martedì 21 novembre 2023

O SI E' BUONI O NON LO SI E'! DECIDIAMO CHI ESSERE, SENZA SE E SENZA MA!

Fa davvero sorridere vedere quanto Paolo Crepet si impegni in TV in questi giorni a dare consigli e pareri sulla vicenda della ragazza appena uccisa, pensando al periodo della pandemia in cui si scagliò con ferocia ed inaudita cattiveria contro coloro che avevano deciso legittimamente di non vaccinarsi.

E come lui tanti altri che furono capaci di diffondere odio e crudeltà senza alcuna esitazione nei confronti di esseri umani non di oggetti!
Detto questo è inutile fare grandi proclami, proporre soluzioni e puntare il dito a destra e a manca se poi vengono adottati dai più (e specie da VIP e professionisti autorevoli) comportamenti che non risultano per nulla esemplari.
Bisognerebbe quindi cominciare a superare simili ipocrisie e opportunismi.
Sarebbe già un buon inizio.
Semplicemente per essere buoni nel senso vero e genuino del termine e non soltanto nelle intenzioni e/o attraverso la pronuncia di belle quanto effimere parole.

Yvan Rettore

sabato 18 novembre 2023

ITALIA, PAESE DOMINATO DALLA COMMEDIA DELL'ARTE E DALLA "LANGUE DE BOIS"



L'Italia è davvero il Paese della Commedia dell'Arte.
Ormai in qualsiasi contesto locale o nazionale, rappresentanti delle istituzioni, politici navigati, scribacchini, sofisti, pseudointellettuali e sindacalisti (di nome ma non di fatto) si accaniscono a cercare di dimostrare ciò che non sono: persone acculturate, formate e preparate nell'eseguire i compiti a loro affidati e/o a discernere delle loro materie in modo esauriente e competente.
Dominano del tutto incontrastati superficialità, esibizionismo, pressapochismo, incompetenze acclarate ed incapacità evidenti anche solo nel modo di parlare, nei termini che vengono usati e quando si giunge ad un'esposizione più dettagliata, allora sembra di stare in un vero e proprio cabaret invece che in un contesto dove dovrebbero essere di regola la serietà e la diffusione di una conoscenza che vada oltre i confini dell'opinionismo, specialità ormai dilagante nel nostro Paese, al punto che ci sono sempre più soggetti che confondono le proprie posizioni con i fatti.
Conviene allora ricordare che le opinioni riguardano (o dovrebbero riguardare) la capacità intellettiva di ogni individuo di riuscire ad elaborare un concetto proprio su un determinato argomento, mentre le seconde si riferiscono essenzialmente alla realtà che non può essere interpretata a piacimento e a seconda delle circostanze, perché trattasi di un elemento oggettivo e non soggettivo.
Temo davvero che se continuiamo di questo passo, giungeremo ad avere perfino dei giudizi da parte della magistratura fondati più sulle opinioni del corpo giudicante che su dei fatti inequivocabili quanto incontestabili.
Ad essere sincero, mi sembra che si sia già avviati su tale percorso involutivo.
Concludo rammentando che quando esisteva l'Unione Sovietica, era in voga in Francia un termine denominato "la langue de bois", ovvero una forma di linguaggio dominante fra i gerarchi di quel regime che consisteva nel parlare per non dire nulla e/o che tendeva sostanzialmente a diffondere la propaganda comunista in modo martellante.
Ora "la langue de bois" ha preso il sopravvento anche in quell'Occidente ormai sempre più carente di veri intellettuali, con un'assenza cronica di statisti e politici di spessore e un giornalismo asservito quasi in toto alle logiche perverse di una società avviata verso una decadenza irreversibile quanto inevitabile.
Come diceva il compianto Gino Bartali: "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare".

Yvan Rettore



martedì 14 novembre 2023

IL TOTALITARISMO DELLA SCIENZA E DELLO STATO CHE DECIDONO DELLA VITA DI OGNI ESSERE UMANO


Ultimamente, Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, ha dichiarato (in un'intervista rilasciata a Il Messaggero il 14 novembre 2023) quanto segue circa la decisione dei giudici britannici di mettere fine alla vita di Indi Gregory (respingendo così l'appello inoltrato dai genitori della bimba):

 «I bambini non sono proprietà dei genitori. L’interesse dei più piccoli va messo sopra ogni cosa».

La posizione espressa nell'intervista dal Dottor Remuzzi è tipica di uno Stato totalitario in cui si considera la scienza come un insieme di dogmi incontestabili, tali da essere gli unici a poter essere presi in considerazione al di là della libertà e volontà di di vivere di ogni singolo individuo.

