venerdì 20 dicembre 2019

IL CANE D'ARGENTO


Quella Vigilia di Natale si preannunciava molto fredda. Milano era completamente ricoperta da un grande manto nevoso e tutti si preparavano al grande evento, a quella che viene considerata la più importante festa famigliare del mondo occidentale.
Da tempo ormai non era più così per me. I miei tre figli erano ormai tutti adulti, sposati e affermati a livello professionale. Tutti vivevano fuori dall’Italia ed erano sempre presi da mille impegni, feste comprese. E allora mi accontentavo di sentirli al telefono e di mandare dei regali ai miei cari nipotini che vedevo solo di tanto in tanto quando decidevo di andarli a trovare. La mia ex moglie si era risposata col mio ex migliore amico e ormai non ci sentivamo manco più.
Vivevo quindi da solo in una grande villa colonica con tanto di piscina, sauna e parco inglese. Quando l’avevo fatta costruire, nel massimo della mia megalomania, avevo perfino fatto erigere una fontana simile a quella di Trevi.
A farmi compagnia c’erano Sylvie, una domestica tuttofare haitiana, dal sorriso meraviglioso e Pavel, un giardiniere bulgaro che diceva di essere mezzo parente con l’ex calciatore Tonkov.
Quella sera, avevo detto a Sylvie di tornare a casa più presto del solito per trascorrere la vigilia con la sua famiglia. Lei mi aveva preparato un lauto pasto, ma appena uscita lo avevo riposto in frigo e mi ero seduto in salotto a fare zapping con i canali TV.
Una sera quasi come tutte le altre, un Natale come tutti i precedenti.
Poi d’un tratto suonò il campanello. Andai al citofono e vidi con la telecamera una signora di mezza età davanti al cancello della villa. Mi disse che aveva fatto un incidente con l’auto poco distante e dato che era in una zona un po’ lontana dai centri abitati, mi chiese se potessi ospitarla il tempo necessario perché potesse giungere il carro attrezzi e qualcuno dei suoi famigliari a prenderla.
Di solito ero diffidente, ma decisi lo stesso di farla entrare. Quando oltrepassò la porta riuscii a vederla meglio. Doveva avere sulla quarantina ed era un po’ trasandata nel modo di vestire. Non era nemmeno truccata e aveva i tratti tirati. Aveva i capelli lunghi, di un nero corvino e degli occhi in cui si intravedeva velatamente che doveva avere una vita non facile.
Si chiamava Arianna, era separata e madre di due figli, che però stavano col padre. Lavorava part-time in una azienda di pulizie e viveva in una casa popolare che diceva essere più un tugurio che un vero e proprio alloggio.
Nell’attesa che giungesse una sua amica a prenderla, decisi di invitarla a cena. Lei dopo una prima esitazione, finì con l’accettare. E così il lauto pasto preparato con cura da Sylvie venne consumato.
Ad un certo punto, il telefono nello studio accanto alla sala squillò. Mi scusai con la mia ospite e mi ci appartai. Era Vincenzo, mio figlio che stava a New York. Non parlammo molto a lungo, ma sentirlo mi riempiva di gioia e quando parlai con le mie nipotine, la mia emozione andò a mille.
Quando tornai in sala, Arianna se n’era andata. Aveva lasciato soltanto un bigliettino sul tavolo sul quale aveva scritto che mi ringraziava e mi augurava ogni bene.
Sconfortato, andai nel vicino salotto e riaccesi la TV ma mentre facevo zapping col telecomando, mi venne improvvisamente in mente qualcosa. Sulla credenza presente in sala c’era una statuetta in argento raffigurante un cane vestito in modo elegante. Era un pezzo unico di grandissimo valore. Ebbene passandoci accanto poco prima non l’avevo più vista. Tornai precipitosamente in sala e infatti non c’era più. Arianna la aveva portata via con sé!
Sprofondai sulla sedia, preso da un immenso sconforto non tanto per il furto in sé quanto piuttosto per il modo in cui Arianna aveva abusato della mia fiducia e della mia ospitalità. Un grande magone cominciò ad invadermi. Quanto ero stato ingenuo!
Presi il telefono, deciso a denunciare l’accaduto. Ma poi lasciai perdere. Cosa avrei potuto dire?! Che una donna dall’aspetto comune aveva rubato un oggetto a me molto caro? Non sarebbe servito a granché. E poi forse se lo aveva fatto era perché era disperata e aveva bisogno urgente di denaro. E pensare che se me lo avesse chiesto, glielo avrei dato volentieri. Ero solo, avevo settant’anni e tanto denaro da poter vivere altri mille anni come un nababbo.
Spossato dalle amarezze di quella serata, finii con l’appisolarmi sulla poltrona in sala e nei mesi successivi cercai di dimenticare l’accaduto.
Poi un giorno, mi recai da un mio amico antiquario nel centro di Milano perché essendo un collezionista di sopramobili antichi e di ottima fattura, non perdevo occasione per andarlo a trovare con una certa assiduità. Parlavamo del più e del meno quando d’improvviso la vidi. La statuetta in argento che mi era stata rubata durante la Vigilia di Natale era esposta in bella vista su uno scaffale. Prontamente chiesi al mio amico come se la fosse procurata e lui mi disse che una signora sulla quarantina gliela aveva venduta la settimana prima. Gli domandai di descrivermela. Non c’erano dubbi. Si trattava di Arianna. Mi feci dare il suo indirizzo dal mio amico in quanto un antiquario deve sempre poter dimostrare l’origine della merce acquistata per cautelarsi da eventuali accuse di ricettazione.
Dopo avere acquistato la statuetta, tornai subito a casa. Andai in salotto, aprii una teca e trassi altre due statuette d’argento di identica fattura di quella raffigurante il cane, ma che in questo caso rappresentavano una un gatto e l'altra un gallo.
Caricai tutto in macchina e mi fiondai al domicilio di Arianna. Viveva effettivamente in una casa popolare in una zona piuttosto malfamata di Milano. Quando suonai il campanello venne ad aprirmi proprio Arianna. Aveva i capelli in disordine e gli occhi stanchi. Non mi riconobbe subito e mi chiese cosa volessi. Le dissi che mi aveva mandato un suo amico incaricandomi di consegnarle un pacco. Glielo misi letteralmente in mano e sorridendo me ne andai. Fu solo allora che lei si ricordò di me e sussurrò presa dalla paura: “Ma lei…, lei è…”. Non la sentivo più, ormai ero in fondo alle scale ed ero già uscito dal palazzo.
Nella lettera che avevo lasciato nel pacco che le avevo consegnato c’era scritto:
“Buongiorno Arianna,
Spero che stia bene.
Mi sono permesso di riportarle la statuetta in argento che lei mi ha sottratto tempo fa, perché sarà più utile a lei che a me. Anzi considero che sia sua e la consideri come un mio personale omaggio. Ci ho aggiunto altre due statuette di uguale fattura, perché tutte e tre insieme formano una collezione unica di valore ben più grande che prese singolarmente. Ho già parlato con il mio amico antiquario al quale lei si era rivolta per la vendita della prima statuetta e si rende disponibile fin da subito a comprarle l’intera collezione.
Non faccio questo né per compassione verso di lei, né per fare un gesto di carità, mi creda.
Lo faccio perché sono stanco di avere tanto denaro e tanti oggetti di valore che non mi servono a nulla se non a mantenere in essere la mia perpetua solitudine.
E lei col suo gesto mi ha fatto capire che per me è venuto il momento di cambiare e di cercare di dare una svolta alla mia esistenza finché sono ancora in tempo per farlo.
Ecco perché mi sono permesso di compiere questo gesto nei suoi confronti, ossia per dimostrarle la mia riconoscenza e sperando che anche lei possa trarre giovamento da questo mio cambiamento.
Auguri di ogni bene.”
Poco tempo dopo vendetti quella villa inutile in cui mi ero rinchiuso e passai gli anni successivi ad occuparmi di chi aveva più bisogno anziché solo di me stesso.


