domenica 30 maggio 2021

FRANCIA: PETIZIONE IN UNA SCUOLA PER CHIEDERE L'ESPULSIONE DI UN BAMBINO AUTISTICO!

Quando l'intolleranza si diffonde fra gli esseri umani si giunge al lancio di simili iniziative crudeli e incivili e se si lascia che queste diventino la regola anziché l'eccezione, l'anticamera di una violenza istituzionalizzata non è poi così lontana.

Il peggio è sentire che certe persone approvano simili comportamenti considerandoli giusti e appropriati come se essere diversi fosse per forza una colpa da scontare sul piano sociale e umano.
Non c'è bisogno di andare in Francia per constatarlo perché anche nei paesi più remoti della provincia italiana episodi analoghi stanno crescendo.
E contro la diffusione di questi fenomeni di intolleranza le nostre istituzioni appaiono sempre più deboli e assenti.
Si ha l'impressione che gli autistici non siano considerati più di tanto dalle stesse lasciando troppo spesso alle famiglie la briga di affrontare da sole i disagi e le difficoltà di cui alla fine della fiera lo Stato è corresponsabile con la sua attitudine.


Yvan Rettore

giovedì 27 maggio 2021

CONSIGLIO COMUNALE DI VEGLIE: RESPINTE LE PROPOSTE SULLA CITTADINANZA ONORARIA A PATRICK ZAKI E AL SOSTEGNO AL DDL ZAN SULL’OMOTRANSFOBIA

 

Agli sgoccioli della seduta del Consiglio comunale (con diversi membri assenti) di Veglie di lunedì scorso sono stati respinti sia la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki che l’adesione al DDL Zan sulla omotransfobia.

Decisioni prese alla quasi unanimità dei presenti e che lasciano un po’ interdetti.

Mi soffermerei innanzitutto sulla decisione di non conferire la cittadinanza a Patrick George Zaki, ricordando di chi si tratta.

È ormai trascorso oltre  un anno da quando Patrick George Zaki è stato arrestato mentre si trovava in vacanza a Mansura, sua città natale, in Egitto.

Studente dell’Università di Bologna (è ancora iscritto al Master Gemma, un corso in studi di genere e delle donne) e attivista per i diritti umani in quanto membro dell’associazione Eipr (Egyptian initiative for personal rights), Patrick è stato anche ex manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, oppositore dell’attuale presidente al-Sisi. 

Su di lui pendono attualmente un’accusa di terrorismo e diffamazione dello Stato.

Finora non vi è stato ancora un vero e proprio processo a suo carico e permane in detenzione preventiva, costretto a subire abusi e torture continui, prevalentemente con scariche elettriche e percosse.

La Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) e reti universitarie analoghe di altre nazioni europee hanno manifestato la loro solidarietà a Zaki e diramato diversi appelli per la sua liberazione.

Il 1º ottobre 2020 ventisei europarlamentari italiani hanno scritto una lettera all’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, nella quale ritengono Patrick Zaki «innocente» e «prigioniero di coscienza», invitando l'ambasciata italiana a richiedere con fermezza al governo egiziano la liberazione di tutti coloro che in Egitto  risultano attualmente incarcerati con l'accusa «strumentale» di terrorismo ma in realtà a causa delle loro posizioni e del loro attivismo circa il rispetto dei diritti umani.

Il 18 dicembre scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui «deplora [...] con la massima fermezza la continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei diritti umani [...] e chiede la liberazione immediata e incondizionata di Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico», considerando «arbitrario» il suo arresto e ritenendo la sua detenzione come una «minaccia» per i valori fondamentali dell'Unione europea.

Numerosi comuni italiani hanno conferito la cittadinanza onoraria a Zaki, in particolare i seguenti capoluoghi di provincia: Bari, Napoli, Milano, Novara, Bologna, Chieti, Messina, Avellino, Salerno, Ferrara, Firenze, Rimini e Lecce.  

