martedì 24 luglio 2018

IL MIO DECALOGO COMPORTAMENTALE SU FACEBOOK

1. Essere educati e rispettosi delle opinioni altrui
2. Argomentare quando si è in grado di poterlo fare e operarlo sulla base di fatti e conoscenze acquisite sul tema
3. Evitare di dibattere su temi di cui si è ignoranti o non si hanno conoscenze sufficienti
4. Non considerare mai la propria posizione come una verità assoluta
5. Non sprecare tempo ed energie a convincere gli altri della giustezza delle proprie posizioni, perché la cosa più importante è esprimere le proprie idee nella massima libertà senza essere condizionati dalla volontà di creare eventuali proseliti
6. Evitare di chiedere l'aiuto di altri contatti per riuscire ad averla vinta su coloro che non sono d'accordo con te, perché un avversario deve essere spiazzato con la sola forza delle proprie idee
7. Avere l'umiltà di leggere ogni posizione argomentata evitando una lettura parziale o limitata soltanto ad alcuni aspetti di comodo sui quali focalizzare una replica che si potrebbe rivelare superficiale quanto incompleta
8. Non rispondere mai ad un insulto con un altro insulto, perché chi lo pronuncia non è in grado di argomentare nulla
9. Ignorare chi ti offende
10. Conservare un buon rapporto con tutti coloro che non la pensano come te, manifestando loro la tua stima e non aspettandoti nulla da loro.




Yvan Rettore


IL PERCORSO SENSORIALE RACCHIUSO IN UN'IMMAGINE

L'immagine allegata mi sta particolarmente a cuore perché riesce da sola a rappresentare lo stato d'animo che si può provare quando si affronta un percorso sensoriale di crescita positiva nel relazionarsi con se stessi e con gli altri.
Lo splendido sorriso di questa bella ragazza espresso in un modo così disteso e genuino da una parte e la scritta esclamativa sulla benda dall'altra stanno a dimostrare quanto bello e stimolante possa essere un viaggio all'interno del nostro essere.
Sì, perché in definitiva trattasi di un viaggio nei misteri sopiti di un universo che sta dentro ognuno di noi e che purtroppo ancora troppi rinunciano a compiere.
Paure infondate e pregiudizi fuorvianti dominanti in una società sempre chiusa nei rapporti e confronti col prossimo, ma in primis con se stessi sono sicuramente alla base di questo rifiuto ancora troppo spesso generalizzato nel nostro paese.
E dire che attraverso il percorso sensoriale si possono vivere momenti di autentica emozione nello scoprire cose bellissime su di noi di cui mai avremmo potuto sospettare l'esistenza come pure di relazionarsi in un modo più profondo, autentico e libero da qualsiasi contingentamento esterno non soltanto con i nostri cari, ma anche con persone nuove che possono arricchire il cammino di una vita spesso complesso e irto di ostacoli.
Una parola penso possa riassumere questa esperienza davvero unica e si può esprimere col termine "leggersi".
"Leggersi" perché quando si opera questa azione si va oltre lo semplice sguardo e si riesce a concentrarsi pienamente nell'elemento del nostro essere che abbiamo la gioia e la sorpresa di scoprire in un determinato momento e che completerà ulteriormente la nostra evoluzione in questa vita.
Ed è quello che racchiude questa immagine.

Yvan Rettore




sabato 21 luglio 2018

DECRETO DIGNITA' = DECRETO DI OFFESA ALLA DIGNITA'!

Penso che tutti gli italiani si sentano profondamente offesi da questo decreto emanato da un Ministero guidato da un ragazzino saputello quanto incapace.
Risulta talmente offensivo che non solo non hanno manco tentato di reinserire l'art. 18, ma addirittura hanno sancito la continuità e l'intoccabilità del famigerato Jobs Act che tanti danni ha causato (e causa ancora) ai lavoratori di questo paese.
Ingenui sono coloro che hanno votato il M5S e che hanno creduto davvero in un cambio di rotta autentico che manco è stato accennato.
E tanti di quelli elettori erano giovani i quali ora si vedono davanti un futuro ancor più grigio.

Yvan Rettore





MARCHIONNE SE NE VA: NESSUN RIMPIANTO!