Yvan Rettore


martedì 17 dicembre 2019

2010-2019: IL DECENNIO CHE HA UCCISO LA POLITICA

Il decennio che sta per concludersi ha segnato la fine della politica.
L'involuzione a cui siamo stati costretti ad assistere è stata davvero inarrestabile e sotto certi aspetti perfino sconvolgente.
I social network che avrebbero dovuto consentire una maggior capacità di dialogo e di comprensione tra le persone sono ormai divenuti delle vere e proprie incubatrici di manipolazioni di massa.
Al di là delle notizie false, vi vengono esaltati e diffusi ad arte comportamenti negativi, odio e intolleranza in varie forme.
I politici, malati più che mai di personalismo acuto e di protagonismo, ricorrono quotidianamente a tali piattaforme virtuali.
I leader di partito hanno addirittura vere e proprie squadre di dipendenti al loro servizio attraverso le quali vi rilasciano dichiarazioni spesso con ritmi frenetici e notevolmente invasivi.
La stampa tradizionale si accoda a questo modo di fare diffondendovi qualsiasi frase venga scritta, svuotando così il valore della notizia che dovrebbe essere quello di informare e non di disinformare creando confusione e parlando di cose prive di senso e di valore e spesso incoerenti.
Il giornalismo d'inchiesta è ormai ridotto all'osso e nella maggior parte dei casi viene ostacolato o ignorato del tutto perché votato a fornire notizie oggettive fondate su azioni di denuncia di un fatto esistente.
Quindi di fatto rimane assente dai social network.
Gli utenti vi perdono ore e ore a parlare e sparlare di temi di cui hanno una conoscenza relativa, giungendo spesso a scrivere esternazioni intrise di odio e comportandosi come se dovessero duellare costantemente con chi non la pensa come loro anziché cercare un confronto sereno e costruttivo col prossimo.
La TV è ormai letteralmente invasa da trasmissioni politiche in cui si parla tanto ma in cui non si dice praticamente nulla.
Le frasi ad effetto e gli slogan contano infatti molto di più dei contenuti, fenomeno dilagante sostenuto dal fatto inequivocabile che sempre più spesso i leader politici non risultano preparati e competenti sulle materie in cui vengono interpellati.
Ma riuscendo a far passare una certa immagine e/o a sorprendere il pubblico con uscite che fanno audience e che colpiscono l'emotività degli spettatori, questi loro limiti palesi finiscono col passare in secondo piano.
Anche perché è passato il messaggio demenziale che per fare politica non c'è più bisogno di una preparazione né di avere competenze specifiche.
Accettando questa vera e propria assurdità, il livello odierno della politica si è talmente appiattito da avere quasi del tutto snaturato ed inficiato tutte le attività che dovrebbero promuoverla ed affermarla in una dimensione positiva per l'insieme della collettività.
Quindi non è un caso che attraverso il lancio di campagne in rete una ragazzina sia potuta diventare improvvisamente una leader ambientalista di spessore mondiale o che un movimento di piazza identificato (in modo ridicolo) con un animale sia un elemento di cronaca quotidiana sul quale dibattono perfino politologi autorevoli che invece dovrebbero affrontare temi ben più seri ed interessanti per il bene del Paese.
I partiti in tutto questo si accontentano di strumentalizzare questi movimenti nati e diffusi virtualmente per usarli per fini esclusivamente elettorali.
Infatti, oggi queste entità sono ormai ridotte a veri e propri comitati elettorali perché più che mai in questo periodo la priorità di un politico è quella di essere eletto e non di impegnarsi invece per il bene della collettività di cui dovrebbe rappresentare gli interessi e i diritti.
Tutto questo ha consentito la fine della politica, fatta a pezzi da un sensazionalismo mediatico costruito ad arte per impedire alla gente comune di pensare con la propria testa e di agire ed aggregarsi di conseguenza.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un'amministrazione pubblica sempre più scadente, uno stato sociale sempre più a rischio, un livello culturale sempre più basso e un capitalismo, selvaggio e libero di agire, sempre più affermato e feroce che porta tutti quanti a vivere in una società in modo precario e incivile.

