giovedì 6 aprile 2017

LA RIVOLTA DEL VELO

Finalmente le donne musulmane stanno reagendo anche nel nostro paese contro le angherie e i soprusi dell'ingiustificato potere maschile esercitato finora su di esse. Madri e figlie che dicono basta a umiliazioni varie (quella dell'imposizione del porto del velo è soltanto la punta di un iceberg), a percosse e violenze di ogni genere.
Contrariamente a quanto diffuso da parecchi media nostrani, tale dominio non ha alcun fondamento nel Corano, ma trae invece origine da pratiche e tradizioni arretrate e incivili che non possono (e non devono) trovare alcun spazio ai nostri lidi. 
Introdurre divieti e/o agire in modo esclusivamente repressivo (come suggerito da movimenti di estrema Destra) non risultano sicuramente essere misure risolutive del problema. In parole povere, ad oggi qualsiasi altro intervento dello Stato si è dimostrato ampiamente insufficiente ad arginare in modo significativo e efficace tale fenomeno. 
Quindi è soprattutto attraverso la ribellione crescente delle vittime che si potrà progressivamente mettere fine a questa forma di maschilismo malato (e in diversi casi, azzarderei anche "criminale"). 
Anche nel nostro paese si è constatato che l'emancipazione femminile (benché sia tutt'altro che compiuta) è riuscita ad affermarsi non soltanto grazie al femminismo dilagante degli anni '70, ma anche (e soprattutto) attraverso le lotte tenaci e le mobilitazioni costanti delle donne nei decenni successivi a livello sociale, culturale e politico.
Quindi, anziché limitarsi per l'ennesima volta ad una condanna sterile quanto parziale del mondo musulmano, sarebbe il caso di di cominciare ad appoggiare concretamente queste donne che di quel mondo fanno parte integrante. Questo perché le tradizioni e pratiche barbare si sconfiggono in toto non soltanto a parole o attraverso misure coercitive, ma sostenendo in primis coloro che sono costrette a subirle.

Yvan Rettore



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