martedì 27 giugno 2023

L'ARTE DI "VENDERSI" BENE DI DIVERSI PERSONAGGI "ANTISISTEMA"

Oggi diversi personaggi, apparentemente "antisistema", sanno "vendersi" molto bene, tanto da riuscire ad avere l'abilità in diversi casi di far passare vere e proprie banalità come la scoperta di nuove verità salvifiche.

Poi quando ci hai a che fare al di fuori dei riflettori, ti accorgi spesso di quanto siano individui mediocri, egocentrici e con una smania di apparire alquanto ossessiva.

Il tutto a scapito della capacità di diffondere contenuti davvero innovativi in grado di infondere la percezione di un mondo autenticamente diverso e migliore rispetto a quello attuale.

Rimangono quindi rappresentanti indiscussi quanto effimeri di un sofismo tipicamente occidentale, caratteristica di un declino irreversibile della nostra civiltà sempre più povera di veri e propri intellettuali.


Yvan Rettore

martedì 20 giugno 2023

CENTRO CULTURALE CARMELO BENE: LA LIBERTA' COME ESSENZA DELLA NOSTRA REALTA'

 


La scelta di intitolare un Centro Culturale a Carmelo Bene non è nata per caso perché l'essere autenticamente liberi è stata una nostra priorità fin dall'inizio e lo sarà per sempre.
Il fatto che le autorità locali ci abbiano snobbato quasi del tutto (ad eccezione di un paio di consiglieri comunali, uno dell'opposizione e uno della maggioranza) e che continuino a farlo non ci tocca più di tanto e questo per diversi motivi.
Vorrei innanzitutto ricordare che il Centro Culturale non è un'associazione, né mai lo sarà.
Non ci sono vertici, presidenti, capi, capetti, assemblee, comitati direttivi o altri balzelli di stampo autoritario perché sono l'antitesi della libertà che vogliamo incarnare e che vogliamo ci sia in chiunque venga da noi.
Siamo quindi allergici a qualsiasi forma di esibizionismo e di protagonismo, perché il Centro è aperto a tutti e tutti possono entrarvi e parteciparvi senza la necessità di ricevere un qualsiasi invito ufficiale perché la nostra realtà vuole essere un dono da offrire a coloro che hanno l'umiltà di farla vivere con la loro partecipazione e/o che dimostrano di avere la volontà di darle la giusta considerazione che merita per le diverse attività culturali che sta realizzando gratuitamente dal 22 aprile scorso, con lo scopo dichiarato di fornire un contributo concreto all'evoluzione di questa comunità e di quelle limitrofe.
Se ci sono entità o persone che ritengono fondamentale essere considerati attraverso un invito ufficiale, allora è un limite che non ci riguarda e che concerne soltanto loro in quanto è un atteggiamento che va in netto contrasto con l'essenza stessa del nostro Centro che vuole essere sempre inclusivo e quindi aperto a tutti, senza dover operare differenze di trattamento in funzione dell'incarico che riveste qualcuno rispetto ad un altro.
Per questo motivo, non intendiamo soffermarci oltre su questo argomento e prendiamo atto che, se nei prossimi cinque anni le autorità istituzionali vorranno continuare ad atteggiarsi in questo modo, sarà una loro scelta esclusiva che non inficerà minimamente il percorso che avremo intrapreso fino ad allora.
Perché alla fine della fiera ciò che conta davvero sono come sempre soltanto i fatti e l'impegno e la qualità delle persone che ne consentono la realizzazione.
Concludo con un esempio comportamentale concreto che intende dimostrare quanto scritto finora.
In questi giorni, abbiamo messo a disposizione delle sedie fuori dal Centro (come fa spesso anche il bar vicino alla nostra sede) agli anziani che sono soliti sostarvi per farvi quattro chiacchiere ma non ci siamo limitati a quello.
Ci siamo fermati a parlare anche noi con loro, ad ascoltarli, ad offrire il nostro tempo per includerli nel nostro Centro anche se non vi erano materialmente entrati e se diversi di loro si imbarazzano ancora oggi nel farlo.
La cultura comincia da queste piccole cose: incontro, confronto, scambio, ascolto, accoglienza e Libertà con la L...
In parole povere quell'umanità che ci vuole davvero poco ad esprimere e che non ha di certo bisogno di inviti ufficiali per concretizzarsi e che non deve essere vincolata se si intende essere fino in fondo se stessi e non degli attori che si limitano a recitare una pagina esistenziale e poco altro.

Prof. Yvan Rettore



NORVEGIA: COME PULIRE IL CORTILE DI CASA SPORCANDO IL RESTO DEL MONDO

Spesso si loda la Norvegia per diversi motivi.

Uno di quelli attualmente più in voga è quello relativo all'abbattimento delle emissioni di CO2, ottenuto grazie alla diffusione massiccia di veicoli elettrici.