Marchionne lascia FCA dopo 14 anni per motivi di salute e tutti i personaggi altolocati a lodarne i risultati.
Allora, parliamone di questi risultati, che certo sono andati benissimo per gli azionisti e i banchieri, in primis proprio per Marchionne stesso che ha accumulato una vera e propria fortuna ovviamente bene al sicuro nei forzieri dei paradisi fiscali (fra cui spicca naturalmente la Svizzera).
Guardandola sotto altri punti di vista la situazione appare però un po' diversa.
Marchionne ha indebitato il gruppo come non mai con le banche, reso ancor più precario e incerto il futuro lavorativo di migliaia di dipendenti (specie in Italia) giungendo perfino a togliere diverse tutele a quelli impiegati a tempo indeterminato. 
Questo manager ha poi operato non poche delocalizzazioni (del tutto "legali" col trasferimento di interi reparti produttivi all'estero) e trasferito la sede legale del gruppo fuori dal nostro paese (ovviamente per motivi fiscali, dato che lui è uno specialista della questione).
Malgrado tutte queste "cure", i modelli Fiat rimangono mediocri (ad esempio la "Panda" è stato un mezzo fallimento) e la Ferrari non vince più un Mondiale da oltre due lustri.
Perché una cosa è chiara ed è che il Signor Marchionne sarà bravo a maneggiare i soldi degli altri, ma di motori ci capisce poco o nulla e manco è bravo a fare un efficace di lavoro di squadra come invece dimostrò per anni il compianto Montezemolo.
Ma i risultati del suo management sono ancora più negativi per il nostro paese: minor gettito fiscale per lo Stato sulle attività di FCA nel suo complesso, più precariato e minori tutele per i lavoratori del gruppo, delocalizzazioni che hanno ridotto le attività dell'indotto.
La gestione Marchionne da questo punto di vista per la nostra collettività si può tradurre solo con due termini: "Maggiore impoverimento".
Nessun rimpianto quindi riguardo alla sua partenze improvvisa. 


venerdì 20 luglio 2018

LEONI DA TASTIERA: LEONI SUI SOCIAL, PECORE NELLA VITA!

Noto sempre più frequentemente sui social (ed in particolare su FB) la difficoltà crescente e marcata in diversi soggetti nel riuscire ad avere un confronto, pacato, sereno e costruttivo col prossimo.                      
Oltre ad essere spesso privi di qualsiasi capacità di argomentare le loro posizioni, questi individui a volte ricorrono perfino a patetici sofismi per tentare di giustificare una inesistente (quanto ridicola) superiorità e sputano sentenze a gogo senza avere alcuna conoscenza reale di quanto sostengono.                          
Se li contesti o tenti di correggerli rammentando loro dei fatti inequivocabili (che non sono opinioni), giungono perfino a rinnegare la realtà con tanto di contorno di insulti, offese e luoghi comuni.                  
Sì, perché improvvisamente sembra che in tali soggetti l'uso della tastiera dia loro un delirio di onnipotenza e di tuttologia davvero al limite della demenza senile.                                                  
Detto questo, il sottoscritto non riesce più a sopportarli e dopo le prime avvisaglie, decide di metterli definitivamente fuori dalla propria esistenza perché è evidente che tali soggetti hanno frustrazioni sopite e grossi problemi di comunicazione, ma non spetta certo a chi ha la disavventura di interloquire con loro di doverseli sorbire ad oltranza e ancor meno di tentare di risolverli.
Yvan Rettore


mercoledì 18 luglio 2018

FAME DI SINISTRA!

