Ufficialmente il 4 novembre è dal 1919 la Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
In realtà ormai pochi, anche fra le istituzioni, sanno veramente a cosa si riferisce tale evento.
E allora ricordiamolo.
Il 3 novembre 1918 fu firmato l'armistizio di Villa Giusti, nella villa del Conte Vettor Giusti del Giardino a Padova fra l'Impero austro-ungarico e il Regno d'Italia.
Entrò in vigore a partire dal giorno dopo, ovvero il 4 novembre 1918.
Quella data segnò anche la fine della Quarta Guerra d'Indipendenza e quindi del Risorgimento.
Da quel giorno si ritenne completata l'Unità d'Italia con l'annessione del Trentino, del Sud Tirolo, dell'Istria e di Trieste.
Così si concluse un conflitto che era costato all'Italia ben 600.000 morti (in gran parte giovanissimi e prevalentemente veneti e friulani) e oltre 1.000.000 di mutilati.
Vittime oggi dimenticate perché purtroppo il tempo ha fatto il suo corso e scavato l'oblio nella mente delle generazioni successive.
Io invece non ho mai dimenticato.
Vittorio, mio nonno paterno fu chiamato alle armi appena diciassettenne nel 1915 e si trovò per anni a vivere l'inferno di quella guerra.
Come lui furono tantissimi a non capire le ragioni che gli imponevano di uccidere gente che non aveva fatto loro niente di male.
E se non ubbidivano rischiavano di venire fucilati.
Oltre al terrore costante di venire uccisi in qualsiasi momento quei soldati non videro la loro casa per anni, patirono il freddo e la fame e dovettero spesso combattere in condizioni estremamente difficili per non dire inumane sulle montagne che separavano l'Italia dall'Austria.
E tutto questo per cosa?
Per annettere una manciata risicata di territori sulla base di un patriottismo malato e feroce che in seguito alla fine del conflitto si trovò ad essere ulteriormente alimentato da una crisi sociale ed economica dirompente che sancì l'affermazione di un nazionalismo ancora più esasperante che si espresse al meglio nel fascismo incarnato da Benito Mussolini, il socialista interventista che nel 1915 aveva invocato l'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria.
E' doveroso ricordare che fino ad allora l'Italia era stata alleata della Germania e dell'Impero austro-ungarico in quella che veniva chiamata la Triplice Alleanza.
All'inizio del conflitto, l'Italia si era dichiarata neutrale per poi un anno dopo tradire gli accordi conclusi con quelle due potenze e unirsi di fatto alla coalizione opposta, ovvero la Triplice Intesa che riuniva la Francia, l'Impero Britannico e la Russia.
Quindi il nostro Paese entrò in guerra compiendo un vero e proprio tradimento politico e militare.
Inutilmente, i neutralisti capeggiati da socialisti di grande spessore, come Matteotti e Pertini, tentarono di tenere fuori l'Italia dal conflitto.
La corrente interventista, in cui stava venendo fuori in modo prepotente la figura di un altro socialista, certo Benito Mussolini, riuscì a prendere il sopravvento.
E da allora cominciò il massacro di un'intera generazione.
Il Piave e altri fiumi del Nordest diventarono rossi del sangue (e rimasero di quel colore per diversi mesi) delle decine di migliaia di vittime di quell'orrore, tantissime famiglie si trovarono a poter contare soltanto sulla forza lavoro delle donne e dei bambini, ufficiali da ambo le parti si "divertirono" ad usare e mandare al macello degli esseri umani unicamente per magnificare la loro gloria sui campi di battaglia e ancora oggi qui in Italia dobbiamo sorbirci la vista dei loro nomi in diverse piazze e vie delle nostre città.
E tutto questo per l'Unità di un Paese che "era ancora da fare", promosso e attuato da dirigenti e ufficiali che se ne stettero al calduccio dei loro salotti e residenze per tutto il tempo del conflitto a decidere del destino di milioni di persone soltanto per soddisfare interessi che come al solito non avevano nulla a che fare con il bene dell'Italia.
E poi la beffa di dedicare il 4 novembre non soltanto a tale evento storico ma anche a quelle forze armate che da sempre non esistono per difendere la pace e l'amore tra i popoli, ma semmai per garantire l'esatto opposto.
Ulteriore contraddizione dei contenuti della giornata odierna è quella rappresentata dall'art. 11 della Costituzione che a questo punto si dovrebbe completare nel modo seguente:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali salvo nei casi in cui vi siano precisi interessi da parte di aziende italiane produttrici di armi".
Detto questo, che senso ha ancora festeggiare il 4 novembre?
Festeggiare un'Unità nazionale ancora oggi incompiuta e che ha comportato la morte e/o la distruzione delle esistenze di centinaia di migliaia di creature innocenti sia italiane che austriache?!
Festeggiare delle Forze Armate che ci costano ogni giorno un occhio della testa e i cui finanziamenti esosi potrebbero essere dirottati quasi integralmente in settori di crescita sociale, economica e culturale che dovrebbero essere assolutamente prioritari in una società che pretende (la cosa oggi fa alquanto sorridere) ancora di essere civile?!
No, grazie.
Oggi, il mio pensiero va a mio nonno Vittorio e a tutti quei giovani (soprattutto ragazzi) morti senza sapere perché in nome della ferocia e dell'inumanità di pochi individui privi di qualsiasi scrupolo.
Quindi, invece di partecipare ad inutili quanto effimere parate, con tanto di bandiere e vessilli, fatevi un giro per i tanti comuni presenti soprattutto nel Nordest in cui vi sono ancora oggi diversi monumenti ai caduti e migliaia di tombe che ricordano le vittime di quella carneficina che fu la Prima Guerra Mondiale e che a questo punto si può dire, sono stati veri Uomini, con la U!
E onorateli dal profondo del vostro cuore, perché loro e soltanto loro meritano di essere ricordati e commemorati in questo triste giorno di novembre.
Yvan Rettore
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