giovedì 28 maggio 2020

MILANO, L'UNICA METROPOLI ITALIANA CON TANTI PREGI MA ANCHE TANTI DIFETTI

Milano è l'unica vera metropoli italiana in quanto è riduttivo pensarla soltanto sul piano del territorio comunale perché ingloba di fatto un'area urbana di circa 4 milioni di abitanti. 
E in questo può essere equiparata ad altre metropoli come Londra e Parigi. 
Se è vero che Milano vanta meriti indiscutibili è anche vero che detiene dei primati tutt'altro che invidiabili. 
Prima per indice di criminalità, per valori di inquinamento, per tasso di umidità, per infiltrazione e diffusione mafiosa in ogni settore, per indice di cementificazione del territorio ecc... 
Con ciò non intendo denigrare Milano, ma è doveroso ricordare che dietro ogni aspetto positivo se ne cela uno negativo e questo ti consente di avere una valutazione più oggettiva di cosa rappresenta nei fatti. 
E' indiscutibile che Milano sia a tutti gli effetti la capitale finanziaria e culturale d'Italia.
Ma è anche doveroso ricordare che non ne è più la capitale industriale e anche a livello culturale deve comunque fare squadra con altre realtà italiane di non poco rilievo.
La ricchezza poi di Milano non è affatto equamente distribuita e quindi quando se ne parla è un aspetto che riguarda comunque una minoranza dei suoi abitanti. 
In quanto alla qualità della vita dipende con quali metri di giudizio la si valuta. 
Personalmente a riguardo nutro seri dubbi perché sono spesso soggettivi e riduttivi e in ogni caso ognuno valuta da sé su quali parametri deve misurarla. 
Quindi una generalizzazione nel merito appare ardua quanto pretestuosa e non può di certo limitarsi unicamente ad indici di carattere finanziario ed economico. 
Se è chiaro che su molteplici aspetti Milano è leader in Italia è altrettanto chiaro che tale leadership ha potuto consolidarsi ed affermarsi perché vi è stato un costante scambio con le realtà periferiche alla metropoli meneghina. 
Ossia qualsiasi grandezza si giustifica all'interno di un determinato contesto e quindi se l'Italia non può a fare a meno di Milano è chiaro che anche Milano non sarebbe tale (e diventata tale) senza l'Italia. 
Personalmente non è una metropoli che amo più di tanto (ma anche perché in generale sono allergico a realtà di tali dimensioni) anche perché il suo clima non è buono e la sua vita risulta troppo frenetica. 
Però sono milanista nel cuore da sempre, adoro le sue pasticcerie e apprezzo alcune sue specialità alimentari, ma soprattutto quella capacità innata dei milanesi nel farti sentire fin da subito parte della loro realtà mentre nel resto della provincia italiana (specie al Nord) spesso tale integrazione avviene soltanto dopo anni e a volte manco si concretizza veramente. 
Detto questo non c'è un posto ideale e comunque superiore ad altri a prescindere, ma soltanto quello in cui ognuno sceglie liberamente (sempre che sia possibile) di stabilirsi per poter realizzare le proprie aspirazioni ed emanciparsi come individuo ed essere umano. 
E nel mio caso questa mia scelta non è mai caduta su Milano.

