mercoledì 30 giugno 2021

CAMPAGNA VACCINALE ATTRAVERSO SPOT TV CON VIP

 In queste ultime settimane sono apparsi sempre più insistentemente spot TV con VIP chiamati a pubblicizzare la campagna vaccinale anti Covid  attualmente in corso.

A prescindere dal fatto che l'art. 32 della Costituzione garantisce la libertà di scelta nel merito (anche perché si parla di vaccini ancora allo stato sperimentale e non certificati), ricorrere a questo mezzo risulta piuttosto deplorevole se non al limite del ridicolo e questo per alcuni motivi piuttosto evidenti.

Vaccinarsi è una cosa seria e non può essere incentivata attraverso il ricorso a spot televisivi perché se accettiamo questa prassi allora si rischia di equiparare il tutto ad un qualsiasi prodotto di consumo, ovvero si finisce col banalizzare un'azione riguardante la sfera della salute di ogni individuo.

In parole povere vaccinarsi non è come andare a comprare gli ultimi prodotti del Mulino Bianco o la nuova versione elettrica di una qualsiasi marca automobilistica!

In secondo luogo si offre un patentino assolutamente ingiustificato di credibilità a dei VIP che non sono dei santi ma delle persone come le altre e quindi non devono essere per forza presi a modello. 

Anzi semmai, il più delle volte non c'è proprio nulla di esemplare in loro.

Allora perché mai dovrei vaccinarmi?

Perché lo hanno fatto gente come Bonolis o la Venier?!

Se il primo aspetto mortifica la serietà della campagna vaccinale considerandola come un prodotto di consumo, nel secondo addirittura si giunge col ridicolizzarla.

E questo, al di là che si sia pro o contro i vaccini, è un'azione che non può essere assolutamente accettata proprio perché la salute è una cosa seria e non può in nessun caso venire mercificata in questo modo.

E ciò che fa più pensare è che tali spot sono stati promossi dal Ministero competente, ovvero con i soldi di tutti i cittadini!

Robe da matti!


Yvan Rettore




giovedì 24 giugno 2021

BASTA USARE IL CALCIO IN CHIAVE POLITICA!

Ho letto che ieri sera alcune persone hanno tifato per la Germania nella partita degli Europei di Calcio contro l'Ungheria solo perché alla testa di quel Paese c'è un certo Orban che si sta applicando nel fascitizzarlo senza tregua.
A parte il fatto che confondere tutti gli ungheresi con la megalomania di questo novello "Mussolini" in salsa magiara è un insulto gratuito fondato su una banale quanto ridicola generalizzazione, rimane il fatto che quella di ieri sera era una partita di calcio e non un confronto bellico tra due nazioni!
Da ragazzo ho ammirato tantissimo l'Argentina di Mario Kempes che si laureò Campione del Mondo di Calcio nel 1978, quando allora i nostri cugini vivevano ancora sotto l'incubo di una feroce dittatura fascista.
Otto anni prima a riuscirci per la terza volta era stato lo stellare Brasile di Pelé e anche in quel caso a Brasilia comandavano ancora i militari.
E che dire della meravigliosa Ungheria di Puskas che fece venire i sorci verdi alla Germania a Berna nel Mondiale del 1954, prima di cedere alle "anfetamine" di cui erano pieni zeppi mezza dozzina dei giocatori teutonici in campo.
E in quel periodo a Budapest imperava una dittatura comunista controllata da Mosca.
Per non parlare della vittoria della Cecoslovacchia "comunista" di Masopust che arrivò in finale del Mondiale del 1962 e del Portogallo "fascista" del grandissimo Eusebio che per poco sfiorò lo stesso risultato quattro anni dopo.
Ma anche nella Storia dei campionati europei di calcio, ci sono state imprese analoghe con le vittorie dell'Unione Sovietica di Jascin nel 1960, della Spagna "franchista" di Suarez nel 1964 e della sorprendente Cecoslovacchia "comunista" di Panenka e Nehoda nel 1976 contro una fortissima Germania Ovest.
E gli italiani forse dimenticano (o manco sanno) che l'età d'oro della Nazionale avvenne proprio durante il Ventennio quando nel giro di soli quattro anni, l'Italia conquistò due mondiali consecutivi e le Olimpiadi di Berlino.
E più recentemente quando l'Italia conquistò il suo terzo Mondiale, lo fece distruggendo tre Nazionali (Argentina, Brasile e Polonia) di Paesi retti da dittature ma in cui giocavano fenomeni del calibro di Maradona, Zico, Boniek e tanti altri.
Detto questo, quando si parla di calcio ci si dovrebbe limitare a ciò che si vede in campo e ad applaudire ed omaggiare quei giocatori che sono capaci di regalarci prodezze e giocate che hanno fatto la bellezza e la leggenda di questo sport.
Mettersi a guardare invece una partita tifando unicamente una squadra per ragioni politiche mortifica il calcio stesso, perché lo sport è un'altra cosa e non può essere confuso e nemmeno ridotto con chi è al potere in modo illegittimo in quel momento in uno dei paesi la cui Nazionale è in campo.

Yvan Rettore



sabato 12 giugno 2021

PERCHE' LA MEDIOCRITA' DOMINA LA NOSTRA SOCIETA'?!

In questi ultimi anni mi sono spesso chiesto come mai una mediocrità così dilagante stia ormai per imporsi dovunque nella nostra società.

