martedì 31 dicembre 2024

LA MOSTRA DI ANTONIO CARACUTA, IL "PITTORE DEI CARCERATI" AL CENTRO CULTURALE CARMELO BENE DI VEGLIE FINO AL 6.01.2025



Accogliere l'esposizione di Antonio Caracuta presso il Centro Culturale Carmelo Bene di Veglie è per noi un grande onore oltre che un grande privilegio.
Abbiamo avuto l'occasione di conoscere una personalità di notevole spessore umano e con un grado di umiltà che purtroppo di questi tempi è una qualità che risulta essere sempre più rara ma che rimane l'unica caratteristica che rende davvero grande un essere umano.
Tutto questo si rispecchia sul piano strettamente artistico in quanto le opere di Caracuta non lasciano mai indifferenti e sfuggono completamente la banalità della riproduzione o la distorsione forzata della realtà che tanto dominano il mondo contemporaneo.
Ogni volta che questo artista mette mano al pennello, la sua mente ha già ben presente cosa dovrà dipingere e questo aspetto più unico che raro è una delle caratteristiche dell'immenso talento di Antonio Caracuta.
Ma forse ciò che lo rende davvero straordinario è la capacità di creare innumerevoli sfumature, di usare i colori come se fossero "creature" vive da spalmare in un ordine caotico ma armonioso, unendosi a forme mai banali, ma capaci di esprimere un coinvolgimento così intenso da consentirci di raggiungere una spiritualità tale da farci entrare naturalmente in ogni sua opera come se fosse un orizzonte di beatitudine che spesso cerchiamo nella nostra esistenza quotidiana, ma che non sempre riusciamo a cogliere.
Invece, con Caracuta ci viene data la possibilità di fermarci e di farci accogliere in un turbinio di bellezza e di sentimenti, a volte contrastanti, ma capaci comunque di arricchire profondamente la nostra anima e di renderci la vita migliore rispetto a quando non eravamo ancora entrati in quella dimensione così piena di luce e di umanità che soltanto lui riesce a realizzare.
Grazie dal profondo del cuore ad Antonio Caracuta!

Prof. Yvan Rettore











giovedì 26 dicembre 2024

INTERVENTO IN TV DEL PROF. YVAN RETTORE SUL METAVERSO

L'opinione del Prof. Yvan Rettore sul Metaverso espressa nel corso della trasmissione "Next Generation", andata in onda sulla Rete TV Antenna Sud, in cui è ospite fisso.





martedì 24 dicembre 2024

INTERVENTO TV DEL PROF. YVAN RETTORE

 Uno degli ultimi interventi del Prof. Yvan Rettore nel corso della trasmissione "Next Generation" andata in onda sulla Rete TV Antenna Sud, in cui sono ospite fisso.





WEIDEL, LE PEN E MELONI: TRE DONNE PER UN'ESTREMA DESTRA CHE PARLA ORMAI SEMPRE DI PIU' AL FEMMINILE

 In questi ultimi lustri sempre più donne si sono affermate nelle leadership di partito sia in Occidente che nel resto del mondo.

E' stata sicuramente un'evoluzione che ha consentito un ulteriore segno di progresso civile nelle nostre società e ritengo che non pochi sperassero che una presenza così crescente di donne nelle leve del potere politico avrebbe potuto veramente costituire una svolta positiva rispetto a quanto avevano compiuto fino ad allora gli uomini.

Salvo alcuni casi da segnalare più nel Sud del mondo che alle nostre latitudini, la delusione è stata grande tanto da giungere alla conclusione che non è il genere di un individuo a decretarne le capacità e competenze, ma unicamente la sua persona in quanto tale.

Al di là della gestione approssimativa e piena di incongruenze della Commissione Europea da parte di Ursula Von der Leyen e di una politica finanziaria stantia quanto non innovativa di Cristine Lagarde, Presidente della BCE, in questi ultimi lustri si è assistito nei tre paesi più importanti dell'UE, Francia, Germania e Italia, ad una scalata ai vertici dell'Estrema Destra di donne molto scaltre quanto abili nello sfruttare slogan poveri di contenuti ma di sicura efficacia contro tutto ciò che non è conforme a ciò che considerano come dogmi intoccabili e granitici della cultura occidentale da difendere a qualsiasi costo attraverso la manifestazione di un'intolleranza costante e dichiarata verso gli immigrati extraeuropei e l'Islam, sposando un concetto di ordine pubblico fondato esclusivamente sulla logica del "bastone e carota" e non un dialogo concreto e costruttivo nei confronti di coloro che sono diversi.

Chi sono queste donne?

Giorgia Meloni in Italia, Marine Le Pen in Francia e Alice Weidel in Germania.

La prima, leader incontrastata di Fratelli d'Italia, è quella che ha avuto maggior fortuna fra le tre visto che governa l'Italia (in modo alquanto pessimo e inconcludente) da circa due anni.

La seconda, pur essendo stata sconfitta tre volte alle Presidenziali francesi e non essendo più Presidente del suo partito, rimane tuttavia un personaggio di spicco del Rassemblement National con la quale bisogna comunque fare i conti.

La terza, pur avendo il suo partito riscontrato una certa flessione al Bundestag, rimane saldamente alla guida dell'AFD, partito di Estrema Destra tedesco che ormai fa parte integrante del panorama politico tedesco.

Quest'ultima è sicuramente fra le tre la persona di maggiore spessore accademico e professionale, ma è indubbio che le prime due abbiano saputo ritagliarsi in modo spregiudicato e dirompente una visibilità tale da consentirle di arrivare alle posizioni di vertice nelle quali oggi si ritrovano.

Personalmente trovo davvero triste quanto sconfortante constatare che nei tre paesi più importanti dell'UE si siano affermate donne che predicano politiche divisive, che confondono il conformismo con la cultura e che esprimono una sensibilità molto limitata (in diversi casi si può perfino dire che è del tutto inesistente) nei confronti delle persone più deboli e dei ceti sociali maggiormente disagiati.