Ebbene nonostante tutte queste manifestazioni di solidarietà, il Consiglio comunale di Veglie ha preferito respingere a larga maggioranza la cittadinanza onoraria che non avrebbe implicato nessun obbligo ma avrebbe consentito un’estensione anche nella nostra regione di quella solidarietà che serve a mantenere accesi i riflettori della stampa internazionale su questa terribile situazione e può contribuire insieme ad altre azioni significative a consentire uno soluzione positiva di questa vicenda.

Nessun consigliere ha motivato il proprio rifiuto e allora viene naturale porsi la seguente domanda: “Il rifiuto è stato dettato dal fatto che Zaki non fosse un cittadino italiano?”

Se così fosse, sarebbe una motivazione alquanto limitata oltre che grave perché i diritti umani sono universali e trascendono qualsiasi schieramento politico in quanto nessuno in nessuna parte del mondo è esente da potenziali violazioni degli stessi.

Può capitare a chiunque in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, perfino in Italia dove di esempi purtroppo ve ne sono a iosa.

Conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Georges Zaki, avrebbe consentito a Veglie di inserirsi nel concerto di tutti quei comuni che l’hanno già data e di avvalersi di un prestigio di civiltà e di riconoscimento dei diritti umani che non può ridursi alla sola osservazione delle norme vigenti ma merita ogni volta che è possibile anche azioni moralmente importanti e significative come questa anche perché ricoperte di un’ufficialità tutt’altro che trascurabile.

Prima di respingere la cittadinanza onoraria a Zaki, il Consiglio comunale ha deciso di non aderire alla proposta presentata da un consigliere dell’opposizione che prevedeva che il Comune di Veglie comunicasse ufficialmente al Parlamento italiano il proprio appoggio all’approvazione del ddl Zan sull’omotransfobia che prevede le seguenti modifiche dell’art. 604 bis del Codice penale a chi compia reati d’odio verso omosessuali, donne, disabili:

·        l’aggiunta dei reati di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità” all’articolo 604-bis e 604-ter del codice penale, che sanzionano l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi “razziali, etnici, religiosi o di nazionalità”.

·        l’articolo 90-quater del codice di procedura penale in cui viene definita la “condizione di particolare vulnerabilità della persona offesa”. Tale articolo prevede adesso soltanto la specifica relativa all’odio razziale. Mentre il progetto di legge intende aggiungere le parole “fondato sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”.

·        il decreto legislativo del 9 luglio 2003, numero 215, sulla parità del trattamento degli individui indipendentemente dal colore della pelle o dalla provenienza etnica, al quale aggiunge alcune misure di prevenzione e contrasto delle discriminazioni attinenti all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

·        la legge Mancino. Si prevede l’inserimento di disposizioni tecniche utili a coordinare la legge contro l’omotransfobia con le norme attualmente in vigore che perseguono i delitti contro l’eguaglianza. 

Per quanto riguarda le pene, è previsto quanto segue:

·        la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione

·        il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza, o per chi partecipa a organizzazioni che incitano alla discriminazione o alla violenza.

·        alle discriminazioni omofobe viene estesa un'aggravante che aumenta la pena fino alla metà.   

Al di fuori di un consigliere della maggioranza che si è espresso contro tale proposta dicendo che non si deve interferire con il ruolo del Parlamento, nessuno si è pronunciato a riguardo.

A prescindere dal fatto che non si capisce come un organo istituzionalmente inferiore possa arrivare a tanto, rimane la delusione per tale decisione in quanto contrariamente al principio d’eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione, vi sono attualmente dei cittadini che sono di fatto meno tutelati di altri.

Accettare la proposta avrebbe dimostrato questa volontà di apertura e di eguaglianza del Comune di Veglie, superando le categorizzazioni, le facili generalizzazioni e discriminazioni conseguenti, frutto di forme di intolleranza che nell’era della globalizzazione trovano sempre meno spazio e risultano perfino controproducenti per lo sviluppo civile e sociale di una società nel suo insieme.

Chi riuscirà ad aprire le porte del progresso nei prossimi anni sarà chi avrà un’attitudine inclusiva verso le diversità incanalandole in processi virtuosi di crescita effettiva in cui la pace e l’armonia tra esseri umani potranno finalmente trovare stabilmente casa.