Oggi appare davvero riduttivo parlare di Sinistra circoscrivendola all'antagonismo storico esistito tra operaio e padrone. 
Chi veramente si riconosce in questo schieramento è perfettamente consapevole che la Sinistra va ben oltre questo dualismo e che deve collocarsi sempre e comunque dalla parte degli sfruttati, degli oppressi e più generalmente dei ceti più deboli deboli.
Questo ovviamente in contrapposizione con una minoranza di sfruttatori ed oppressori. 
Semmai è la tematica del Capitale a non essere mai mutata e oggi più che mai sono proprio coloro che lo controllano che dominano ancora e in modo sempre più feroce la quasi totalità del genere umano. 
Il neoliberismo, variante deleteria e distruttiva dello stesso capitalismo (perché fondato sulla finanza anziché sui settori autenticamente produttivi dell'economia) intende imporsi definitivamente grazie alla cancellazione di ogni diritto sociale e ad un forte ridimensionamento dei diritti civili ridotti sempre più spesso a carta straccia. 
Ciò di cui però bisogna avere ben coscienza a Sinistra è che non è il mercato in quanto tale ad essere il Male Assoluto, ma bensì la dittatura dei monopoli che domina al suo interno, volta ad arricchire pochi e ad impoverire la maggior parte degli esseri umani. 
In secondo luogo, non bisogna perseguire un'uguaglianza assoluta, ma sancire stessi diritti e stessi doveri ad ogni singolo individuo in modo indiscriminato permettendo a tutti di avere parità di possibilità di crescita ed emancipazione su un piano sociale, culturale e professionale. 
In parole povere la disuguaglianza può esistere ma deve fondarsi su aspetti autenticamente meritocratici e non su squallidi favoritismi e imposizioni che derivano da posizioni di potere del tutto ingiustificate. 
Questa è la Sinistra che oggi può ancora essere protagonista (e la cui esistenza è più che giustificata dove ancora esiste a livello parlamentare) e che non è per nulla rappresentata dalle attuali forze presenti in Parlamento (il PD ormai è chiaramente un partito di Centrodestra, mentre LeU è solo un'accozzaglia di partiti tesi a difendere posizioni e privilegi di esponenti politici trasformisti e riciclati) e che nemmeno esponenti "dinosaurici" come D'Alema o Bersani sono in grado di incarnare, specie ricordandosi delle azioni e riforme favorevoli al neoliberismo negli anni del loro protagonismo politico come segretari del della formazione erede del PCI (passata dalla denominazione PDS, poi DS fino all'attuale PD) e dei loro incarichi ai vertici dello Stato. 
A distanza di alcuni lustri da quelle malefatte, suona alquanto ridicolo quanto del tutto fuori luogo che tali personaggi mediocri quanto inconcludenti vengano ancora a rivendicare principi e valori di Sinistra che loro stessi hanno tradito senza esitare in quelli anni. 
Perciò si deve ripartire dalla base, senza "Armate Brancaleone" di partiti, né realtà che vi si richiamano, senza "ismi" divisori, ma solo con la tenacia di volere unire tutti coloro che si battono per i diritti civili e sociali in questo paese in un unico grande soggetto politico, una federazione di forze che metta un punto fermo sulle conquiste fatte in passato e ne aggiunga altri per mettere un freno definitivo a questa deriva del genere umano che rappresenta la società neoliberista.
Si chiama "Sinistra"!
Niente di più e niente di meno!
Per chi ci sta, appuntamento a Napoli a settembre.

Yvan Rettore

P.S. Se si vuole il tempo, si trova! Basta volerlo davvero!


domenica 15 luglio 2018

DEMOCRATICI NELLA FORMA, FASCISTI NELLA SOSTANZA!

In un recente articolo ho letto che ad un partito di Estrema Destra basta raggiungere 40% dei voti per poter istituire un governo di tendenza fascista. Conviene però fare alcune precisazioni a riguardo perché non è esattamente così.
Innanzitutto, sia i nazisti in Germania che i fascisti in Italia non conquistarono mai il potere col 40% dei voti ma raggiunsero e superarono tale soglia grazie al sostegno di partiti centristi di stampo borghese che poi liquidarono con l'avvio della dittatura. 
Qui parliamo però sempre di voti espressi, perché se ci riferiamo all'insieme del corpo elettorale di ogni singolo paese ci si accorge che circa 2/3 degli aventi diritto non erano favorevoli a quei partiti e nel caso dell'Italia non comprendevano nemmeno i voti delle donne a cui era vietato recarsi alle urne e non è cosa di poco conto, dato che corrispondevano e corrispondono alla metà e oltre dei cittadini. 
Salvo i regimi militari di stampo dichiaratamente fascista in America Latina e nei paesi del Mediterraneo che hanno proliferato fino agli inizi degli anni '80, oggi domina invece una forma di fascismo che non intacca la forma della democrazia, ma la colpisce e si impone nella sostanza. 
E' così che presidenti di stampo fascista hanno preso il potere in Honduras e Brasile, ma anche in Europa con Aznar in Spagna, Erdogan in Turchia e in diversi paesi dell'est la cosa si è tranquillamente replicata. 
Quindi la forma dello Stato rimane la stessa sulla carta, ma i poteri che la definiscono cambiano e diventano dichiaratamente autoritari se non proprio fascisti. 
E non è necessario avere un personaggio dalle sembianze e attitudini goffe quanto ridicole come possono averle personaggi quali Trump e Salvini per riuscire in un simile intento. Proprio in questo gli Americani (ma non solo) sono stati maestri, perché hanno avuto fior di presidenti che riuscivano ad operare con una grande popolarità all'interno del paese cavalcando temi allora in voga per cercare consenso, salvo poi comportarsi come veri e propri fascisti in politica estera e garantendo impunità e favoritismi di ogni genere a lobby criminali. 
La differenza rispetto al passato risiede quindi nel fatto che oggi i fascisti non hanno più alcun bisogno di ricorrere ad un putsch per andare al potere e nemmeno di cambiare la forma dello Stato per restarvi perché sono sostenuti chiaramente da tutti quei poteri forti che vogliono mantenere l'esistenza del sistema neoliberista senza alcun intralcio. 
E questi ultimi sono pronti a ricorrere a qualsiasi violenza per riuscirvi, garantendo una facciata di perbenismo e di diritti che però nei fatti non vengono più tutelati come dovrebbe invece essere la regola in una qualsiasi democrazia che voglia dirsi compiuta e non solo formale.

