domenica 20 agosto 2023

UN CITTADINO DEL MONDO


Sono nato a Berna, cresciuto a Bienne, in Svizzera, nel Bellunese e poi a Morat, ancora in Svizzera.
Ho vissuto la prima parte della mia vita nella zona di frontiera (culturale e linguistica) tra Romandi (svizzeri francesi) e svizzeri tedeschi.
Mia madre era ladina, mio padre è padovano e io sono quindi veneto, ladino e francofono, con passaporti italiano e svizzero.
Ho frequentato per anni Friburgo, dove sono diventato ragioniere e mi sono laureato.
Ricordo ancora i comuni del Canton Friburgo, dove si insediò successivamente la mia attività imprenditoriale che avevo avviato a soli 22 anni e quelli del Vallese francofono in cui feci il servizio militare.
Per anni ho girato mezza Europa avendo a che fare con clienti, francofoni, germanofoni, anglofoni e scandinavi.
Poi ho vissuto per anni in provincia di Padova e a Padova stessa.
Il mio lavoro e la mia passata attività politica mi hanno consentito di andare dovunque in Italia e di confrontarmi con tante culture e mentalità diverse.
Quindi ho vissuto in Emilia, a Parma, Bologna e Ferrara per finire quattro anni fa nel Salento e più precisamente in quella che viene chiamata la Terra d'Arneo, nella parte occidentale della provincia di Lecce.
Ho una figlioccia che vive in Argentina e i suoi genitori sono come fratelli per me, ho parenti in Svizzera, Francia, Germania, Stati Uniti, Argentina e Australia.
Sono di madrelingua italiana e francese, parlo e insegno anche la lingua tedesca, me la cavo piuttosto bene in inglese e col dialetto padovano non ho particolari problemi.
Capisco piuttosto bene sia lo spagnolo che il ladino.
Detto questo (e non certo per vantarmi o voler credere di essere superiore a chicchessia, perché la superiorità è una caratteristica esclusiva degli imbecilli), mi riesce impossibile quanto inconcepibile essere nazionalista, mi sfugge del tutto il concetto di patria e condanno ovviamente sia la xenofobia (vissuta sulla mia pelle perché gli emigranti italiani in Svizzera, una volta erano denominati "Tschingg" (zingari in svizzero tedesco) che il razzismo (perché il concetto di razza non esiste e fu introdotto dagli Occidentali per giustificare una loro presunta quanto inesistente superiorità sui popoli autoctoni delle loro colonie), riconosco pienamente le mie origini variegate e sono orgoglioso di essere sia svizzero che italiano, ma non al punto da essere un fanatico pronto ad impugnare le armi per dimostrarlo perché ci si batte per gli ideali in cui si crede non certo per difendere delle frontiere arbitrarie imposte dagli uomini e sconosciute in natura.
Ecco perché quando mi chiedono chi sono e cosa sono, rispondo che sono un cittadino il mondo, che la mia casa è dovunque ci siano persone pronte ad accogliermi e territori in cui l'amore per il creato è la regola e non l'eccezione e che il genere umano si divide soltanto in buoni e cattivi perché ogni cultura e pensiero diversi dai propri vanno comunque rispettati e capiti in quanto ogni istinto di superiorità verso altre etnie e/o popoli alla fine si rivela comunque sbagliato e se ci sono delle violazioni di diritti umani in essi, bisogna dialogarci e confrontarsi.
Sempre che si intenda davvero realizzare una comunità umana universale e non in un inferno in terra.
Yvan Rettore
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Mimmo Giglio

lunedì 14 agosto 2023

CON GLI OCCHI BENDATI IMPARI A GUARDARE OLTRE

 

Il senso della vista spesso usato in modo riduttivo in quanto non ci consente di percepire la realtà per ciò che è ma in unicamente in funzione del nostro modo quotidiano di focalizzarle.

È necessario quindi recuperare questo senso preziosissimo della nostra esistenza emancipandoci da pregiudizi e limiti che sono all’interno di noi.