Dispiace che tale tendenza irreversibile del nostro mondo non sia stata adeguatamente percepita dalla maggior parte dei consiglieri comunali ma sono convinto che un giorno non lontano queste attitudini di chiusura non troveranno più spazio nemmeno in questi lidi.

 

Yvan Rettore

Presidente di “Rinascita Vegliese”





 

 

 

 

 

mercoledì 26 maggio 2021

I MARCIAPIEDI CHE NON SONO MARCIAPIEDI

I marciapiedi furono concepiti inizialmente per farci camminare i pedoni.
Anche quando vengono emanate autorizzazioni di occupazione di tali aree pubbliche, l'accesso a questi ultimi dev'essere comunque garantito.
Ciò prevede quindi che debbano avere una certa dimensione che consenta il passaggio agevole di persone con disabilità.
Tutte queste caratteristiche fondamentali a Veglie non si riscontrano o comunque soltanto in minima parte.
Le dimensioni sono quasi dovunque inferiori rispetto a quanto previsto dalla normativa in vigore, tanto che a volte sono perfino ridotti a strisce di cemento in cui ci può passare appena appena un gatto.
In non pochi casi sono perfino occupati da segnaletiche, contatori Enel, bidoni per rifiuti speciali dell'AXA oltre che da vari materiali lasciati stabilmente o provvisoriamente da esercenti riducendo di fatto i marciapiedi a veri e propri "depositi" che nulla hanno a che fare con la loro funzione primaria: il passaggio dei pedoni!
Ad aggravare le cose ci sta il fatto che i marciapiedi non risultano uniformi e sono costituiti spesso da materiali che li rendono scivolosi specie d'inverno o durante le giornate piovose.
Si ha l'impressione che sono stati realizzati unicamente per impedire all'acqua di entrare nelle abitazioni invece di destinarli prioritariamente al passaggio dei pedoni.
Qualcuno mi ha detto qui a Veglie che mi sono accorto tardivamente di tale fenomeno e che non è quindi una novità.
A prescindere dal fatto che ho vissuto buona parte della mia esistenza in località in cui i marciapiedi assolvono effettivamente alla loro funzione, non è comunque una scusante per lasciare le cose così come stanno.
Innanzitutto perché la popolazione anziana a Veglie è numericamente importante (e non sempre in grado di spostarsi in auto) e vi sono persone con disabilità che si ritrovano ad essere di fatto limitate nei loro spostamenti.
E vorrei ricordare che la libertà di movimento prevista dalla nostra Costituzione dev'essere garantita a tutti e non soltanto a coloro che hanno la fortuna di non avere limiti di deambulazione.
Inoltre le difficoltà palesi di uso dei marciapiedi possono risultare pericolose per i pedoni che spesso e volentieri si ritrovano costretti a dover andare sulla carreggiata con ovvi rischi per la loro incolumità in particolare di notte o nelle giornate di scarsa visibilità.
Da quando si è insediata la presente amministrazione non ho ancora visto manco un cenno di soluzione a tale situazione che non è affatto secondaria anche per il semplice fatto che, comunque vada, l'invecchiamento è una cosa che concerne tutti noi e nessuno è al riparo da eventuali processi degenerativi che possono limitare fortemente movimenti che risultano agevoli ai più.
Intervenire quindi non sarebbe soltanto una questione di rispetto delle normative vigenti ma anche di buon senso.

Yvan Rettore
Presidente di "Rinascita Vegliese"





martedì 18 maggio 2021

CORONAVIRUS: POI TI CAPITA L'IMMANCABILE SAPUTELLO DI TURNO...

Ieri un tale, con l'arroganza che di solito contraddistingue un personaggio noto (quando invece lo è al massimo nei quartieri della propria città), è riuscito a rivelare una perla di inaudita superficialità.