Yvan Rettore



mercoledì 27 novembre 2019

LA VITA A MODO MIO

In Occidente i ritmi di vita sono ormai talmente frenetici per la maggior parte degli individui, tanto da portarli letteralmente a consumare la vita anziché viverla. Il "valore" tempo che è la ricchezza essenziale dell'esistenza di ogni essere umano viene divorato da una escalation di impegni quotidiani che impediscono all'uomo di apprezzarlo per quello che in realtà dovrebbe essere, ovvero un modo fondamentale per apprezzare ogni momento della nostra vita con ritmi lenti tali da consentirci di goderne al meglio ogni sfaccettatura. 
Invece, tutti a correre come automi dietro a mille impegni per poi ritrovarsi alla fine dell'età lavorativa senza avere vissuto, scoperto e assaporato veramente le bellezze e misteri meravigliosi che presenta ogni giorno la vita e che parecchi di noi non sanno ormai più nemmeno cogliere. 
Ecco perché non sono più interessato a vivere la mia vita così e la voglio vivere a modo mio, senza più condizionamenti oppressivi tali da impedirmi di apprezzarne ogni dettaglio.


Yvan Rettore




mercoledì 20 novembre 2019

SLOGAN DA CAMPAGNA ELETTORALE!

Confronto tra un candidato e un elettore:

- Candidato: "Grazie al nostro governo, ora il Paese è in crescita."
- Elettore: "E come mai mi ritrovo con meno soldi in tasca?"
- Candidato: "E' colpa dei governi precedenti che sperperavano denaro pubblico. Ora grazie al nostro governo, è aumentato l'export pro capite."
- Elettore: "Traduzione?"
- Candidato: "Le aziende esportano di più e quindi vi sono maggiori introiti nelle casse dello Stato."
- Elettore: "E come mai mi ritrovo sempre con meno soldi in tasca?"
- Candidato: "Perché abbiamo dovuto coprire gli sperperi dei governi precedenti. Con noi, è però diminuita la disoccupazione."
- Elettore: "E perché ci sono sempre più aziende che chiudono e dipendenti che lavorano per pochi mesi, come è il caso ad esempio di mio figlio?"
- Candidato: "Sono le sfide della globalizzazione. L'importante è che lavorino sempre più persone."
- Elettore: "Anche se guadagnano meno e non hanno un posto fisso?"
- Candidato: "Sono le sfide della globalizzazione e dobbiamo purtroppo coprire anni di sperperi dei governi precedenti."
- Elettore: "Permette una osservazione?"
- Candidato: "Mi dica. Sono a sua completa disposizione."
- Elettore: "Finora ha soltanto parlato, senza dirmi nulla. Non è che mi sta prendendo per i fondelli?"
- Candidato: "Ma no! Lei mi voti e vedrà che manterrò fede ad ogni mia promessa."
- Elettore: " Sa cosa le dico?"
- Candidato: "Mi dica."
- Elettore: "Il silenzio è d'oro in questi casi. Vada a lavorare invece di limitarsi a raccontare fesserie pur di continuare a vivere senza far niente a spese dei cittadini!"


