Quando io e la mia compagna, Anna, fondammo il Centro Culturale Carmelo Bene a Veglie più di due anni fa, uno degli aspetti su cui decidemmo subito di non mai transigere era (e rimane tuttora) la coerenza nei confronti degli ideali e principi che ci avevano spinti a realizzare quell'iniziativa.
Da allora, la maggior parte della gente che si è affacciata a questa realtà si è comportata con correttezza e lealtà nei ns confronti. Diversi ormai considerano il Centro Culturale Carmelo Bene come una seconda casa in cui poter crescere, confrontarsi, costruire forme di aggregazione, divertirsi, in parole povere sentirsi vivi e autentici nell'essere insieme ad altri.
Altri, una minoranza per fortuna ridotta, si sono comportati in modo opportunista, ipocrita, villano e profondamente irrispettoso nei confronti del ns impegno quotidiano profuso gratuitamente verso il prossimo.
Altri ancora hanno cercato di metterci i bastoni tra le ruote, di diffondere falsità sul ns conto e di ignorarci come se fossimo degli appestati mentre loro invece persistono tuttora a ritenersi una categoria (per fortuna ristretta) di esseri superiori.
I primi si sono autoesclusi perché ovviamente in un contesto come quello del Centro, le primedonne non possono sopravvivere alla visione collegiale e solidale che ne è alla base.
I secondi stanno declinando perché sono talmente presi nel loro delirio di onnipotenza da essere riusciti a costruirsi un deserto intorno a loro che non fa altro che aumentare giorno dopo giorno.
Rimangono da citare i voltagabbana, gente che è venuta da noi sparlando a più non posso dell'attuale amministrazione comunale e/o di entità che ruotano intorno a loro.
Ovviamente coerenti col ns spirito di inclusione li abbiamo accolti, resi partecipi delle ns iniziative, pagato e organizzato quelle proposte da loro e questo non certo per scontrarci con coloro che allora consideravano come nemici, ma soltanto perché ritenevamo giusto dar loro spazio in attività che consideravamo utili per la crescita culturale e artistica della comunità.
Poi tutt'ad un tratto, questi soggetti si sono girati verso altri lidi escludendoci completamente dalla loro esistenza e giungendo perfino a lodare esplicitamente quelle stesse entità che fino a poco tempo prima non avevano mai mancato di condannare, addirittura pubblicamente.
C'è un detto che dice che chi ha l'abitudine di escludere, alla fine rimane escluso, ma mi sembra che questo genere di individui non ne abbia ancora colto pienamente il significato.
Noi ovviamente non escludiamo, né abbiamo mai escluso nessuno, nemmeno coloro che ci hanno fatto del male (e che cercano ancora di farcene) perché la cattiveria, ma in particolare l'incoerenza non fanno assolutamente parte del ns modo di essere, né di agire nei confronti del prossimo.
Semplicemente perché non servono a nulla, se non ad autodistruggersi a fuoco lento e a sprecare tempo ed energie che potrebbero essere impiegati in modi ben più costruttivi sia per se stessi che nei confronti della comunità.
A maggior ragione riteniamo quindi doveroso affermare che qualunque percorso evolutivo che proponiamo può avvenire unicamente attraverso il rispetto reciproco dei soggetti coinvolti, la fedeltà nei propri principi (a cominciare dall'inclusione) e soprattutto nel cercare di compiere qualsiasi azione con uno spirito di coerenza che sia effettivamente compatibile con la ns identità di realtà culturale, artistica, formativa e sociale al servizio della comunità vegliese e di quelle circostanti.
Per coloro che intendono operare in tali ambiti, la coerenza non si rivela una scelta, ma una regola di vita.
La prima che ci fa crescere individualmente e come comunità di esseri umani.