Quindi aria più pulita e paese visto come un esempio da seguire nell'ambito dell'Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Che bello, vero?

Ma in realtà tutto questo nasconde diverse criticità.

Si può dire che la Norvegia sia arrivato tanto "esportando" altrove in modo crescente (in gran parte a causa delle guerra in Ucraina che hanno visto crollate in Occidente le importazioni di gas naturale dalla Russia) fonti fossili altamente inquinanti ed infischiandosene quindi altamente degli obiettivi dell'Agenda 2030.

Perché ciò che il Mainstream evita di dire è quanto segue:

- la Norvegia è il primo produttore europeo di petrolio dopo la Russia, con una produzione annua pari a circa 90 mio di tonnellate, settore che rappresenta il 17% del PIL del Paese. Il 40% delle esportazioni è coperto da petrolio grezzo, il che colloca la Norvegia come il terzo esportatore al mondo. A ciò bisogna aggiungere una produzione annua di 120 mia di m3 di gas naturale (che la piazza sempre al secondo posto in Europa dopo la Russia), quasi completamente destinati all'export. La Norvegia inoltre è un notevole produttore anche di energia elettrica e ora anche di carbone ed è quindi ampiamente autosufficiente sul piano energetico

- gli abitanti della Norvegia sono 5,4 mio (contro i 59 del nostro Paese) su un territorio grande poco più dell'Italia e in larga parte disabitato. La densità della popolazione è di poco di più 14 abitanti per km2 e 1/3 dei norvegesi vive nelle prime 20 città del paese, collocate prevalentemente a sud del Paese.

Detto questo appare evidente che la Norvegia può essere definita come "L'Arabia Saudita d'Europa".

La presenza di pochissimi abitanti su un territorio molto vasto comporta che i costi energetici risultino estremamente ridotti e che quindi i ricavi consistenti derivanti dalle grandi fonti di idrocarburi ivi presenti possano portare nella casse dello stato norvegese benefici stratosferici in grado di generare investimenti pubblici e privati nonché favorire politiche fiscali a sostegno di un'economia costantemente espansiva.

E' ovvio che in tali condizioni la Norvegia sia riuscita tranquillamente a disinquinarsi e ad avviare a spron battuto la diffusione di veicoli elettrici perché non conosce problemi di bilancio e gode di una bilancia all'export che le consentono di avere un Pil pro capite annuo che supera largamente i 100.000 USD.

Però questa opera di pulizia ambientale è stata ed è resa ancora oggi possibile grazie alla continua esportazione di energie fossili che causano inquinamento nel resto del mondo e che - guarda caso - impediscono a non pochi Paesi di raggiungere gli scopi fissati dall'Agenda ONU 2030.

Come dire: "Tengo pulita casa mia, ma i rifiuti, le polveri e altre sostanze dannose le scarico ai miei vicini di casa e anche oltre se necessario".

Facile essere ecologisti così, no?


Yvan Rettore

 



domenica 18 giugno 2023

LA MEGALOMANIA, MALATTIA CRESCENTE E TIPICA DEL NOSTRO TEMPO

 


Quando ero giovane credevo che la megalomania fosse una caratteristica tipica limitata a coloro che operano in politica o nel mondo imprenditoriale.

In questi ultimi anni, con l’evoluzione veloce di Internet e in particolare dei social media oltre che del Mainstream via rete, ho potuto notare che questa tendenza sta affliggendo sempre più persone.

Infatti, oggi si possono trovare megalomani nell’ambito scolastico, accademico, associativo, sportivo, ecclesiastico e via discorrendo.

Come se Internet avesse dato l’opportunità straordinaria a tutti i narcisisti del mondo di poter diffondere il loro ego smisurato dovunque ed in ogni momento.

Un’arma potentissima nelle loro mani che sembra non avere confini né territoriali, né temporali.

Nel mio piccolo, ho dovuto (e devo ancora) affrontare diverse volte simili soggetti e devo dire che sono contento di non frequentarli più perché sono come dei piranha che ti succhiano letteralmente il sangue con i loro comportamenti davvero soffocanti.

Ma come si riconosce un megalomane?