Yvan Rettore




domenica 17 novembre 2019

CARA VENEZIA,

Con te ho sempre avuto un rapporto speciale fin dal nostro primo incontro avvenuto quando ero ancora piccolo.
"Incontro" perché visitarti sarebbe troppo riduttivo per esprimere ciò che rappresenti non soltanto per un veneto come me, ma per l'umanità intera.
Bisogna incontrarti perché è vivendoti che ti si scopre in tutta la tua sconfinata bellezza e i tanti misteri che da sempre avvolgono la tua storia.
Già allora soffrivi questa modernità che continua a non rispettarti e a calpestare la tua dignità.
Ti hanno trasformato progressivamente in un grande "Luna Park" turistico, da tempo non puliscono più i canali che ti attraversano e l'erosione dei fondali non accenna a diminuire a causa di uomini biechi ed irresponsabili che al contrario dei loro antenati vogliono soltanto sfruttare la tua immagine divorando ogni giorno ciò che resta del fragile contesto naturale in cui ti trovi prigioniera.
Ogni volta che sono venuto a trovarti, ho sentito, respirato questa tua grande ed incolmabile sofferenza.
Non me ne parlavi, ma le tue lacrime e la tua tristezza di fronte all'invasione di turisti che sei costretta a subire quotidianamente non mentivano e non mentono tuttora.
E ti assicuro che ho sempre condiviso questo tuo stato d'animo e non ti dico la rabbia e il dolore che provavo e che provo ancora oggi nel vedere come ti hanno ridotta.
Tu, la "Serenissima", un gioiello unico ed irripetibile che non si può non amare, considerata unicamente come un cencio da issare perennemente in nome di un consumismo che viola tutto ciò che sei e che rappresenti.
E' da tempo che non ci incontriamo e non sai quanto mi manchi: dalla magia del mattino quando ti svegli nel silenzio delle calli alla sera quando la brezza dolce della laguna accarezza ancora ogni canale che ti attraversa, dai ponti che ti uniscono al vocio appena sussurrato del dialetto veneziano che resiste nei tuoi quartieri popolari; ai cicchetti che consumavo con la gioia di stare insieme a te fino alle "ombre di bianco" che si beveva in allegria guardando il sole specchiarsi nella laguna.
Oggi ancora soffri Venezia, si vede che è il tuo destino in questa era di modernismo crudele e spesso criminale, ma il mio Amore per te rimane e rimarrà per sempre, perché ciò che tu mi hai dato nessun altro luogo è riuscito a darmelo.
Ed è per questo che resterai sempre ancorata in un angolo del mio cuore.
Grazie di esistere ancora, Venezia.



lunedì 11 novembre 2019

ILVA: QUANDO SI SCONTRANO LA SALVAGUARDIA DEI POSTI DI LAVORO E IL DIRITTO ALLA SALUTE DEI CITTADINI?!

Soltanto in Italia possono avvenire simili assurdità.
In Austria, nel drammatico caso della Voest (impianto siderurgico simile a quello dell'ILVA) negli anni '80, le autorità e la proprietà della struttura produttiva si accordarono (sia per la salvaguardia ambientale che per il mantenimento dei posti di lavoro) per una trasformazione non nociva dello stesso e una bonifica effettiva di tutta l'area.
In Italia, la tradizionale carenza di senso civico e l'incapacità oltre che l'irresponsabilità cronica della nostra classe dirigente hanno portato a questo disastro che non riguarda soltanto l'ILVA ma anche quartieri come Marghera a Mestre o la città di Piombino.
Ma tanto agli amministratori pubblici non gliene può fregar di meno.
Come al solito ormai!


Yvan Rettore


mercoledì 6 novembre 2019

L'ODIO E' UN INSULTO ALL'INTELLIGENZA!


Non riesco proprio più a reggere coloro che preferiscono ricorrere ai luoghi comuni e all'ignoranza sul tema "immigrazione" piuttosto che informarsi in modo adeguato sulla questione e far funzionare il buon senso e la materia grigia.
Basterebbe cominciare col ricordare a lor signori che l'impossibilità di poter far arrivare immigrati come forza lavoro regolare in questo Paese è stata sancita dalla Legge Bossi Fini.
Poi è ovvio che tutti i governi che si sono alternati successivamente anziché risolvere la questione degli sbarchi (e soprattutto dell'accoglienza) l'hanno di fatto aggravata fino a giungere alla drammatica situazione attuale.
Detto questo sono veramente stufo di dover continuare a sentir pronunciare slogan artefatti e dischi rotti sull'argomento e di dover dare spazio a soggetti che non impiegano proprio alcun sforzo teso a riuscire a costruirsi una posizione ragionata e sensata sulla questione.
Per farlo è necessario partire da una conoscenza effettiva (quanto doverosa) dei fatti e sul buon senso.
Invece costoro si limitano a prendere per oro colato gli slogan del ducetto longobardo e di altri opportunisti politici che usano questo tema per costruire consensi fondati sull'odio del prossimo e del diverso anziché sulla ragione e la capacità di discernimento.
Infatti è più facile bere qualsiasi stupidaggine che ci viene propinata dai media televisivi e della carta stampata (ma sempre di più anche dalla rete ed in particolare dai social) standosene comodamente seduti dentro le quattro mura di casa, piuttosto che prendere un libro o una rivista autorevole in mano o sentire dai protagonisti come stanno davvero le cose.
Sono questi gli strumenti efficaci che consentono di fornire una visione più completa ed esauriente del tema, tale da consentire ad ognuno di noi di avere poi una posizione costruita con la propria testa e non secondo gli schemi di un gregge di pecore.
Solo che questo esercizio richiede tempo e pazienza, ma è unicamente agendo in questo modo che il buon senso e l'intelligenza trovano un terreno fertile per esprimersi.
Altrimenti si lascia spazio all'odio che è un vero e proprio insulto all'intelligenza!

