sabato 1 aprile 2017

IL PROGRESSO AD OGNI COSTO? NO, GRAZIE!

Le attuali proteste dei coltivatori di ulivi in Salento, nei confronti della realizzazione di un gasdotto che dovrebbe attraversare le loro terre sacrificando oltre 200 piante, costituiscono l'ennesima dimostrazione che nel nostro paese lo sviluppo a scapito dell'ambiente non può più essere tollerato dalla popolazioni coinvolte.
Dalla nube di diossina di Seveso in poi permane un nocciolo duro di persone che pretendono che il progresso richiede comunque sempre un prezzo da pagare. Traduzione: "Se ad esempio vuoi usufruire del gas per riscaldare casa tua o per cucinare ogni giorno, devi per forza accettare il rischio di poter incorrere un giorno in malattie degenerative quali il cancro o altre."
Nel caso del Salento la situazione è ancora più grave perché oltre alla vicinanza dell'IlVA di Taranto, sradicando gli ulivi si va a danneggiare in modo gravoso uno dei fiori all'occhiello della disastrata agricoltura del nostro paese. E ripiantare gli ulivi non servirebbe di certo a rimediare al danno arrecato perché trattasi di piante che richiedono parecchi anni per diventare effettivamente produttive.
Detto questo, progresso sì ma a condizione che venga sempre concertato con le popolazioni interessate e non imposto da multinazionali assolutamente prive di scrupoli e orientate soltanto alla ricerca esasperante di fare profitti a qualsiasi costo.
Siamo il paese del sole e delle acque termali da cui è possibile trarre energie inesauribili e pulite in grado di sostituire in gran parte, se non in toto, le energie originarie da fonti fossili che hanno causato (e causano ancora) tanti danni (alcuni irreversibili) all'ecosistema del nostro pianeta. 
Inoltre, il ricorso generalizzato e su larga scala alle energie alternative consentirebbe lo sviluppo di una miriade di aziende in grado di generare migliaia di nuovi posti di lavoro e una crescita conseguentemente positiva del sistema paese in un momento in cui invece questi è fermo.
Unico "neo": se ciò avvenisse davvero, le multinazionali di gas e petrolio non potrebbero più incamerare i profitti astronomici fin qui guadagnati a danno dell'ambiente e sulle spalle di cittadini spesso ignari degli effetti devastanti subiti dal consumo di energie di origine fossile.
Questo però non si chiama progresso e dovrebbe trovare una nuova denominazione che potrebbe essere quella di "genocidio ambientale"! Sarebbe ora di introdurlo come reato nel codice penale del nostro paese considerando l'ecosistema in cui viviamo come un vero e proprio soggetto giuridico da proteggere e valorizzare!

Yvan Rettore


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