Il più delle volte siamo portati a vedere unicamente le cose in funzione delle nostre aspettative visive e trascuriamo ciò che non ne fa parte.

Interpretiamo la realtà delle cose in modo così esponenziale da sottometterla ad una del tutto soggettiva che ci costruiamo attraverso la potenza della nostra mente.

Qualsiasi individuo ha vissuto nella propria esistenza esperienze sensoriali che portano a pensare di essere in una situazione priva di uscita o in assenza di una concreta libertà di scelta.

E la conseguenza di quei momenti si traduce in una situazione dominata da una longanimità apparentemente senza fine.

È fondamentale quindi superare la sfera di ciò che percepiamo con gli occhi.

Questo perché rimaniamo inconsapevolmente succubi di una visione alterata della realtà in quanto inondata da limiti e aspettative che non ci consentono di liberarci dalle catene costruite all’interno del nostro essere.

Non riusciamo a cogliere il fatto che i nostri occhi sono lì per permetterci di superare lo spazio percepito, di entrare maggiormente nella profondità delle cose e quindi di superarne la superficialità e di scoprire ciò che le azioni ripetitive del nostro vissuto quotidiano celano.

I nostri occhi ci possono dare la possibilità straordinaria di andare oltre ciò che percepiamo, di fare spazio ad elementi extrasensoriali ma assolutamente unici nel loro genere.

Perciò è basilare che vengano esercitati nel penetrare all’interno delle cose, di andare oltre la semplice percezione visiva.

In tal modo potremo scoprire ciò che emerge perché originale e non banale e saremo in uno stato tale da consentirci di vivere un nuovo orientamento e reperire un percorso nuovo da intraprendere che darà una sterzata notevole rispetto a quanto applicato ripetutamente nel passato.

Quando si vive nel buio totale, in realtà finiamo col vedere di più.

Per capire meglio questa evidenza, è consigliabile aprire la vista interiore e chiudere quella esteriore.

Per riuscirvi sul piano pratico è sufficiente bendarsi con una fascia di seta o di raso nera.

Nel proprio ambito domestico, da soli o con i membri della propria famiglia anch’essi bendati, si può tentare di svolgere alcune azioni che rientrano nelle nostre attività quotidiane.

Ci si sposta da un ambiente ad un altro, si va alla ricerca di una cosa qualsiasi e poi si tenta di posizionarla in un altro luogo.

In seguito ci si avvia a realizzare operazioni via via più difficili come recarsi in bagno e lavarsi le mani, andare in cucina e lavare i piatti, reperire un determinato libro nello studio, fare il letto, ecc…

Non ci sono limiti di tempo e nemmeno di prove da fare.

Si possono fare benissimo tutte quelle che si desiderano fare.

Compreso mettersi le dita nel naso!

Scherzo, ovviamente.

Se si è in compagnia, si possono inventare sul momento giochi o attività da fare insieme.

Basta che tutto venga svolta spontaneamente e senza imposizione alcuna.

Realizzando una simile esperienza si accede a nuovi canali di conoscenza della realtà che ci circonda.

Il fatto di non vedere ci consente infatti di scoprire nuove dimensioni percettive, attitudinali e rientranti nel profondo del nostro essere.

In assenza totale di capacità visiva, altri elementi appaiono, in particolare quelle relative alla sfera delle nostre intuizioni, specie quelle che richiedono maggiore concentrazione.

La dimensione dei ricordi legati alla capacità di orientarsi all’interno di un ambiente noto risalta all’interno del nostro essere.

Altri sensi si esaltano maggiormente, soprattutto l’udito e l’olfatto, sensi di cui cogliamo troppo spesso la presenza soltanto quando ci consentono di percepire gli elementi negativi che possono esserci intorno a noi.

In questo caso, al contrario diventano alleati preziosi nell’orientarci efficacemente nello spazio.