Yvan Rettore


lunedì 4 novembre 2019

I PATRIOTI ITALIOTI

C'è sempre più gente in questo Paese che esige che gli stranieri che accogliamo siano educati e conoscano, la nostra Storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Vorrei però rammentare a questi "patrioti improvvisati" che parecchi dei nostri connazionali spesso e volentieri non sanno manco dov'è di casa l'educazione, che hanno un'ignoranza consolidata della nostra Storia (tralascio la cultura perché la situazione è ancora più sconfortante) e che riguardo alle tradizioni (specie al Nord) si riducono ormai a kermesse utili unicamente per fare soldi a palate nel nome di un consumismo che sembra non avere confini.
Quando però l'Occidente devasta interi territori per sfruttare le ingenti risorse minerarie, agricole e zootecniche del Sud del mondo, non si fa certo scrupoli nel rendere schiave le popolazioni ivi residenti facendole sprofondare in uno stato di indigenza che prima non conoscevano.
Alla faccia dell'educazione, della loro Storia, della loro cultura e delle loro tradizioni che vengono sempre spazzate via senza alcuna pietà né ritegno.
E poi ti ritrovi questi "patrioti da orticello" che si permettono di fare la morale e di lanciare proclami su cosa è giusto e non è giusto fare.


Yvan Rettore


domenica 27 ottobre 2019

IL BUIO E' UNO SPAZIO IN CUI VEDERE MEGLIO IL MONDO E QUINDI NOI STESSI!

Ciò che conta nella vita è raggiungere la serenità perché è soltanto in quello stato che si riesce a scoprire quei momenti di felicità che rendono bella e piacevole l'esistenza indicandoci che comunque vada vale sempre la pena di essere vissuta fino in fondo.
Nel bene e nel male.
Per riuscirci basta essere umili e vivere nella semplicità e con uno spirito di accoglienza e non di chiusura nei confronti di quanto ci offre ogni giorno del nostro passaggio su questa Terra.
Cercare di apprezzarne ogni momento, senza continuare ad affannarci nella ricerca e costruzione di un domani migliore, perché spesso e volentieri i momenti di felicità sono a disposizione ogni giorno e basta saperli cogliere e accettarli.
Invece (quasi) tutti a correre come matti, direi perfino come zombies senza avere la consapevolezza di quanto si perde di bello in questa vita e finendo col diventare vecchi avendola consumata senza però mai averla vissuta.
La maggior parte degli individui si limitano a vedere soltanto le cose che fanno loro più comodo, spronati da un opportunismo distruttivo e quindi privi di qualsiasi abnegazione e apertura reale, genuina e disinteressata verso il prossimo.
La condivisione, la solidarietà (quella vera), il saper vivere insieme (che implica dover fare anche delle rinunce ma che alla fine della fiera rimane l'unica vita accettabile per ogni essere umano dato che l'uomo è un animale sociale e non un robot da comandare a bacchetta per produrre e consumare facendo astrazione della sua componente fondamentale: il pensiero) vengono di conseguenza del tutto ignorati per lasciar spazio a esistenze vuote ed effimere incentrate esclusivamente sui bisogni materiali e individuali.
Questa descrizione rappresenta la società occidentale, ma per fortuna non tutto il mondo.
Perché anche se i media ovviamente lo celano, la maggior parte degli esseri umani non vive come noi e non accetta queste squallide regole del gioco.
Bisogna quindi non soltanto limitarsi vedere, ma imparare a guardare e ad osservare questo mondo, la gente e le realtà quotidiane che ci circondano e con cui abbiamo a che fare quotidianamente.
Perché è nei dettagli e nelle sfumature che nascono i migliori dialoghi e i rapporti più duraturi.
A cominciare da sé stessi.
Finché non stabiliremo un dialogo profondo e completo col proprio essere e non ci impegneremo a guardarci dentro davvero fino in fondo, allora non riusciremo mai a stare bene e a vivere veramente in serenità (elementi essenziali per poter affrontare la vita col sorriso anziché con pesi e paure spesso indotte da questo squallido sistema in cui siamo arenati ormai da troppo tempo).
Le paure concrete della vita in realtà sono veramente poche e la maggior parte dei problemi viene creata dall'ottusità e dalla scarsa volontà di superarli dimostrate da coloro che a volte incontriamo sulla nostra strada, ma spesso e volentieri anche da noi stessi.
Detto questo, coprirsi gli occhi con una benda (come si propone di fare nei percorsi sensoriali) serve per riuscire a vivere e scoprire momenti unici ed esclusivi col proprio essere ogni giorno e per vivere un'intimità che spesso non si riesce più a ritrovare nella vita frenetica odierna.
Ma serve anche per dialogare, conoscersi, amarsi e rispettarsi e accedere agli orizzonti infiniti della nostra mente e del nostro essere al di là dei nostri sensi e delle percezioni basilari che siamo abituati ad usare (spesso male o in modo parziale) nella vita quotidiana.
Quindi la benda sugli occhi non per non vedere il mondo che ci circonda, ma per imparare a guardarlo e osservarlo fino in fondo e farlo completamente proprio in un processo di crescita in cui ci si sentirà davvero parte di esso in un tutto immenso e infinito che non è altro che l'intero universo da cui proveniamo e in cui resteremo per sempre.


lunedì 21 ottobre 2019

"AMARE", UN TERMINE ORMAI MOLTO INFLAZIONATO....