Yvan Rettore


VEGLIE, L’ESEMPIO EMBLEMATICO DI UN DECLINO ANNUNCIATO E DI UNA DEMOCRAZIA SBEFFEGGIATA


Potrei introdurre questo mio intervento su Veglie con la classica espressione “C’era una volta….”
Sì, perché c’era una volta un paese benestante dominato da una florida agricoltura e da vivaci attività produttive e commerciali.
C’era una volta un paese con viali alberati e che cresceva guardando serenamente al futuro.
C’era una volta….
Perché oggi, mentre i comuni vicini si stanno piano piano risollevando e innovando dimostrato un attaccamento alla loro identità e a ciò che sono in grado di realizzare e proporre a Veglie sembra che il tempo si sia fermato.
Il declino lo vedi dalla diminuzione costante della popolazione e della presenza giovanile, da vie prive di abitanti, dal degrado visibile in sempre più zone, dalla riduzione di attività in grado di generare lavoro e ricchezza sul territorio e dallo stato di abbandono di diversi terreni agricoli.
E più in generale dall’incremento della povertà, del precariato e dell’assenza di prospettive.
Quando passi oggi per Veglie e ancor di più se ci vivi sembra di assistere alla trasformazione progressiva di questa località in un vero e proprio paese dormitorio in cui la gente residente limita la propria esistenza a sole tre attività essenziali: lavorare, dormire e mangiare.
E’ un fenomeno tipico delle città metropolitane o dei comuni direttamente limitrofi a grandi centri urbani.
Ma Veglie essendo a circa 15 chilometri da Lecce meriterebbe un destino ben diverso e soprattutto consono a quello che era e dovrebbe tornare ad essere: un centro dinamico e di tutto rispetto, nella scia delle proprie tradizioni e col coraggio di guardare al futuro con orgoglio e spirito di rivalsa.
Ma perché un declino così imprevedibile e apparentemente inarrestabile?
Sicuramente le ragioni sono diverse ma ritengo del tutto plausibile che una delle più determinanti sia dovuta all’affermazione tra la fine del secolo scorso e i primi lustri di quello attuale di una classe dirigente e di funzionari che non sono stati all’altezza dei propri compiti e delle sfide che erano chiamati ad affrontare.
Oltre alla evidente incompetenza dovuta spesso ad un basso livello formativo, si è imposta una visione riduttiva e distorta della democrazia e delle entità incaricate di rappresentarla.
Da allora il municipio nei fatti non è stato più la casa comune di tutti i cittadini, ma è diventato progressivamente una entità vuota da riempire a seconda degli interessi del gruppo politico vincitore di turno.
Non pochi consiglieri comunali hanno cominciato ad intendere il loro mandato non in funzione dell’insieme della cittadinanza ma soltanto del proprio gruppo elettorale di appartenenza e in non pochi casi manco di quello.
Quindi scontri di potere e di influenze sono stati all’ordine del giorno per anni rendendo di fatto sempre più ingovernabile e precaria la gestione del paese e riducendo sempre più le casse comunali fino a rendere difficile e problematico qualsiasi intervento per mancanza cronica di fondi.
La realtà di questa democrazia sbeffeggiata è sotto gli occhi di tutti e Veglie a breve potrà vantare due tristi primati: quello di dover subire un commissariamento ad ogni lustro e quello ormai imminente addirittura in presenza di una giunta dimissionaria perché ormai a mandato scaduto.
Alle prossime elezioni non si scontreranno la Destra e la Sinistra, ma bensì due anime contrapposte di intendere la politica e soprattutto la democrazia, una corretta e l’altra completamente distorta.
La prima sarà espressa da quei cittadini che amano ancora questo paese e ci vogliono rimanere facendo crescere i loro figli, confidando nell’avvento di una nuova classe dirigente formata, umile e diligente, capace di riscrivere un futuro degno di questo nome partendo da quel senso di comunità, di confronto e di condivisione che costituisce l’ossatura di una democrazia che non voglia ridursi ad un suo esercizio puramente formale.
La seconda invece sarà l’ennesima volontà di riaffermarsi di gruppi di potere e di influenza contrapposti fra loro e uniti soltanto in effimere parate elettorali salvo poi dividersi facendo precipitare nuovamente Veglie in una situazione di stallo che ne sancirà un ulteriore declino.
Starà tutta qui la scelta che i vegliesi dovranno operare alle prossime elezioni con l’augurio che finalmente questa triste pagina di Storia venga definitivamente girata una volta per tutte.