Grazie a questo stato momentaneo di cecità assoluta si coglie il carattere spesso effimero e abitudinario delle nostre azioni rette da un’infinità di automatismi tali da diventare incontrollabili e dominanti fino al punto da non permetterci invece di ricorrere all’uso di altri percorsi, altri “sentieri”, altre vie ben più complete e arricchenti nel vivere la nostra realtà quotidiana.

Si può anche andare oltre e scoprire la sfera extrasensoriale e le potenzialità del tatto, senso spesso trascurato, aggiungendo alla cecità momentanea anche l’isolamento dell’olfatto e dell’udito.

E ci si accorgerà sorprendentemente che si può interagire con lo spazio, gli altri e noi stessi in modo ancora più profondo entrando in una dimensione affascinante e misteriosa del nostro essere.

Ma questo è un altro tipo di esperienza meritevole di un approfondimento ulteriore da farsi in un altro momento.

 

Yvan Rettore








domenica 13 agosto 2023

ALLA LARGA DAI FONDAMENTALISTI

Viviamo un'epoca in cui si sta diffondendo il fondamentalismo (e non soltanto quello di matrice religiosa), alimento del totalitarismo crescente delle nostre istituzioni.

Conviene a questo punto però ricordare alcuni punti importanti.

Chi è umile e intelligente non pretende mai di avere la verità in tasca e ha la capacità di ascoltare serenamente le persone con cui interloquisce.

In alcuni casi può anche giungere ad ammettere di avere torto perché soltanto gli imbecilli rimangono ancorati alle loro granitiche posizioni che considerano come autentici dogmi.

E soprattutto non appare mai come un tuttologo, perché se un tema non lo conosce ed è quindi consapevole di non poter argomentare una propria posizione sullo stesso, preferisce rimanere zitto e comincia eventualmente ad informarsi consultando documenti autorevoli a riguardo che non si limitano ai post, immagini e video ad effetto che abbondano in rete ed in particolare sui social.

E' doveroso poi ricordare che una società civile si distingue dalle logiche selvagge del Far West per la capacità e la volontà dei suoi membri nell'accettare posizioni diverse dalle proprie adeguandosi alla normativa che garantisce la libertà di pensiero e di opinione che risulta essere un pilastro essenziale di una democrazia degna di questo nome e che è sancita dall'art. 21 della nostra Costituzione oltre che da diverse norme di diritto internazionale riconosciute anche dal nostro Paese.

Detto questo, che fare di fronte ai fondamentalisti?

Beh...è meglio evitarli e far loro deserto intorno perché tanto qualsiasi tema si tocchi con loro, ragionano come se dovessero fare ogni volta un duello all'ultimo sangue su chi ha torto e chi ha ragione.

Sono agli antipodi di qualsiasi convivenza civile e pacifica perché per loro il mondo si divide secondo il motto: "O sei con me, o sei contro di me".

Quindi perché sprecare tempo ed energie preziosi dietro questi casi disperati di persone frustrate e chiuse verso il mondo?

Yvan Rettore

mercoledì 9 agosto 2023

ALCUNE PRECISAZIONI SUL CENTRO CULTURALE CARMELO BENE

 

