giovedì 31 dicembre 2020

INEFFICIENZA DEI VACCINI ANTICOVID: STORIA DI UN BUSINESS COLOSSALE!

Ultimamente si usa spesso in modo del tutto inappropriato il termine "malattia" parlando del Covid che invece è e rimane un virus. 

La differenza sta nel fatto che una malattia come la malaria o la febbre gialla rimane sempre presente in natura allo stesso modo, mentre un virus muta in modo costante e non sempre diventa devastante come nel caso del Covid. 

E' appunto per questo motivo che un vaccino per combattere un virus risulta di per sé inefficace (a maggior ragione quando per risultare comunque efficace e attendibile dovrebbe essere sottoposto a test di monitoraggio di una durata non inferiore a tre anni). 

Inoltre contrariamente alle malattie, i virus possono diffondersi in modo letale (di solito in due o tre ondate) salvo poi ridimensionarsi definitivamente e diventare innocui quando ormai gli anticorpi delle loro vittime potenziali li hanno resi progressivamente incapaci di proseguire su tale scia. 

Questo fenomeno si nota anche nel caso del coronavirus attraverso due dati evidenti: tra la prima e la seconda ondata ci sono stati infatti un netto calo dell'indice di contagio da una parte e di quello della mortalità dall'altra. 

La terza ondata (già iniziata in GB, in quanto ritengo che non si possa ridurre soltanto ad una mutazione del virus) sta affermando ulteriormente questa tendenza. 

In conclusione, tutta l'enfasi e la corsa sfrenata ai vaccini a cui stiamo assistendo in questi giorni vengono attuate proprio perché gli addetti ai lavori sono consapevoli che ormai il virus sta cominciando a scemare e più velocemente lo farà, meno potranno piazzarli e continuare a fare profitti colossali su questo business.


Yvan Rettore

sabato 26 dicembre 2020

IL VICINO DISPETTOSO

Avere a che fare con un vicino dispettoso e insofferente è un'esperienza non facile da vivere e da superare.

Spesso questo fenomeno appare dopo un primo periodo di apparente affiatamento che si afferma perché sorge una certa confidenza tra le parti coinvolte.
L'ideale sarebbe quindi sempre mantenere una certa distanza ma si sa che i comportamenti umani non sono regolati da una mente robotica, ma risultano piuttosto caratterizzati da sensazioni ed emozioni che sfuggono alla logica delle cose.
Se questo genere di prevenzione non viene attuato, le reazioni contro i dispetti del vicino possono essere molteplici ma hanno tutte o quasi un denominatore comune: la mancanza di un dialogo genuino e autentico tra le parti teso a determinare le cause di questo profondo malessere che finisce con lo sfociare in azioni iniziali di innocua violenza.
Questo aspetto che viene spesso tralasciato finisce con l'aggravare ulteriormente una situazione già di per sé critica.
Nel migliore dei casi, accade che la parte lesa dai dispetti, ha una tale carica di menefreghismo nei confronti di chi li commette, tanto da poterlo logorare fino a farli perdere ogni voglia di perseverare nella sua attitudine distruttiva.
Nel peggiore dei casi invece si giunge a degenerazioni che si traducono in vere e proprie scene da Far West in cui non si riesce poi più a cogliere chi ha torto e chi ha ragione.
Ma a quel punto, direi che le colpe vanno addossate comunque ad entrambi i contendenti che si spartiscono le azioni di un protagonismo insulso quanto inutile.
Certo, si può sempre ricorrere alla legge, ma vedendo come sono le cause civili nel nostro Paese, è una strada difficilmente percorribile e che raramente rende veramente giustizia.
Per non parlare dei costi non indifferenti che comporta.
Che fare quando i dispetti rischiano di diventare crimini se non peggio.
A quel punto l'unica cosa saggia da fare per la vittima è abbandonare la propria abitazione perché di fronte alla rabbia umana, non c'è nulla che ti può davvero salvare.
E purtroppo sono non pochi i casi finiti con un tragico epilogo.
Detto questo, che fare?
Non c'è una bacchetta magica risolutiva a riguardo.
Se non si riesce a prevenire il sorgere del male, la cosa migliore sarebbe di appurarne le cause almeno per tentare di intervenire in modo positivo nel contenzioso tra vicini.
E comunque, almeno una cosa si può sempre fare se si è vittima di tali soprusi: evitare di alimentare la violenza perché di sicuro finisce poi col degenerare in qualcosa di peggiore e tragico sia per sé stessi che per altri.

Yvan Rettore

domenica 20 dicembre 2020

NON FAKE NEWS MA DISINFORMAZIONE!

Sarebbe ora di superare il termine "Fake News" sostituendolo definitivamente con quello che è realmente, ovvero "disinformazione"!

Detto questo, come dovrebbe comportarsi ogni giornalista degno di questo nome per non ridursi ad un semplice scribacchino?

Rimanere comunque se stesso fino in fondo, cercando di affermare sempre la verità, senza lasciarsi condizionare dalle proprie opinioni e attenendosi unicamente ai fatti che dovrebbero essere in ogni caso riportato con la massima obiettività possibile.

In un mondo dominato da una ipocrisia ormai dilagante e da distruttive lobby di potere i Giornalisti con la "G" si contano ormai col lumicino, ragion per cui nelle poche volte in cui riescono davvero ad esprimersi spetta a noi considerare il loro lavoro leggendo e / o ascoltando ciò che hanno da dire e da rivelarci.

Perché la verità rivelata è l'unica che vale la pena accogliere per riuscire a crescere come individui e quindi come società.

Yvan Rettore

sabato 12 dicembre 2020

CIAO PABLITO!