Si è passati nell'ammirare (per fortuna ancora in una minoranza della popolazione) in questi paesi dal culto dell'"Uomo forte al potere" a quello della "Donna forte al potere", con l'illusione per coloro che le hanno scelte nel credere che si sarebbe potuti orientarsi verso una società migliore mentre invece la gigantesca crisi sociale, economica ma soprattutto spirituale (ormai dominante nella vita della stragrande maggioranza dei cittadini dell'UE) sembra acuirsi ancor di più attraverso i loro atteggiamenti intransigenti quanto spesso incoerenti specie quando si tratta di mantenere in essere il loro potere accentrato soltanto sull'ego smisurato del loro essere.

In definitiva si tratta di personaggi mediocri quanto inconcludenti che traggono una forza apparente quanto effimera dall'aggressività verbale e dalla profusione di epiteti discriminatori quanto offensivi verso i diversi, mentre sono unicamente lo specchio del vuoto intellettivo e soprattutto umano che li pervade.

L'uomo o la donna di potere non è infatti colui o colei che urla più forte di altri e/o adotta atteggiamenti strafottenti quanto prepotenti, ma che parla soltanto quando ritiene giusto e adeguato farlo, con un linguaggio colto e corretto e nel rispetto comunque di ogni avversario e soprattutto nella ricerca costante di un dialogo nei riguardi di coloro che la pensano diversamente.

Per riuscirvi non basta essere politicamente scaltri, né avere chissà quanti titoli accademici, ma essere sufficientemente intelligenti per dimostrare saggezza, umiltà e capacità di ascolto che sono gli ingredienti fondamentali di qualsiasi politico abbia veramente a cuore la collettività di cui è incaricato di gestire le sorti attraverso il suo effimero operato.

Tratti essenziali di una civiltà, quella occidentale, ormai in profondo declino e l'affermazione di donne come quelle indicate non fa che rafforzare questo processo decadente perché sono disgregative di società che avevano fatto del rispetto dei diritti umani e sociali e quindi della democrazia in quanto tale, i loro tratti caratteristici fondamentali.


Yvan Rettore








 


 

martedì 19 novembre 2024

UNA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA SUGLI ESSERI UMANI, NON SOLTANTO SULLE DONNE

Il 25 novembre è una giornata internazionale sancita dall'ONU per sensibilizzare la gente comune sul fatto che debba essere del tutto eliminata la violenza sulle donne. 

Fu istituita nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, trucidate il 25 novembre 1960 perché contrarie alla dittatura del generale Trujillo nella Repubblica Domenicana.

Durante questa giornata è in uso da alcuni anni esporre nelle piazze delle scarpette rosse, in ricordo delle centinaia di donne stuprate e assassinate nella città di Ciudad Juarez, in Messico.

Tale iniziativa fu realizzata la prima volta dall’artista messicana Elina Chauvet nella sua istallazione “Scarpette rosse” di fronte al consolato messicano di El Paso in Texas. 

In quell'occasione, l'artista volle ricordare la scomparsa della sorella a soli 22 anni per mano del suo compagno.

Immagino che parecchie persone non conoscano tali fatti, compresi diversi amministratori locali che si stanno impegnando nel prossimo weekend ad organizzare varie manifestazioni in occasione della giornata del 25 novembre.

Nulla di sorprendente, vista la superficialità dilagante e mortificante che ormai accompagna simili eventi.

Dico questo perché quando si parla di violenze sulle donne bisognerebbe farlo in senso lato, non soltanto in riferimento alla potenziale oppressione maschile nei confronti di queste ultime.

Le violenze sulle donne non sono soltanto quelle in ambito famigliare, nella vita di coppia o nei confronti delle figlie, ma anche quelle che avvengono attraverso gli interventi blandi (sempre che ci siano) delle istituzioni e l'indifferenza di gran parte della società, entità queste ultime che hanno scarsa considerazione (spesso manco c'è) nei riguardi delle ragazze madri, delle donne disabili o autistiche, delle donne anziane, delle bambine orfane e infine di tutte quelle donne costrette a subire vessazioni infinite e continue sul piano sociale e umano per via di situazioni esistenziali difficili che non hanno scelto ma che condizionano ogni giorno la loro vita e che devono comunque affrontare per difendere la loro dignità e assumersi le proprie responsabilità.

Spesso o quasi sempre ci si dimentica di queste donne, anzi permane un silenzio assordante nei loro confronti.

Come pure non vengono mai considerati tutti gli uomini autenticamente buoni (e sono molti di più di quanti si possa immaginare) che subiscono forme di ingiustizie e violenze di ogni genere sia in ambito famigliare che lavorativo.

Dove sta scritto che le violenze riguardano soltanto il genere femminile?

Perché non se ne fa manco cenno nel mainstream o perché non fanno statistica, quelle sugli uomini sono da ritenersi meno importanti e non degne di nota?

Quindi visto che si parla (o si sparla) tanto in questi ultimi anni di pari opportunità e di quote rose, non sarebbe finalmente giunto il momento di superare concretamente le distinzioni uomo-donna anche in occasione di simili eventi, specie se si pensa che qualsiasi tipo di violenza può potenzialmente colpire ogni essere umano al di là di ogni differenza di genere?

Finché non si deciderà di andare radicalmente in tale direzione si rischierà di continuare a vivere in una società in cui la donna verrà sempre definita come il sesso debole e si rimarrà confinati alle logiche perverse e distruttive di un maschilismo che favorisce tale condizione di inferiorità del tutto ingiustificata e che persisterà quindi nell'essere accettata passivamente dalle donne stesse.

Superare questa realtà retrograda in un'epoca marcata da espressioni marcate di intolleranze e di divisioni costituirebbe un'evoluzione notevole non soltanto sul piano sociale, ma anche e soprattutto culturale a dimostrazione che un simile progresso umano può materializzarsi soltanto in tali ambiti e non limitandosi ad iniziative politiche che, pur lodevoli nelle intenzioni, finiscono con il fossilizzarsi in una dimensione regressiva e non emancipatrice dell'essere umano in senso lato.

Quindi ben venga una "Giornata Internazionale contro ogni forma di violenza sugli esseri umani".


