domenica 28 giugno 2020

QUANTO LAVORO DIETRO AD UNA BOTTIGLIA DI VINO!

Quando apro una bottiglia di vino a volte penso a tutto il lavoro che è stato profuso non solo per realizzarla ma anche per portarla fin sul mio tavolo.
Una bottiglia di vino significa tanto lavoro.
Lavoro per chi cura le viti, per chi vendemmia, per chi la trasforma l'uva in vino...
Lavoro per chi realizza il vetro delle bottiglie, per chi raccoglie il sughero, per chi realizza i stampi per farne dei tappi...
Lavoro per chi fabbrica linee di imbottigliamento, macchine enologiche ed automatiche, botti, damigiane...
Lavoro per chi realizza le etichette, chi ne inventa il design, le tipografie...
Lavoro per chi fabbrica scatole e plastica per il confezionamento, per chi costruisce i bancali per il trasporto, per chi il trasporto lo effettua fino nei punti vendita, per i negozi e i supermercati che poi ti consentono di scoprire quel vino, chiamato anche nettare degli dei.
Ovviamente questa riflessione sul lavoro può essere replicata per tanti altri prodotti e se ti fermi un attimo a pensarci su, ti rendi conto quanto anche una semplice bottiglia di vino sia in realtà un traino di lavoro per tante attività e tante persone.


Yvan Rettore


lunedì 22 giugno 2020

NON ESISTONO LOGGE MASSONICHE CHE DOMINANO IL MONDO, MA VARIE ENTITA' CHE A SECONDA DEI CASI SI ALLEANO O LOTTANO TRA DI LORO PER SALVAGUARDARE I PROPRI INTERESSI SUL PIANETA

Ridurre questo tema ad una banale schematizzazione in cui prevalgano le entità massoniche è alquanto ingenuo perché la realtà mondiale è molto più complessa e variegata di quanto si possa anche solo immaginare.
Vi sono lobby potenti ed influenti (al di là delle massonerie che non sempre presentano tali caratteristiche fra i loro affiliati) ad ogni lido che però non hanno un dominio assoluto e incondizionato sul mondo e che a seconda dei casi devono mettersi d'accordo o combattersi per salvaguardare i loro sporchi interessi.
Perfino la loro sopravvivenza non è affatto scontata e possono essere spazzate via nel giro di pochi mesi (vedi ad esempio i casi Enron e Lehman Brothers in America o da noi il fu Banco Ambrosiano e la Parmalat) o vedere la propria forza nettamente ridotta.
Quindi, bisogna prendere atto che sì vi sono delle entità potenti e influenti nel mondo, ma nessuna ha un potere assoluto e nessuna può credere di essere invulnerabile e comunque eterna.


Yvan Rettore

sabato 20 giugno 2020

ERANO QUATTRO AMICI AL BAR...

A pochi mesi dalle elezioni amministrative in un comune italiano, il candidato sindaco (un noto commerciante del posto) si ritrova con tre amici in un bar del paese per discutere la formazione della lista civica.
Giovanni Cusara (è così che si chiama) si ritrova quindi con Marcello Rossante (che di mestiere fa il veterinario), Antonio Rusciante (economista e noto professore universitario) e Gelindo Bonfrate (proprietario di terreni e palazzi).
Questo è il dialogo che avviene tra loro.

Giovanni Cusara: Allora l'importante è che vinciamo. Poco importa come e con chi. Tu Marcello, quanti voti puoi portare?

