L'Italia è davvero il Paese della Commedia dell'Arte.
Ormai in qualsiasi contesto locale o nazionale, rappresentanti delle istituzioni, politici navigati, scribacchini, sofisti, pseudointellettuali e sindacalisti (di nome ma non di fatto) si accaniscono a cercare di dimostrare ciò che non sono: persone acculturate, formate e preparate nell'eseguire i compiti a loro affidati e/o a discernere delle loro materie in modo esauriente e competente.
Dominano del tutto incontrastati superficialità, esibizionismo, pressapochismo, incompetenze acclarate ed incapacità evidenti anche solo nel modo di parlare, nei termini che vengono usati e quando si giunge ad un'esposizione più dettagliata, allora sembra di stare in un vero e proprio cabaret invece che in un contesto dove dovrebbero essere di regola la serietà e la diffusione di una conoscenza che vada oltre i confini dell'opinionismo, specialità ormai dilagante nel nostro Paese, al punto che ci sono sempre più soggetti che confondono le proprie posizioni con i fatti.
Conviene allora ricordare che le opinioni riguardano (o dovrebbero riguardare) la capacità intellettiva di ogni individuo di riuscire ad elaborare un concetto proprio su un determinato argomento, mentre le seconde si riferiscono essenzialmente alla realtà che non può essere interpretata a piacimento e a seconda delle circostanze, perché trattasi di un elemento oggettivo e non soggettivo.
Temo davvero che se continuiamo di questo passo, giungeremo ad avere perfino dei giudizi da parte della magistratura fondati più sulle opinioni del corpo giudicante che su dei fatti inequivocabili quanto incontestabili.
Ad essere sincero, mi sembra che si sia già avviati su tale percorso involutivo.
Concludo rammentando che quando esisteva l'Unione Sovietica, era in voga in Francia un termine denominato "la langue de bois", ovvero una forma di linguaggio dominante fra i gerarchi di quel regime che consisteva nel parlare per non dire nulla e/o che tendeva sostanzialmente a diffondere la propaganda comunista in modo martellante.
Ora "la langue de bois" ha preso il sopravvento anche in quell'Occidente ormai sempre più carente di veri intellettuali, con un'assenza cronica di statisti e politici di spessore e un giornalismo asservito quasi in toto alle logiche perverse di una società avviata verso una decadenza irreversibile quanto inevitabile.
Come diceva il compianto Gino Bartali: "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare".
Yvan Rettore
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