Per quelli della mia generazione, Paolo Rossi e la Nazionale campione del mondo nel 1982, hanno rappresentato qualcosa che andava ben oltre una semplice affermazione sportiva.

Paolo Rossi era uno di noi, una persona comune, sicuramente non un VIP.

Ha dimostrato umiltà sia dentro che fuori dal campo e il riscatto che dette al Paese a suon di gol in quella straordinaria estate del 1982 è ancora nel cuore e nella mente di tutti gli italiani che ebbero la fortuna di vederlo in campo.

Sì, perché pochi ricordano le avversità che quest'uomo gentile e garbato aveva dovuto subire prima dei mondiali: dalle traversie giudiziarie per la vicenda del calcio scommesse a quasi due anni di fermo assoluto, oltre alle polemiche di certa stampa sportiva per la testardaggine del friulano Bearzot di convocarlo ai Mondiali.

Paolo Rossi dimostrò che la classe non è acqua e che se ce l'hai davvero torna comunque, perché si può provare a fermarlo una volta, ma non ci si può riuscire sempre e di continuo.

Questo mi insegnò quel grande campione in quella folle estate del 1982 e sotto sotto ci avevo sempre sperato fin dai tempi in cui lo avevo visto giocare nel Vicenza, quando da solo seppe fare grande una squadra a suon di gol.

Grazie Paolo per essere stato sempre uno di noi!


Yvan Rettore



giovedì 10 dicembre 2020

GLI ESSERI UMANI SI DIVIDONO SOLTANTO IN BUONI E CATTIVI!

Rimango allergico nel categorizzare e catalogare gli esseri umani. Non ci riesco proprio.
Perché ritengo che comunque vada la realtà è molto più complessa e variegata rispetto a facili quanto a volte ridicole generalizzazioni che lasciano il tempo che trovano.
E per fortuna che è così perché spesso che ci si dimentica che sono proprio tali tendenze a generare poi stereotipi e luoghi comuni che costituiscono un terreno fertile a forme di intolleranza che possono sfociare poi nel razzismo o nella xenofobia.
E 'vero che si possono avere determinate preferenze, è umano averne e di per sé non c'è nulla di male.
Ad esempio il sottoscritto non apprezza particolarmente le culture ei modi di pensare dei popoli germanici e anglosassoni, ma da qui a dire che non ama tedeschi e inglesi ce ne corre.
Questo perché dalle esperienze vissute nella mia breve esistenza, ho capito che al mondo ci sono soltanto due categorie di persone: i buoni da una parte ei cattivi dall'altra.
Ed esistono entrambe in tutti i lidi a prescindere dalle frontiere e dai confini che gli uomini hanno scioccamente eretto nel corso dei secoli e che rimangono ad oggi uno dei primi atti di contronatura da essi compiuto.
E una simile stupidaggine gli animali che erroneamente consideriamo gli inferiori non l'hanno mai pensata e nemmeno attuata, proprio perché loro sanno fare benissimo la differenza tra chi è buono e chi è cattivo.
Un limite che noi esseri tanto evoluti non sempre riusciamo a percepire pienamente e che ci porta spesso a ricorrere ingenuamente a rinchiuderci dentro dei recinti (non soltanto materiali ma anche mentali) per evitare di conoscere e affrontare individui che potrebbero rimettere in discussione il castello di carta di convinzioni che non possono mai definirsi certezze in quanto la vita e le sue condizioni mutano in continuazione.

Yvan Rettore


venerdì 4 dicembre 2020

COME COMINCIARE DAVVERO A RISPETTARE LA MADRE TERRA?

Oggi è sempre più di moda di parlare di rispetto dell'ambiente ma poi nella realtà dei fatti l'uomo occidentale persevera nel considerare la natura come un'occasione di fare business ad oltranza piuttosto che riconoscerle il dovuto rispetto in quanto parte integrante di quella Madre Terra di cui tutti facciamo parte.

Per volerle bene davvero basterebbe cominciare a non trattarla più in chiave utilitaristica, limitandosi quindi a ricavarne soltanto gli elementi utili a garantire una esistenza dignitosa a tutti gli esseri viventi ivi presenti.

E per avviare tale percorso sono fondamentali due passi rivoluzionari: sancire l'inviolabilità dei beni comuni all'interno della Costituzione da una parte e considerare la Madre Terra un vero e proprio soggetto giuridico dall'altra.

Utopia?

Il MAS in Bolivia lo ha fatto da tempo e la proposta di legge che elaborai un paio di anni fa va nella stessa direzione.


Yvan Rettore

lunedì 16 novembre 2020

L'ENFASI MONTATA AD ARTE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

L'enfasi dei cambiamenti climatici assurta a dogma incontestabile è l'ennesima dimostrazione palese di strumentalizzazione di un fenomeno con l'intento di creare nuove strategie utili unicamente al trasformismo fondamentale nel quale sempre si rifugia il capitalismo al fine di poter sopravvivere. 

I cambiamenti climatici ci sono sempre stati nella Storia dell'umanità. 

Determinare quanto l'influenza delle società umane incida sugli stessi è cosa davvero molto ardua se non impossibile anche solo ipotizzare perché i dati attualmente in possesso sono estremamente parziali quanto riduttivi, tenendo conto che sono basati soprattutto su probabilità soggettive, il che nel mondo della scienza corrisponde ad una vera e propria eresia. 

Il tam tam mediatico che ne fa immancabilmente da contorno era già apparso negli anni '70 quando già allora era stata diffusa ad arte in modo analogo dai media occidentali la notizia di un cambiamento climatico drastico che avrebbe dovuto portare ad una imminente quanto catastrofica glaciazione del globo terrestre, cosa che poi ovviamente è stata smentita dai fatti. 