Yvan Rettore



mercoledì 27 maggio 2020

LA SUPERIORITA’ COME SINONIMO DI INVOLUZIONE DEL GENERE UMANO

In questi ultimi anni sono tornati in auge movimenti e scuole di pensiero che fanno della superiorità il loro pilastro dominante.
Quindi è tornato di moda il concetto di razza e si è riaffermato il fondamentalismo cristiano accompagnato dalla consuetudine tipicamente occidentale di ritenere gli USA e l’UE come gli unici modelli di società validi ed autenticamente evoluti.
E si potrebbe proseguire così anche approcciando ben altri temi e in ben altri ambiti.
Ma in cosa consiste questa smania irrefrenabile di superiorità e di difesa ad oltranza del proprio orticello ritenuto come l’unico “mondo possibile ed accettabile”?
Chi rivendica la superiorità di una entità rispetto ad un’altra in realtà dimentica un fattore fondamentale che risiede nella loro comparazione considerata però soltanto sul piano di uno sfruttamento del soggetto più debole da parte di quello più forte.
Non vi è un confronto sereno e costruttivo tra realtà diverse ma piuttosto una analisi fondata sulla competitività.
Ma colui che sostiene una presunta superiorità trascura anche un altro fattore di non poco conto che è quello della relatività del tempo e della evoluzione umana, di quel “Motore della Storia” che nessuno può fermare e che caratterizza da sempre il miglioramento progressivo delle condizioni dell’uomo su questo pianeta.
In tale evoluzione si è assistito all’ascesa costante di stati ed imperi ma anche al loro declino e alla loro scomparsa.
Il che vuole dire che non è affatto scontato né plausibile che una società florida oggi lo sia comunque per sempre e la Storia ha dimostrato più volte questa incontrovertibile constatazione.
Coloro che operano nel mondo dello Sport o nella Scienza risultano immuni da questo concetto di superiorità.
I primi perché accettano il confronto con i propri avversari in un rapporto di lealtà reciproca teso a dimostrare soltanto chi è più bravo e ha più talento fra i contendenti.
E una vittoria acquista maggiore significato quando avviene dopo una sconfitta e viene scolpita nella Storia dello Sport perché è il valore degli avversari con cui ti sei confrontato ad averla resa tale.
Seppure in ambiti diversi, pure un vero scienziato non vive la propria attività come una gara di superiorità nei confronti di altri perché le ricerche che svolge vengono attuate per il bene e il progresso dell’intera umanità e non certo di una parte di essa.
Detto questo a coloro che invocano una presunta superiorità nei riguardi di altri sfugge il fatto che gli elementi che decretano l’evoluzione di ogni società umana sono la ricerca costante di confronto, la condivisione e la possibile integrazione con altre culture e altri modelli sociali politici ed economici.
Trincerarsi dietro una effimera superiorità non è soltanto l’espressione di un comportamento limitato alla soddisfazione del proprio ego ma anche la manifestazione di una paura e una incapacità profonda di rimettersi in gioco e di poter autenticamente migliorare l’esistente, perché non sta scritto da nessuna parte che ciò che è valido ed efficace oggi lo sia automaticamente anche domani.
Anzi, spesso è vero il contrario.
Le società che evolvono sono quindi quelle aperte ed inclusive, dominate da individui che non sono succubi della paura di ciò che non conoscono, ma che aprono le porte della loro esistenza ad altri con la consapevolezza che è soltanto dall’incontro di diversità che il genere umano può davvero cambiare.
In meglio!

Yvan Rettore



sabato 16 maggio 2020

IL COMUNE DI VEGLIE SUCCUBE DI MANOVRE POLITICHE DANNOSE PER L'INTERA COMUNITA'

In questo periodo Veglie ha fatto notizia a causa di una tendenza che purtroppo sembra ormai radicata all'interno di una parte significativa della classe politica locale. Questa si è venuta a concretizzare nuovamente dopo circa quattro anni di amministrazione comunale attraverso la sistematica volontà di rappresentanti eletti di rendere minoritaria la maggioranza sui cui poggiava e di aprire di fatto una crisi che possa portare ad un commissariamento del comune. In sedici anni, questa anomalia tutta vegliese si è attuata per ben due volte: nel 2004 in seguito alle dimissioni alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali e nel 2014 con le dimissioni del sindaco allora in carica. Una media di commissariamento che avviene quindi ogni otto anni! Non so se sia un primato a livello italiano ma penso che sia comunque un fenomeno grave che dimostra l'inadeguatezza di diversi politici locali rispetto ai bisogni ed interessi reali della comunità che dovrebbero rappresentare in quanto percepiscono la politica prevalentemente (se non esclusivamente) in funzione di effimeri quanto inconcludenti personalismi. 
Questa volta però questa smania di elettoralismo (che ha raggiunto il suo culmine con la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti dell'attuale sindaco in carica, il Dottor Claudio Paladini) acuto di cui soffrono questi signori presenta alcune novità di non poco conto:

