo attraverso videoconferenze.

Inoltre, diverse volte il nostro comitato ha interpellato la vostra amministrazione via pec  su varie tematiche (ambiente, disabili, viabilità, ecc…) ma soltanto una volta abbiamo ottenuto una risposta dall’Ufficio Ambiente del Comune.

Sarebbe buona norma oltre che un obbligo previsto dal diritto amministrativo rispondere alle pec che vi giungono da parte dei cittadini entro il termine di 30 giorni.

Riguardo all’opposizione di cui lei parla nel suo intervento, riteniamo che sia stata piuttosto blanda quanto insignificante, spesso assente dalle grandi tematiche del paese, non da ultima quella relativa al rilancio economico dello stesso.

Perché è evidente, Dott. Paladini, che questo rilancio non c’è mai stato nel corso della sua amministrazione e questo è anche dovuto all’incapacità ormai cronica da parte della stessa nel reperire ed acquisire fondi regionali ed europei che potrebbero concretamente promuoverlo.

Il confronto con comuni limitrofi quali Novoli, Salice, Porto Cesareo e Leverano appare davvero emblematico a riguardo.

Infine, i progetti che lei cita e che non sarebbero andati in porto a causa del crollo della sua Giunta, non sono da annoverare come conquiste della stessa proprio perché non si sono mai attuati e potranno quindi semmai rientrare nell’ottica di contenuti da presentare nel vostro programma nel corso della prossima campagna elettorale.

Detto questo, concludiamo affermando che la sua amministrazione non ha prodotto risultati davvero soddisfacenti per il benessere di questa collettività, tali da poter auspicare che lei possa ancora insediarsi nuovamente alla carica di primo cittadino.

Veglie avrebbe bisogno di ben altri interventi e di azioni che veramente riescano a farla uscire dal lungo torpore in cui ormai sembra essersi arenata.

Teniamo a precisare che le critiche che abbiamo espresso in questa sede non intendono affatto andare in contrasto con la reputazione di nessuno dei membri del consiglio comunale.

Infatti, non si tratta affatto di attacchi di natura personale ma soltanto di considerazioni politiche sul loro operato basate su dei fatti.

Nel merito, vorremmo ancora aggiungere che Veglie necessita davvero e con urgenza di avere finalmente un sindaco a tempo pieno, perché la crisi in cui versa questa località merita una presenza costante sul territorio e fra la sua gente.

Svolgere tale incarico a tempo parziale, significa a nostro parere considerare in modo riduttivo tale mansione e delegarla ad altri può non risultare sempre positivo e costruttivo per i destini di questa comunità.

Sinceri auguri per la sua prossima campagna elettorale.


Yvan Rettore 

Referente del Comitato Civico di Lecce e provincia in difesa della Costituzione - Associazione Free

mercoledì 4 gennaio 2023

LA SENSIBILITA' A CORRENTI ALTERNATE

 Oltre 40 anni fa, quando ancora vivevo in Svizzera, ebbi uno spaventoso incidente che rischiò di mandarmi al creatore.

Nessun vicino venne a trovarmi, né in ospedale, né a casa durante la convalescenza.
Addirittura mio padre aveva lasciato sola mia madre ad accudirmi prima e dopo l'intervento perché aveva ritenuto prioritario fare una trasferta d'affari in Italia.
Solo tre compagni di scuola vennero a trovarmi a casa.
Uno di loro purtroppo oggi non c'è più ed era effettivamente un gran bravo ragazzo.
Per il resto, nessuno, manco i parenti dall'Italia, si degnarono di venire a trovarmi e di sostenere mia madre in quel difficile momento della mia esistenza.
Quell'episodio segnò la mia vita e mi fece capire già allora quanto poco amore e solidarietà ci sono nel mondo occidentale, se manco tra vicini di casa, tra conoscenti e presunti amici, tra parenti stretti e perfino in famiglia, non ci sono sentimenti di umanità e di considerazione verso chi soffre e ancor di più verso chi sta per morire.
A distanza di anni da quel periodo, in assoluto fra i peggiori della mia vita (allora avevo soltanto dodici anni), un giorno suonò alla mia porta una signora che abitava nel mio quartiere e che manco conoscevo.
Mi porse la foto di un gatto, del mio gatto che era stato investito da poco dall'immancabile pirata della strada di turno.
Era un bellissimo primo piano e me la donò, così da avere un bel ricordo di Minù, il mio amato gattino che aveva purtroppo tanto sofferto in vita.
Rimasi alquanto sorpreso da quel gesto, bello sì, ma significativo della sensibilità a correnti alternate di certe persone.
La fine dell'umanità ormai dirompente e dominante nel mondo occidentale era già cominciata.
E ora si sta ripetendo in questi giorni con quanto accaduto ad Anna, la mia dolce compagna.
Perché ad interessarsi davvero del suo precario stato di salute attuale dovuto ad una rovinosa caduta avvenuta il 24 dicembre scorso, siamo davvero in pochi.
Meno delle dita di una mano!
Gli altri?
Manco una telefonata o una visita!
Ma andiamo avanti lo stesso con chi c'è e con la fortuna di sapere che almeno loro ci sono.
Gli altri?
Fanno solo da contorno e a parte qualche frase di circostanza, non gliene frega proprio niente.
E quindi è come se non ci fossero.
E non ci sono mai stati.
Quando si dice, "meglio soli, che male accompagnati"...

Yvan Rettore