Agli sgoccioli della seduta del Consiglio comunale (con
diversi membri assenti) di Veglie di lunedì scorso sono stati respinti sia la
cittadinanza onoraria a Patrick Zaki che l’adesione al DDL Zan sulla
omotransfobia.
Decisioni prese alla quasi unanimità dei presenti e che
lasciano un po’ interdetti.
Mi soffermerei innanzitutto sulla decisione di non conferire
la cittadinanza a Patrick George Zaki, ricordando di chi si tratta.
È ormai trascorso oltre un anno da quando Patrick George Zaki è stato arrestato mentre si trovava in
vacanza a Mansura, sua città natale, in Egitto.
Studente dell’Università di Bologna (è ancora iscritto al
Master Gemma, un corso in studi di genere e delle donne) e attivista per i diritti umani in quanto membro dell’associazione
Eipr (Egyptian initiative for personal rights), Patrick è stato anche ex
manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, oppositore dell’attuale
presidente al-Sisi.
Su di lui pendono attualmente un’accusa di terrorismo e
diffamazione dello Stato.
Finora non vi è stato ancora un vero e proprio processo a
suo carico e permane in detenzione preventiva, costretto a subire abusi e torture
continui, prevalentemente con scariche elettriche e percosse.
La Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) e
reti universitarie analoghe di altre nazioni europee hanno manifestato la loro
solidarietà a Zaki e diramato diversi appelli per la sua liberazione.
Il 1º ottobre 2020 ventisei europarlamentari italiani hanno scritto una lettera all’ambasciatore
italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, nella quale ritengono Patrick Zaki
«innocente» e «prigioniero di coscienza», invitando l'ambasciata italiana a richiedere
con fermezza al governo egiziano la liberazione di tutti coloro che in Egitto risultano attualmente incarcerati con l'accusa
«strumentale» di terrorismo ma in realtà a causa delle loro posizioni e del
loro attivismo circa il rispetto dei diritti umani.
Il 18 dicembre scorso il Parlamento europeo ha
approvato una risoluzione in cui «deplora [...] con la massima fermezza la
continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze
di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei
diritti umani [...] e chiede la liberazione immediata e incondizionata di
Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico», considerando
«arbitrario» il suo arresto e ritenendo la sua detenzione come una «minaccia»
per i valori fondamentali dell'Unione europea.
Numerosi comuni italiani hanno
conferito la cittadinanza onoraria a
Zaki, in particolare i seguenti capoluoghi di provincia: Bari, Napoli, Milano, Novara,
Bologna, Chieti, Messina, Avellino, Salerno, Ferrara, Firenze, Rimini e Lecce.
Ebbene nonostante tutte queste manifestazioni
di solidarietà, il Consiglio comunale di Veglie ha preferito respingere a larga
maggioranza la cittadinanza onoraria che non avrebbe implicato nessun obbligo
ma avrebbe consentito un’estensione anche nella nostra regione di quella
solidarietà che serve a mantenere accesi i riflettori della stampa internazionale
su questa terribile situazione e può contribuire insieme ad altre azioni significative
a consentire uno soluzione positiva di questa vicenda.
Nessun consigliere ha motivato il
proprio rifiuto e allora viene naturale porsi la seguente domanda: “Il rifiuto
è stato dettato dal fatto che Zaki non fosse un cittadino italiano?”
Se così fosse, sarebbe una motivazione
alquanto limitata oltre che grave perché i diritti umani sono universali e trascendono
qualsiasi schieramento politico in quanto nessuno in nessuna parte del mondo è
esente da potenziali violazioni degli stessi.
Può capitare a chiunque in qualsiasi
momento e in qualsiasi luogo, perfino in Italia dove di esempi purtroppo ve ne
sono a iosa.
Conferire la cittadinanza onoraria a
Patrick Georges Zaki, avrebbe consentito a Veglie di inserirsi nel concerto di
tutti quei comuni che l’hanno già data e di avvalersi di un prestigio di civiltà
e di riconoscimento dei diritti umani che non può ridursi alla sola
osservazione delle norme vigenti ma merita ogni volta che è possibile anche
azioni moralmente importanti e significative come questa anche perché ricoperte
di un’ufficialità tutt’altro che trascurabile.
Prima di respingere la cittadinanza
onoraria a Zaki, il Consiglio comunale ha deciso di non aderire alla proposta
presentata da un consigliere dell’opposizione che prevedeva che il Comune di
Veglie comunicasse ufficialmente al Parlamento italiano il proprio appoggio all’approvazione
del ddl Zan sull’omotransfobia che prevede le seguenti modifiche dell’art. 604
bis del Codice penale a chi compia reati d’odio verso omosessuali, donne,
disabili:
·
l’aggiunta dei reati di discriminazione fondati “sul sesso,
sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità” all’articolo 604-bis e 604-ter del codice
penale, che sanzionano l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per
motivi “razziali, etnici, religiosi o di nazionalità”.
·
l’articolo 90-quater del codice di
procedura penale in cui viene definita la “condizione di
particolare vulnerabilità della persona offesa”. Tale articolo prevede
adesso soltanto la specifica relativa all’odio razziale. Mentre il progetto di
legge intende aggiungere le parole “fondato sul sesso, sul genere,
sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”.
·
il decreto legislativo del 9 luglio 2003,
numero 215, sulla parità del trattamento degli individui
indipendentemente dal colore della pelle o dalla provenienza etnica, al quale
aggiunge alcune misure di prevenzione e contrasto delle discriminazioni attinenti
all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
·
la legge Mancino. Si prevede l’inserimento di
disposizioni tecniche utili a coordinare la legge contro l’omotransfobia
con le norme attualmente in vigore che perseguono i delitti contro
l’eguaglianza.
Per quanto riguarda
le pene, è previsto quanto segue:
·
la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a
6.000 euro per chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione
·
il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a
commettere o commette violenza, o per chi partecipa a organizzazioni che
incitano alla discriminazione o alla violenza.
·
alle discriminazioni omofobe viene estesa
un'aggravante che aumenta la pena fino alla metà.
Al di fuori di un
consigliere della maggioranza che si è espresso contro tale proposta dicendo
che non si deve interferire con il ruolo del Parlamento, nessuno si è
pronunciato a riguardo.
A prescindere dal
fatto che non si capisce come un organo istituzionalmente inferiore possa arrivare
a tanto, rimane la delusione per tale decisione in quanto contrariamente al
principio d’eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione, vi sono attualmente dei
cittadini che sono di fatto meno tutelati di altri.
Accettare la
proposta avrebbe dimostrato questa volontà di apertura e di eguaglianza del Comune
di Veglie, superando le categorizzazioni, le facili generalizzazioni e
discriminazioni conseguenti, frutto di forme di intolleranza che nell’era della
globalizzazione trovano sempre meno spazio e risultano perfino controproducenti
per lo sviluppo civile e sociale di una società nel suo insieme.
Chi riuscirà ad
aprire le porte del progresso nei prossimi anni sarà chi avrà un’attitudine
inclusiva verso le diversità incanalandole in processi virtuosi di crescita
effettiva in cui la pace e l’armonia tra esseri umani potranno finalmente trovare
stabilmente casa.
Dispiace che tale tendenza
irreversibile del nostro mondo non sia stata adeguatamente percepita dalla maggior
parte dei consiglieri comunali ma sono convinto che un giorno non lontano
queste attitudini di chiusura non troveranno più spazio nemmeno in questi lidi.
Yvan Rettore
Presidente di “Rinascita
Vegliese”
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