  • l'apparizione della pandemia ha intralciato seriamente i piani di coloro che hanno messo in crisi la Giunta prima e sfasciato la maggioranza dopo, perché ancora oggi di fronte alla crisi sanitaria in corso non è stata fissata una data per la tenuta della prossime elezioni comunali. E quindi le strategie di questi signori si ritrovano a non avere l'efficacia auspicata e potrebbero perfino risolversi politicamente a loro svantaggio. Questo perché non si fondano su critiche fatte di contenuti ma su vuote polemiche demagogiche tipiche del modo purtroppo ormai congenito di presentarsi alle elezioni di buona parte della classe politica attuale e non solo a livello locale.
  • la mozione di sfiducia nei confronti della Giunta attuale verrà discussa in Consiglio Comunale agli inizi del prossimo mese con un sindaco ufficialmente a fine mandato dal 1° giugno 2020. Ciò significa che una amministrazione comunale straordinaria giustificata per via della emergenza sanitaria ancora in corso rischia di essere mandata a casa dall'iniziativa di alcuni rappresentanti eletti che di fatto sancirebbero una sospensione della democrazia (attraverso l'ennesimo commissariamento) in questo paese in chiave puramente elettorale.
  • un democratico autentico non può assolutamente accettare una simile sciagura politica e sociale e questo anche perché specie in situazioni di grave disagio sanitario, sociale ed economico come questo dovrebbe prevalere in ogni consigliere comunale eletto un forte senso di responsabilità nei confronti della propria comunità e delle istituzioni che è chiamato a rappresentare in modo onorevole e costruttivo attraverso tutto l'arco del proprio mandato. L'Italia repubblicana ha sperimentato per ben sei volte governi di minoranza, tutti di breve durata in quanto inseriti in periodi conclusivi di legislatura o in casi specifici di emergenza. Questo fenomeno si è replicato più volte anche a livello locale e quindi la domanda sorge spontanea: "Perché a Veglie vi è un accanimento da parte di certa classe politica contro questa situazione provocata non certo dal sindaco attuale ma unicamente dalle strategie di alcuni cambicasacca dell'ultima ora?" Azzardo una risposta che è quella di interpretare da parte di questi signori la democrazia unicamente come "dittatura della maggioranza" e non come una gestione della cosa pubblica condivisa e discussa dall'insieme della classe politica eletta. E in un periodo grave come questo è proprio questo ultimo aspetto che sfugge a buona parte della classe politica locale e che dovrebbe invece prevalere nel loro modo di pensare e agire.
  • ridurre la decisione di azzeramento della vecchia Giunta da parte del sindaco attuale e la nomina di un'altra ad una manovra elettorale risulta non capirne le reali motivazioni e muovere accuse a vanvera. Infatti, come si può pensare (anche in vista della ormai imminente amministrazione straordinaria) di gestire un comune dalle diverse criticità come Veglie in una situazione di pandemia ancora in corso con l'ausilio di appena tre assessori?! I signori che hanno attaccato il sindaco si sono mai chiesti quali garanzie di qualità e tempestività negli interventi presentava in quest'ottica una presenza così ridotta di assessori?! A parte il fatto che il Dottor Paladini si è avvalso di un suo diritto nell'adottare tali decisioni, sfugge a lor signori che una entità come un comune non può essere sostenuta nella sua gestione da una presenza limitata di ruoli dirigenziali e/o di soggetti di dubbia competenza. 
  • mi sono chiesto più volte perché vi sia stato in questi mesi (e soprattutto in questi giorni) un accanimento così marcato e a tratti perfino cattivo da parte di diversi politici locali nei confronti del sindaco attuale, Dottor Claudio Paladini. A prescindere dal fatto che manca in questi signori il rispetto dovuto all'incarico istituzionale che costui ricopre, eventuali critiche dovrebbero esprimersi essenzialmente sui contenuti e non apparire puramente funzionali in chiave elettorale. Detto questo, ritengo che il Dottor Paladini risulta essere una presenza anomala nel panorama politico vegliese attuale. E questo per alcuni motivi ben precisi. E' stato eletto e ha portato ad amministrare il comune di Veglie al di fuori delle logiche dei partiti e dei vecchi strateghi della politica locale, dando il via ad un progetto politico nuovo ed originale fondato più sulla comunità che sui particolarismi di alcuni. Che questo progetto sia riuscito o meno è un altro paio di maniche e non è oggetto del mio presente intervento. La seconda anomalia rappresentata dal Dottor Paladini risiede nel fatto che si tratta di una personalità professionalmente autorevole nel proprio settore di attività tale da non sentire per nulla il bisogno di vivere di politica, né di dover cercare forme di affermazione attraverso essa. La maggior parte dei suoi avversari attuali sicuramente non può dire altrettanto.