Dopo avere letto sulla rivista "Nature" le conclusioni di due studi che indicano che alcuni vaccini in circolazione proteggono anche contro il contagio, è riuscito nell'impresa di diffonderle come verità scientifiche acquisite e addirittura ufficiali!
A prescindere dal fatto che la rivista in questione (pur essendo la prima al mondo sul piano scientifico) ha sede a Londra (sarebbe molto interessante verificare chi sono i finanziatori) e viene da un Paese in cui vi sono aziende farmaceutiche fortemente interessate alla commercializzazione dei vaccini, trovo davvero suggestivo spacciare per "verità acquisiste" gli esiti di due studi apparsi su un giornale.
Innanzitutto l'autorevolezza di certe verità necessiterebbe di anni di sperimentazioni e di ricerche fondate poi su vaccini certificati e non sperimentali come quelli attualmente in circolazione.
Tale autorevolezza comporterebbe inoltre una letteratura medica ben più completa e complessa rispetto a quanto riportato da un paio di articoli di giornale e dovrebbe essere il frutto anche di un confronto costante e assiduo tra i massimi esperti del settore.
Infine, le massime autorità sanitarie (OMS, EMA, AIFA) non hanno mai riconosciuto che il vaccino possa proteggere contro il contagio proprio perché non vi è al momento alcuna certezza scientifica a riguardo che possa essere comprovata.
Dare credibilità quindi al contenuto di due articoli che riportano gli esiti di studi fatti in tale settore significherebbe considerarli superiori rispetto alle dichiarazioni dei massimi organismi sanitari nonché dell'insieme della ricerca internazionale che non ha finora considerato finora tali risultati come assoluti e acquisiti.
Il personaggio che si è permesso di compiere tale eresia sul piano scientifico è un esemplare di essere umano molto diffuso nella nostra epoca in cui si tende sempre più a credere che la cultura possa ridursi a qualche post o articolo di giornale, quando invece sono i libri e anni di ricerche e sperimentazioni realizzati da esperti autorevoli nel settore che possono essere gli unici ad ergersi come portatori di verità e scoperte scientifiche effettivamente credibili e universalmente riconosciute.

Yvan Rettore

lunedì 17 maggio 2021

CORONAVIRUS: VACCINI SPERIMENTALI E INCOSTITUZIONALITA' DELL'OBBLIGO VACCINALE

Non si può imporre a nessuno un vaccino, per giunta sperimentale e limitato solo agli effetti del virus e che non protegge affatto dalla contagiosità dello stesso! 

La commercializzazione di quest'ultimo è stata concessa in deroga alle normative europee ed è costantemente monitorata in quanto non è stata svolta alcuna sperimentazione preliminare secondo gli standard internazionali attualmente riconosciuti. 

Stiamo quindi assistendo alla più vasta vaccinazione sperimentale di massa mai avvenuta. 

Di fatto ogni soggetto a cui viene inoculato il vaccino funge da vera e propria cavia.  

I primi dati conclusivi di tale sperimentazione saranno disponibili non prima della fine del 2023.

Allo stato attuale tutti i documenti informativi delle maggiori entità sanitarie (OMS, EMA e AIFA) nonché i bugiardini indicano in modo lampante che permangono:

  • una totale incertezza in merito all'efficacia dei vaccini finora applicati 
  • la possibilità di infettare e di essere infettati anche se si è stati vaccinati
  • le misure di sicurezza (mascherina, distanziamento sociale, lavare le mani ...) pure dopo la vaccinazione.

Eventuali conseguenze negative alla salute non sono affatto da escludere perché allo stato ancora del tutto sconosciute.

L'Unione Europea ha poi preso la decisione sciagurata di riconoscere alle aziende produttrici l'esenzione da qualunque tipo di responsabilità nel caso di possibili danni risultanti da tali vaccini. 

Si colgono quindi agevolmente le dimensioni enormi dei notevoli interessi che stanno dietro alla produzione e commercializzazione di questi ultimi. 

Detto questo, l'imposizione di vaccinarsi adottata dal DL 44 nei confronti del personale medico risulta incostituzionale:

  • in quanto se mi oppongo ad una pratica medica che può ledere la mia integrità ho il diritto di non dare il mio consenso fisico (art. 32 della Costituzione) 
  • ed eventuali demansionamenti o sospensioni violano sia l'art. 4 che l'art. 38 della Costituzione.