Poi vai anche a scoprire che gente come Al Gore (campione della lotta ai cambiamenti climatici di inizio secolo) ha fatto milioni a palate sull'allarmismo dei cambiamenti climatici e allora capisci che la realtà dei fatti non è veramente quella che viene diffusa e imposta in modo ossessivo dai media internazionali. 

Ultimamente la stessa cosa sta tentando di farla Greta Thurnberg, che è alquanto ridicolo ritenere che possa avere un'idea precisa quanto esauriente sul tema dei cambiamenti climatici, dato che anche il mondo scientifico finora non ce l'ha. 

Tutta questa frenesia intorno ad un fenomeno del tutto naturale ci fa dimenticare gli impegni contro l'inquinamento atmosferico e l'erosione dei suoli, cause di morte sempre più frequenti e di malnutrizione (per non dire carestie) in tutto il mondo e che sono in gran parte riconducibili alle attività umane a prescindere dal riscaldamento globale (solo in piccolissima parte attribuibile all'uomo) e ai cambiamenti climatici in senso generale.


Yvan Rettore

sabato 14 novembre 2020

VEGLIE, UN PAESE POVERO? AFFATTO, E' UN PAESE RICCO IN CERCA DI RISCATTO!

Un giorno un salentino mi disse che la sua terra ed in particolare Veglie sono da considerarsi zone povere.

Gli risposi che la Scandinavia, i paesi freddi lo sono, non il Salento e ancor meno Veglie.
Mi guardò sorpreso e prima ancora che potesse replicare, gli dissi quanto segue:
"Vedi, vi sono paesi in cui la ricchezza più grande (se non unica) è rappresentata dalle patate o dallo stoccafisso.
Il clima vi è rigido, la terra è ingrata e rende poco e per viverci bisogna davvero nascerci. La sola cosa davvero positiva di quei luoghi risiede nella capacità della gente di fare squadra, di operare insieme.
Onestamente non si può dire che il Salento sia così svantaggiato dato che il suo clima è mite, il suo mare bellissimo, il suo suolo può produrre varietà incredibili di cibi di notevole qualità e le sue bellezze artistiche e naturali non hanno eguali nel mondo.
Quindi dove starebbe tutta questa povertà?
Le potenzialità per godere i frutti di così tanto ben di Dio ci sono tutte e se la povertà rimane ancora dominante, questa è da imputarsi unicamente alle responsabilità della gente che ci vive perché anziché fare squadra e agire all'unisono, rimane troppo spesso ancorata a forme di individualismo, campanilismo e invidia che ostacolano il progresso anziché promuoverlo.
Sembra proprio che quando una terra è baciata da Dio per l'abbondanza di ricchezze che vi sono, gli uomini risultati spesso incapaci di valorizzarla pienamente.
E Veglie è purtroppo un esempio lampante di questa triste involuzione."


Yvan Rettore

lunedì 9 novembre 2020

QUANDO TESSERE LE LODI DI UNA AMMINISTRAZIONE COMUNALE SUONA SOLTANTO COME VUOTA PROPAGANDA!

Le scuole elementari Marconi di Veglie sono finalmente fruibili in seguito ad un intervento di ristrutturazione. 

Si sono espressi sui social lodi nei confronti di tutti coloro che hanno consentito tale racconto. 

Però, trovo che vi sia una certa esagerazione nella manifestazione di così tanti complimenti nei confronti dell'autore del progetto, della ditta edile e dell'amministrazione comunale

Quando ci si rivolge a dei professionisti ci si aspetta da loro che realizzino comunque al meglio le prestazioni per cui vengono pagati. 

Non è che quando si va dal dentista o dal meccanico lo si copra di complimenti .  

Si riconosce il valore del suo lavoro pagandolo e se poi si avvera che lo ha fatto male, lo si interpella nuovamente per riparare i danni causati.

Questa enfasi di complimenti appare ancora più fuori luogo quando viene rivolta alle istituzioni che appaltano la realizzazione dei lavori pubblici. 

Anzi appare come una sterile manifestazione di propaganda in quanto gli interventi di ristrutturazione dei plessi scolastici siti su un territorio comunale rientrano fra i doveri e non le facoltà dell'ente che lo amministra come pure la ricerca di eventuali finanziamenti pubblici utili per poterli realizzare.  

Quindi nessun plauso agli attori che hanno consentito l'ultimazione di tali lavori, ma soltanto una semplice presa d'atto di una opera che andava fatta e che finalmente è giunta a compimento. 

Aspetto che altri rientrano nelle mansioni correnti di una comunale riescano a sfociare in un esito analogo. 

E ancor di più auspico che interventi legati a progetti che vadano oltre tali mansioni vedano finalmente la luce. 

Per il bene di Veglie e senza alcuna vena polemica!


Yvan Rettore

sabato 7 novembre 2020

DONALD TRUMP, EMBLEMA DI UNA AMERICA MEDIOCRE MA VINCENTE!

Come si potrebbe definire Donald Trump? 

A mio parere, rappresenta la mediocrità vincente e in un periodo come quello che stiamo vivendo le sue caratteristiche lo hanno finora dimostrato.

Donald Trump, immobiliarista con due fallimenti alle spalle, può sfoggiare sicuramente un certo carisma e una presenza scenica in cui riesce a prendere tranquillamente per i fondelli coloro che lo ascoltano, pervenendo quasi sempre a portarli tutti dalla sua parte. 

Per il resto domina il vuoto di un uomo limitato da un profondo narcisismo e da una incapacità cronica di autocritica che gli impediscono di crescere e far crescere coloro che gli stanno accanto. 