Marcello Rossante: Non meno di 500. Poi se coinvolgo i parenti di mia moglie, quelli che producono vino, allora posso arrivare anche a 600. Basta solo che li facciamo una strada di accesso diretto alla tangenziale.
Giovanni Cusara: Considerala già fatta. Basterà studiare un esproprio della terra dei Collesi, quelli che sono emigrati in Germania anni fa e non ci saranno problemi. E tu Gelindo, quanti ne hai?
Gelindo Bonfrate: Beh...io posso arrivare almeno a 1000. Poi se coinvolgo gli artigiani che fanno manutenzione sui miei palazzi e quelli che lavorano nei miei campi, potrei arrivare anche a 1500. Però se vinciamo dobbiamo lottizzare quei terreni agricoli che ho verso le colline. Sarebbe un bel affare per tutti noi. Che ne dici?
Giovanni Cusara: Nessun problema. Anzi sarà uno dei primi provvedimenti che adotteremo. E tu Antonio che mi dici?
Antonio Rusciante: Io purtroppo sono poco conosciuto qui, peò un centinaio di voti penso che li avrò.
Giovanni Cusara: Sono un po' pochini. Ma tu stai sempre sposato con Lina Cutrero, la figlia di Giacinto, l'impresario edile che ha costruito mezza zona industriale?
Antonio Rusciante: Sì, proprio lei.
Giovanni Cusara: Te lo dico perché so che anni fa, prima che vi sposaste aveva appoggiato la lista vincente garantendo un migliaio di voti. Ma tua moglie che fa? Ha studiato?
Antonio Rusciante: Fa' la casalinga. Per un po' ha lavorato come parrucchiera e poi più niente.
Giovanni Cusara: Allora, sai cosa ti propongo? Mettiamo lei in lista al posto tuo, così siamo sicuri di vincere. E poi è una donna, il che non guasta. Che ne dici?
Antonio Rusciante: Beh....Ma io....
Giovanni Cusara: Benissimo. Vedo che siamo tutti d'accordo. Intanto, tu Antonio fatti conoscere e chissà che un giorno non ti possa candidare a tua volta.

Poi la conversazione continua parlando del più e del meno.
Alcuni mesi dopo quella lista discussa in quel bar vince le elezioni con una maggioranza bulgara.
L'importante è avere vinto, poco importa come.


Yvan Rettore


lunedì 15 giugno 2020

LA DEMOCRAZIA SECONDO GLI USA

Agli ignoranti che pullulano nel nostro Paese, vorrei ricordare che in Venezuela non c'è un regime, ma una democrazia in cui si vota regolarmente con tanto di costituzione vigente.
E mentre costoro, succubi della propaganda yankee, condannano questo Paese, non dicono assolutamente nulla sulla Bolivia in cui un governo legittimo è stato recentemente rovesciato da golpisti fascisti e razzisti al soldo della CIA.
Quindi il paradosso tutto occidentale è che si considera "regime" una democrazia (quella venezuelana) e "democrazia" una dittatura di fatto (quella che ora comanda in Bolivia).
Traduzione: nel linguaggio yankee un paese è degno di chiamarsi "democratico" soltanto se segue fedelmente i diktat di Washington e non compromette gli interessi americani.
Se un paese non si attiene a queste regole allora è un regime.


Yvan Rettore

domenica 14 giugno 2020

I RAZZISTI, QUEGLI ESSERI CHE SOCCOMBONO ALLA PAURA!

I razzisti soffrono tutti di una patologia cronica chiamata "paura".
Paura dell'altro, del diverso, di tutto ciò che non conoscono e che non possono dominare.
Sono esseri fragili quanto patetici.
Sempre e comunque manipolabili perché avendo un quoziente intellettivo basso non sanno cosa siano il senso critico e il buon senso.
E quindi non a caso sono maschilisti perché devono corazzare la loro inferiorità di fronte a tutti coloro che potrebbero metterla alla luce del sole, in primis le donne.
Detto questo il sesso viene vissuto da questi individui in modo puramente funzionale ed egocentrico e poco importa il colore della pelle della donna di cui abusano.
Basta che respiri e che possano dominarla con l'uso della forza perché non hanno altro modo di zittirla e controllarla. Non avendo mai avuto un briciolo di cervello, non riescono manco a capire i principi e valori morali su cui si deve fondare una società civile.
Se poi le malcapitate che si trovano sulla loro strada hanno un colore scuro, meglio ancora, perché nelle loro menti bacate riescono a primeggiare su un essere che considerano inferiore ma che invece è loro comunque superiore attraverso l'espressione della propria sofferenza e fragilità umana.
A volte tali individui può accadere che tali esseri pervengano ad eccellere in determinati campi ma la miseria umana che li caratterizza rimane sempre presente lungo tutto l'arco della loro esistenza ed in particolare nella loro vita privata in cui non vi possono essere spazio alle apparenze e ancor meno all'ipocrisia.