E' davvero inquietante che le istituzioni possano giungere a decidere se un essere umano può vivere o meno e proprio chi crede nella scienza e ne è un esponente (per giunta autorevole) dovrebbe per primo essere consapevole che è una branca in continua evoluzione in cui il dubbio dettato dalla costante sperimentazione e condivisione di conoscenze tra professionisti del settore potrebbe sempre rimettere in discussione convinzioni che oggi appaiono certezze inossidabili ma che un domani potrebbero essere messe completamente superate da nuove scoperte.

Il Dottor Remuzzi ha dato per certo che la bambina fosse spacciata e in questo ha dimostrato di non essere uno scienziato ma piuttosto il seguace di una verità scientifica assolutamente incontestabile e quindi di carattere dogmatico, il che è un comportamento che è in completa antitesi con la scienza.

Inoltre, e cosa ancora più grave, quella creatura era del tutto indifesa e non costituiva per niente un pericolo all'incolumità di altri e il paragone con l'obbligo di vaccinazione al morbillo espresso dal Dottor Remuzzi è del tutto fuori luogo perché la malattia di Indi non presentava alcuna caratteristica di tipo infettivo.

E poi questo luminare della medicina che ne sa delle sofferenze che patirebbe un individuo tenuto in vita da delle macchine?!

Dispiace davvero notare che un medico brillante come il Dottor Remuzzi si sia reso protagonista di simili uscite che sono un vero schiaffo alla vita intesa in questo caso come proprietà esclusiva dello Stato e sulla quale solo un gruppo ristretto di persone può deciderne le sorti.

L'espressione di un totalitarismo che pensavamo e speravamo di avere superato dopo gli orrori vissuti nel secolo scorso attraverso l'affermazione e la diffusione di ideologie terribili che veicolavano proprio questo modo di agire nei confronti delle esistenze degli esseri umani che dovevano esserne schiavi incondizionati.

Yvan Rettore




sabato 11 novembre 2023

ALBERI IN ITALIA: UNO SCEMPIO AMBIENTALE SENZA FINE

Purtroppo bisogna constatare che non vi è una vera e propria cultura ambientale nel nostro Paese a garanzia della conservazione e valorizzazione del patrimonio arboreo pubblico e privato. 

Ai nostri lidi gli alberi vengono sempre più spesso considerati alla stregua di banali oggetti che si possono tagliare e rovinare a piacimento in quanto sia le istituzioni che le organizzazioni ecologiste risultano molto blande nel monitorare le aree verdi presenti sul territorio.

La capitozzatura ormai è diffusa dovunque e non accenna affatto a diminuire.

Anzi!

Per quanto riguarda poi eventuali sanzioni contro i trasgressori delle norme in vigore su tale questione, sono misure di scarso rilievo e di dubbia efficacia.

Il problema è che generalmente non passa manco per l'anticamera del cervello della maggior parte delle genti italiche che gli alberi sono veri e propri esseri viventi.

Poco a livello istituzionale, quasi per niente in ambito privato.

Non vi è nessuna consapevolezza che essi sono gli unici in grado di poter assicurare l'ossigeno con cui respiriamo e di ridurre sensibilmente le torride temperature estive che ormai imperversano sempre di più in gran parte delle località del nostro Paese, specie al Sud. 

La stragrande maggioranza degli italiani preferisce spendere cifre non indifferenti e consumare energia a dismisura in impianti di climatizzazione di varie dimensioni.

Poi ovviamente non riescono a fare a meno dell'aria condizionata manco quando il veicolo è in stato di fermo mantenendo costantemente il motore acceso in barba al Codice della Strada che prevede in questo caso un'ammenda di ben 444 Euro.

Tanto il più delle volte quando avvengono tali violazioni non si vedono i vigili urbani nemmeno col lumicino.   

Informarsi, cominciare a ragionare con la propria testa e soprattutto capire come funziona davvero il nostro ecosistema è davvero come chiedere la luna a simili soggetti. 

Quindi per loro è meglio ridurre all'osso gli alberi che intralciano la circolazione o danno fastidio quando sono posizionati sui marciapiedi davanti all'uscio di casa.

Non si pongono manco il problema dell'inquinamento atmosferico che causano con le loro azioni irresponsabili.

E per quanto riguarda l'energia, credono scioccamente che sarà disponibile all'infinito, salvo poi essere i primi a lamentarsi quando i costi salgono sempre di più quando questa comincia a mancare.

E poi ci si chiede perché questo modello di società sta andando a rotoli! 

Una delle tante (troppe) manifestazioni della tipica filosofia individualista spicciola italiana che si può riassumere nella frase seguente: "Basta che vada per me, degli altri chi se ne frega?"