Yvan Rettore





 



domenica 2 maggio 2021

LA SOCIETA' NON CRESCE CON IL LAVORO MA ATTRAVERSO L'EMANCIPAZIONE DI COLORO CHE LA COMPONGONO

Ieri in occasione del 1 ° maggio, il Presidente della Repubblica ha pronunciato un discorso in cui ha annunciato quanto segue: 

"Se il lavoro cresce, cresce anche la nostra società".
Sembrava di sentire un uomo politico del Novecento ed infatti Mattarella è rimasto saldamente ancorato alla mentalità di quel secolo che vedeva e vede soltanto il lavoro come elemento di crescita della società.
Solo che da cinquant'anni a questa parte il fattore "lavoro" è stato letteralmente stravolto e le legislazioni sociali che ne garantivano le tutele sono andate sempre più scemando.
Quindi quando Mattarella parla di "lavoro" sarebbe doveroso definire quale tipo di lavoro. 
Quello a tempo determinato o saltuario? 
Quello mal pagato o svolto in condizioni di insicurezza? 
Quello del caporalato o del lavoro nero? 
Oggi la maggior parte delle nuove occupazioni sono caratterizzate da un'incertezza crescente e da sfruttamenti sempre più indiscriminati dei lavoratori.
E non vi sono settori privilegiati rispetto ad altri in quanto ogni campo di attività è colpito da questa involuzione sociale.
Si parla spesso di disoccupazione giovanile ma pochissimo di coloro che hanno superato gli "anta" difficilmente riusciranno a ritrovare un lavoro degno di questo nome e se lo trovano è quasi sempre precario e mal remunerato.
Per non parlare del mondo femminile che deve subire angherie di ogni tipo sui posti di lavoro, che viene spesso preferito a quello maschile quando si tratta di operare licenziamenti e che viene generalmente pagato meno rispetto ai colleghi maschi.
Quindi, detto questo risulta un po' arduo pensare al lavoro come volano di crescita se non per coloro che lo sfrutteranno (come al solito) e non certo per coloro che lo svolgeranno.
In realtà l'involuzione del mondo del lavoro ha comportato una serenità sempre più ridotta dei lavoratori italiani e un'assenza quasi totale di emancipazione.
Infatti, il lavoro, anche per coloro che ce l'hanno stabilmente, ruba un tempo considerevole alla nostra esistenza, un tempo che una volta superato non tornerà mai più.
E cos'è la vita se non il tempo che la costituisce?
Quindi anche (e soprattutto a Sinistra) sarebbe ora di ripensare il fattore "lavoro" in quanto dovrebbe innanzitutto essere un volano fondamentale per l'emancipazione di ogni essere umano, elemento (questo sì) imprescindibile da una crescita autentica della società, vista non soltanto dal punto di vista economico ma soprattutto umano.
Il lavoro non più inteso come numero di ore da svolgere per un padrone, ma come opera da realizzare per lo stesso entro una scadenza determinata e se questa può essere raggiunta prima di quest'ultima, allora avere la possibilità di godere di un tempo libero maggiore senza dover restare per forza sul posto di lavoro fino al compimento delle famigerate otto ore. 
E se la singola opera non può essere ottenuta entro i termini stabiliti allora estendere l'attività realizzativa ad altri collaboratori in un senso di solidarietà sociale che dovrebbe essere la regola anziché l'eccezione all'interno di ogni realtà aziendale.
Questa dovrebbe essere la vera svolta da dare al lavoro al fine di mandare definitivamente in soffitta i dogmi del capitalismo del Novecento e ridare quella serenità agli italiani utili per costruire una società autenticamente civile e solidale.

