mercoledì 7 febbraio 2024

CHI O COSA DETERMINA CIÒ CHE È GIUSTO? LA LIBERTÀ HA SENSO SOLTANTO QUANDO ACQUISISCE UNA DIMENSIONE SOCIALE

 

Chi o cosa determina ciò che è giusto?

Sono i totalitarismi che impongono concetti arbitrari di ciò che è giusto e sbagliato, ledendo la libertà degli individui e creando una società di oppressi.

Invece, la libertà inserita in un contesto comunitario fatto di doveri e diritti (accettati come pilastri di una società civile da tutti i suoi membri) significa agire in modo tale da non violare questi ultimi né su un piano individuale, né su un piano collettivo, onde non causare danni né all'uno, né all'altro.

È in una simile dimensione duale che si definisce di volta in volta ciò che è giusto e ciò che è sbagliato fare e quindi la libertà di fare ciò che si vuole in quel contesto.

È esattamente quanto avveniva nelle società dei nativi in assenza di uno Stato ma in presenza di regole e comportamenti da adottare sia per il bene del gruppo che per il proprio.

Un altro esempio analogo più recente è quello rappresentato dalle società curde in cui si è affermato il concetto di un centralismo democratico che ha consentito in ambiti fortemente comunitari di garantire pure un'emancipazione femminile sorprendente (estranea a non poche società mediorientali) e la conservazione di un'identità che altrimenti sarebbe stata annientata dai rispettivi regimi in cui questa etnia si trova sparsa.

Queste esperienze umane sono esattamente agli antipodi di quanto avviene in Occidente in cui appunto la libertà viene definita, espressa e garantita unicamente a livello individuale, in particolare quando viene circoscritta al raggiungimento di un profitto che rimane un concetto del tutto intoccabile e sacro (e per la cui realizzazione è tranquillamente consentito nei fatti trascendere qualsiasi valore umano), mentre su un piano collettivo si riassume in un conformismo che appiattisce ogni forma di pensiero e di intelletto, elementi che dovrebbero costituire il sale di qualsiasi evoluzione di società umana.

Quindi il problema non è la libertà in sé, ma in virtù di come viene concepita e applicata.

E quando si ritrova ad esserlo senza limiti e rivolta soltanto all'ottenimento di un mero tornaconto personale allora ha un effetto distruttivo per l'insieme della società perché appare del tutto svincolata dalla sua dimensione sociale che a quel punto non viene manco considerata, al punto da rendere materiali i rapporti tra ogni singolo soggetto.

 

Yvan Rettore




LA PORNOGRAFIA È UNA QUESTIONE SESSISTA?


Considerare la pornografia come un’attività di degradazione del corpo femminile non è soltanto riduttivo, ma anche profondamente ingiusto perché trattasi di una questione che riguarda ambo i sessi.

Invece nella nostra società si è ancora abituati a puntare il dito contro le attrici pornostar al pari di quanto si direbbe delle prostitute, mentre una medesima condanna appare blanda se non addirittura inesistente nei confronti del sesso forte che conta non pochi esponenti nostrani di fama internazionale, primo fra tutti un certo Rocco Siffredi, che viene intervistato largamente dai media e invitato senza remore da varie trasmissioni della TV generalista.

A prescindere dalle scelte operate da coloro che hanno deciso di attivarsi professionalmente nel cinema pornografico, trovo del tutto ingiustificata questa differenza di trattamento.

Condannare a spada tratta le donne ma non farlo nei riguardi degli uomini è l’espressione di un sessismo che invece di riuscire ad abiurare tale fenomeno lo alimenta ulteriormente.

Sarebbe ora che si superasse un certo femminismo stantio e fermo agli anni ’70, ma cominciare invece ad operare un’analisi più approfondita delle ragioni che hanno consentito a tale genere cinematografico di farsi sempre più spazio, soprattutto in paesi come il nostro nel quale siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto una vera e propria emancipazione sessuale.

Non è certo nell’aver consentito la diffusione a man bassa della pornografia per gli evidenti introiti astronomici (nell’era di internet si stanno amplificando ancora maggiormente grazie anche alla diffusione esponenziale dei social) che esso genera, che si può affermare che essa sia così generalizzata e concretizzata.

Anzi.

A prescindere dalle differenze purtroppo ancora persistenti tra Nord e Sud e tra località di provincia e grandi città, permane invece l’impressione che la pornografia stia prendendo un ulteriore slancio proprio per il fatto che prevale una crescente frustrazione e superficialità nei rapporti umani che avvengono all’interno della nostra società.

Relazioni sempre più costruite sulla base di interessi e non sulla condivisione di valori comuni generano evidenti difficoltà di espressione a tutti i livelli e quindi anche sul piano sessuale, permane ancora radicato un certo maschilismo che considera la donna soprattutto come un semplice oggetto di piacere mentre a contrastarlo vi è una massa crescente di donne che non accettano più di essere trattate come delle bamboline prive di cervello e che rivendicano quindi di essere rispettate come esseri umani pensanti e con capacità che sempre più spesso riescono a superare quelle dei maschi.

Entrambi i sessi si ritrovano quindi a non essere emancipati sessualmente o comunque non del tutto perché risultano apparentemente incompatibili.

Se invece ci fosse una vera e propria armonia tra essi, ciò significherebbe che ci sarebbero uomini capaci di coinvolgere davvero la propria partner sessualmente andando oltre la sola soddisfazione della propria libido e da parte delle donne la capacità di lasciarsi andare del tutto anche nella scoperta di nuove esperienze fisiche e mentali, perché consapevoli di essere anch’esse protagoniste dell’atto sessuale e di essere davvero considerate alla pari dal proprio partner in questo.

Di conseguenza per riuscire a far sì che la pornografia possa finalmente avviarsi ad un possibile quanto auspicabile declino, non basta di certo limitarsi a fare i moralisti condannandone gli eccessi e coloro che ne sono protagonisti sia come attori che come produttori, ma operare affinché il sesso venga vissuto come un atto autenticamente emancipatorio ed identificativo di ogni individuo e non come espressione di un momento di frustrazione da una parte e di mera soddisfazione animalesca dall’altra.

Certo che la diffusione dei social, in particolare di instagram e di tik tok non favorisce affatto tale processo, specie fra i giovani che pensano di poter costruirsi un futuro attraverso l’esposizione continua dei loro corpi in rete, ma la cosa confortante è forse dovuta al fatto che la vita stessa prima o poi li metterà di fronte alla realtà implacabile delle cose facendoli superare questa fase insicura ed immatura.

La questione è e sarà semmai di vedere quanti di loro riusciranno effettivamente a superare effettivamente tale fase.

Risposte esaurienti a riguardo ancora non ce ne sono vista l’apparizione recente di tale fenomeno.

 

Yvan Rettore