Il termine "amare" è molto inflazionato oggi tanto che se ne è perso il reale significato e non si riesce più a distinguerlo da espressioni quali "voler bene" o "mi piace" che però hanno un senso ben diverso.
Oggi quindi si dice tranquillamente "Amo mia moglie", "Amo il mio cane", o "Amo la cioccolata".
Facendo così però si snatura l'essenza stessa del verbo "amare" (che dovrebbe invece descrivere e indicare il sentimento più bello e potente che ci sia ovvero l'Amore) da riservare unicamente in rapporti sentimentali molto profondi quali quello con il proprio partner, i figli o i genitori.
Per tutto il resto ci sono ben altri termini da usare in modo adeguato e corretto per descrivere i propri sentimenti e affetti ("Ti voglio bene") o il solo piacere ("Mi piace").


Yvan Rettore


mercoledì 9 ottobre 2019

LA STRADA

Quando decidi di percorrere una strada, non sai esattamente dove ti porterà.
Puoi immaginare la meta, farne lo scopo della tua esistenza ma la fine di quella strada rimarrà intangibile finché non l'avrai effettivamente raggiunta.
E' come una linea che può essere retta o contorta fino ai limiti dell'orizzonte che riesci a vedere a occhio nudo.
Ma è raro che quella strada non vada oltre.
Poche sono le strade della vita ad essere brevi e ancor meno sono quelle che vanno in linea retta fino alla meta.
L'importante è sapere però che ogni strada per quanto contorta possa essere ha una fine e che c'è sempre.
Potranno esserci temporali, tempeste, cataclismi, guerre, carestie e qualsiasi altra catastrofe possibile, ma quella strada rimarrà.
Certo potrà venire dissestata, colpita e rovinata in più punti, ma la sua direzione resterà segnata come se fosse stata scolpita non soltanto sul terreno che domina ma anche nella memoria tramandata nei secoli degli uomini che saranno sempre chiamati ad usarla.
Potranno perdere la bussola, smarrirsi momentaneamente, ma la strada li porterà comunque a destinazione.
Prima o poi.
E alla fine della strada ci saranno un meritato riposo e una soddisfazione così grande da alimentare per un periodo, seppur limitato, un grande senso di felicità interiore.
Prima di ripercorrere un'altra strada e poi un'altra ancora e così via fino all'ultima che rimarrà purtroppo incompleta ma che avrà anch'essa comunque fatto parte della nostra esistenza.
Nel bene o nel male.


Yvan Rettore



domenica 6 ottobre 2019

FEMMINICIDI: SI PUO' FARE QUALCOSA DI PIU' PER FERMARLI?!

