domenica 24 settembre 2023

STORIA E CULTURA NON SONO ELEMENTI GRANITICI DEL NOSTRO MONDO


Sia la Storia che la Cultura che ne è parte integrante, non sono elementi granitici fissati nel tempo una volta per tutte perché la Storia viene scritta da eventi in costante attuazione e la Cultura si nutre di confronti, condivisione e integrazione nei rapporti con coloro che ne hanno una diversa.
Se ciò non avviene si impongono l'involuzione e il conseguente decadimento di una civiltà.
La civiltà romana riuscì ad evolvere tantissimo proprio grazie all'integrazione delle tante culture diverse presenti nel territorio dell'impero.
Quella veneziana raggiunse il massimo del suo splendore integrando elementi culturali dei Balcani e del mondo orientale, tanto è vero che ciò si ritrova ancora oggi nell'architettura dei palazzi veneziani, nei cognomi di gente veneta e in certi modi di dire dialettali.
E quella francese si è arricchita tantissimo attraverso il mondo africano ma anche italiano, spagnolo, polacco e russo.
Quindi sono l'incontro e l'integrazione di tante culture diverse tra loro che consentono l'evoluzione e l'apertura mentale di una comunità che in tal modo può essere poi in grado di scrivere pagine memorabili di Storia in luogo e posto di tragici eventi legati alle solite guerre, contrapposizioni e violenze di ogni genere che oppongono da sempre e comunque da troppo tempo gli esseri umani. Non sarebbe ora di voltare pagina?
Yvan Rettore

TUTTO E' RELATIVO, NULLA E' DEFINITIVO

L'esistenza di ogni individuo si inserisce in un contesto perpetuamente in movimento, in cui tutto è relativo quanto effimero. 

Non c'è niente di definitivo, né di definito, perché tutto cambia e quello che poteva quindi essere vero e valido ieri, non potrà più esserlo domani. 

L'essere umano, nella sua dimensione ridotta quanto limitata, ha bisogno di punti fermi, di elementi di riferimento stabili e di appoggiarsi su delle certezze, perché durante tutto il suo passaggio terreno ha tendenza a rifiutare la miseria della sua condizione, che appare futile, effimera e provvisoria. 

Pochi sono coloro che acquisiscono la consapevolezza di tale evidenza e ancora meno coloro che si dichiarano capaci di accettarla serenamente. 

Ecco perché la maggior parte degli esseri umani rifugge dal pensare con la propria testa, preferendo adeguarsi ad una situazione artefatta in cui rimangono schiavi e incatenati a logiche attraverso le quali si illudono di poter nascondere l'inevitabile. 

Pensare dovrebbe essere quindi il primo passo non soltanto per diventare autenticamente liberi, ma soprattutto per essere uomini e donne e non attori passivi di un passaggio terreno il cui percorso rimane definito da altri e che non ha nulla a che fare con la vita in quanto tale. 

E a questo punto nemmeno con la morte.


Yvan Rettore

giovedì 21 settembre 2023

PERCHE' NON PARTECIPERO' ALLA MANIFESTAZIONE IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE "LA VIA MAESTRA" PREVISTA IL 7 OTTOBRE PROSSIMO A ROMA