Yvan Rettore




lunedì 6 novembre 2023

ITALIA 2023: L'ELOGIO DEL BRUTTO

Mai come in quest'epoca, il brutto si è                     imposto così tanto in tutti i settori della nostra società.

Partiamo dallo spettacolo e più precisamente dal cinema.

Circolano un’infinità di film insulsi, con trame prevedibili, scarsa originalità nell'uso sia della telecamera che della   scenografia.  

Per non parlare poi degli   attori   dalla   recitazione spesso approssimativa e troppo spesso inespressivi, ridotti quasi sempre in primi piani che ne esaltano la mediocrità.

Le fiction poi sono anche peggio e di fatto incarnano pellicole che costituiscono davvero un insulto alla settima arte.

A livello musicale, le cose non vanno meglio: cantanti che urlano, voci dalle tonalità limitate, assenza di originalità a livello di strumentazione.

Dominano le cacofonie, i suoni pesanti e assordanti, i testi privi di vero contenuto e che alla fine risultano ripetitivi.

Il teatro, ridotto all’osso a livello di produzione, rimane dinamico e propositivo unicamente grazie a compagnie di teatranti volontari.

L'opera rimane una cosa come sempre elitaria, limitata ad una casta di privilegiati e comunque molto lontana dai fasti del passato.

A livello letterario, ad affermarsi sono sempre di più scrittori davvero mediocri, che al di là degli strafalcioni linguistici a loro consoni, non sanno colpire il cuore dei lettori né tantomeno dare elementi positivi di crescita culturale complessiva, appiattiti come sono nelle logiche della società del consumo.

I pittori invece, quelli bravi, sono destinati a restare sempre nell'ombra, perché dipingere oggi più che mai non rende; quindi, in chiave strettamente di mercato risulta un'attività inutile.

Intellettuali?

Ormai non ce ne sono più e quelli che si atteggiano ad esserlo, sono soltanto copie volgari ed approssimative dei grandi intellettuali che abbiamo avuto anche in un recente passato.

Giornalisti?

Dominano scribacchini da quattro soldi che si vendono al miglior offerente e che tirano a campare col potente di turno.

Pochi e in via di estinzione quelli che lo fanno davvero con un'etica professionale autentica.

Mondo accademico: pieno di "baroni dinosaurici" che sono superati in tutto e per tutto e che preferiscono mantenere lo status quo anziché avanzare proposte e attuare provvedimenti che potrebbero rinnovare profondamente tutto il mondo universitario e della ricerca in Italia.

E concludo con l'edilizia.

L'Italia è conosciuta in tutto il mondo per le sue opere architettoniche uniche e straordinarie, ma quando vedo gli edifici che sono stati costruiti dal dopoguerra in poi, mi rendo conto che quella fase di splendore è definitivamente tramontata.

Basta fare un giro per le nostre città e vediamo dei quartieri "pollai", delle vere e proprie "gabbie" abitative, prive di vita e di armonia.

Elogio del brutto ad oltranza, perché nel mondo del capitale, ciò che è fondamentale è ciò che rende, non ciò che è bello e che è capace di essere un elogio alla vita e all'amore.


Yvan Rettore




sabato 4 novembre 2023

PERCHE' MI DISSOCIO DALLE FESTIVITA' DEL 4 NOVEMBRE

Ufficialmente il 4 novembre è dal 1919 la Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.

In realtà ormai pochi, anche fra le istituzioni, sanno veramente a cosa si riferisce tale evento.

E allora ricordiamolo.

Il 3 novembre 1918 fu firmato l'armistizio di Villa Giusti, nella villa del Conte Vettor Giusti del Giardino a Padova fra l'Impero austro-ungarico e il Regno d'Italia.

Entrò in vigore a partire dal giorno dopo, ovvero il 4 novembre 1918.

Quella data segnò anche la fine della Quarta Guerra d'Indipendenza e quindi del Risorgimento.

Da quel giorno si ritenne completata l'Unità d'Italia con l'annessione del Trentino, del Sud Tirolo, dell'Istria e di Trieste.

Così si concluse un conflitto che era costato all'Italia ben 600.000 morti (in gran parte giovanissimi e prevalentemente veneti e friulani) e oltre 1.000.000 di mutilati.

Vittime oggi dimenticate perché purtroppo il tempo ha fatto il suo corso e scavato l'oblio nella mente delle generazioni successive.

Io invece non ho mai dimenticato.

Vittorio, mio nonno paterno fu chiamato alle armi appena diciassettenne nel 1915 e si trovò per anni a vivere l'inferno di quella guerra.

