giovedì 10 ottobre 2024

MEDIORENTE: UN CONFLITTO SENZA FINE

 Senza voler minimamente puntare il dito contro il popolo ebraico, è un dato di fatto che dalla nascita dello Stato di Israele, quella parte del mondo continua senza sosta a vivere nell'incubo di guerre e violazioni ripetute dei diritti umani.

Ovviamente questo stato di fatto non è imputabile soltanto alla corrente sionista ormai radicata negli esecutivi israeliani ma appare evidente che la loro attitudine non aiuta la formazione di un vero e proprio processo di pace in quell'area.

Gli abusi, arresti, uccisioni e occupazioni territoriali a danno del popolo palestinese ancora privo di uno stato sovrano non fanno che incrementare ulteriormente le tensioni e alimentare le azioni e ritorsioni violente di gruppi terroristici arabi e dell'Iran chiaramente opposti da sempre all'esistenza stessa di uno Stato ebraico.

Non si contano più ormai le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che hanno invitato Israele a rispettare le regole del diritto pubblico internazionale nonché i diritti umani.

Pure il recente intervento della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio scorso, che intimava Israele di ritirare le sue forze da ogni parte dei territori occupati, compresa la Striscia di Gaza, e rimuovere tutti i coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, illegalmente annessa, è stato perfettamente ignorato dallo Stato ebraico a dimostrazione che l'ONU non conta più nulla come entità di mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali.

Al di questi comportamenti aberranti e assolutamente ingiustificabili, vorrei far notare ai filosionisti nostrani quanto segue:

- l'esercito israeliano continua ad attaccare impunemente e senza alcun pudore stati sovrani come il Libano e la Siria, con la scusa di rispondere ad atti terroristici di gruppi ivi presenti. Se dovessimo ritenere valida quest'attitudine, allora un qualsiasi stato nel mondo potrebbe comportarsi allo stesso modo generando conflitti a iosa su scala regionale. Ad esempio, l'Italia nella seconda metà del secolo scorso avrebbe dovuto bombardare la Francia e l'Inghilterra perché la prima accoglieva terroristi di estrema Sinistra mentre la seconda faceva altrettanto con quelli della sponda opposta

- Hamas è un'organizzazione terroristica e non rappresenta la nazione palestinese. Pretendere di radere al suolo la striscia di Gaza come atto permanente di ritorsione in merito ai tragici fatti del 7 ottobre 2023, ritenendo quindi quel territorio alla pari di uno stato sovrano, è un'azione che non trova alcuna giustificazione. In primis perché non esiste uno stato palestinese con un proprio esercito e delle frontiere da difendere militarmente. In secondo luogo perché appare evidente che la popolazione ivi residente si trova completamente inerme di fronte ai feroci e incessanti attacchi dell'esercito israeliano. E' come se su un campo di battaglia ci fosse un esercito armato perfettamente che si confronta con un gruppo consistente di individui privi di qualsiasi attrezzatura bellica e di preparazione sufficienti per arginare l'attacco che si troverebbero a dover sostenere 

- il sostegno totale e incondizionato dell'UE nei confronti della politica bellica israeliana non fa altro che incrementare il numero di vittime e atti di violenza in ogni forma. Non è certo un comportamento utile nel ricercare una soluzione pacifica alla questione israelopalestinese e infatti anche a causa di questa presa di posizione delle istituzioni europee, la situazione da un anno a questa parte è ulteriormente peggiorata e non accenna affatto a placarsi. C'è da chiedersi davvero come l'UE possa ancora onorare il Premio Nobel per la Pace, che le fu conferito anni fa, visto che nelle parti in causa non ha mai mantenuto un'attitudine neutrale, elemento fondamentale affinché potesse diventare un attore importante nel cercare di mettere fine all'esperienza criminale di Hamas, coinvolgendo altri paesi mediorientali da una parte e nell'isolare a livello internazionale il sostegno americano incondizionato alla politica aggressiva di Israele che viene condotta prevalentemente contro popolazioni del tutto innocenti dall'altra.

E l'Italia in tutto questo?

Ci fu un tempo non lontano in cui l'Italia sosteneva apertamente la causa palestinese, mentre adesso a livello istituzionale questo appoggio non esiste più e si è spostato in modo radicale nel riconoscere soltanto gli israeliani vittime di tutte le violenze e gli orrori che accadono quotidianamente in Medioriente.

Poi ci si mettono perfino certi giornalisti nostrani ad avvelenare ulteriormente gli animi accusando di antisemitismo coloro che difendono a spada tratta la causa palestinese, giungendo perfino ad alludere in certi casi che sono simpatizzanti di Hamas.

A cosa serve tutto questo?

Ad incrementare ulteriormente il fatturato dei produttori di armi, l'unica industria occidentale ancora competitiva a livello internazionale e quindi non è un caso che vengano generati conflitti ad hoc dovunque con l'appoggio incontrastato di una macchina mediatica incondizionatamente al loro servizio.


Yvan Rettore




 

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