Yvan Rettore





sabato 16 novembre 2024

SAREBBE ORA CHE I POLITICI NON ELETTI SE NE ANDASSERO A LAVORARE ANZICHE' INSISTERE NEL VOLER TORNARE AD ESSERE MANTENUTI DALLA COLLETTIVITA'



Poco tempo fa c'è stato un incontro pubblico in cui a parlare era stato invitato un soggetto che in pochi anni ha cambiato diversi partiti e ora visto che non ha più la fortuna di essere un politico eletto, cerca disperatamente un po' di visibilità per tornare a vivere i fasti del tempo che fu, ovvero tornare ad essere mantenuto dalla collettività dopo un'ulteriore tornata elettorale.
Questo politico, come altri che ho conosciuto recentemente (quando ero più giovane qualcuno di genuino c'era ancora), hanno tutti le stesse caratteristiche: opportunisti fino al midollo, falsi, voltagabbana, pronti a vendersi al miglior offerente pur di riuscire ad essere eletti, per poi essere squallidamente arroganti una volta raggiunto l'obiettivo di occupare un incarico in cui vivere sulle spalle dei cittadini.
La persona in questione non fa quindi eccezione e ovviamente è pronta a cavalcare qualsiasi tema pur di riuscire a realizzare il proprio scopo.
Senza farsi nessun scrupolo e ovviamente senza un briciolo di dignità e di coerenza.
L'emblema tipico del politico contemporaneo che non serve a nessun cittadino, salvo a sé stesso e alla greppia di cui rispecchia e condivide gli interessi.
Ovviamente non sono andato a quell'incontro e questo per due motivi.
Innanzitutto si sarebbe rivelato un puro spreco di tempo e di energie e siccome ho superato ampiamente gli anta scelgo accuratamente a chi dedicarli.
In secondo luogo, la mia presenza (come quella degli altri partecipanti) sarebbe servita essenzialmente a dare credito ad un valore presunto di quella persona, valore che visti i fatti non ha mai veramente dimostrato di avere.
Quindi ho giustamente preferito fare altro e soprattutto continuare a considerare chi ancora fa politica (ovviamente si parla di quattro gatti) al di fuori di certi schemi esibizionisti del tutto inconcludenti e quindi inutili.
Personalmente non sopporto più questi bottegai della politica.

Yvan Rettore



martedì 29 ottobre 2024

LA CADUTA DALLE STELLE ALLE STALLE NEL MONDO POLITICO

La caduta dalle stelle alle stalle avviene anche al di là dei titoli che si possiedono e specie nel mondo politico.

Ricordo quando nel 2004 partecipai come candidato sindaco alle elezioni di Padova nelle file del Partito Umanista.

Vinse l'arrogante e presuntuoso piddino, Flavio Zanonato, che in seguito diventò anche ministro e parlamentare europeo.

Ora è Presidente del Conservatorio Pollini e al di fuori degli addetti ai lavori, oggi a Padova non se lo ricorda manco la fata turchina.

Per non parlare dell'ex governatore o "Doge" del Veneto, Giancarlo Galan, oggi ridotto ad umile contadino (con tutto il rispetto per chi esercita questa nobile professione) nelle campagne dei colli euganei, dopo aver manovrato milioni di Euro di appalti pubblici per anni.

In parole povere, quando raggiungi certi livelli non per merito ma per vie traverse, la caduta è inevitabile e non puoi fare proprio nulla per arrestarla perché di esempi del genere ce ne sono a iosa e non soltanto in Italia e non soltanto nel mondo politico, ma specie in quel mondo sono pochissimi coloro che arrivano a posizioni di vertice per merito nel nostro Paese e la triste realtà che ci circonda è lì a raccontarcelo ogni giorno.


Yvan Rettore



domenica 20 ottobre 2024

LASCIAMOLI STARE A CASA LORO! CI VUOLE COSI' TANTO A CAPIRLO?

Fino al Cinquecento, l'Africa (specie quella subsahariana) era un continente molto più ricco dell'Europa.

Fino all'inizio dell'Ottocento, l'Africa (al di fuori di alcune zone cronicamente afflitte da carestie per via della siccità del territorio) non conosceva la fame e soprattutto la malnutrizione.

Due dati a dimostrazione di quanto quella parte del mondo sia stata fatta letteralmente a pezzi dal fenomeno della colonizzazione dilagante prima e dal saccheggio continuo di risorse naturali poi.

Coloro che oggi lasciano l'Africa sono quella parte della popolazione che se lo può permettere, è vero.

Ma un'altra verità è che se lo fanno è perché nei loro rispettivi Paesi, avvelenati da una corruzione dominante, non vi sono prospettive concrete di futuro e di sopravvivenza.

E a guardare bene, anche noi italiani che abbiamo troppo spesso il vizio di giudicare culture (come a volersi ergere ad esseri superiori) che non conosciamo affatto siamo stati in queste condizioni non più tardi di qualche decennio fa.

E coloro che oggi lasciano l'Italia lo fanno non tanto per una questione di sopravvivenza ma piuttosto per riuscire ad ottenere una formazione di livello elevato e ad avviare possibilmente una carriera professionale che il nostro Paese non è in grado di assicurare.

Detto questo, è ormai davvero sintomatico constatare con quanto affanno l'UE ed in particolare l'Italia, si accaniscano a ricercare costantemente misure palliative di vario tipo per arginare il fenomeno dell'immigrazione.

La recente esperienza albanese si inserisce in tutta una sfilza di provvedimenti tutti fallimentari perché non risolvono per nulla la questione.

Possiamo creare centri di raccolta, ergere muri, sparare, deportare e tanto altro, ma la verità è che l'immigrazione continuerà a crescere.

Da una parte anche perché fa comodo, specie nel nostro Paese, avere una manodopera in nero (la nuova schiavitù contemporanea) a buon mercato, da usare in modo del tutto indiscriminato nei campi dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'edilizia o del turismo estivo.

Dall'altra perché la distruzione del tessuto sociale ed economico dei Paesi del Sud del mondo da parte dell'Occidente al fine di potersi accaparrare risorse a costo zero o quasi non sta affatto cessando e anzi è in costante aumento.

E questo aspetto ha messo e continua a mettere sul lastrico milioni di esseri umani.

Non ci vuole un genio per capirlo.

E allora come si potrebbe risolvere questo annoso problema?