Yvan Rettore



IL TERRORISMO MEDIATICO

Il terrorismo mediatico è una delle caratteristiche fondamentali del modo dominante di fare giornalismo oggi. 
Poco importa se le notizie siano vere o fondate su fatti inconfutabili. 
Ciò che conta è attrarre lettori e spettatori propagandando odio, violenza, paura....una miscela di cattiverie e falsità che suscita molta più curiosità da parte dei più perché l'essere umano occidentale è stato in gran parte educato ad avere una curiosità morbosa e ad esprimerla ogni volta che è possibile. 
La società dell'immagine in cui sembra che nulla sia vero se non documentato da foto o filmati ha mandato in soffitta la capacità di pensare e di elaborare concetti con la propria testa. 
Il tutto in nome del business ovviamente perché più lettori e spettatori hai, più soldi avrà la tua testata o il tuo programma. 
In America chiamano questo fenomeno "Infotainment" perché è pura disinformazione in cui l'orrore viene diffuso in tutte le sue forme fregandosene altamente dell'unica cosa che dovrebbe interessare ogni giornalista degno di questo nome: la ricerca e la diffusione della verità.

Yvan Rettore


sabato 13 giugno 2020

CARI CANDIDATI, VI SCRIVO...

Sono un cittadino di Veglie da circa un anno, sconosciuto ai più e senza alcuna ambizione politica.
Mi permetto di scrivervi perché la data delle elezioni comunali non essendo molto distante, ho ritenuto doveroso interpellarvi per farvi partecipi del mio pensiero riguardo alle responsabilità che dovrete assumervi nel caso veniate effettivamente eletti.
Parto dal presupposto che la politica va definita unicamente come un servizio da fornire per il bene della collettività che si intende rappresentare.
Quindi quando vieni eletto non sei chiamato a fare le veci soltanto dell'elettorato che ti ha dato fiducia ma devi agire in funzione degli interessi dell'insieme degli abitanti residenti nel comune.
D'altro canto, le elezioni non dovrebbero mai essere considerate come un punto di partenza ma come un punto di arrivo di un processo di lotte e impegni politici presi preliminarmente sul territorio: campagne informative, denunce, raccolta firme, difesa dei diritti civili, ecc...
E' quindi sulla base delle azioni effettivamente profuse che potrete ottenere un consenso effettivo, genuino e duraturo da parte dei cittadini per iniziare poi un percorso istituzionale costruttivo ed esauriente nel rilancio del paese che sarete chiamati ad amministrare se figurerete nella lista della maggioranza vincitrice.
Se invece pensate la politica unicamente in funzione del numero di voti che potete portare, allora la pensate in modo riduttivo perché saranno voti espressi in funzione della vostra simpatia, delle vostre relazioni o di un gruppo di interesse locale ma non saranno voti fondati su quanto avrete fatto effettivamente di buono ed importante a livello politico e/o sociale prima della vostra discesa in campo.
L'espressione di voti in tal senso è effimera e allontana ulteriormente una parte consistente di elettorato che non si sente affatto rappresentata e rimane profondamente insoddisfatta e ferita per come viene gestita la cosa pubblica e violata la sua volontà.
E' proprio questa parte di elettorato che dovrebbe contare di più e che si dovrebbe riportare alle urne perché è quel popolo di delusi e invisibili che troppo spesso le istituzioni ignorano e che possono fare la differenza in meglio a condizione che voi continuiate ad impegnarvi politicamente e socialmente anche al di fuori del "Palazzo".
C'è bisogno di maggiore democrazia in questo paese, ovvero non basta quanto detto fin qui e nemmeno appare sufficiente proporre candidati giovani e con una formazione di spessore.
E' necessario da un lato fornire determinate garanzie ai cittadini e dall'altro coinvolgerli maggiormente nella gestione della cosa pubblica.
Ciò implica necessariamente che nel Regolamento del Comune di Veglie vengano scritti nero su bianco le tre innovazioni seguenti:

  • possono presentarsi alle elezioni amministrative unicamente i cittadini effettivamente residenti e/o operativi professionalmente sul territorio comunale
  • nel corso del proprio mandato, viene imposto formale divieto a qualsiasi cittadino eletto di passare ad una lista diversa da quella in cui è stato effettivamente eletto, pena il decadimento immediato del proprio incarico
  • introduzione del bilancio partecipativo che prevede una consultazione e una approvazione da parte della cittadinanza circa gli investimenti che la Giunta comunale intende operare sul territorio.
Penso cari candidati che se avete veramente a cuore il bene di Veglie e intendete effettivamente rilanciarlo, tutto questo sarà effettivamente possibile.
Sta a voi ora dimostrarlo.
Cordialmente.