Non parteciperò per una semplice questione di coerenza.
Infatti, da quale pulpito hanno ancora il coraggio di parlare di Costituzione entità sindacali che hanno fatto poco o nulla contro il degrado del lavoro, della sanità, dell'istruzione e della previdenza pubbliche e dello Stato sociale in quest'ultimo trentennio?
Da quale pulpito hanno ancora il coraggio di parlare entità e organizzazioni che dicono di battersi per l'ambiente salvo poi essere sorde, cieche e mute di fronte alla devastazione del verde pubblico in varie zone del Paese?
Da quale pulpito hanno ancora il coraggio di parlare entità e organizzazioni che hanno reagito a correnti alternate nei confronti delle guerre che hanno dissanguato il pianeta in questi anni, dimostrandosi pronte a muoversi soltanto quando sono legittimate dallo zio Sam?
Da quale pulpito hanno ancora il coraggio di parlare di Costituzione entità sindacali, associazioni e personaggi che hanno avallato integralmente le misure anticovid del governo Draghi e sostenuto apertamente l'ex ministro Speranza, lasciando sul lastrico milioni di lavoratori e legittimando il degrado della salute di tanti altri senza che le istituzioni fossero chiamate a risponderne?
Come potrei affiancarmi a gente come Maurizio Landini e Don Ciotti insieme a tanti altri personaggi noti (Travagli, Ferilli, Finardi, Lerner...) che hanno sottoscritto nel 2021 un manifesto pubblico di espresso sostegno alle misure discutibili quanto inefficaci dell'ex Ministro Speranza?
I promotori e partecipanti di tale mobilitazione vogliono davvero parlare e agire in difesa della Costituzione?
Bene, allora lo facciano con coloro che si sono sempre impegnati a difenderla con le unghie e con i denti e non con personaggi o entità che non hanno dimostrato tale coerenza!
E lo facciano partendo dalla gente comune, specie quella che vive nel silenzio e nell'indifferenza e che viene ignorata da partiti, sindacati, istituzioni e media!
Lo facciano partendo da quelle persone a cui nessuno dà voce e da quelle che si sacrificano ogni giorno per dargliela.
E facciano finalmente deserto di coloro che invece agiscono soltanto per puro opportunismo e interessi di bottega e che non possono ormai più dare un contributo concreto e credibile per una difesa della Costituzione che non sia soltanto a parole, ma che si possa concretizzare autenticamente nella vita quotidiana di ogni singolo cittadino!
Se avranno il coraggio di operare davvero tale svolta, allora io non parteciperò soltanto ad une delle loro manifestazioni ma a tutte quelle che verranno anche in seguito.

Yvan Rettore



mercoledì 20 settembre 2023

ITALIA, POTENZA CULTURALE? UNA VOLTA, SICURAMENTE NON PIU' OGGI!

 

E pensare che negli anni '70 in Italia nacquero una fucina di movimenti di Sinistra che fornirono una straordinaria evoluzione culturale e sociale, caso unico nel panorama europeo.
Fu in quel periodo che sorsero gli "Indiani metropolitani", il "Movimento del '77", i centri sociali di "Autonomia Operaria", esperienze di stampa autogestita e le prime radio libere e tanta, tanta creatività sul piano artistico con un livello intellettuale mai più raggiunto da allora.
Quella frenesia "rivoluzionaria" preoccupò talmente i poteri forti dell'epoca da correre ai ripari, prima dissacrando tali movimenti per poi distruggere progressivamente tutta l'evoluzione culturale e sociale di cui si erano resi protagonisti, giungendo ad impoverire l'istruzione pubblica e a limitare fortemente qualsiasi iniziativa culturale controcorrente fino ad inebetire la popolazione italiana rendendola in gran parte analfabeta funzionale.
La situazione attuale dimostra che ci sono ampiamente riusciti, visto che gli italiani non reagiscono quasi più di fronte ai soprusi e alle ingiustizie (e se accade, si tratta di una minoranza trascurabile), che i sindacati (salvo qualche entità di base) non fanno più paura a nessuno e che di intellettuali veri e propri non se ne vedono praticamente più.
Oggi, la maggior parte di questo popolo dal passato glorioso, può essere "comprato" tranquillamente con "l'ubriacatura programmata" delle partite di calcio onnipresenti in tutti i mezzi di comunicazione, attraverso l'uso costante di uno smartphone che consente di stare perennemente connessi ai social e di dimenticare momentaneamente la realtà delle cose sostituendola con una virtuale e artefatta in cui tutto è permesso e non vi sono più valori né rispetto verso il prossimo e infine mediante l'ascolto di talk show e reality privi di qualsiasi spessore e/o contenuto.
Non si legge più o al massimo ci si ferma ai titoli perché capire i contenuti di un testo è ormai una cosa riservata ai pochi superstiti di questa "macelleria sociale e culturale".
Ecco perché ormai l'ignoranza domina la vita pubblica e privata di ogni italiano, materializzata da comportamenti stupidi e atteggiamenti vigliacchi e opportunisti, il tutto a glorificare un sistema in cui ad emergere rimangono soprattutto i mediocri e i falliti, mentre coloro che sono acculturati e costituiscono gli ultimi residui degli intellettuali italiani vengono "imbavagliati" e/o ridotti in uno stato di isolamento sociale in cui non possono nuocere lo status quo di un Paese ormai avvitato su sé stesso e incapace di risorgere.