Anche ieri in provincia di Bergamo è stata uccisa una donna di 36 anni per mano del marito, un uomo di 47 anni che si è nel frattempo dato alla macchia.
Non siamo purtroppo gli unici in Europa a vivere quello che ormai si può considerare un vero e proprio massacro di esseri umani. 
Ci sono paesi in cui le cose vanno anche peggio che da noi, ma ciò non può assolutamente essere una consolazione e ancor meno un'attenuante di fronte ad un fenomeno che ormai si sta avverando incontrollabile.
E' chiaro che qualcosa non sta funzionando sia nella repressione che nella prevenzione di tali tragedie che distruggono la vita di molte persone a cominciare ovviamente dalle vittime che pagano il prezzo più alto.
Non intendo criticare l'operato delle forze dell'ordine che a mio parere rimane limitato per via di una legislazione che risulta tutto sommato ancora troppo tenera nei confronti di coloro che usano violenza nei confronti delle donne.
Non intendo riferirmi alle sole pene detentive (la cui determinazione è lasciata in modo spesso troppo soggettivo al libero arbitrio dei giudici) quanto alle misure di prevenzione che appaiono davvero inefficaci rispetto alle azioni violente che dovrebbero impedire.
Un divieto di avvicinamento, una raccomandazione o un momentaneo arresto preventivo (da svolgersi spesso ai domiciliari) si sono dimostrati da tempo strumenti inutili in questo senso.
Ciò che si fatica a capire e a considerare nel nostro ordinamento è che le azioni che precedono l'uccisione della donna sono già di per sé da inquadrarsi come reati gravi e da perseguire con maggiore severità e efficacia.
Lo stalking telefonico, i pedinamenti, le minacce verbali vengono spesso sottovalutati rispetto alle aggressioni fisiche ovviamente ben più gravi.
In realtà bisognerebbe considerare tutte queste azioni nel loro insieme e i loro autori andrebbero fermati e impediti di nuocere ben prima che si giunga al compimento dei tragici epiloghi a cui ormai assistiamo ogni giorno.
Quindi sicuramente il legislatore dovrebbe riformare in modo drastico non soltanto l'entità delle pene ma anche definire chiaramente le situazioni in cui le forze dell'ordine potrebbero essere autorizzate a bloccare il potenziale autore di un femminicidio prima che questo si compia.
D'altro canto ai giudici andrebbe ridotta la facoltà di poter decidere con così tanta soggettività pene e misure coercitive che finora si sono dimostrate troppo spesso tenere ed inefficaci nei confronti di tali reati e lesive della dignità delle vittime e dei loro famigliari.
Tutto questo per evitare il protrarsi di situazioni in cui manifestamente le vittime si sentono abbandonate dalle istituzioni che invece dovrebbero difenderle e che ogni cittadino mantiene anche per questo scopo. 
Altrimenti a cosa servono?!
Ma gli interventi a livello istituzionale da soli non bastano.
Lo Stato dovrebbe investire nella formazione ovvero inserire momenti educativi a livello scolastico in cui far capire chiaramente che la donna non può mai essere ridotta ad un oggetto di piacere o ad una proprietà alla quale non si può rinunciare.
Troppi uomini nel nostro Paese, in nome di un maschilismo purtroppo ancora diffuso, ritengono che la donna è un oggetto in loro possesso di cui si sentono autorizzati a fare ciò che vogliono perché tanto sia la società in quanto tale, sia le istituzioni non stanno dimostrando una volontà sufficiente per impedirglielo.
Parlo di società perché una cosa che mi colpisce sempre è vedere quanta gente partecipa ai funerali delle donne uccise.
Gente che però risultava in gran parte assente quando si trattava di difenderle concretamente dalle violenze e angherie degli uomini che controllavano e distruggevano le loro esistenze.
Questa ipocrisia al momento della morte e questa indifferenza mentre erano in vita sono davvero inammissibili in una società civile.
Quindi al di là dei numeri da chiamare in caso di pericolo e delle associazioni da tempo coinvolte nella protezione delle donne vittime di abusi, sarebbe utile che le persone che vivono nei quartieri in cui avvengono simili atti di violenza si unissero per costruire un argine contro simili degenerazioni e creare una solidarietà effettiva contro i farabutti che si rendono autori di azioni violente contro le donne nei rispettivi focolai domestici. 
Sarebbe sicuramente lo strumento più efficace per evitare che possano ripetersi altri femminicidi e comunque un ottimo punto di partenza per cominciare a vivere in una società in cui il termine "umanità" possa finalmente acquisire un significato autentico e non soltanto simbolico.

Yvan Rettore





martedì 1 ottobre 2019

VOTO AI SEDICENNI?! MA PER FAVORE!

C'è un sacco di gente del tutto ignorante che vota male o in modo del tutto approssimativo (giungendo spesso a compromettere l'evoluzione politica, sociale, culturale ed economica del Paese con scelte del tutto sciagurate) e ora si sta addirittura profilando l'ipotesi di estendere il diritto di voto ai sedicenni che fanno parte integrante della generazione più superficiale e impreparata che ci sia mai stata in circolazione sull'argomento.
Quella stessa generazione del "tutto subito" (che lo ottiene spesso senza fare alcun sacrificio), che passa buona parte del proprio tempo libero a cazzeggiare sui social, a giocare coi videogames e che risulta molto spesso incapace di elaborare una posizione propria (tanto che riducono la cultura a Wikipedia) ed è priva di un minimo di cultura politica. 
Siamo davvero giunti alla canna del gas se una classe politica (pur di raccattare qualche voto in più) si abbassa a simili stratagemmi perché ormai priva di ogni credibilità!

Yvan Rettore


lunedì 30 settembre 2019

EVITA DI COMMENTARE SE NON SEI CAPACE DI ARGOMENTARE!

RISPOSTA ODIERNA CHE HO DATO AD UN FASCIO-LEGHISTA CHE HA COMMENTATO UN MIO POST PUBBLICATO FACENDOLO OVVIAMENTE IN MODO LIMITATO QUANTO PARZIALE:
"Nessuno ti ha invitato a commentare un mio post (non sei manco fra i miei contatti), ma se poi devi commentare pronunciando una montagna di sciocchezze soffermandoti soltanto sulla foto dello stesso e proferendo una patetica sfilza di luoghi comuni sulla Sinistra (che non c'entrava proprio nulla col mio post!) allora non ci siamo proprio!
La prossima volta che devi commentare un post, leggine il contenuto fino in fondo e dì la tua elaborando una tua posizione che riesci ad argomentare evitando di sparare le solite cavolate sulla Sinistra che non servono proprio a un bel niente se non a riempire gli spazi vuoti di interventi che risultano alla fine della fiera soltanto sterili e offensivi verso coloro che usano il buon senso e dimostrano intelligenza, pacatezza e umiltà quando scrivono un articolo o inseriscono un post cercando di andare oltre il limite mentale e culturale dettato dagli schieramenti dentro il quale manifestamente risulti essere ancora imprigionato."


Yvan Rettore




ESERCIZIO SENSORIALE ESTIVO

Dilata forte le narici per annusare la brezza marina che accarezza dolcemente la tua pelle offrendoti un calore piacevole ed intenso.
Ascolta il suo suono mentre attraversa il tuo corpo e le onde del mare le cui onde si infrangono sulla scogliera.
Lasciati cullare dalla sabbia che ti sta intorno e colorare dal sole intenso che si riflette sul mare.
Al buio eviterai di farti distrarre da chi ci vuole provare con te e che ti impedisce di vivere questo splendore nella sua giusta dimensione.



