Quando qualcuno intende far
politica e soprattutto è disposto ad assumersi degli incarichi istituzionali
mediante elezioni, dev’essere pienamente consapevole che gli attacchi e le critiche
alla sua persona saranno la norma e non l’eccezione.
Se non si riesce a vivere tale
pressione allora la politica e ancor di più la copertura di mandati di
carattere amministrativo (specie quelli maggiormente rilevanti) diventano
davvero problematici da sostenere.
Non si può infatti avviare procedimenti
giudiziari contro chiunque esprima le proprie posizioni in maniera piuttosto
colorita, ricorrendo ad espressioni a volte intrise di volgarità o che denotano
capacità limitate o approssimative nel riportare alcuni concetti.
Tutti elementi che potrebbero a
volte essere travisati come attacchi perché appunto il confine tra la critica
legittima alla pubblica amministrazione e gli attacchi a determinate figure
della stessa non sempre risulta così chiaro e definito.
E un amministratore non può di
certo ergersi a “giudice preliminare” degli stessi diffidando qualsiasi
cittadino da simili comportamenti.
Infatti, querelare qualcuno pretendendo
di essere diffamati non significa per forza vincere sempre la causa che verrà
aperta nel merito anche perché molto spesso queste tipologie di denunce vengono
archiviate o finiscono con l’ammuffire nelle sedi giudiziarie fino a prescrizione
perché le procure sono sollecitate quotidianamente da interventi di carattere
ben più urgente.
Prima di tutto perché la persona
querelata potrebbe benissimo presentare una controquerela contestando la
valutazione degli atti deposti dal denunciante.
In secondo luogo, essendo delle cause
di natura interpretativa da parte della magistratura incaricata, non è affatto
scontato che la sentenza volga in favore del denunciante.
In terzo luogo, la pena per
quanto riguarda la diffamazione a mezzo stampa è piuttosto ridotta (dai 516
Euro in su) e nei casi più gravi può giungere alla reclusione che però viene
spesso tramutata in lavori socialmente utili o in periodi limitati di detenzione
domiciliare.
Direi quindi che in questi casi,
un amministratore pubblico, anziché comunicare alla testata che si procederà
per vie legali se l’articolo viene preventivamente considerato lesivo della dignità
della propria persona, dovrebbe lasciare che venisse effettivamente pubblicato
e poi agire di conseguenza, smentendo punto per punto con un comunicato
ufficiale successivo le eventuali asserzioni non veritiere e rimandando al
mittente eventuali accuse e valutazioni degradanti espresse a mezza stampa
presentandogli eventualmente una diffida esplicita nel non ripetersi.
In tal modo riuscirebbe a
dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli verrebbero contestati, svolgendo
un prezioso servizio di informazione alla comunità da una parte e riuscendo a rendere
infondate e prive di senso le accuse ad esso rivolte dall’altra
Non sarebbe meglio agire in tal
modo?
Yvan Rettore
Nessun commento:
Posta un commento