La Storia è piena di questi soggetti megalomani distruttivi e palloni gonfiati fino al midollo che riescono soltanto a combinare disastri dovunque vadano. 

Qualcuno dirà che è stato però un grande imprenditore. 

Sorvoliamo pure sui suoi due fallimenti e vediamo però di sottolineare che il vero cervello del suo grande impero è stato (e rimane) quello di Ivana Trump che gli ha consentito di diventare quello che oggi è. 

Senza il suo apporto determinante Trump sarebbe rimasto un imprenditore di scarso spessore e successo. 

Quindi come si suole dire, tanto fumo e poco arrosto! 

Un buon venditore della propria immagine (suffragato però da una ottima squadra che lo spalleggia dalla mattina alla sera e a cui va comunque la maggior parte del merito) che cavalca il mito dell'America come Paese in cui tutti possono riuscire, ma in cui vi sono ormai decine di milioni di disoccupati, oltre cento milioni di cittadini che vivono in condizioni di povertà spesso estrema, dove curarsi bene rimane un lusso per pochi privilegiati, in cui l'ultima vera industria manifatturiera di rilievo rimane quella degli armamenti, per non parlare infine delle difficoltà sempre più crescente e palesi a mantenersi presente come superpotenza perfino nel "cortile di casa" in cui sempre più Paesi e comunità latinoamericane rimettono in discussione la sfera d'influenza statunitense. 

Davvero troppo poco per pensare di mantenere e incarnare ancora il mito dell'uomo di successo che Trump tenta di sbandierare in modo ormai sempre più affannoso quanto logorante.


Yvan Rettore




giovedì 5 novembre 2020

LA SOFFERENZA CHE TI CREA IL DESERTO INTORNO

 "Quando ridi, tutti ridono con te, quando piangi piangi da solo!"

Sembra una frase fatta ma nel caso degli esseri umani ha troppo spesso un fondo di verità.
Come se la sofferenza fosse una molla che fa scattare un meccanismo di allontanamento dai tuoi simili.
Parli, ti sfoghi come puoi, urli il tuo dolore....ma pochi o nessuno sono davvero pronti ad ascoltarti e ad accoglierti.
Se stai male fisicamente, qualche speranza ce l'hai.
Ma se questo male ti colpisce nel profondo del tuo essere, allora le porte che si chiudono a ripetizione diventano ogni giorno di più.
Vieni tacciato di persona insoddisfatta, incapace di apprezzare ciò che ha e perfino come un essere egoista.
Nessuno che si prenda la briga di ascoltarti davvero, tutti presi da mille impegni, a correre dalla mattina alla sera dietro a priorità che consumano la vita e tu che appari sempre più invisibile se non insopportabile ai loro occhi.
I più fortunati di questo malessere, si fa per dire, rimangono in casa con i loro famigliari, a vivere una esistenza di costante e crescente solitudine.
Altri finiscono in strutture sanitarie dove si ritrovano ancora più soli con un personale vincolato dai ritmi del lavoro quotidiano e altri individui costretti a vivere anche situazioni peggiori della propria e che non fanno che aggravare ulteriormente la sofferenza che si prova sulla propria pelle.
E poi ci sono quelli che abbandonati da tutto e da tutti finiscono sulla strada, associando un malessere fisico crescente ad una sofferenza interiore senza fine.
Praticamente non esistono più per la società, nemmeno all'anagrafe, come se fossero dei veri e propri morti viventi.
Per fortuna una minoranza di anime buone, di angeli vestiti da esseri umani, esiste ancora ma le loro imprese nel salvare questa umanità dimenticata sono davvero immani.
Oggi, al tempo del Covid 19 sembra che le persone imprigionate in mille sofferenze siano ancora più ignorate e lasciate sole nel loro infinito dolore.
E a volte viene da chiedersi davvero dove sono finiti i tanto decantati sentimenti di cui gli esseri umani si vantano per accreditarsi come superiori al resto del mondo animale.
Quel mondo animale io l'ho osservato e una cosa mi ha particolarmente colpito nei branchi di lupi.
Quando si muovono in fila indiana, i primi sono sempre quelli sofferenti e più deboli mentre a chiudere la colonna sono sempre quelli più forti.
Siamo proprio così sicuri noi esseri umani di fare altrettanto ogni volta che ci muoviamo in questa vita?!

Yvan Rettore

mercoledì 4 novembre 2020

UN PIANETA DI RIFIUTI

 Si può veramente dire che uno dei maggiori problemi e pericoli per l'umanità è rappresentato dall'incremento incessante di rifiuti che si riversano quotidianamente sul nostro pianeta, tanto che ormai si può parlare di un "pianeta di rifiuti".