Prima di tutto sarebbe ora che la Sinistra tornasse ad essere Sinistra in questo Paese e che si impegnasse seriamente ed in modo costruttivo per una ridefinizione del lavoro in una società in cui tutte le tutele che dovrebbe comportare stanno miseramente crollando giorno dopo giorno.

In secondo luogo che l'Italia si rendesse protagonista in modo concreto di una politica estera tesa a lasciare veramente in pace i popoli dei Paesi da cui provengono gli immigrati odierni.

E che si facesse promotrice di azioni che siano in grado di estenderla al resto dell'UE.

Pretendiamo di essere sicuri a casa nostra, di circolare serenamente nelle nostre città e di poter continuare a vivere le nostre tradizioni e le nostre diversità culturali senza intromissioni esterne potenzialmente violente o in completa antitesi con le nostre linee di pensiero.

Allora perché tutto questo non dovrebbe valere pure nei Paesi di provenienza degli esseri umani che arrivano da noi con i gommoni?!

Oppure dobbiamo continuare a praticare la politica fallimentare e distruttiva dei "due pesi, due misure"?!


Yvan Rettore




giovedì 10 ottobre 2024

MEDIORENTE: UN CONFLITTO SENZA FINE

 Senza voler minimamente puntare il dito contro il popolo ebraico, è un dato di fatto che dalla nascita dello Stato di Israele, quella parte del mondo continua senza sosta a vivere nell'incubo di guerre e violazioni ripetute dei diritti umani.

Ovviamente questo stato di fatto non è imputabile soltanto alla corrente sionista ormai radicata negli esecutivi israeliani ma appare evidente che la loro attitudine non aiuta la formazione di un vero e proprio processo di pace in quell'area.

Gli abusi, arresti, uccisioni e occupazioni territoriali a danno del popolo palestinese ancora privo di uno stato sovrano non fanno che incrementare ulteriormente le tensioni e alimentare le azioni e ritorsioni violente di gruppi terroristici arabi e dell'Iran chiaramente opposti da sempre all'esistenza stessa di uno Stato ebraico.

Non si contano più ormai le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che hanno invitato Israele a rispettare le regole del diritto pubblico internazionale nonché i diritti umani.

Pure il recente intervento della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio scorso, che intimava Israele di ritirare le sue forze da ogni parte dei territori occupati, compresa la Striscia di Gaza, e rimuovere tutti i coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, illegalmente annessa, è stato perfettamente ignorato dallo Stato ebraico a dimostrazione che l'ONU non conta più nulla come entità di mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali.

Al di questi comportamenti aberranti e assolutamente ingiustificabili, vorrei far notare ai filosionisti nostrani quanto segue:

- l'esercito israeliano continua ad attaccare impunemente e senza alcun pudore stati sovrani come il Libano e la Siria, con la scusa di rispondere ad atti terroristici di gruppi ivi presenti. Se dovessimo ritenere valida quest'attitudine, allora un qualsiasi stato nel mondo potrebbe comportarsi allo stesso modo generando conflitti a iosa su scala regionale. Ad esempio, l'Italia nella seconda metà del secolo scorso avrebbe dovuto bombardare la Francia e l'Inghilterra perché la prima accoglieva terroristi di estrema Sinistra mentre la seconda faceva altrettanto con quelli della sponda opposta

- Hamas è un'organizzazione terroristica e non rappresenta la nazione palestinese. Pretendere di radere al suolo la striscia di Gaza come atto permanente di ritorsione in merito ai tragici fatti del 7 ottobre 2023, ritenendo quindi quel territorio alla pari di uno stato sovrano, è un'azione che non trova alcuna giustificazione. In primis perché non esiste uno stato palestinese con un proprio esercito e delle frontiere da difendere militarmente. In secondo luogo perché appare evidente che la popolazione ivi residente si trova completamente inerme di fronte ai feroci e incessanti attacchi dell'esercito israeliano. E' come se su un campo di battaglia ci fosse un esercito armato perfettamente che si confronta con un gruppo consistente di individui privi di qualsiasi attrezzatura bellica e di preparazione sufficienti per arginare l'attacco che si troverebbero a dover sostenere 

- il sostegno totale e incondizionato dell'UE nei confronti della politica bellica israeliana non fa altro che incrementare il numero di vittime e atti di violenza in ogni forma. Non è certo un comportamento utile nel ricercare una soluzione pacifica alla questione israelopalestinese e infatti anche a causa di questa presa di posizione delle istituzioni europee, la situazione da un anno a questa parte è ulteriormente peggiorata e non accenna affatto a placarsi. C'è da chiedersi davvero come l'UE possa ancora onorare il Premio Nobel per la Pace, che le fu conferito anni fa, visto che nelle parti in causa non ha mai mantenuto un'attitudine neutrale, elemento fondamentale affinché potesse diventare un attore importante nel cercare di mettere fine all'esperienza criminale di Hamas, coinvolgendo altri paesi mediorientali da una parte e nell'isolare a livello internazionale il sostegno americano incondizionato alla politica aggressiva di Israele che viene condotta prevalentemente contro popolazioni del tutto innocenti dall'altra.

E l'Italia in tutto questo?

Ci fu un tempo non lontano in cui l'Italia sosteneva apertamente la causa palestinese, mentre adesso a livello istituzionale questo appoggio non esiste più e si è spostato in modo radicale nel riconoscere soltanto gli israeliani vittime di tutte le violenze e gli orrori che accadono quotidianamente in Medioriente.

Poi ci si mettono perfino certi giornalisti nostrani ad avvelenare ulteriormente gli animi accusando di antisemitismo coloro che difendono a spada tratta la causa palestinese, giungendo perfino ad alludere in certi casi che sono simpatizzanti di Hamas.

A cosa serve tutto questo?

Ad incrementare ulteriormente il fatturato dei produttori di armi, l'unica industria occidentale ancora competitiva a livello internazionale e quindi non è un caso che vengano generati conflitti ad hoc dovunque con l'appoggio incontrastato di una macchina mediatica incondizionatamente al loro servizio.


Yvan Rettore




 

domenica 29 settembre 2024

RESPONSABILI ALTEZZOSI PERFINO NELLE RADIO LOCALI

 Recentemente ho contattato un paio di responsabili di radio locali per chiedere di avere uno spazio all'interno dei loro palinsesti onde poter presentare il mio ultimo romanzo "Giallo Salento".