Come lui furono tantissimi a non capire le ragioni che gli imponevano di uccidere gente che non aveva fatto loro niente di male.

E se non ubbidivano rischiavano di venire fucilati.

Oltre al terrore costante di venire uccisi in qualsiasi momento quei soldati non videro la loro casa per anni, patirono il freddo e la fame e dovettero spesso combattere in condizioni estremamente difficili per non dire inumane sulle montagne che separavano l'Italia dall'Austria.

E tutto questo per cosa?

Per annettere una manciata risicata di territori sulla base di un patriottismo malato e feroce che in seguito alla fine del conflitto si trovò ad essere ulteriormente alimentato da una crisi sociale ed economica dirompente che sancì l'affermazione di un nazionalismo ancora più esasperante che si espresse al meglio nel fascismo incarnato da Benito Mussolini, il socialista interventista che nel 1915 aveva invocato l'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria.

E' doveroso ricordare che fino ad allora l'Italia era stata alleata della Germania e dell'Impero austro-ungarico in quella che veniva chiamata la Triplice Alleanza.

All'inizio del conflitto, l'Italia si era dichiarata neutrale per poi un anno dopo tradire gli accordi conclusi con quelle due potenze e unirsi di fatto alla coalizione opposta, ovvero la Triplice Intesa che riuniva la Francia, l'Impero Britannico e la Russia.

Quindi il nostro Paese entrò in guerra compiendo un vero e proprio tradimento politico e militare.

Inutilmente, i neutralisti capeggiati da socialisti di grande spessore, come Matteotti e Pertini, tentarono di tenere fuori l'Italia dal conflitto.

La corrente interventista, in cui stava venendo fuori in modo prepotente la figura di un altro socialista, certo Benito Mussolini, riuscì a prendere il sopravvento.

E da allora cominciò il massacro di un'intera generazione.

Il Piave e altri fiumi del Nordest diventarono rossi del sangue (e rimasero di quel colore per diversi mesi) delle decine di migliaia di vittime di quell'orrore, tantissime famiglie si trovarono a poter contare soltanto sulla forza lavoro delle donne e dei bambini, ufficiali da ambo le parti si "divertirono" ad usare e mandare al macello degli esseri umani unicamente per magnificare la loro gloria sui campi di battaglia e ancora oggi qui in Italia dobbiamo sorbirci la vista dei loro nomi in diverse piazze e vie delle nostre città.

E tutto questo per l'Unità di un Paese che "era ancora da fare", promosso e attuato da dirigenti e ufficiali che se ne stettero al calduccio dei loro salotti e residenze per tutto il tempo del conflitto a decidere del destino di milioni di persone soltanto per soddisfare interessi che come al solito non avevano nulla a che fare con il bene dell'Italia.

E poi la beffa di dedicare il 4 novembre non soltanto a tale evento storico ma anche a quelle forze armate che da sempre non esistono per difendere la pace e l'amore tra i popoli, ma semmai per garantire l'esatto opposto.

Ulteriore contraddizione dei contenuti della giornata odierna è quella rappresentata dall'art. 11 della Costituzione che a questo punto si dovrebbe completare nel modo seguente:

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali salvo nei casi in cui vi siano precisi interessi da parte di aziende italiane produttrici di armi".

Detto questo, che senso ha ancora festeggiare il 4 novembre?

Festeggiare un'Unità nazionale ancora oggi incompiuta e che ha comportato la morte e/o la distruzione delle esistenze di centinaia di migliaia di creature innocenti sia italiane che austriache?!

Festeggiare delle Forze Armate che ci costano ogni giorno un occhio della testa e i cui finanziamenti esosi potrebbero essere dirottati quasi integralmente in settori di crescita sociale, economica e culturale che dovrebbero essere assolutamente prioritari in una società che pretende (la cosa oggi fa alquanto sorridere) ancora di essere civile?!

No, grazie.

Oggi, il mio pensiero va a mio nonno Vittorio e a tutti quei giovani (soprattutto ragazzi) morti senza sapere perché in nome della ferocia e dell'inumanità di pochi individui privi di qualsiasi scrupolo.

Quindi, invece di partecipare ad inutili quanto effimere parate, con tanto di bandiere e vessilli, fatevi un giro per i tanti comuni presenti soprattutto nel Nordest in cui vi sono ancora oggi diversi monumenti ai caduti e migliaia di tombe che ricordano le vittime di quella carneficina che fu la Prima Guerra Mondiale e che a questo punto si può dire, sono stati veri Uomini, con la U!

E onorateli dal profondo del vostro cuore, perché loro e soltanto loro meritano di essere ricordati e commemorati in questo triste giorno di novembre.


Yvan Rettore