Il Centro Culturale Carmelo Bene si avvia a compiere il suo quarto mese di vita.
In questo periodo le cose sono andate meglio di quanto si potesse prevedere all'inizio.
Sono stati attivati diversi corsi: lingue (Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo), yoga, pittura, giochi, attività ludiche per i disabili, ecc...
Fra le iniziative, c'è stata la cena gratuita di "Pane e Salame", una serata musicale dedicata a dei bravissimi ragazzi di Salice e attualmente c'è anche una bella esposizione di una pittrice vegliese.
Ora ci stiamo prendendo un momento di meritato riposo e riprenderemo tutto a settembre e abbiamo già in mente ulteriori progetti da realizzare oltre al rilancio dei corsi già in essere.
Vorrei ricordare che il Centro Culturale Carmelo Bene intende essere un luogo di diffusione e condivisione gratuita della cultura nelle sue varie forme, di aggregazione e ricreativo.
Non intende affatto diventare né un'associazione con tesseramenti che comportano un'organizzazione verticistica ed esclusiva, né trasformarsi in un club che interpreta la cultura soltanto a livello monetario ed elitario, definendo in modo del tutto arbitrario cosa lo deve essere e cosa no.
Come già detto durante il discorso di inaugurazione del 22 aprile scorso, le uniche cose che non si possono assolutamente tollerare nel Centro sono l'arroganza, l'opportunismo, il cattivo gusto e la propaganda politica.
Non è quindi assolutamente accettabile che da fuori ci siano entità che si permettano di venire nella nostra sede dicendoci cosa dobbiamo o non dobbiamo fare e invitandoci perfino a decidere eventuali date dei nostri eventi in funzione di altri che non ci riguardano e nei quali non siamo coinvolti.
Non è nemmeno ammissibile che ci siano individui che sparlano alle nostre spalle, denigrando il nostro Centro e muovendo critiche inopportune quanto infondate sull'illuminazione interna e addirittura sulla qualità e la resa di strumenti musicali all'interno dello stesso.
Di questi saputelli e professoroni da quattro soldi non sappiamo proprio che farcene, perché chi confonde le proprie opinioni come se fossero verità bibliche si definisce da sola.
Come non possiamo tollerare che vi siano persone che si permettono di proporre di stravolgere l'arredo e altre iniziative in corso nei locali del Centro perché vogliono avere una visibilità esclusiva della loro esposizione e unicamente in funzione delle loro esigenze.
Non intendiamo più dare retta inoltre ai tanti perditempo che di recente si sono avvicinati al nostro Centro per proporre esibizioni di vario genere, salvo poi persistere nel non rendersi più disponibili con la solita (patetica) scusa che non hanno mai tempo.
Chi ricorre a quest'ultima dimostra soltanto che la cosa non gli va più, perché una persona interessata il tempo lo trova sempre.
Infatti, non è un caso che poi questi soggetti risultino così impegnati da vederli sulle foto che inseriscono sui social mentre prendono il soleone al mare (che grande impegno!) o nel dare priorità a manifestazioni che ritengono comunque sempre prioritarie rispetto ad altre (e il Centro per loro figura quindi come una prospettiva secondaria e trascurabile) perché devono soddisfare in primis il loro ego smisurato.
Non siamo così stupidi da non capire questi atteggiamenti sul nascere e nel troncarli di conseguenza come di dovere.
Quindi come Centro Culturale continueremo ad essere umili, disponibili, inclusivi e aperti nei confronti di chiunque voglia, a Veglie e dintorni, proporre o realizzare davvero attività utili alla crescita culturale, all'aggregazione e alla condivisione di Veglie e dintorni, in uno spirito di autogestione e di considerazione reciproca che devono essere i cardini indispensabili di un'entità come la nostra.
Dei perditempo, semplici curiosi, opportunisti e altri che preferisco non definire in questa sede, non sappiamo proprio che farcene.
Prof. Yvan Rettore



lunedì 7 agosto 2023

CONCITA DE GREGORIO: L'ANTITESI DELL'INTELLETTUALE

 

Concita De Gregorio non è nuova ad esternazioni in cui manifesta una presunta superiorità intellettuale su qualsiasi argomento che decide di affrontare. 

Una vera e propria tuttologa piena di sé e che crede di essere diventata un solido punto di riferimento degli intellettuali italiani. 

Gli intellettuali però per loro stessa natura non sono né sofisti, né tuttologi, ma innovatori nel pensiero e coraggiosi nel manifestarlo anche contro i poteri forti della società in cui vivono.

Caratteristiche, queste ultime, che non sono affatto presenti in questa giornalista. 

Serva incondizionata di ogni potere di turno, frequentatrice assidua di quella Sinistra da salotto sganciata dalle fasce più disagiate della società e altezzosa nel modo di porsi e di pensare, non ha assolutamente nulla di davvero interessante da dire. 

Quindi, la cosa migliore che si possa fare, se non si vuole sprecare inutilmente tempo ed energie, è ignorarla del tutto. 