Ho tentato un primo contatto via mail ma non c'è stato alcun riscontro.
Quindi ho chiesto ad un mio conoscente di fornirmi i nominativi delle responsabili al fine di operare un secondo contatto, stavolta via WhatsApp.
La prima delle due mi ha risposto quasi subito dimostrando una certa disponibilità al progetto.
Così le ho fornito ulteriori ragguagli inoltrandole il mio sito e altri riferimenti dell'opera.
E' trascorso circa un mese e da allora silenzio assoluto.
Manco un saluto di circostanza ad un altro tentativo di contatto da parte mia avvenuto alcuni giorni fa.
La seconda responsabile ha letto il mio messaggio su WhatsApp dopo diversi giorni.
Quando mi ha contattato ha dimostrato subito una certa freddezza e maleducazione (nessun saluto, né le solite frasi di circostanza..)
Dopo averle mandato il mio sito e altri riferimenti dell'opera, si è limitata a richiedermi una copia gratuita dell'opera al fine di poterla leggere preventivamente.
Mi sono recato quindi personalmente in un punto concordato vicino alla sede della radio lasciandovi il libro.
Da allora nessun riscontro.
Manco un saluto.
Manco un grazie.
A questo punto è ovvio che non sprecherò ulteriormente tempo e denaro dietro a questi due fenomeni di altezzosità.
Nel primo caso, perché ritengo che un riscontro nei confronti di chi ha impiegato parte del proprio tempo a contattarti (dandoti quindi una certa considerazione per ciò che sei e che fai) dovrebbe essere non soltanto doveroso, ma anche una semplice dimostrazione di rispetto.
Nel secondo caso, il tempo che le ho dedicato è stato ancora maggiore e come ritorno ho ricevuto poco o niente. Risultati finora: una copia del libro regalato e un atteggiamento maleducato nei miei riguardi che non merito affatto.
Stiamo parlando di due radio locali con un'utenza piuttosto limitata rispetto ad altre di maggior spessore.
Eppure io ho dato loro considerazione contattandole perché la vicenda narrata essendo contestualizzata nella terra in cui attualmente risiedo, ho ritenuto che dovessero avere una certa priorità ad altre che hanno bacini d'utenza molto diversi.
Ovviamente avrei pagato la mia presenza in entrambe le radio ma se questo è il trattamento che riservano a chi le interpella penso che non sia il caso di averci a che fare.
Se poi anche in simili ambiti è necessaria una raccomandazione o essere un VIP, allora a maggior ragione ritengo che sia meglio guardare altrove e privilegiare quelle radio (una in Piemonte e una in Toscana e con bacini d'utenza di un certo rilievo, perfino all'estero) con le quali collaboro da quando sono scrittore e che mi hanno sempre trattato con rispetto e una giusta considerazione.

Yvan Rettore




mercoledì 25 settembre 2024

IL DECENNIO CHE HA UCCISO LA POLITICA

 Ormai è indubbio che il decennio precedente abbia segnato la fine della politica.

L’involuzione a cui siamo stati costretti ad assistere è stata davvero inarrestabile e sotto certi aspetti perfino sconvolgente.

I social network che avrebbero dovuto consentire una maggior capacità di dialogo e di comprensione tra le persone sono ormai divenuti delle vere e proprie incubatrici di manipolazioni di massa.

Al di là delle notizie false, vi vengono esaltati e diffusi ad arte comportamenti negativi, odio e intolleranza in varie forme.

I politici, malati più che mai di personalismo acuto e di protagonismo, ricorrono quotidianamente a tali piattaforme virtuali.

I leader di partito hanno addirittura vere e proprie squadre di dipendenti al loro servizio attraverso le quali vi rilasciano dichiarazioni spesso con ritmi frenetici e notevolmente invasivi.

La stampa tradizionale si accoda a questo modo di fare diffondendovi qualsiasi frase venga scritta, svuotando così il valore della notizia che dovrebbe essere quello di informare e non di disinformare, creando confusione e parlando di cose prive di senso e di valore e spesso incoerenti.

Il giornalismo d’inchiesta è ormai ridotto all’osso e nella maggior parte dei casi viene ostacolato o ignorato del tutto perché votato a fornire notizie oggettive fondate su azioni di denuncia di un fatto esistente.

Quindi di fatto rimane assente dai social network.

Gli utenti vi perdono ore e ore a parlare e sparlare di temi di cui hanno una conoscenza relativa, giungendo spesso a scrivere esternazioni intrise di odio e comportandosi come se dovessero duellare costantemente con chi non la pensa come loro anziché cercare un confronto sereno e costruttivo col prossimo.

La TV è ormai letteralmente invasa da trasmissioni politiche in cui si parla tanto ma in cui non si dice praticamente nulla.

Le frasi ad effetto e gli slogan contano infatti molto di più dei contenuti, fenomeno dilagante sostenuto dal fatto inequivocabile che sempre più spesso i leader politici non risultano preparati e competenti sulle materie in cui vengono interpellati.

Ma riuscendo a far passare una certa immagine e/o a sorprendere il pubblico con uscite che fanno audience e che colpiscono l’emotività degli spettatori, questi loro limiti palesi finiscono col passare in secondo piano.

Anche perché è passato il messaggio demenziale che per fare politica non c’è più bisogno di una preparazione né di avere competenze specifiche.

Accettando questa vera e propria assurdità, il livello odierno della politica si è talmente appiattito da avere quasi del tutto snaturato ed inficiato tutte le attività che dovrebbero promuoverla ed affermarla in una dimensione positiva per l’insieme della collettività.

Quindi non è un caso che attraverso il lancio di campagne in rete una ragazzina (Greta Thurnberg) sia potuta diventare improvvisamente una leader ambientalista di spessore mondiale o che un movimento di piazza identificato (in modo ridicolo) con un animale ("Le Sardine") sia riuscito a diventare un elemento di cronaca quotidiana sul quale hanno dibattuto perfino politologi autorevoli che invece dovrebbero affrontare temi ben più seri ed interessanti per il bene del Paese.