Detto questo, mi auguro che prevalga un forte senso di responsabilità nei promotori della mozione di sfiducia (tale da ritirarla) e che la classe politica locale riesca a confrontarsi serenamente e seriamente su contenuti inerenti gli interessi dell'intera collettività e non nel continuare a fossilizzarsi in inutili quanto logoranti polemiche che non servono proprio a nulla e possono perfino risultare dannose per l'insieme della collettività, specie in un periodo difficile come questo. Personalmente ne dubito ma sperare non costa niente, con l'auspicio che le prossime elezioni vedano il prevalere di nuove figure nel panorama politico e istituzionale che siano completamente staccate da squallide logiche di potere e da vuoti personalismi che hanno portato Veglie al declino attuale e i cui esponenti non hanno assolutamente più nulla di valido da proporre a tale comunità. E' ora che Veglie si svegli dal proprio torpore e mandi definitivamente in soffitta una stagione politica disastrosa e rovinosa che ha causato prevalentemente dolori e delusioni. L'occasione per farlo davvero si presenterà ovviamente dalle prossime elezioni ma può cominciare già adesso (e continuare comunque anche al di fuori delle istituzioni)  prendendo definitivamente le distanze dai soggetti politici che hanno causato col tradimento del loro mandato elettorale la crisi attuale da una parte e da personaggi che stanno tentando di tornare sulla scena politica attuale attraverso varie modalità dall'altra. Veglie ha un bisogno urgente di respirare aria nuova perché quella che la pervade ormai da troppi anni è ampiamente ammuffita.