Penso che tale fenomeno sia dovuto alla natura stessa dell'essere umano e in particolare dell'uomo italico.
Oggi ciò che conta è quanto e come si appare, i contenuti, lo spessore di un umo sono ormai relegati in secondo piano.
Anzi, sono visti spesso come elementi di intralcio perché chi pensa con la propria testa, che è capace di argomentare le proprie posizioni e che non si sottomette quindi alle logiche dominanti risulta piuttosto scomodo per tutti coloro che traggono benefici non indifferenti da questo stallo dell'intelligenza umana.
Quindi non è un caso che ad imporsi siano sempre più non i migliori, ma bensì i più furbi, coloro che non si fanno scrupoli e che sanno come vendere al meglio la propria immagine.
Per riuscirci devono attorniarsi soprattutto di complici o meglio di servi più mediocri di loro, capaci di fare certe cose ma che non devono avere qualità intellettive tali da poter sovvertire il loro effimero potere conquistato con intrallazzi vari, squallidi compromessi e ricorrendo ad espedienti di bassa lega.
Così non è un caso che si sia giunti dopo il periodo degli anni gloriosi (come definiscono il trentennio dell'immediato dopoguerra i nostri cugini transalpini) in cui si affermarono artisti, politici, intellettuali e imprenditori di notevole caratura ad un trentennio successivo dominato ormai da questi individui (salvo alcune rare quanto lodevoli eccezioni) che poco o nulla lasceranno di positivo e valido nella Storia del nostro Paese nel nome di una smania di apparire dietro la quale permane soltanto un patetico vuoto di idee.

Yvan Rettore



mercoledì 2 giugno 2021

IL MIO PERSONALE AUSPICIO PER QUESTO 2 GIUGNO

Mi auguro che tale commemorazione possa porre le basi di un rispetto maggiore, autentico e generalizzato dei valori e principi scritti nella Costituzione da parte di tutti i cittadini e delle istituzioni chiamate a rappresentarli.

Affermo questo in quanto in troppe occasioni i principi e valori di questo pilastro fondamentale della nostra democrazia (e delle istituzioni repubblicane su cui poggia) sono stati vilipesi o perfino ignorati in modo del tutto ostentato.
Vi è scritto in particolare che la nostra è una Repubblica parlamentare e come tale dovrebbe tornare ad essere in modo integrale e prevalente contrariamente alla situazione attuale che vede invece imporsi sempre più una Repubblica presidenziale.
Non è questo il tipo di Repubblica che scelsero gli italiani nel 1946 e che definirono successivamente i padri costituenti nella Costituzione italiana entrata in vigore nel 1948.

Yvan Rettore

martedì 1 giugno 2021

IL SUCCESSO NEL MONDO OCCIDENTALE

Nel mondo occidentale avere successo sembra sempre più un traguardo fondamentale della propria vita.

Mai come oggi viene diffusa questa "presunta verità" e la rete l'ha fatta credere come fondata a diversi milioni di persone.
Cosa significa avere successo per i sostenitori di questo modo di pensare?
Significa avere soldi, fare tanto denaro come se fosse l'unico "biglietto di accesso alla libertà".
Alcuni ritengono perfino che così possano nascere relazioni tali da farti conoscere amicizie vere e l'Amore con la A!
Nei messaggi pubblicitari e/o post che vengono diffusi a sostegno di questa visione del successo, tutto viene studiato ad arte per attrarre chi li vede.
Le immagini contengono sempre persone belle e sorridenti, spesso eleganti o vestite in modo raffinato.
Le location sono da sogno e illuminate sempre da un sole che a tratti sembra addirittura innaturale.
A confronto, la "famiglia del Mulino Bianco" appare ormai definitivamente tramontata come modello di "felicità" da far passare alla massa di consumatori.
Poi soffermandosi su quanto è scritto, viene descritto che il successo consiste nel riuscire a fare comunque molti più soldi rispetto a quanto fa un normale lavoratore dipendente e che una delle maggiori soddisfazioni (alcuni la definiscono perfino col termine improprio di "felicità") personali è che altri possano fare altrettanto grazie alla profusione del proprio impegno.
Viene sempre dichiarato che soltanto così si può avere maggior tempo libero, guadagnando palate di soldi e che questa "libertà" favorisce quindi anche la conoscenza di tantissimi amici e l'incontro (immancabile) dell'anima gemella.
Questa definizione del successo tipica del mondo capitalista che associa la felicità al denaro è stata ed è davvero devastante.
A prescindere dal fatto che non corrisponde affatto al vero (per fortuna), una domanda sorge spontanea: "Ma è proprio così importante avere successo nella vita?"
Personalmente ritengo di no perché si può vivere sereni anche con poco e trovare la felicità nelle piccole cose che la vita ti offre ogni giorno senza per questo dover andare a Ibiza, a dormire al Carlton o a guidare una Maserati.
Non è il successo ad essere importante, perché se lo si crede significa che si considera prioritaria l'opinione degli altri quando invece l'unica cosa che conta davvero è rimanere fino in fondo sé stessi al di là di cosa pensa la gente che incontri nel percorso della propria vita.
E poi essere soddisfatti perché altri riescono a fare denaro grazie a te, significa far nascere delle relazioni fondate sull'opportunismo e sull'interesse, elementi che nulla hanno a che fare con l'amicizia che invece si basa sulla stima e considerazione reciproca a prescindere da quale sia la propria situazione materiale.
Personalmente provo compassione per coloro che diffondono questo genere di messaggi perché per fortuna la vita è ben altra cosa e richiede un'umiltà e una capacità di relazionarsi con gli altri su basi ben diverse, in primis quelle che si creano attraverso azioni di solidarietà che possono tornare a rendere autenticamente umana e civile una società che ormai lo è sempre meno.
Peccato che gran parte dell'umanità presente in questi lidi non si sia resa conto che questa rimane l'unica via di salvezza che abbiamo davvero e quindi il solo successo che possiamo e dovremmo tutti perseguire.

Yvan Rettore