I partiti in tutto questo si accontentano di strumentalizzare tali movimenti nati e diffusi virtualmente per usarli per fini esclusivamente elettorali.

Infatti, oggi queste entità sono ormai ridotte a veri e propri comitati elettorali perché più che mai in questo periodo la priorità di un politico è quella di essere eletto e non di impegnarsi invece per il bene della collettività di cui dovrebbe rappresentare gli interessi e i diritti.

Tutto questo ha consentito la fine della politica, fatta a pezzi da un sensazionalismo mediatico costruito ad arte per impedire alla gente comune di pensare con la propria testa e di agire ed aggregarsi di conseguenza.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’amministrazione pubblica sempre più scadente, uno stato sociale sempre più a rischio, un livello culturale sempre più basso e un capitalismo, selvaggio e libero di agire, sempre più affermato e feroce che porta tutti quanti a vivere in una società in modo precario e incivile.

Yvan Rettore




sabato 14 settembre 2024

ONORE AD UNA CANTANTE STRAORDINARIA E DI GRAN CLASSE



Giorni fa è deceduta a 93 anni, un po' in sordina Caterina Valente, autentico monumento della canzone italiana (tanto che Mina era solita chiamarla "La Maestra"), artista eclettica (attrice, chitarrista e conduttrice TV) e cosmopolita (lavorò in tutto il mondo).
Visse il suo momento di gloria in un periodo (che oggi suonerebbe strano) a cavallo tra gli anni '50 e '60 in cui ciò che era fondamentale per sfondare nel mondo della canzone erano le qualità canore che si era in grado di dimostrare.
Senza trucchi, senza artifizi tecnologici, senza manipolazioni sonore.
Dovevi essere bravo, anzi eccelso.
Altrimenti non avevi nessuna possibilità di diventare un cantante degno di questo nome.
Coloro che si cimentavano in quella che definirei a tutti gli effetti un'arte erano soliti vestirsi benissimo, perché cantare davanti ad un pubblico significava onorarne la presenza anche attraverso l'abbigliamento che denotava classe ed eleganza.
Il tutto a coronare una prestazione che cercava di esaltare la bellezza in tutti i sensi.
Oggi siamo ad anni luce da quell'epoca straordinaria che vide l'affermazione di mostri sacri del mondo musicale le cui canzoni hanno sopravvissuto all'usura inevitabile del tempo perché appunto erano fondate sul talento autentico di chi le interpretava e da una classe che nel periodo in cui viviamo raramente si trova.
Non a caso il panorama musicale attuale è dominato da cantanti dalla voce mediocre (o addirittura senza voce) che interpretano brani al limite della decenza musicale (per non dire che di musicale tanti brani non hanno nulla), vestiti a volte peggio dei barboni che affollano le nostre città, il tutto in nome di un'apparenza che si vuole costantemente provocatoria ma che poi finisce col diventare conformista di un mondo ormai dominato dall'apologia del brutto, mentre la sostanza (quella che dovrebbe primeggiare in ogni interpretazione musicale) passa in secondo piano o viene perfino del tutto ignorata.
Ecco perché la scomparsa di Caterina Valente, una grande Signora con la S del nostro patrimonio musicale fa ancora più male.
Quindi a maggior ragione mi inchino di fronte al suo immenso talento che rimarrà tale anche nella sua assenza da questo mondo terreno.

Yvan Rettore



venerdì 13 settembre 2024

FONTANA DI VEGLIE (LE): QUANDO UN INTERVENTO DI RIQUALIFICAZIONE STRAVOLGE IL VALORE STORICO-MONUMENTALE DI UN'OPERA

 Ultimamente è stato attivato da parte del comune di Veglie (in provincia di Lecce) un intervento di riqualificazione di una fontana storica sita in Piazza XXIV Maggio.

Recentemente la Regione Puglia ha messo a disposizione dei comuni interessati dei fondi al fine di recuperare queste opere di indubbio valore storico, in quanto risalgono al Ventennio e hanno costituito per diversi la principale fonte di approvvigionamento idrico di varie zone di questa regione.
Ad una prima occhiata guardando le foto allegate a questo articolo appare evidente che questa fontana non rispecchia affatto quella originale, sia per l'aspetto che per il rubinetto (un "giocattolo" in ottone che si può trovare perfino alla Brico).
Trattasi sicuramente di un intervento fatto in economia in quanto un lavoro di restauro avrebbe comportato un risultato ben diverso.
In questo caso, si deve prima di tutto asportare completamente la ruggine che ricopre la ghisa, poi grattare la superficie ripulita da altre impurità e infine verniciare con un prodotto idoneo a mantenere il colore originale dell'oggetto e lucidare il tutto.
Apparentemente tutto questo non sembra essere stato fatto e la mancanza del rubinetto originale (o comunque di un elemento fedele sia nel materiale che nella forma ad esso) dimostra ad un primo impatto che sia stato operato un intervento volto unicamente a riportare la fontana ad una semplice attività funzionale trascurando completamente il suo valore storico.
Purtroppo le attività di restauro comportano tempi e costi importanti che fanno preferire a certe amministrazioni di ricorrere piuttosto a ditte artigianali che non hanno tali competenze e che si accontentano quindi soltanto di riportare in funzione l'opera sulla quale intervengono e di realizzare un aspetto in grado di apparire più decente rispetto alla situazione precedente, ma che alla fine della fiera risulta del tutto diverso rispetto alla sua versione originale.
Conclusione: quest'opera a mio parere non presenta per nulla il valore storico che la contraddistingueva, l'intervento operato è stato realizzato in economia e non presenta nulla di un restauro fatto nei tempi e condizioni che avrebbe richiesto e quindi oggi ci si trova in presenza di una fontana anonima che si può benissimo ritrovare (ovviamente con le dovute differenze) nella sua forma e presenza in una qualsiasi fonderia che costruisce manufatti simili per dimore private e poco altro.
Peccato, ma ormai l'Italia è piena di questi interventi che ledono anziché valorizzare il nostro patrimonio storico-monumentale.
Domina quella che anni fa definii "l'apologia del brutto".
Almeno ci restano le fotografie che testimoniano delle bellezze annientate da questo tanto osannato progresso che invece presenta caratteristiche sempre più involutive che ne inficiano profondamente i processi positivi che sarebbe chiamato a generare per il bene del genere umano.