Yvan Rettore

sabato 9 maggio 2020

Il RITORNO DEI SOLITI TEATRINI E GIOCHETTI PREELETTORALI NELLA POLITICA VEGLIESE

In questi ultimi giorni, la classe politica vegliese è in gran parte tornata a dare il peggio di sé.
Anziché trasmettere un segnale di unità e di solidarietà in un momento così delicato per la nostra collettività, diversi politici locali hanno preferito tornare a polemizzare in modo squallido con il sindaco ancora in carica.
Partiamo dal fatto che quest'ultimo ha deciso di azzerare la vecchia Giunta e farne una nuova nominando perfino un assessore esterno.
Premetto che non sono un sostenitore di questa amministrazione, ma questo era un diritto di cui poteva avvalersi e al quale è ricorso in quanto dopo la defezione di due membri della vecchia Giunta, la conseguente messa in minoranza in Consiglio e soprattutto la difficile situazione attuale sarebbe stato molto azzardato ed impervio proseguire in quel modo.
Muovere accuse a vanvera (come quella circa la nomina di una nuova Giunta spacciata come una presunta manovra elettorale ordita dal sindaco) e non comprovate da fatti inconfutabili nei confronti del sindaco fa parte del gossip politico e non della Politica con la "P" in cui ci si dovrebbe confrontare sui contenuti e sulle proposte e non sulle forme che qui riguardano addirittura una entità amministrativa ormai a fine mandato e chiamata a governare Veglie almeno per altri cinque o sei mesi e in una fase di emergenza come questa non sono affatto pochi.
Il peggio però è arrivato proprio questa settimana quando dieci consiglieri hanno sottoscritto una mozione di sfiducia nei confronti della nuova Giunta, unendosi poi ad altre realtà dell'opposizione e giungendo perfino ad invocare il commissariamento del comune.
Oltre ad essere una iniziativa sciagurata ed irresponsabile in un momento come questo, questi ed altri hanno dimostrato di avere una conoscenza alquanto superficiale del significato del termine "democrazia" e questo per i seguenti motivi:
- nei Paesi con un elevato senso civico, quando si viene eletti come membri di una compagine politica o lista civica, nessun consigliere o assessore si sognerebbe mai di cambiare casacca nel corso del proprio mandato. 
E questo perché il proprio mandato viene inteso come un preciso impegno che si assume nei riguardi dell'intera cittadinanza e all'interno di una determinata maggioranza. 
Non si riduce ad una promessa sterile che si può violare a proprio piacimento e chi non è in grado di adempiere al proprio impegno e a mantenere la fedeltà alla maggioranza in cui si trova inserito, si dimette e non fa il "turista voltagabbana" all'interno del comune rendendolo di fatto ingovernabile ed inefficace nella propria gestione. 
Questione di senso di responsabilità che nel nostro Paese è piuttosto raro e gli effetti devastanti di tali comportamenti sono lampanti.
- sempre riferendomi ai Paesi in cui il senso civico è dominante, a nessuno verrebbe mai in mente di invocare un commissariamento (salvo in casi estremi legati alla tutela dell'ordine pubblico e della legalità) del proprio comune, preferendo una sospensione provvisoria della democrazia e una gestione esclusivamente affidata ad un funzionario, il quale (volenti o nolenti) non deve rispondere alla cittadinanza del proprio operato ma solo al Prefetto (e quindi al Ministero dell'Interno), non può prendere alcuna decisione di carattere migliorativo e si accontenta unicamente di tenere in ordine i conti, di garantire l'ordine pubblico e l'emergenza sanitaria in atto. Quindi se dovesse essere nominato un commissario, scordiamoci di poter avanzare lamentele sul suo operato, di andare a chiedere sovvenzioni sociali ed interventi tesi a migliorare la vita nel nostro comune. 
Preferire questo stato di cose, seppure provvisorio ad una Giunta, realtà minoritaria in Consiglio ma comunque espressione di una volontà popolare, significa avere smarrito il significato del valore della democrazia, svuotandone i contenuti per questioni formali e di opportunismo politico che nulla hanno a che vedere con gli interessi della nostra collettività, 
Veglie, che già viveva una situazione piuttosto critica prima dell'avvento del Coronavirus, non può permettersi neanche un solo mese di stallo. 
I cittadini di Veglie meritano ben altro anche in virtù del fatto che continuano a rimanere soggetti passivi di questi squallidi giochetti tra partiti in vista delle prossime elezioni comunali.
Detto questo sono consapevole che la mia esperienza in un determinato partito di opposizione può ritenersi ormai conclusa e non soltanto per i motivi di cui sopra, ma anche perché non sono una pecora che accetta di restare muta in un gregge e di essere comunque d'accordo su tutto a prescindere.
La politica dovrebbe essere confronto civile e costruttivo tra persone ed entità con posizioni diverse (e non soltanto su un piano ideologico) e dovrebbe tradursi in un coinvolgimento diretto della cittadinanza a determinate scelte nella amministrazione della cosa pubblica.  
Ma soprattutto dovrebbe prevedere un grado di responsabilità autentico e di impegno genuino nei confronti della collettività che vada oltre i propri interessi e/o quelli di partito e non si limiti alle sole tornate elettorali.


Yvan Rettore

domenica 3 maggio 2020

QUANTO E' DURA VIVERE CON SE STESSI AI NOSTRI LIDI

Domani comincia la seconda fase di questo travagliato periodo.
In questa fase ancora in atto ho potuto notare diversi aspetti del nostro essere in società.
Parecchi mi hanno fatto piacere e alcuni mi hanno anche sorpreso: dal volontariato alla dedizione del personale medico, dall'umiltà dimostrata da alcuni alla disciplina generalizzata della nostra comunità nel seguire le regole.
Ma tanti, troppi, mi hanno deluso, anche se devo dire che alcuni comportamenti non hanno fatto altro che confermare la superficialità e l'opportunismo ancora purtroppo dominanti nella nostra società.