Se molto è stato fatto in questi anni nei paesi occidentali, altrettanto non si può dire del resto del mondo perché è ovvio che in assenza di ingenti risorse finanziarie risulta praticamente impossibile gestire e dare soluzioni ad una problematica così complessa.
Oltre alla terraferma soffrono di questo fenomeno ormai dilagante in ogni lido anche gli oceani che sono diventati delle vere e proprie discariche.
Attualmente si parla tanto di virus, dimenticandosi però della pericolosità rappresentata da questa enormità di rifiuti sul piano igienico sanitario che sul piano nutrizionale e respiratorio.
Le soluzioni ci sono sia sotto un profilo comportamentale sia sotto un profilo tecnologico, fermo restando che bisognerebbe andare oltre la realizzazione di certe pratiche ed impianti che ormai appaiono oltre che dispendiosi perfino dannosi per l'ambiente e quindi per l'uomo.
Appare ormai fondamentale abbandonare la plastica come materiale da destinare all'imballaggio di prodotti di largo consumo e non solo.
Questo perché la plastica non è affatto biodegradabile e la sua combustione è estremamente inquinante.
Quindi non conviene assolutamente più ricorrervi.
In secondo luogo è necessario andare oltre la logica dei termovalorizzatori che aggravano il fenomeno dell'inquinamento globale anziché risolverlo e risultano piuttosto costosi se raffrontati agli impianti di trattamento a freddo che consentirebbero invece da una parte una separazione idonea di ciò che può essere recuperato e dall'altra la produzione di biogas, combustibile molto meno inquinante e dannoso rispetto a quelli attualmente in uso.
La diffusione generalizzata di tali impianti permetterebbe una evoluzione maggiore della economia circolare intesa non soltanto come un sistema idoneo nel riciclo dei rifiuti ma anche una sua estensione ad altri usi del materiale recuperato.
Com'è la situazione in Italia?
Nel campo della economia circolare, il nostro Paese è leader in Europa (perfino davanti alla Germania e di gran lunga) e fra i primi al mondo e questa realtà è sicuramente un motivo di orgoglio per tutti noi.
Dove invece pecchiamo è nella eliminazione completa degli imballaggi in plastica e ancora di più nella realizzazione di impianti di trattamento a freddo.
Per quanto riguarda il primo punto, oltre al fatto che la cosa toccherebbe non poche imprese produttive, vi è manifestamente una azione ancora largamente insufficiente da parte delle nostre istituzioni nel cercare di superare tale situazione.
Per quanto attiene al secondo punto, vi sono ancora pochi impianti in funzione in Italia.
E' vero che la loro realizzazione su larga scala necessiterebbe di investimenti non indifferenti, ma è anche vero che una volta attivi questi impianti offrirebbero una notevole mole di vantaggi all'insieme della collettività non soltanto sul piano economico ma anche ambientale.
In ogni caso, già partendo dai comuni si potrebbe almeno limitare fortemente l'uso dei confezionamenti in plastica e favorire notevolmente l'affermazione in loco di una economia circolare che potrebbe creare nuovi posti di lavoro ed essere un autentico volano di sviluppo territoriale.
E comunque non si può più andare avanti, continuando a vivere con gli occhi bendati in presenza di questi rifiuti

Yvan Rettore





giovedì 29 ottobre 2020

LA CATTIVERIA, QUELLA BELLA SIGNORA IMMORTALE SEMPRE PRESENTE NELLA STORIA DELL'UMANITA'

Quando penso alla cattiveria umana, la immagino sempre come una bella signora che tutti gli uomini condannano, ma che riesce sempre ad entrare nella vita della maggior parte di loro.

Può rimanere assente per un certo periodo, per diversi anni, ma prima o poi ritrova le occasioni di imporsi fra gli uomini.
Le espressioni più visibili della sua presenza immortale si notano ovviamente nelle azioni di violenza che non mancano mai di ripresentarsi nelle società umane.
Ma ve ne sono di più subdole che si manifestano con mezzi subdoli quanto efficaci, come l'inganno, lo sfruttamento, la falsità, i pettegolezzi e chi più ne ha ne metta.
La cattiveria sa travestirsi in mille modi diversi ed è quasi sempre efficace nel raggiungere il suo obiettivo primario: creare sofferenze nelle proprie vittime e in coloro che le amano.
Chi ne è ammaliato, è talmente preso dal fascino che sprigiona, da diventare schiavo ed esecutore fedele.
Non vi sono confini di sesso, religiosi, morali, politici o altro per impedire alla cattiveria di affermarsi dovunque e comunque.
Con l'avvento di Internet e la diffusione massiccia e incontrollata dei social, la visibilità della cattiveria si è amplificata notevolmente al punto che è riuscita ad imporsi in modo perfino più diffuso ed incontrastato.
E' riuscita a farsi passare perfino come un fenomeno innocuo e/o passeggero, a far credere che certe pratiche o credenze sono giuste anche se sono fonti di dolori indicibili che minano e logorano coloro che le subiscono sia nel fisico che nella mente.
Lo sfruttamento illimitato dell'immagine e la banalizzazione delle violenze psicofisiche premiano una cattiveria ormai senza confini né limiti.
Alcuni erano giunti a paventare che con il confinamento dovuto al Covid, saremmo diventati tutti più buoni.
A distanza di mesi ci siamo tutti accorti che la cattiveria, questa "signora" malvagia quanto apparentemente irresistibile è sempre stata presente.
Si era soltanto assopita momentaneamente per tornare a colpire con più forza e maggior vigore, tanto che il suo "regno" sembra davvero non avere fine.
L'unico antidoto che rimane per la salvezza degli uomini è unire il buon senso con valori e principi che sono la regola in natura.
Infatti, nel mondo animale la cattiveria non esiste, salvo in un essere: l'uomo.
Cerchiamo di ripartire da quel mondo per sconfiggere o almeno limitare fortemente questa "signora", la cattiveria, che non ha proprio nulla di bello.
Per accorgersene, basta guardare oltre le apparenze che abilmente celano la sua vera natura.

Yvan Rettore




domenica 25 ottobre 2020

ILLUMINAZIONE PUBBLICA SCARSA O INESISTENTE A VEGLIE!