Prof. Yvan Rettore




sabato 7 settembre 2024

ESTATE 2024: LA NOTTE DELL'ARTE E DELLA CULTURA

Vi sono purtroppo diverse zone del nostro Paese in cui si concentrano un sacco di iniziative nel periodo estivo spacciandole per eventi culturali ed artistici quando invece presentano caratteristiche e carenze che non possono certo essere identificati in quanto tali.

L'estate del 2024 purtroppo non ha fatto eccezione a questa deriva e anzi mi sembra addirittura che vi sia un incremento sensibile di questa tendenza negativa.



Mi è capitato di sentire obbrobri del tipo "di cultura si deve mangiare" o vedere località in cui si confondono prodotti artigianali con opere d'arte, inserite in manifestazioni in cui si trova un po' di tutto, come se ci si trovasse in presenza di un supermercato diviso in corsie tematiche: tentativi effimeri quanto spesso mediocri di esibizioni artistiche (esposizioni di arti figurative, artisti di strada, pittori improvvisati...) che vanno tranquillamente a confondersi con stand di ditte artigiane che presentano manufatti, stand enogastronomici con tavole calde e cucine a cielo aperto (spesso senza prestare una minima attenzione alle dovute misure di sicurezza) con accanto sommelier attivi nel cercare di attrarre la clientela di passaggio per assaggi di vini del territorio, musica di intrattenimento e a volte d'autore (il cui livello in questo caso spesso mortifica letteralmente i grandi nomi del panorama musicale nostrano), stralci di scene teatrali che contrastano presentazioni (anche lodevoli) di attività passate del mondo agricolo e culinario di una società ormai defunta e i cui valori sono sempre meno presenti all'interno della nostra società.

Un autentico "minestrone" in cui tutto viene proposto e venduto un tanto al chilo, come se invece di essere in un vero e proprio evento culturale e/o artistico si fosse in presenza di un Luna Park di attività sconnesse e in gran parte incompatibili tra loro.

Per ammirare un'opera d'arte ci sono infatti gallerie, musei e mostre itineranti che consentono al visitatore di vivere una vera e propria esperienza mistica che consiste nell'entrare in una relazione profonda, intima ed autentica con ciò che gli viene presentato. 

Un approccio esclusivo fondamentale se si intende davvero vivere l'arte in quanto tale e non come la visione di un qualsiasi oggetto.

Altrettanto si può dire della musica di qualità che non può essere ascoltata e suscitare meravigliose emozioni all'interno di un contesto simile a quello di un souk o di una sagra di paese, nei quali invece è più opportuno proporre brani di intrattenimento tesi unicamente a far divertire e distrarre gli spettatori ivi presenti che possono arrivare anche a cimentarsi in balli popolari compatibili con simili manifestazioni.

L'artigianato riguarda aziende che lavorano e operano sul mercato per vendere i loro manufatti e non a caso vi sono in tutto il Paese diverse manifestazioni specifiche in cui queste realtà possono presentare al meglio e ad una clientela realmente interessata le loro creazioni.

Ma non si tratta di arte perché un'opera d'arte coinvolge lo spirito di chi l'ammira attraverso l'anima dell'autore che l'ha realizzata, mentre una prodotto artigianale seppure originale e bellissimo rimane comunque confinato ad una funzione puramente utilitaria e nulla più.

La valorizzazione dei vini avviene al meglio attraverso presentazioni ed assaggi che si svolgono in luoghi preposti a quelle funzioni quali possono essere in primis le cantine ma anche eventi ad hoc esclusivi destinati a diffonderli opportunamente ad una clientela maggiore.

In modo analogo la presentazione di abitudini e attività legate a culture passate e alla loro eredità nel mondo contemporaneo si svolgono in iniziative anch'esse di carattere esclusivo, spesso laboratori in cui il pubblico non rimane un soggetto passivo ma può venire coinvolto in esperienze in cui effettivamente si riesce ad imparare qualcosa di concreto e a capire meglio certi aspetti della vita dei nostri antenati.

Una crescita effettiva che consente un'evoluzione culturale concreta in chi ha la fortuna di poter vivere simili esperienze.

Mescolare tutte queste attività e concentrarle tutte in pochissimo tempo non consente di apprezzarle e viverle nella loro interezza finendo col ridurle ad un ricordo frammentario quanto sfumato ed effimero di un momento della nostra esistenza.

Questo va esattamente all'opposto di ciò che dovrebbero essere soprattutto l'arte e la cultura le quali per esistere concretamente ed esprimersi hanno necessariamente bisogno di potere essere presentate in forme esclusive, accessibili sì a tutti, ma senza il rischio tutt'altro che remoto di venire banalizzate attraverso iniziative che sanno più da supermercato o da fiera campionaria che da luoghi in cui possono venire effettivamente valorizzate ed apprezzate nel miglior modo possibile e come è giusto che sia.