Confesso però che mi sarei aspettato maggiore dialogo e capacità di interagire nei social.
Invece non è stato così.
Anzi!
Al di là del fatto che coloro che non avevano tempo e voglia di dialogare con te prima del blocco hanno mantenuto inalterato il loro comportamento e dei soliti complottisti improvvisati, ho constatato un incremento notevole di espressioni di cattiveria e di egoismo.
Certo, la stampa del nostro Paese ci ha ubriacati di notizie e talk show in questo periodo, spesso disinformandoci (conformemente ad una consuetudine ormai radicata in Italia) e suscitando ancor più rabbia e apprensione in ognuno di noi.
La classe politica anziché essere unita e compatta in un periodo come questo ha continuato in gran parte ad essere litigiosa e a dare troppo spesso il peggio di sé (cosa peraltro in cui eccelle senza grandi difficoltà).
Ma tutto sommato nessuno di questi aspetti mi ha davvero mortificato, né sorpreso più di tanto.
Tutto secondo un copione ormai largamente collaudato da decenni.
No, niente di questo.
Ciò che mi ha fatto male e pensare è vedere la cattiveria e l'insensibilità di certe persone manifestarsi in un modo davvero indecente quanto inumano.
Ci sono ancora tanti esseri umani che muoiono ogni giorno, tanti malati che soffrono e gente che rischia la propria vita quotidianamente per salvare altre vite.
L'emergenza non è finita. 
Anzi.
Ma di fronte a tutto questo cosa ci tocca sentire?
Persone che si lamentano di essere state agli "arresti domiciliari" o di essere state "incarcerate", senza avere la minima idea di cosa voglia dire essere davvero in quelle situazioni e di quante sofferenze e patimenti comportano.
Altre che non ce la fanno più perché non possono più andare all'Happy Hour o al ristorante.
Altre ancora che pensano ai soldi che stanno perdendo ogni giorno e che hanno un conto corrente gonfio di quattrini ma che non pensano minimamente a coloro che un conto in banca non potranno più manco permetterselo.
Ma tanto ciò che conta per certa gente è il profitto ad oltranza e poco importa se saranno altri a rimetterci.
E stiamo parlando soltanto di due mesi della nostra vita!
Due mesi!
Ma la cosa forse più sconfortante di tutte è notare quanta gente non riesca più a vivere nella solitudine e serenità del proprio essere, a non consumare la propria esistenza ma a viverla nella pace del tempo che scorre con la giusta lentezza al fine di poterne assaporare ogni momento, come se fosse un vino da sorseggiare piano piano.
Tutte persone ridotte ad automi, abituate a correre ogni giorno, costrette a vivere secondo codici non scritti di convivenza sociale in cui l'individuo conta solo per ciò che consuma e che produce.
Il sapere fermarsi, vivere con la propria individualità e accettando anche piccoli sacrifici per il bene di tutti sembra quasi un atto eroico e fuori dal comune mentre invece dovrebbe essere la normalità.
Mentre ci sono ancora persone che muoiono, storie di vite che vengono spazzate via dalla ferocia di un virus.
E non passa giorno che il mio primo pensiero non vada a loro.


Yvan Rettore

venerdì 1 maggio 2020

NON DIMENTICHERO' MAI I NOMI E COGNOMI DEI GOVERNATORI AUTORI DI ORDINANZE ILLEGALI DI RIAPERTURA

Se la curva dei contagi da Coronavirus tornerà sicuramente a salire e con essa il numero di vittime a causa delle ordinanze illegittime di riapertura improvvisate di taluni governatori irresponsabili, sarà allora il caso di prendersi nota di nome e cognome di costoro e dei loro partiti di riferimento non solo per sanzionarli appena possibile a livello elettorale ma soprattutto per ricordarci del dolore, del male e dei danni che avranno provocato all'intera comunità nazionale!
Personalmente vigilerò attentamente su questo aspetto e non smetterò di segnalare pubblicamente l'atteggiamento di tali personaggi al fine che gli italiani non tornino come sempre ad essere colpiti dalla solita amnesia storica che sembra sia un difetto congenito del nostro popolo.


Yvan Rettore