domenica 24 dicembre 2017

IL DECLINO DEL SIONISMO E DELL'OCCIDENTE

Quando un impero deve usare la violenza per imporsi, significa che la sua fine è irreversibile. 
Anche gli Stati Uniti non fanno eccezione a questa regola implacabile del genere umano.
Alcuni fatti significativi lo dimostrano: le industrie americane (ma in generale occidentali) di punta sono quelle legate agli armamenti, mentre le altre sono quasi tutte in affanno; nel settore finanziario e bancario accanto alle tradizionali lobby giudaicomassoniche, stanno crescendo in modo veloce ed inarrestabile quelle legate alle varie tipologie di crimine organizzato; perfino Hollywood non è più la prima industria cinematografica del mondo e il centro finanziario e commerciale mondiale si sta sempre più spostando verso il Pacifico, complice anche il declino del Vecchio Continente. 
Tradizionalmente, le lobby ebraiche preponderanti in Occidente preferiscono dominare la finanza e i commerci di merci preziose che avventurarsi in imprese industriali che comportano sempre grandi rischi.
Questo aspetto però costituisce un loro limite espansionistico evidente specie di fronte alle tigri asiatiche e alle potenze emergenti a livello mondiale. 
Il loro declino si è d'altronde manifestato anche durante le ultime elezioni americane. 
Pur essendo riusciti ad impedire al socialista Sanders di andare avanti, il loro intervento nella vicenda non è bastato a raggiungere tale scopo.
Infatti, altre lobby sono state altrettanto (se non maggiormente) determinanti: dai petrolieri ai produttori di armi, da Cosa Nostra alle varie mafie, dalla comunità Wasp alle grandi famiglie politicofinanziarie che influenzano l'establishment statunitense.
Tutte unite nel fermare Sanders, in quanto strenui difensori del neoliberismo nel quale sguazzano a piacimento nel concludere i loro affari. 
Per i sionisti, le cose non sono rosee nemmeno nella terra di Davide, in cui sta crescendo il fronte interno che  sta rimettendo in discussione le loro mire espansioniste e stranamente (ma non troppo) ciò non è più circoscritto alla sola Destra sefradita (avversaria da sempre dei sionisti). 
D'altro canto, l'Occidente filoebraicomassonico sta perdendo terreno dovunque. 
Nel continente americano, l'influenza sinorussa sta crescendo.velocemente mentre l'unità e l'affermazione progressiva dei movimenti di Sinistra latinoamericani antistatunitensi è una realtà ormai consolidata da diversi lustri. 
Perfino il "fedele" Canada sta tentando di percorrere strade alternative nella propria politica estera ed economica rispetto ai diktat di Washington. 
Basta guardare infatti agli accordi economici che ha preso in modo del tutto indipendente con l'UE. 
In Africa, la Cina e l'India avanzano dovunque, mentre l'Asia è terra di spartizione feroce tra USA (costretti a differenza dei concorrenti a spendere parecchi milioni di dollari in armamenti e mantenimento di presenze militari in loco), Cina, India e Russia. 
Soltanto l'Oceania sembra in mano occidentale, ma l'Australia e la Nuova Zelanda stanno cercando di avere politiche estere autonome, mentre l'Europa appare sempre più divisa tra una sfera di influenza ebraicoamericana dura a morire e spinte in avanti di populismi e nazionalismi interni influenzati direttamente o indirettamente anche dal gigante russo per accelerare la disgregazione dell'UE (cosa che farebbe comodo comunque anche agli USA, seppure in misura nettamente inferiore). 
Tornando ad Israele, siamo quindi ben lontani dai fasti di Ben Gurion, Meir e Begin, anche perché l'unità delle etnie ebraiche non c'è mai veramente stata e ora questa carenza sta mettendo in crisi anche la forza propulsiva dello Stato ebraico contro il resto del mondo arabo oltre che dell'Iran e della Turchia. Rimangono i deliri militari e finanziari (sempre temibili) di una lobby giudaicomassonica che però non risulta essere sufficiente a se stessa e che deve fare i conti con un mondo che non può comunque né controllare, né tanto meno comandare a piacimento. 
E i fatti parlano da soli in questo senso. 
Anche perché la finanza mondiale poggia su una bolla virtuale sempre più grande e quando esploderà, trasformerà in carta straccia il denaro appartenente ai grandi magnati contemporanei. 
E a rimetterci, sarà in primis proprio quella lobby giudaicomassonica che non sa più che pesci pigliare per evitare questa catastrofe, se non di continuare a mantenere il mondo sotto costante pressione con i rischi che ciò comporta per tutta l'umanità, e quindi anche per se stessa. 
A comandare saranno allora unicamente coloro che avranno le armi per imporsi e mettere al governo la gente che vorranno. 
E in questo scenario, ad essere vincenti sembrano essere le mafie di mezzo mondo perché sempre più presenti nel mondo delle istituzioni che dimostrano di essere ormai al loro servizio in modo del tutto incondizionato. 
Il nostro paese è uno specchio lampante di questa deriva che sta avvenendo però in tutto il mondo occidentale da anni in modo del tutto inesorabile.

Yvan Rettore


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