Yvan Rettore


mercoledì 14 agosto 2024

OLIMPIADI 2024: LA VITTORIA DELLA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO MACCHIATA DA SQUALLIDE POLEMICHE

Le Olimpiadi di Parigi si sono concluse con un bilancio molto positivo per l'Italia.
A diverse delusioni (numerosi quarti posti) e strascichi polemici su alcune decisioni arbitrali si sono però aggiunte notevoli soddisfazioni in discipline in cui non speravamo di arrivare così in alto.
Personalmente (ma credo di esprimere il giudizio di parecchi italiani) ritengo che la vittoria più bella ed emozionante sia stata quella ottenuta dalla Nazionale femminile italiana di Pallavolo che finalmente ha consentito all'Italia di imporsi e di scrivere il suo nome nell'albo d'oro delle squadre vincitrici di tale specialità.
Le prestazioni delle ragazze che si sono rese protagoniste di tale impresa sono state davvero superlative, a dimostrazione dell'ottimo lavoro realizzato da Velasco, grandissimo allenatore ma anche persona di notevole spessore umano.
Purtroppo subito dopo questa straordinaria e memorabile affermazione sono scoppiate le (ormai) inevitabili polemiche sul fatto che in quella squadra figuravano delle ragazze di colore.
E allora avanti tutta con scribacchini a cercare di fare interviste ad entrambe su questo loro aspetto e sul fatto che non rappresentino la "razza italica" (concetto fantasioso e fascitizzante) relegando così in secondo piano l'impresa da poco compiuta e mortificando nel contempo mesi di lavoro e sacrifici consumati nella sua realizzazione.
Non sono poi mancati pseudo analisti improvvisati di tale disciplina che hanno affermato che la Egonu non sarebbe riuscita ad arrivare dov'è senza il contributo determinante delle sue compagne di squadra.
Quanta superficialità nel riuscire alla fine a scoprire la solita "acqua calda"!
La pallavolo di per sé è una delle discipline sportive in cui è fondamentale proprio il gioco di squadra perché l'apporto di ogni singolo giocatore risulta determinante per l'esito finale di qualsiasi partita.
Un gioco collettivo assoluto dove pur essendoci fuoriclasse degni di nota, tale caratteristica appare secondaria se vista nell'ottica della qualità del lavoro di squadra che dev'essere espressa in ogni gara.
Ma al di là di tutto, ridurre la questione della vittoria italiana ad una squallida polemica sul colore della pelle di alcune delle protagoniste è denigrare il grandissimo impegno e le tante rinunce che hanno dovuto fare quelle ragazze per riuscire a raggiungere quel traguardo.
Non se ne può davvero più di tali bassezze e sarebbe davvero l'ora che tutti gli italiani si limitassero ad esprimere la grande gioia ed orgoglio nei confronti di questi esseri umani che hanno fatto veramente grande il nostro Paese, dimostrando che al di là del calcio, esistono in Italia diverse discipline sportive che sono in grado di realizzare prodezze sportive di grande spessore come appunto hanno fatto le nostre pallavoliste.
Quindi un grazie di cuore a tutte loro e ai sostenitori patetici della "razza italica", direi di andarsi a cercare un'isoletta nel mondo in cui stabilirsi definitivamente e dove poter sfogare le loro patetiche frustrazioni, battezzandola col nome di "Repubblica italica D.O.C.".
Magari le compagini sportive che ne verrebbero fuori riuscirebbero poi a gareggiare alla pari con squadre come quelle di San Marino o Andorra (con tutto il rispetto che posso avere per questi paesi).

Yvan Rettore



lunedì 5 agosto 2024

PERCHE' NON INTRODURRE UN PATENTINO DI CANDIDABILITA' ED ELEGGIBILITA'?

 Ormai è assodato che nella nostra democrazia, sempre più di facciata e formale, la mediocrità e la mancanza cronica di competenze e conoscenze della cosa pubblica sono la norma anziché l'eccezione.

Risulta davvero impressionante constatare la presenza di un numero imponente di individui incapaci nelle nostre istituzioni sia a livello di cariche elettive che di personale pubblico.

E a pagarne le conseguenze è ovviamente l'insieme della collettività, costretta perfino a dover subire l'arroganza e l'indisponibilità di gran parte di una classe dirigente che non la rappresenta per nulla e si limita nella maggior parte dei casi a difendere a spada tratta (e nemmeno tanto velatamente) gli interessi di pochi privilegiati appartenenti ad un'élite indifferente alle sorti dei più.

Questa involuzione causata sia dalla scomparsa delle scuole di partito che dal M5S che ha avallato che qualsiasi cittadino può candidarsi ad amministrare la cosa pubblica, ha portato a ruoli di (ir)responsabilità istituzionale una massa di individui che stanno arrecando sempre più danni all'insieme del Paese.

Tanto è vero che la politica viene vista dalla maggioranza della gente comune soprattutto come un'attività in cui coloro che ne sono interpreti riescono ad affermarsi, mentre nella vita professionale non riuscirebbero di certo a brillare e risulterebbero piuttosto mediocri quanto insignificanti.

E visti i fatti di questi anni, direi che non hanno tutti i torti.

Detto questo, forse non sarebbe una cattiva idea cominciare a verificare in modo preliminare se chi si presenta alle elezioni (e in particolar modo per chi aspira a voler ricoprire incarichi istituzionali) sia davvero in possesso di una preparazione politica, generale ed istituzionale sufficienti per rappresentare adeguatamente il popolo sovrano (concetto che ormai appare quasi ridicolo e superato visto lo stato penoso in cui versa attualmente la nostra democrazia).

Visto che per guidare un qualsiasi mezzo mobile a motore o per accedere all'Università è obbligatorio detenere un titolo che lo consenta previo un esame di abilitazione, perché non applicare tale obbligo a chiunque intenda presentarsi alle elezioni?

Sarebbe fondamentale che chiunque aspiri a gestire la cosa pubblica o intenda limitarsi ad un incarico rappresentativo nelle istituzioni dovesse superare un esame preliminare orale e scritto in grado di verificare le conoscenze, competenze ed eventuali esperienze utili a tale scopo.

Chi dovrebbe organizzarlo e attuarlo?

Ovviamente il Ministero dell'Istruzione attraverso l'impiego di personale didattico adeguatamente preposto a tali funzioni e incaricato di preparare a livello locale esami sempre differenziati per ogni tornata elettorale da una parte e di definire i componenti di una giuria di valutazione i cui nomi verrebbero svelati pubblicamente soltanto 48 ore prima dell'esame al fine di evitare eventuali tentativi di corruzione degli stessi dall'altra.

A chi potrebbe storcere il naso per i costi che potrebbe comportare l'introduzione di tale misura, rispondo che è preferibile affrontarli perché sarebbero una spesa irrisoria rispetto ai danni finanziari e materiali che finora hanno arrecato (e continuano ad arrecare) al Paese amministratori e rappresentanti istituzionali incapaci ed inconcludenti.

In fondo siamo noi cittadini, ormai ridotti allo stato di sudditi, che manteniamo questi individui e quindi perché non esigere che abbiano le credenziali sufficienti per poter ricoprire incarichi istituzionali che influenzano le sorti di tutti noi?

Del resto quanti fra gli amministratori pubblici e politici eletti attuali riuscirebbero effettivamente a passare un simile esame?

Personalmente, sono convinto che soltanto una ristretta minoranza ce la farebbe.


Yvan Rettore