Yvan Rettore


lunedì 8 giugno 2020

VEGLIE SUCCUBE DEI CAMBI DI CASACCA DEI CONSIGLIERI COMUNALI

In 21 anni, il comune di Veglie è stato commissariato per ben 4 volte. In media ogni 5 anni ed è un primato davvero triste anche in considerazione del fatto che si è giunti a questa sospensione della democrazia non per default e nemmeno per motivi di ordine pubblico ma unicamente per litigi continui all'interno della classe politica locale.
Queste tensioni hanno comportato i classici cambi di casacca, ovvero un consigliere viene eletto in una lista di maggioranza e poi durante il proprio mandato passa ad un'altra o sostiene comunque l'opposizione da indipendente.
Questo "turismo istituzionale" ha provoca di fatto in questi anni una ingovernabilità permanente o comunque precaria del comune e non è un caso che sia uno dei fattori maggiori del declino di questo comune che richiederebbe da parte della classe politica locale un senso delle istituzioni e di responsabilità di ben altro spessore perché alla fine della fiera ad essere vittime di questo fenomeno sono tutti i cittadini.
Il senso civico, humus fondamentale di ogni società civile, dovrebbe quindi partire da ogni singolo elettore ma essere maggiormente intrinseco nella mente e nel cuore di ogni politico eletto che dice di amare davvero questo paese ed è pronto a dimostrarlo ogni giorno attraverso il proprio impegno istituzionale.
Cambiare casacca durante il proprio mandato va esattamente all'opposto di tale concezione alta e costruttiva della politica.
E gli effetti si vedono.

Yvan Rettore

giovedì 4 giugno 2020

3 GIUGNO 2020: L'ANNO ZERO DELLA POLITICA VEGLIESE

Ieri imperversava nel corso dell'ultimo consiglio comunale di Veglie un odore strano, a tratti nauseante. E' quello tipico della politica parlata, in cui si discorre tantissimo per dire poco o nulla. E infatti ieri di contenuti se ne sono sentiti davvero pochi in quell'ambito e nei rarissimi casi in cui vi si è accennato lo si è fatto in modo largamente demagogico.
Una assemblea durata ore, dominata in gran parte da varie espressioni di egocentrismo e protagonismo, mentre l'umiltà e la volontà di andare oltre certi personalismi risultavano quasi del tutto assenti.
Ovviamente in un dibattito così mediocre non sono mancate cadute di stile e offese che sono tipiche di chi è incapace di argomentare serenamente le proprie posizioni.
Si è perfino giunti a preferire la sospensione della democrazia attraverso il ricorso ad un commissariamento prefettizio rispetto ad una amministrazione comunale comunque espressione di una volontà popolare.
E fra i presenti a quell'assemblea c'era chi crede addirittura che tale figura sarà in grado di mettere in ordine i conti e le finanze del comune in pochi mesi, con una presenza (se tutto va bene) in municipio di un solo giorno a settimana!
Se i numeri non torneranno, la soluzione sarà semplice quanto diretta: aumento generalizzato delle tasse locali e delle tariffe delle prestazioni erogate dalla pubblica amministrazione.
Alla fine della fiera ieri è stata mandata a casa una amministrazione straordinaria (caso unico negli annali della Storia repubblicana), sicuramente imperfetta, ma che è stata in grado di ridurre comunque gli ingenti debiti del comune di un quarto, di coprire le cambiali lasciate scoperte dalle gestioni precedenti e di fare interventi in vari ambiti per svariati milioni di Euro all'anno.
Concludo questo mio intervento con un appello all'insieme dei consiglieri e alla amministrazione comunale uscente.
Onde cercare di recuperare un certo rapporto con la cittadinanza vegliese (l'unica vera sconfitta dalla mozione di sfiducia firmata ieri) sarebbe la dimostrazione di un bel gesto di discontinuità quello in cui tutti gli eletti e amministratori uscenti rinunciassero integralmente alle indennità del mese scorso e di quello corrente al fine di sostenere materialmente tutti quei soggetti che non potranno essere assistiti in modo adeguato e sufficiente a partire dal prossimo commissariamento.
Sarebbe già un primo passo per sperare in un futuro diverso e migliore per questo paese.

Yvan Rettore