Yvan Rettore


POSTO FISSO DI TRADUTTORE MADRELINGUA A MILANO MA....

Oggi ho visto casualmente in rete un posto di traduttore madrelingua per varie lingue a Milano.
Vi era scritto che il candidato deve vivere e operare a tempo pieno a Milano.
Deve avere 5 anni di esperienza e conoscere l'Inglese.
CCNL, 14 mensilità.
Fin qui, tutto bene.
Ma bisognerebbe spiegarmi come si riesce a vivere dignitosamente e a crearsi un futuro in una metropoli (ma la periferia non è da meglio) dagli affitti e dal costo della vita altissimi con una paga proposta che va da 1'350 a 1'600 Euro mensili???!!!
Finché si continuerà a pagare in modo non soddisfacente chi lavora, la povertà e il precariato continueranno ad essere la regola in questo Paese e non vi potrà essere un futuro (ma manco un presente) degno di questo nome!!!
E ormai vergognarsi e indignasi non basta proprio più!!!


Yvan Rettore


L'ATTIVISMO AMBIENTALE NON E' ADERIRE A POMPOSI EVENTI MEDIATICI MA DEVE TRADURSI IN UN IMPEGNO COSTANTE A LIVELLO POLITICO, SOCIALE E CULTURALE!

E' la differenza che passa tra chi produce fatti concreti attraverso il proprio impegno (rischiando e a volte rimettendoci anche la vita) e chi pronuncia soltanto parole al vento e aderisce a pomposi eventi mediatici che lasciano il tempo che trovano.
Tali eventi vengono promossi perché sono una fonte di business non indifferente per coloro che li promuovono (ad esempio un certo Al Gore - ex vicepresidente degli USA - anni fa arricchitosi enormemente attraverso la diffusione in pompa magna a livello planetario del "catastrofismo climatico" - poi disatteso). 
Credere quindi che non vi siano ingenti interessi dietro al fenomeno "Greta Thunrberg" è davvero ingenuo e questo al di là che si possa aderire o meno alle profezie apocalittiche dei "catastrofisti climatici" (le cui conclusioni rimangono molto parziali ed incomplete le quali portano inevitabilmente a previsioni discutibili e comunque per nulla esaurienti).
Personalmente, preferisco volgere invece tutta la mia considerazione e la mia assoluta ammirazione ai tanti attivisti ambientali che da anni lottano in tutto il mondo rischiando in prima persona (perché loro sono davvero un pericolo per il neoliberismo, causa principale del dissesto ambientale attuale) che sprecare tempo ed energie dietro a coloro che parlano tanto ma alla fine della fiera non toccano minimamente le fondamenta dell'esistente con le loro sterili iniziative. 
E' ovvio quindi che nel caso dei primi i media occidentali non dicano mai nulla, mentre nel caso dei secondi si facciano servizi giornalistici "asfissianti" a più non posso.
Non è infatti andando con una bandierina in piazza che si cambierà il mondo (e ancor meno quando si parla di ambiente) ma con la mobilitazione costante a livello sociale, culturale e politico che qualcosa muterà veramente e non restando col naso su uno smartphone o cazzeggiando sui social com'è abituata a passare il proprio tempo libero l'attuale generazione occidentale dei "Millenials" 
Se vogliono davvero un mondo migliore, allora che muovano il sedere davvero come fanno da tempo in altri lidi i loro coetanei e dove l'inferno in terra esiste concretamente durante ogni giorno della loro vita.
E loro lo fanno generalmente ben prima dell'età media dei manifestanti che abbiamo visto in questi giorni, come lo facevano gli adolescenti anche da noi prima che venisse fuori questa generazione del "tutto subito" abituata ad ottenerlo senza far alcuna fatica e/o sacrifci.

Yvan Rettore


giovedì 26 settembre 2019

SCOMPARSO JACQUES CHIRAC, POLITICO DI BASSO PROFILO E STATISTA MEDIOCRE

Politico di basso profilo e statista mediocre, verrà ricordato come uno dei peggiori capi di Stato e Premier che la Francia abbia mai avuto.
Se la Francia e l'UE sono oggi nello stato in cui si trovano lo si deve anche alle sue scelte e decisioni discutibili e comunque sempre fedeli al neoliberismo ancora oggi imperante.
Detto questo, che R.I.P. senza infamia e senza lode.

Yvan Rettore







LA TENUTA DEMOCRATICA DI UN PAESE NON DIPENDE DAL NUMERO DI PARLAMENTARI!

La tenuta democratica di un Paese non dipende certo dal numero di parlamentari, ma piuttosto dalle capacità concrete e dalle volontà effettive di questi ultimi di rappresentare autenticamente e pienamente gli interessi reali dell'insieme della collettività (e non di una minoranza di privilegiati come avviene sistematicamente fin dall'Unità d'Italia), nonché da un controllo effettivo del loro operato da parte del popolo sovrano che non si limiti alle sole elezioni (si chiama "democrazia partecipativa", passo considerato assolutamente indispensabile se si intende passare da una democrazia puramente formale - come quella attuale - ad una democrazia compiuta).

Yvan Rettore