Yvan Rettore 



LIMITI E CRITICITA' DELLA GREEN ECONOMY

Oggi va tanto di moda parlare della Green Economy, considerata la nuova frontiera dell'umanità.
Il problema è che presenta fin dalla sua apparizione non pochi limiti e criticità a cominciare dall'approccio soprattutto occidentale che la contraddistingue.
Grazie ad una campagna mediatica martellante sul catastrofismo dei cambiamenti climatici (sui quali non intendo pronunciarmi in questa sede) si è dato vita a questa presunta nuova visione dell'economia da attuare maggiormente nel rispetto dell'ambiente.
In realtà non è esattamente così.
Prima di tutto perché è soprattutto orientata verso un superamento delle energie fossili responsabili secondo i loro sostenitori di quasi tutti i danni arrecati fin qui all'ecosistema.
Questi ultimi non intendono però mettere fortemente in discussione il modello stesso di società in cui viviamo che è appunto all'origine della disastrosa situazione attuale.
Infatti, sono non pochi ormai gli esempi di energie rinnovabili con effetti dannosi sull'ambiente (dal biodiesel ai pannelli solari sui terreni agricoli, dall'imposizione di colture devastanti per la flora e la fauna autoctone, dallo smaltimento altamente inquinante di impianti e componenti di motori ad emissione zero, ecc...). 
Quindi partendo da questo assunto si può affermare quanto segue sui limiti e le criticità della Green Economy: 
  • è destinato a ribadire la visione utilitaristica della natura in cui questa viene posta unicamente come un'opportunità su cui fare business e non come un elemento di cui facciamo parte integralmente e da cui dobbiamo prelevare solo ciò che può garantire la nostra esistenza e un equilibrio tra la presenza dell'uomo e dell'ecosistema in cui vive
  • la natura viene tutelata a parole ma ben poco nei fatti perché ad entrare in questa nuova concezione dell'economia saranno soprattutto multinazionali e gruppi finanziari ben più potenti delle nazioni e dei popoli che abitano nei territori interessati, A suffragio di quanto dico non sono previsti né l ' inserimento l'istituzione di un livello globale di normativo (in particolare sulla salvaguardia degli alberi da considerare alla pari di tutti gli altri esseri viventi viventi) in grado di considerare la natura come vero e proprio soggetto giuridico con diritti da tutelare
  • l'entità ormai dannosa del commercio globale di merci a scapito della filiera corta che potrebbe ridurre di parecchio l'inquinamento mondiale
  • non viene posto un accento significativo sull'economia circolare che dovrebbe diventare la regola anziché l'eccezione in tutto il mondo mentre si continua a promuovere produzioni di materiale non riciclabile e/o che rischia di diventare obsoleto
  • non vi sono cenni apparenti sul consumo solidale di beni e servizi che oltre che far calare i prezzi di acquisto per i beneficiari favorirebbe una riduzione drastica degli sprechi e quindi anche dell'inquinamento
  • pure l'agricoltura e l'allevamento intensivi non vengono acquistati direttamente per tutti i danni che stanno arrecando all'ambiente giungendo perfino al paradosso di ricorrere a fonti energetiche pur di mantenerli in essere apparentemente
  • non vi sono manco campagne culturali e formative in grado di imporre ai comuni l'attuazione costante di regolazioni sul mantenimento e ampliamento del verde urbano,  un impiego più limitato dell'auto per muoversi e su un uso razionale del riscaldamento e dell'energia elettrica e infine sul capire che è nella condivisione di beni e servizi che si potrà giungere ad una società ecologicamente e umanamente sostenibile.

Detto questo, la nuova frontiera dell'economia mondiale non dovrebbe essere rappresentata dal trasformismo della Green Economy ma da una svolta radicale del modello di società in cui viviamo in grado di un sistema economico compatibile con l'ecosistema e fondato su una solidarietà che diventerebbe uno dei motori fondamentali per garantirne la fattibilità.
Ecco perché le decisioni a livello globale su temi di questo tipo non dovrebbero più essere delegate ai governi (ormai privi di credibilità in questo ambito ma ai popoli di tutto il mondo ea tutte quelle entità che hanno l'autorevolezza effettiva di rappresentarli e di farlo per il bene di tutto il pianeta e non soltanto di una parte di esso. 

Yvan Rettore