E' curioso notare che soltanto adesso alcuni cittadini vegliesi si lamentino della scarsa o a tratti inesistente illuminazione pubblica all'interno della località durante le ore notturne col rischio concreto di favorire incidenti o atti di vandalismo.
E in comune siede una amministrazione pubblica che è una continuità di quella precedente.
Prima cosa facevano questi cittadini?
Ovviamente dormivano.
Se si aspettano poi interventi risolutivi da parte di questa amministrazione possono stare freschi perché i suoi esponenti si sono già dimostrati pronti a scaricare su altri le responsabilità di tale disagio, nel solco di una lunga quanto consolidata tradizione italica.
E poi cosa ci si può seriamente aspettare dalle stesse persone che facevano già parte della amministrazione precedente che non aveva mai manco tentato di risolvere questa grave carenza?!
Spero soltanto che questa anomalia non sia dovuta alla volontà di fare cassa da parte dell'amministrazione vigente perché allora potrebbero esserci gli estremi di una denuncia per disservizio in atto pubblico alla Procura della Repubblica.
Mi auguro d'altro canto che la situazione attuale non porti a conseguenze tragiche e che si decida soltanto allora di intervenire nello spirito di una cultura dell'emergenza dominante nelle amministrazioni pubbliche di questo Paese.


Yvan Rettore


domenica 11 ottobre 2020

L'ESIBIZIONISMO COME ELEMENTO DISTRUTTIVO DEL NOSTRO ESSERE UMANI

Insistere nell'affermare ciò che in realtà non si è né si potrà mai essere è una forma di esibizionismo ossessionante che può risultare irritante per coloro che percepiscono tale atteggiamento come una forzatura del tutto fuori luogo.
Sono proprio questi ultimi o situazioni specifiche dell'esistenza che possono portare a rivelare in modo inequivocabile quanto crudele che si tratta soltanto di una finzione.
Persistere nel rimanerne prigioniero potrebbe tradursi in una progressiva distruzione dell'equilibrio mentale del soggetto interessato partendo da un isolamento in grado di comportare anche un allontanamento delle persone a lui più care.
Meglio quindi sempre rimanere fino in fondo sé stessi con i propri limiti e difetti perché è bellissimo essere imperfetti e quindi umani.


Yvan Rettore


venerdì 2 ottobre 2020

COSA RIMANE DELL'AMERICA DI TRUMP?

Il nome di Trump è Donald e in italiano significa "Paperino".                                                                    

Comincio questo mio intervento così perché effettivamente gli Stati Uniti sono stati gestiti in modo piuttosto improvvisato e avventato da un Presidente più avvezzo nel dirigere un'azienda rispetto a una nazione.

Sicuramente questa ormai "ex superpotenza" si è rivelata un gigante dai piedi d'argilla e la politica di Trump ha peggiorato le cose.

Oggi gli Stati Uniti appaiono più deboli rispetto a quattro anni fa e questo per diversi motivi.

La politica estera è stata condotta in modo aggressivo quanto disordinato isolando il paese anche a livello economico.

L'aggressività politica ed economica nei confronti della Cina accompagnata da un protezionismo inaspettato nei riguardi della UE non hanno certo favorito una economia americana che sembrava allora essere in piena espansione.

Non di meglio Trump ha fatto nei confronti del Messico giungendo perfino a voler addebitare i costi della realizzazione di un muro di frontiera (per tentare di bloccare l'entrata di clandestini negli Stati Uniti) tra i due paesi al solo paese latinoamericano.

Le tensioni con la Corea del Nord si sono prolungate per mesi, complici anche le esternazioni spesso aggressive di Trump nei confronti di quel paese.

Il rifiuto di aderire agli accordi di Parigi sul clima e la recente uscita dall'OMS hanno fatto il resto.

Anche all'interno non sono mancate tensioni prima con diversi collaboratori del Presidente rimossi per vari motivi per poi giungere alla escalation delle violenze delle forze dell'ordine nei confronti degli afroamericani, problema purtroppo antico che Trump ha esasperato ulteriormente con una attitudine limitata ad un uso protratto della forza nei riguardi di coloro che lo contestano ormai da mesi in tutto il paese.

La gestione della pandemia è stata in gran parte fallimentare e ha aggravato una situazione complessiva del paese che già non appariva rosea.

Oltre ad avere evidenziato i limiti di un sistema sanitario riservato soltanto a coloro che se lo possono pagare e che ha provocato una esplosione della disoccupazione, i tempi e le reazioni per tentare di arginarla sono stati tardivi e piuttosto confusi.

Il comportamento mediatico di Trump su questa vicenda è stato disastroso quanto oltraggioso nei confronti sia delle vittime che del personale sanitario che sta facendo i salti mortali per cercare di salvare ogni giorno più vite umane possibili.

Tutto ciò ha portato a primeggiare nei dati che indicano l'avanzata apparentemente inarrestabile di questa pandemia.

Oggi è notizia che Trump e consorte sono risultati positivi al virus.

Oltre ad augurare loro una pronta guarigione, sarebbe bello che questa vicenda riuscisse ad insegnare qualcosa a questo capo di Stato, ovvero che si può sbagliare e che è giusto riconoscerlo e poi tentare di porvi rimedio.

Personalmente dubito che lo farà, ma sarei davvero contento di essere smentito.


Yvan Rettore




giovedì 1 ottobre 2020

LA SOLITUDINE, MALE OCCIDENTALE O OCCASIONE DI RINASCITA?

Spesso si sente dire che uno dei grandi mali occidentali consiste nella solitudine crescente degli individui.

