martedì 24 dicembre 2024

WEIDEL, LE PEN E MELONI: TRE DONNE PER UN'ESTREMA DESTRA CHE PARLA ORMAI SEMPRE DI PIU' AL FEMMINILE

 In questi ultimi lustri sempre più donne si sono affermate nelle leadership di partito sia in Occidente che nel resto del mondo.

E' stata sicuramente un'evoluzione che ha consentito un ulteriore segno di progresso civile nelle nostre società e ritengo che non pochi sperassero che una presenza così crescente di donne nelle leve del potere politico avrebbe potuto veramente costituire una svolta positiva rispetto a quanto avevano compiuto fino ad allora gli uomini.

Salvo alcuni casi da segnalare più nel Sud del mondo che alle nostre latitudini, la delusione è stata grande tanto da giungere alla conclusione che non è il genere di un individuo a decretarne le capacità e competenze, ma unicamente la sua persona in quanto tale.

Al di là della gestione approssimativa e piena di incongruenze della Commissione Europea da parte di Ursula Von der Leyen e di una politica finanziaria stantia quanto non innovativa di Cristine Lagarde, Presidente della BCE, in questi ultimi lustri si è assistito nei tre paesi più importanti dell'UE, Francia, Germania e Italia, ad una scalata ai vertici dell'Estrema Destra di donne molto scaltre quanto abili nello sfruttare slogan poveri di contenuti ma di sicura efficacia contro tutto ciò che non è conforme a ciò che considerano come dogmi intoccabili e granitici della cultura occidentale da difendere a qualsiasi costo attraverso la manifestazione di un'intolleranza costante e dichiarata verso gli immigrati extraeuropei e l'Islam, sposando un concetto di ordine pubblico fondato esclusivamente sulla logica del "bastone e carota" e non un dialogo concreto e costruttivo nei confronti di coloro che sono diversi.

Chi sono queste donne?

Giorgia Meloni in Italia, Marine Le Pen in Francia e Alice Weidel in Germania.

La prima, leader incontrastata di Fratelli d'Italia, è quella che ha avuto maggior fortuna fra le tre visto che governa l'Italia (in modo alquanto pessimo e inconcludente) da circa due anni.

La seconda, pur essendo stata sconfitta tre volte alle Presidenziali francesi e non essendo più Presidente del suo partito, rimane tuttavia un personaggio di spicco del Rassemblement National con la quale bisogna comunque fare i conti.

La terza, pur avendo il suo partito riscontrato una certa flessione al Bundestag, rimane saldamente alla guida dell'AFD, partito di Estrema Destra tedesco che ormai fa parte integrante del panorama politico tedesco.

Quest'ultima è sicuramente fra le tre la persona di maggiore spessore accademico e professionale, ma è indubbio che le prime due abbiano saputo ritagliarsi in modo spregiudicato e dirompente una visibilità tale da consentirle di arrivare alle posizioni di vertice nelle quali oggi si ritrovano.

Personalmente trovo davvero triste quanto sconfortante constatare che nei tre paesi più importanti dell'UE si siano affermate donne che predicano politiche divisive, che confondono il conformismo con la cultura e che esprimono una sensibilità molto limitata (in diversi casi si può perfino dire che è del tutto inesistente) nei confronti delle persone più deboli e dei ceti sociali maggiormente disagiati.

Si è passati nell'ammirare (per fortuna ancora in una minoranza della popolazione) in questi paesi dal culto dell'"Uomo forte al potere" a quello della "Donna forte al potere", con l'illusione per coloro che le hanno scelte nel credere che si sarebbe potuti orientarsi verso una società migliore mentre invece la gigantesca crisi sociale, economica ma soprattutto spirituale (ormai dominante nella vita della stragrande maggioranza dei cittadini dell'UE) sembra acuirsi ancor di più attraverso i loro atteggiamenti intransigenti quanto spesso incoerenti specie quando si tratta di mantenere in essere il loro potere accentrato soltanto sull'ego smisurato del loro essere.

In definitiva si tratta di personaggi mediocri quanto inconcludenti che traggono una forza apparente quanto effimera dall'aggressività verbale e dalla profusione di epiteti discriminatori quanto offensivi verso i diversi, mentre sono unicamente lo specchio del vuoto intellettivo e soprattutto umano che li pervade.

L'uomo o la donna di potere non è infatti colui o colei che urla più forte di altri e/o adotta atteggiamenti strafottenti quanto prepotenti, ma che parla soltanto quando ritiene giusto e adeguato farlo, con un linguaggio colto e corretto e nel rispetto comunque di ogni avversario e soprattutto nella ricerca costante di un dialogo nei riguardi di coloro che la pensano diversamente.

Per riuscirvi non basta essere politicamente scaltri, né avere chissà quanti titoli accademici, ma essere sufficientemente intelligenti per dimostrare saggezza, umiltà e capacità di ascolto che sono gli ingredienti fondamentali di qualsiasi politico abbia veramente a cuore la collettività di cui è incaricato di gestire le sorti attraverso il suo effimero operato.

Tratti essenziali di una civiltà, quella occidentale, ormai in profondo declino e l'affermazione di donne come quelle indicate non fa che rafforzare questo processo decadente perché sono disgregative di società che avevano fatto del rispetto dei diritti umani e sociali e quindi della democrazia in quanto tale, i loro tratti caratteristici fondamentali.


Yvan Rettore








 


 

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