In questo periodo uno dei grandi dibattiti è quello relativo al ricorso alla legittima difesa. Certo, i fatti di cronaca a riguardo sono piuttosto significativi e deprecabili per la violenza con cui sono avvenuti diversi furti (o tentativi di furto) nelle case di cittadini spesso inermi e indifesi.
Ma il ricorso alla legittima difesa è sempre consigliabile?! Al di là del fatto che dovrebbe sempre essere proporzionata alla minaccia (cosa difficilissima da stabilire in archi di tempo brevissimi), è davvero così sicuro che possa effettivamente bastare per scongiurarla e che non potrebbe in caso di fallimento perfino peggiorare radicalmente la situazione in cui ci si trova?
Ciò che quasi sempre dimenticano i fautori del ricorso senza limiti alla legittima difesa è che i delinquenti che compiono simili malefatte sono spesso abituati a sguazzare quotidianamente nella violenza e che non hanno quindi molti scrupoli a reagire con azioni che possono in diversi casi provocare anche la morte delle vittime, talvolta anche dopo sevizie e torture indicibili. Per essere “Tex Willer”, bisogna essere allenati all’uso delle armi ma anche a reggere la pressione di simili situazioni e queste caratteristiche non sono proprie della gente comune, ma di persone esperte e formate che operano nelle forze dell’ordine.
La questione da porsi è semmai un’altra e non risiede di certo nel definire come dovrebbe esprimersi la legittima difesa, ma piuttosto nell’investire su un elemento che in Italia la classe dirigente è abituata ad ignorare ad oltranza, ovvero la prevenzione. Questa dovrebbe tradursi da una parte con un aumento e una suddivisione migliore delle forze dell’ordine sul territorio e dall’altra con la fornitura di equipaggiamenti e mezzi che possano essere effettivamente idonei nel combattere queste forme di criminalità. Ad esempio, non si può permettere che una volante della polizia sia un’utilitaria di cilindrata e potenza modesta rispetto ai bolidi che spesso usano i delinquenti. Operare inseguimenti con una tale sproporzione di mezzi è davvero grottesco.
D’altra parte, a fronte di forze dell’ordine che rimangono spesso encomiabili per il lavoro svolto, la magistratura vuoi per mancanza di formazione adeguata, vuoi per varie possibilità interpretative delle normative in vigore, spesso non punisce in modo adeguato questi criminali, i quali a volte dopo pochi mesi dal misfatto riescono perfino ad uscire tranquilli dalle nostre patrie galere.
La responsabilità tuttavia è soprattutto politica in quanto oltre a non investire in modo adeguato sulle forze dell’ordine le autorità formalmente competenti (governo e parlamento in primis) rimangono timide nei confronti di magistrati non all’altezza della loro professione e ultima cosa, ma non di minore gravità, emanano normative confuse o evitano di legiferare su argomenti importanti, favorendo così la diffusione concreta fra la popolazione di un’incertezza della pena che va a scapito di tutti coloro che fanno ancora affidamento sulle istituzioni di questo paese.
Yvan Rettore
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