Vi sono infatti ormai eserciti di persone che vivono sole e il fenomeno appare ancor più significativo quando si parla di metropoli o megalopoli.
Che sia un male può essere se la solitudine anziché essere una scelta di vita risulta essere invece imposta dalle circostanze.
C'è sicuramente una bella differenza tra una persona giovane e piena di energie rispetto ad una persona anziana che si ritrova sola per motivi che esulano dalla sua volontà come ad esempio la perdita del partner.
Tuttavia, ciò che sfugge forse alla maggior parte degli analisti è che si può soffrire di grande solitudine anche all'interno di un rapporto di coppia o in un contesto in cui ci si deve per forza relazionare con altri.
Questo perché forse il vero grande male dell'Occidente non è la solitudine ma la mancanza o difficoltà crescenti di comunicazione che stanno ormai dominando le relazioni tra esseri umani presenti nelle zone più prospere del mondo.
Il paradosso è che mai come in questa epoca, l'uomo ha avuto così tanti mezzi per comunicare a livello planetario, mezzi che però anziché favorire l'aggregazione sembra che stiano invece accentuando sempre più forme nuove di solitudine in cui la vita sociale si riduce ad esperienze virtuali che però spesso non generano rapporti genuini e profondi.
Non è un caso che poi simili effetti portino a vivere momenti sempre più intensi di sconforto e insoddisfazione tali da poter anche giungere a prendere decisioni estreme sulla propria persona o su altre.
Se però la solitudine è una libera scelta di vita, allora può essere anche una occasione straordinaria di rinascita personale che non deve per forza sfociare in comportamenti egoistici ma che può rivelarsi perfino utile nel costruire un equilibrio ideale di rapporti con se stessi e con gli altri.
Ritengo infatti che si possa benissimo vivere in una società comunitaria (in cui la solidarietà e la condivisione sono la regola anziché l'eccezione) prendendosi degli spazi in cui stare da soli con se stessi.
Questi spazi sono fondamentali per dialogare con l'interezza del nostro essere e ritrovare momenti di serenità e di pace che devono rappresentare i fari di una esistenza vera e non ridotta alla diffusione di apparenze e azioni e comportamenti vuoti quanto superficiali.
Chiamiamoli pure momenti di rinascita o rigenerazione che si possono costruire in tanti modi che non sto qui ad elencare e che consentono di vivere la solitudine come un dono e non come un peso non voluto e imposto da circostanze a noi estranee.
Oggi forse più che mai c'è bisogno di questa solitudine che poi ci può permettere di migliorare sia la comunicazione col nostro io profondo che con gli altri, a cominciare dalle persone a noi più care.


Yvan Rettore




lunedì 28 settembre 2020

I PERCORSI SENSORIALI: CRONACA DI UNA EVOLUZIONE MANCATA

I percorsi sensoriali di cui sono l'unico orientatore operativo in Italia sono straordinari momenti di crescita individuale, di coppia o di gruppo che consentono non soltanto di dialogare con una dimensione sconosciuta del nostro essere ma permettono di infrangere una montagna di pregiudizi che si hanno sia nei confronti degli altri che di se stessi, barriere che ci fanno vivere male e che risultano essere ostacoli potentissimi alla affermazione della nostra serenità e felicità.
Non sono inquadrabili né come terapie né come discipline in quanto si plasmano su ogni persona, coppia o gruppo coinvolto e colui che aiuta questi soggetti a vivere e costruire questo percorso è un semplice orientatore o meglio un accompagnatore (che al limite suggerisce cosa è più opportuno fare in determinate fasi) che non insegna nulla.
Questi percorsi sono nati circa 30 anni fa in Svizzera e quando tornai in Italia eravamo soltanto in due a proporli.
Ora da un paio di lustri sono rimasto da solo e dato che fin dalla loro nascita non abbiamo mai voluto farne una disciplina (per timore che diventasse una attività su cui lucrare alla grande con il rischio poi di snaturarla) è decollata molto meno rispetto a pratiche molto più note al grande pubblico.
Sicuramente le azioni da me compiute non sono esenti da errori e me ne assumo pienamente ogni responsabilità.
Ho pensato tante volte di mollare tutto sia per le immancabili prese in giro (purtroppo uno dei comportamenti dominanti nella cultura di questo Paese) sia per la chiusura o i pregiudizi che vi sono spesso in Italia di fronte a situazioni in cui possono essere messe in discussione convinzioni che possono sembrare granitiche o in cui non potendo essere in grado di averne il pieno controllo si deve per forza di cosa lasciarsi andare e dialogare pienamente con il proprio essere (cosa che tante persone fanno molta fatica a fare).
Il risultato di ciò si riassume in una evoluzione dei percorsi piuttosto limitata in questo Paese e temo che lo resterà ancora per un po' di anni perché purtroppo coloro che sono davvero disponibili a viverli davvero sono ancora una esigua minoranza.
Tuttavia, ciò che mi spinge a non mollare è il bene che sono riuscito a fare a tante persone in questi anni, regalando loro momenti di vita bellissimi e molto intensi e a fornire un supporto non indifferente alla loro crescita che in più di un caso li ha fatti uscire da situazioni pessime in cui si erano trovati catapultati per via di vicissitudini varie.
Quindi anche se rimarranno comunque pochi vale la pena di proseguire con chi ci starà e per gli altri lasciamo il tempo al tempo e se questi non arriverà, va bene lo stesso.

Yvan Rettore





mercoledì 23 settembre 2020

ELEZIONI COMUNALI VEGLIE 2020: L'IMPORTANTE NON E' VINCERE MA COME SI VINCE!