Yvan Rettore


lunedì 9 luglio 2018

SFRUTTATI? NO, DISAGIATI!

La manipolazione del linguaggio è sempre stata una fissazione di qualsiasi forma di potere, perché è proprio attraverso questo mezzo di comunicazione che si può orientare il popolo bue come meglio si preferisce.
Un esempio lampante è quello legato ai termini di "classi disagiate" o di "disagio sociale", oggi tanto in voga nei media nostrani.
Coloro che hanno vissuto gli anni della contestazione dovrebbero sicuramente ricordarsi che allora questi termini non erano affatto in uso e che si parlava piuttosto di "lavoratori sfruttati" o più semplicemente di "sfruttamento" tout court.
Allora veniva istintivo identificare chi procedeva ad attività di sfruttamento nei confronti delle classi più deboli della società: in primis Confindustria, ma anche la Confcommercio, i potentati finanziari, il Vaticano, la massoneria e tutti i poteri collusi col grande Capitale. 
I nemici avevano un nome e cognome e le masse avevano dei denominatori comuni che consentivano loro di riconoscersi nelle lotte che decidevano di intraprendere per difendere i loro diritti.
Perché se sei sfruttato, ovviamente c'è qualcuno che lo fa e che devi per forze cercare di identificare.
Ma se sei disagiato è molto più difficile operare automaticamente un simile ragionamento. Perché quando si parla di disagio, non si pensa necessariamente a qualcuno o ad una entità che ti sfrutta. 
Pensi piuttosto al "mal de vivre", ai problemi della vita di coppia o di famiglia, al tuo essere visto essenzialmente su un piano individuale ma non sociale.
Come fai a pensare a qualcuno che ti "disagia"?
In fondo ricorrendo a tale termine, forse il tuo disagio potrebbe trovare origine anche dai tuoi errori e quindi ne devi rispondere tu in primis.
Quindi, è davvero arduo pensare di primo acchito che una persona "disagiata" sia "sfruttata".
E così i media sono riusciti a confondere la gente comune nell'identificazione degli sfruttatori facendo loro credere che se sono nelle condizioni in cui si ritrovano, spesso e volentieri una parte di responsabilità ricade anche su di loro.
Detto questo, sarebbe meglio mandare in soffitta il ricorso a tali termini ambigui e usare esclusivamente un linguaggio che dica chiaramente come stanno le cose, partendo proprio da chi lucra quotidianamente sulle disgrazie altrui che consapevolmente provoca.

Yvan Rettore



sabato 7 luglio 2018

MEGLIO ESSERE BUONISTI!

In questi ultimi anni, si sta facendo un uso sproposito del termine "buonismo". 
La Destra (di cui uno dei cavalli di battaglia risiede nell'intolleranza) vi ricorre molto spesso per denigrare la Sinistra sostenendo che l'eccessivo buonismo è fonte di disordine pubblico e insicurezza.
La Sinistra replica affermando che tolleranza e accoglienza sono aspetti fondamentali di uno Stato di diritto, ma più in generale di un paese civile.
Chi ha ragione?
Ritengo che sia fuori discussione che quanto sostiene la Sinistra corrisponda al vero come appare evidente che la Destra da sempre tende a giustificare la propria esistenza sulla divisione della società in classi agiate e fortunate da una parte e disagiate e indigenti dall'altra, tanto da considerare comunque giusta questa distinzione. 
Quindi è chiaro che in quest'ottica, questo schieramento non possa vedere di buon occhio i cosiddetti buonisti assimilandoli automaticamente a individui pronti ad assoggettare il paese al chaos permanente e rendendoli corresponsabili di qualsiasi atto di vandalismo o di ribellione all'ordine costituito.
Secondo la logica della Destra è di conseguenza normale che:
- via sia un Nord del mondo ricco a fronte di un Sud povero
- i ricchi meritano ogni attenzione e riguardo perché producono benessere e fanno girare l'economia che conta, mentre poveri e indigenti devono la loro condizione unicamente agli errori commessi nelle loro misere esistenze
- il lavoro, la casa, l'istruzione e i servizi sanitari non siano diritti riconosciuti universalmente ma soltanto a coloro che hanno la capacità finanziaria per poterseli permettere
- chiunque si ribelli a questo ordine costituito venga represso e perseguitato.
Se essere buonista è lottare contro tutte queste ingiustizie e costruire una società accogliente e aperta in cui la condivisione e la solidarietà siano fondamenti di una communità umana, allora sono orgoglioso di esserlo, perché è meglio opporsi che accettare passivamente uno schifo simile.

Yvan Rettore