Ci sono persone davvero più valide ed interessanti da seguire che questo personaggio inconcludente e vuoto.

Yvan Rettore



venerdì 4 agosto 2023

CAMBIAMENTI CLIMATICI: IL DUBBIO E' IL FONDAMENTO DELLA SCIENZA NON IL DOGMA

Leggendo gli ultimi articoli sulla stampa italiana di questi giorni relativi ai cambiamenti climatici, confesso di avere rilevato diversi tratti dogmatici nella difesa ad oltranza degli stessi in particolare nella loro presunta origine antropica.

Vi è infatti una sola visione su questo fenomeno (visto soltanto come un problema), quella catastrofista, basata su elementi comunque contestabili o quantomeno discutibili sul tema e sulla mancata considerazione di altri invece che risultano determinanti quanto fondamentali se si intende davvero avviare un serio approccio scientifico sulla questione.
La scienza si fonda infatti sul dubbio, la condivisione di conoscenze e sul principio di falsificabilità che, guarda caso, manco viene accennato nei vostri articoli.
Non si basa su criteri di tipo "politico", ovvero limitati nell'affermare che visto che la maggioranza degli scienziati è convinta del fondamento di una propria posizione, questa debba per forza essere legge o peggio ancora un dogma che non può mai essere mai messo in discussione.
Se si avvalesse sempre e comunque tale teoria, allora non ci sarebbe più scienza ma un dogmatismo che nulla ha a che vedere con essa.
E non ci sarebbero mai stati scienziati geniali come Galileo o Copernico, che in quanto "minoritari" nella difesa delle loro posizioni scientifiche furono perseguitati o quantomeno osteggiati dalle istituzioni (in particolare clericali) della loro epoca.
Quindi sarebbe utile quando si parla di scienza di dare voce e spazio davvero a tutti e non soltanto ascoltare una campana e lasciare sempre in silenzio quell'altra.
Proprio in virtù anche di una corretta deontologia giornalistica, ritengo che sarebbe doveroso da parte del mondo del giornalismo italiano (e più in generale occidentale) dedicare spazi altrettanto importanti e visibili a scienziati e personaggi autorevoli sull'argomento quali: Claude Allègre, Bjorn Lomborg, Franco Battaglia, Franco Prodi, Carlo Rubbia, Antonio Zichichi e tanti altri oltre ad editorialisti prestigiosi e competenti come Giuseppina Ranali, Leonardo Mazzei o Carlo Papalini.
Si scoprirebbe allora che vi possono essere differenze e manipolazioni sostanziali nel rilevamento delle temperature, che l'inquinamento atmosferico e l'erosione dei suoli sono nemici ben peggiori per la vita di ogni essere vivente, che non bisogna confondere la meteorologia con la climatologia, che conviene adattarsi ai cambiamenti climatici piuttosto che accanirsi a combatterli, che l'urbanizzazione selvaggia a suon di cemento e asfalto ha tolto (e continua a togliere) la presenza massiccia di alberi nelle nostre città compromettendo la qualità dell'aria e facendo balzare alle stelle le temperature estive, che l'IPCC è un organo dell'ONU che non ha assolutamente alcuna autorevolezza scientifica perché composto prevalentemente da funzionari e non da scienziati, che gli uragani stanno diminuendo a livello globale e tanto tanto altro ancora.
Ma soprattutto non si lascerebbe più aperto il dibattito ad un'infinità di tuttologi che ormai dominano quotidianamente la scena del Mainstream, ma esclusivamente alla comunità scientifica che risulta essere l'unica davvero abilitata per parlarne con autorevolezza e credibilità.
Sempre che non si voglia diventare dei fanatici seguaci del catastrofismo climatico come nuova religione del XX secolo e a vantaggio di specifici interessi del mondo del capitale che nulla hanno a che vedere col bene del nostro pianeta.
Perché alla fine della fiera in ambito scientifico contano soltanto i contenuti e non le opinioni.
E dovrebbe essere così anche in altri ambiti.

Yvan Rettore