I risultati dell'ultima tornata elettorale hanno sostanzialmente confermato l'immobilismo della politica vegliese.
La lista vincente sembra essere ancorata ancor di più a Destra con logiche di costituzione simili a quella precedente: un leader forte a livello elettorale ma che poi si è avverato debole a livello amministrativo.
Ad ogni modo si tratta di una vittoria, sicuramente indiscutibile, ma risicata e con un crollo significativo di voti (oltre un terzo) rispetto alle elezioni comunali del 2015.
Ha vinto, ma il consenso effettivo da parte dei cittadini vegliesi (2.432 voti su 12.215 aventi diritto al voto) rimane comunque largamente minoritario.
L'importante non è vincere ma come ci si riesce perché sono le scelte che sono state fatte a priori e le azioni che si potranno adottare dopo le elezioni che determinano se una compagine politica risulta davvero vincente o meno, ovvero nel grado di consenso che riuscirà effettivamente ad ottenere nei cittadini che è chiamata ad amministrare.
E su questo punto nutro sinceramente forti perplessità.
Riguardo alle altre liste si è notata l'ennesima frantumazione della Sinistra vegliese che non riesce più ad immedesimarsi in un unico soggetto politico autorevole e con figure carismatiche in grado di esprimerne con forza principi e valori.
La lista di "Progetto comune" è stata forse troppo incentrata sulla figura del candidato sindaco ma i suoi limiti sono probabilmente anche da ricercare sul fatto che diversi candidati erano sconosciuti ai più o comunque con scarse possibilità di trainare voti.
La lista "Scegliamo Veglie" ha forse invece sofferto della debolezza della leadership del candidato sindaco accompagnata anch'essa da limiti analoghi a quella di "Progetto comune".
Detto questo, c'è da notare quanto segue: su dieci sostenitori della mozione che causò la caduta della Giunta Paladini il 3 giugno scorso, soltanto due sono stati riconfermati alla carica di consigliere comunale, due non si sono ripresentati e ben sei non sono stati più rieletti.
Probabilmente i cittadini vegliesi hanno voluto punire la maggior parte dei responsabili del commissariamento di Veglie ritenendolo inopportuno in un momento delicato come quello che stiamo attualmente vivendo.

Yvan Rettore


venerdì 18 settembre 2020

ELEZIONI COMUNALI DI VEGLIE: POCHI CONTENUTI MOLTI SLOGAN AD EFFETTO

Fermo restando che ciò che sto per scrivere viene fatto nel massimo rispetto di tutti i componenti delle liste elettorali in lizza, ho notato che il dibattito politico vegliese di questi giorni è risultato povero di contenuti e ricco di slogan.
Non è ovviamente una esclusiva vegliese in quanto è una tendenza ormai generalizzata all'insieme del territorio nazionale.
Non sono mancati i soliti attacchi verbali e non di una lista rispetto ad altre, di candidati nei confronti dell'operato di altri,  ma in definitiva sono azioni che sono risultate unicamente strumentali alla campagna elettorale.
Dico questo perché qualsiasi attacco politico, per poter rivestire un certo spessore e quindi avere un peso significativo, dev'essere necessariamente espresso  in un contesto di azioni che vadano ben oltre il periodo elettorale e quindi nascere prima, affermarsi durante e permanere dopo quest'ultimo.
Altrimenti rimane confinato ad un discorso sterile quanto effimero che lascia il tempo che trovano.
La povertà degli interventi si è registrata pure fra i vari candidati che sono intervenuti in ogni lista perché spesso e volentieri non sono riusciti a distinguersi in modo marcato tra loro e la concorrenza.
Diverse volte si sono detti e ribaditi concetti analoghi a dimostrazione dell'assenza (o comunque precarietà) di un progetto politico concreto che consentisse effettivamente una vera e propria differenziazione, 
In altre occasioni è mancata una certa umiltà negli intenti esposti perché non si può affermare di essere comunque migliori di altri finché non lo si è dimostrato concretamente nei fatti.
E quindi bisognerebbe ricordare ad ogni candidato due evidenze rilevanti: spetta soltanto all'elettorato operare liberamente le proprie valutazioni rispetto a quanto gli viene proposto e giudicarne poi effettivamente la portata una volta che si passa dalle parole ai fatti.
Detto questo, ieri sera ho assistito al dibattito tra i candidati sindaci e pur facendo i miei complimenti a  "Controvoci" per l'organizzazione della manifestazione, devo confessare di essermi annoiato.
Devo tuttavia ringraziare alcuni candidati per avere rispolverato alcune mie proposte presentate in questi mesi che però per concretizzarsi davvero richiedono una certa conoscenza ed esperienza nel merito e quindi vedremo in futuro se queste saranno state acquisite o meno da questi signori.
Diversamente si saranno rivelate unicamente slogan buttati lì a scopo propagandistico e nulla più.
Per il resto mi sono annoiato sia perché le domande poste sono risultate piuttosto blande e non hanno mai evidenziato le reali competenze ed esperienze dei candidati in lizza, sia perché parecchi interventi avevano in definitiva contenuti analoghi.
Mi è dispiaciuto (ma non più di tanto) che alcuni candidati che ho conosciuto personalmente abbiano persistito nello snobbarmi anche in quella sede.
Se tale attitudine non riveste grande rilievo per il sottoscritto, ritengo però che in una democrazia il rispetto delle idee altrui sia un dovere civico oltre che etico e che non debba quindi in alcun caso poi portare a togliere il saluto a qualcuno.
A maggior ragione quando si intende diventare sindaco, lo si deve essere di tutti i cittadini e non soltanto di coloro che hanno sostenuto e votato la lista con la quale ci si è presentati alle elezioni.
In tale ottica, auspico che qualsiasi sindaco e candidato eletto a cercare di operare e ad agire in modo unitario e creando sinergie con tutte le forze positive (e quindi non soltanto di natura politica) presenti sul territorio al fine di riuscire a preservare ciò che di buono c'è ancora a Veglie e costruire un futuro migliore per tutti coloro che vi risiedono.
Sinceri auguri a tutti i candidati.

Yvan Rettore