Yvan Rettore

venerdì 8 settembre 2023

LA CULTURA SI AFFERMA ATTRAVERSO L'UNITA' DELLA COMUNITA' NON ATTUANDO DIVISIONI E OPPORTUNISMI CHE NE SONO L'ANTITESI



Dispiace dover rimarcare che non vi è collaborazione da parte delle istituzioni vegliesi (amministrazione comunale e Pro Loco) nei confronti di quanto facciamo da oltre quattro mesi.
Ovviamente non pretendiamo di avere l'esclusività di quanto realizziamo ma se da una parte copiare le iniziative di altri è sempre un tentativo azzardato non sempre coronato da successo, dall'altra denota una precisa volontà di andare contro quel principio di inclusione che è uno dei fondamenti del Centro Culturale Carmelo Bene.
Che senso ha infatti operare in modo separato, impedendo di fatto una maggiore evoluzione e diffusione della formazione, delle conoscenze e della cultura sul nostro territorio?
Noi siamo ben consapevoli dei nostri mezzi, della qualità di quanto offriamo e della genuinità assoluta delle nostre azioni in ambito culturale e sociale.
Quindi non temiamo nessuno ma nemmeno sentiamo il bisogno di dover copiare iniziative da altri e nemmeno di entrare in concorrenza con altre entità.
E questo perché non siamo vincolati dal numero dei partecipanti, da prenotazioni, tesseramenti ed iscrizioni che comportano il versamento di denaro (visto che quanto mettiamo a disposizione rimane del tutto gratuito) con la conseguenza che ciò che proponiamo è a tempo indeterminato e non limitato dall'orizzonte dei mezzi finanziari che si possono mettere in campo.
Noi quindi non ci sogneremo mai di fare corsi di formazione di un paio di settimane o qualche seduta di crescita personale giusto per far vedere che siamo in grado di farlo anche noi.
La nostra credibilità ed autorevolezza ne risentirebbero non poco ed inficerebbero l'esistenza stessa del nostro Centro, in quanto una qualsiasi formazione degna di questo nome e/o la crescita individuale di un soggetto non possono assolutamente ridursi a limiti temporali brevi e determinati ma devono piuttosto configurarsi all'interno di un percorso costante e garantito nel tempo che consenta a chiunque vi aderisce di giungere ad una emancipazione e ad un livello di consapevolezza e di conoscenza ben maggiore e significativo.
Ciò che rimpiangiamo da queste iniziative, che lasciano il tempo che trovano, è che sono la manifestazione evidente di una chiusura effettiva verso una diffusione maggiore ed efficace della conoscenza e dell'affermazione della crescita come espressioni autentiche di valori sociali e culturali che dovrebbero essere intrinsechi a qualsiasi comunità.
A rimetterci, non saremo certo noi come Centro, anche perché noi andremo avanti a prescindere da tali azioni e con la consapevolezza che purtroppo altre seguiranno.
A rimetterci sarà soltanto la comunità di cui facciamo parte che si vedrà negata ancora la possibilità di affermarsi in quanto tale attraverso l'unità di tutte quelle entità in grado di poterla effettivamente concretizzare.
Un'occasione sprecata di evoluzione per Veglie.
Peccato.
Peccato davvero!

Prof. Yvan Rettore
Portavoce Centro Culturale Carmelo Bene di Veglie

sabato 2 settembre 2023

ESSERE DISABILI OGGI IN ITALIA

Sebbene diversi progressi siano stati fatti in questi anni, oggi rimane difficile essere disabili in Italia.

