L'Ucraina conta 11 milioni di russi (circa il 25% della popolazione residente), concentrati prevalentemente nel Sudest del Paese.
Oltre il 40% dei cittadini ucraini considerano il russo come loro lingua madre.
Però dal 2014, in particolare nella regione del Donbass, milizie nazifasciste ucraine hanno ucciso migliaia di russi e il governo centrale ha emanato diversi provvedimenti per un'ucrainizzazione forzata dell'insieme del Paese.
In questi ultimi anni, l'esecutivo di Kiev non ha mai nascosto l'intenzione di voler entrare a pieno titolo nel campo occidentale, aderendo sia alla NATO che alla UE.
Tutto questo ha portato al disastro attuale.
In questa sede però vorrei soffermarmi su alcuni esempi lampanti e dimostrativi delle differenze che esistono nel trattamento delle minoranze da parte dei paesi dell'Europa Occidentale rispetto a quanto compiuto finora dalle autorità di Kiev.
Innanzitutto vi sono paesi come la Svizzera, il Belgio ed il Lussemburgo in cui coesistono pacificamente dalla prima metà dell'Ottocento etnie diverse e anche quando vi sono state tensioni di una certa entità (come è accaduto alcuni anni fa tra Valloni e Fiamminghi in Belgio), non vi sono mai state azioni di repressione violente e nemmeno legislazioni discriminatorie o vessatorie nei confronti di un'etnia appartenente ad una di quelle nazioni.
In altri stati occidentali, seppure in misure diverse, vi sono state situazioni di una certa gravità che hanno coinvolto minoranze linguistiche importanti, quali i baschi (con i terroristi dell'ETA) e i catalani in Spagna, i sudtirolesi in Italia (ricordiamoci degli attentati dinamitardi dei separatisti tra gli anni '60 e '70), i corsi (violenti furono gli attentati del FLNC tra gli anni '70 e '80) e i neocaledoniani nei territori francesi, fino ad arrivare alla famigerata IRA, organizzazione terroristica nordirlandese che si rese protagonista di numerose azioni violente contro gli inglesi nell'Ulster per diversi lustri, fino al raggiungimento di un accordo definitivo di pace sottoscritto con Londra soltanto verso la fine del scorso.
Soprattutto nei confronti dei separatisti irlandesi dell'Ulster, la corona inglese usò il pugno duro e si macchiò in più di un'occasione di violazioni palesi dei diritti umani.
Dal canto suo anche la Francia non fu tenera con i corsi.
Ma tutto sommato, nessuna di queste nazioni giunse a quanto commesso nel Donbass dalle milizie filonaziste dal 2014 ad oggi.
In nessuno dei territori occidentali sopracitati vi furono furono incendiati, paesi bombardati, uccisioni o stupri di massa.
Azioni repressive, interventi discutibili e violazioni di diritti umani sì, ma comunque mai sistematiche o volte a colpire in modo costante e feroce le minoranze linguistiche coinvolte.
Addirittura, l'accordo Gruber – De Gasperi sottoscritto tra Austria e Italia nel 1946 sulla questione sudtirolese, è ancora oggi ritenuto un modello per i territori multiculturali in Europa e nel mondo .
Detto questo e nonostante tutte le pecche da riconoscere comunque all'Occidente, come si può pensare seriamente e in tutta onestà di far aderire alla comunità occidentale un paese come l'Ucraina, il cui attuale governo si è comportato (e si comporta tuttora) in modo così violento e xenofobo nei confronti di ¼ della sua popolazione e che è così “democratico” da avere bandito dal 2015 ogni formazione politica di Sinistra e pacifista?!
Yvan Rettore
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