Le barriere architettoniche sono ancora numerose e diffuse dovunque nel Paese e il comparto previdenziale e istituzionale appare piuttosto insufficiente nel dare una vita veramente dignitosa ad una popolazione che corrisponde ad oltre il 20% degli italiani ed è in costante aumento per via dell'incremento della componente anziana.
Nessuno è al riparo da una possibile disabilità, questa è una verità di cui tanti, troppi non sono consapevoli.
Un'altra verità purtroppo diffusa è che spesso i disabili danno fastidio perché hanno tempi ed esigenze diversi, hanno bisogno di sostegni effettivi e non di facciata o perbenismo, necessitano di infrastrutture adeguate per muoversi nello spazio e per avere una vita autenticamente e possibilmente autonoma in grado di garantire loro una dignità che troppe volte la comunità nega loro, in quanto preferisce rifugiarsi nell'attitudine patetica di una effimera compassione.
Così essere disabili in diversi comuni d'Italia viene considerato come un marchio di esclusione sociale o comunque una situazione esistenziale in cui la discriminazione risulta essere la regola anziché l'eccezione.
Al di là delle barriere architettoniche ancora presenti dovunque, vi sono comuni interi nel nostro Paese sprovvisti di marciapiedi idonei alla mobilità dei disabili, privi di corrimano in prossimità di aree di sosta o di esercizi pubblici, con poca illuminazione, senza strutture in grado di facilitare il movimento di persone cieche, in cui permane un'ignoranza diffusa sul come intervenire nei confronti di persone afflitte da determinate patologie visto che la comunità ha tendenza a considerarle spesso come esseri inferiori e quindi da scartare.
Allora, non è un caso che poi un disabile che rivendica qualche minimo diritto, del tipo di poter avere servizi e raggiungere più agevolmente (ed effettivamente!) luoghi istituzionali ed esercizi, evitando di dover fare chilometri per arrivarci, si sente dire che sta chiedendo la luna e che in fondo non può pretendere certe rivendicazioni perché fa parte di un'esigua quanto trascurabile minoranza.
Per diversi disabili, così può diventare una vera e propria impresa riuscire ad arrivare alla sede di un comune, andare ad un mercato e tanto altro.
Per non parlare di eventi, commemorazioni o feste.
Se un disabile non ha la macchina, non ha i soldi o le conoscenze per spostarsi.
Affari suoi.
Se poi le strade sono piene di buche, non ci sono panchine poste sotto degli alberi per poter sostare lungo il tragitto e i marciapiedi sono praticamente inservibili perché inaccessibili o usati come aree di deposito di qualsiasi cosa (bidoni della spazzatura, cassette Enel, segnaletiche, pali di illuminazione...).
Affari suoi.
Questa è l'attitudine individualista imperante.
Ma siccome la vita presenta l'inevitabilità di un degrado fisico, questo modo di porsi nei confronti dei disabili appare davvero sciocco quanto crudele ed inconcludente.
Nel frattempo coloro che sono colpiti da disabilità, troppo spesso sono costretti a vivere nell'isolamento sociale perché ci sono addirittura esseri senza cuore né cervello che ritengono che questi soggetti recitino o esagerino nel manifestare i loro disagi per ricavare presunti privilegi o un'attenzione maggiore.
E che male ci sarebbe a considerarli davvero per ciò che sono?
Ovvero degli esseri umani con una dignità da difendere e rispettare e non delle persone da compatire una volta ogni tanto giusto per compiere una buona azione quotidiana quel tanto che basta per mettersi in pace con la Chiesa e con Dio!
E quali privilegi sarebbero quelli di garantire loro finalmente tutte le condizioni indispensabili affinché possano davvero vivere un'esistenza non caratterizzata dalla necessità di un'assistenza continua ma da un'autonomia in grado di offrire loro le stesse possibilità di emancipazione e affermazione sociale di gran parte di quella maggioranza individualista ed opportunista che ha tendenza ad ignorarli e a schiacciarli in nome di un concetto di normalità totalitario quanto opprimente?!
Poi il colmo dell'ipocrisia di questi perbenisti delle messe della domenica si ritrova quando dei disabili, arrivando al punto da non farcela più a vivere una situazione aggravata dall'esclusione sociale e dall'individualismo dominante, giungono a compiere scelte estreme che li portano al suicidio.
Allora poi a commemorare queste vittime della crudeltà umana si ritrova il solito gregge di attori consumati a dimostrare una sensibilità di circostanza ma completamente ipocrita e ulteriormente offensiva nei confronti di queste persone.
Sì, perché si tratta di persone e troppo spesso non vengono considerate tali.
E non bastano leggi, sentenze, misure assistenziali di vario tipo, se non è la comunità (e le istituzioni che la rappresentano) nella sua interezza a cominciare a farlo.
Nei fatti, però!
Non con parole vuote!

Yvan Rettore