Ecco una breve lista di caratteristiche che possono aiutarci ad identificarli:

  •        l’esibizionismo. Da buon narcisista, deve esternare il più possibile la sua presenza in ogni contesto. Se c’è un convegno, esige di essere in prima fila. Se c’è una trasmissione TV, vuole essere ripreso più volte. Se viene scritto un articolo su di lui, non può mancare una foto che lo ritragga nella sua posa migliore
  •        il presenzialismo. È una deformazione peggiorativa dell’esibizionismo che richiede di cogliere qualsiasi occasione pur di riuscire ad apparire. Quindi, da quando si alza la mattina fino a quando va a letto, il megalomane stressa sia sé stesso che chi gli sta intorno per non perdere nessun evento o situazione che possa consentirgli di essere presente e farsi notare da un numero significativo di persone
  •        il personalismo. È una manifestazione sproporzionata del proprio ego in ogni iniziativa realizzata all’interno di una qualsiasi entità di appartenenza. La cosa può sfociare in un vero e proprio culto della personalità che si traduce nella diffusione di simboli, foto, video e altri elementi visivi in cui il gruppo a cui appartiene il megalomane viene identificato unicamente attraverso la diffusione maniacale e costante della propria immagine in ogni contesto possibile
  •         la leadership. Fondamentale per un megalomane è di essere il capo assoluto e indiscusso del gruppo a cui appartiene perché è così che può riuscire nel migliore dei modi ad esternare al massimo il suo narcisismo patologico. Ne consegue che qualsiasi membro dello stesso deve sottomettersi in modo incondizionato alla sua volontà ed accettare quindi di non mai mettere in discussione la sua autorità. Se ciò dovesse avvenire, il megalomane potrebbe arrivare a volte anche a gesti estremi pur di eliminare il membro che ostacola il suo potere. Anche l’ascesa a quest’ultimo avviene spesso in modo arbitrario e attraverso pratiche ingannevoli, perché raramente il megalomane risulta essere un leader naturale e quindi ammesso serenamente dal gruppo di cui fa parte
  •        l’incoerenza. Le parole e i proclami di un megalomane sono visti soltanto come strumenti destinati ad alimentare la sua costante sete di apparire e di voler essere considerato dagli altri attraverso la sua presenza dirompente ed assillante. Quindi, risulta molto spesso incoerente e fra i soggetti peggiori che sono afflitti da tale malattia, vi sono coloro che strumentalizzano la povertà, le tragedie ed altri elementi di malessere sociale pur di riuscire a farsi strada. Non a caso, in questi anni abbiamo visto avvicendarsi al potere politico vari leader che hanno dimostrato un’incoerenza completa tra le loro dichiarazioni e quanto predicavano di fare per il bene della collettività.
  •        la verità in tasca. Il megalomane non accetta mai il confronto con coloro che potrebbero mettere in pericolo le sue granitiche posizioni che costituiscono le fondamenta stesse dell’esternazione smisurata del suo ego. Queste non possono mai essere messe in discussione perché sono considerati strumenti essenziali alla manifestazione e alla scalata della sua persona a qualsiasi posizione di vertice. Quindi si può veramente affermare con sicurezza che un megalomane non può assolutamente le logiche e regole sulle quali si fonda una democrazia. Ecco perché si suole affermare che è la malattia dei tiranni, anche di quelli che governano in sistemi democratici, ma che in realtà non sono altro che vere e proprie oligarchie, come dimostrano benissimo di essere le attuali democrazie liberali occidentali
  •       l’incapacità di amare. Il megalomane non riesce ad amare nessuno perché cerca di manipolare chiunque entri in contatto con lui pur di poter riuscire a raggiungere i propri scopi. Non prova sentimenti ma soltanto interesse quando si avvicina ad una persona. Se gli serve, bene. Altrimenti, passa oltre. E in linea col proprio essere rimane del tutto insensibile al male che può fare a qualcuno adottando simili comportamenti
  •        il controllo. Il megalomane ha l’ossessione del controllo perché nulla deve sfuggire alla sua volontà irrefrenabile di essere protagonista comunque e dovunque. Non riesce ad avere fiducia negli altri perché deve sempre coinvolgerli attraverso le leve dell’interesse e non in un reciproco sentimento di reciprocità e considerazione come possono essere le relazioni d’amore o di amicizia.
  •        il fallimento. Tutti i megalomani sono destinati a fallire perché l’ossessione di voler apparire accompagnata da una mancanza completa di volontà di agire per il bene reale del gruppo di appartenenza finiscono con il decretare il fallimento delle loro imprese. La Storia, ma anche più modestamente la vita della gente comune è costellata di esperienze fallimentari di personaggi distrutti dal loro egocentrismo e dalla loro assenza completa di umiltà nel porsi di fronte al prossimo. È con quest’ultima che si costruiscono le grandi imprese, non certo con l’egoismo espresso ad oltranza che invece risulta sempre distruttivo ed inconcludente
  •        la solitudine come situazione finale. “Quando lo conosci, lo eviti” è un adagio che calza a pennello quando incontri un megalomane. Alla fine della fiera, anche se può a volte dare l’impressione di non essere solo, costui è destinato comunque ad essere emarginato o comunque ad avere un’influenza e una presenza pubblica che diventano sempre più ingombranti ed imbarazzanti perché l’ego smisurato che hanno sempre dimostrato si rivela sempre distruttivo e dannoso nei confronti delle persone con cui instaura rapporti. Resistono unicamente coloro che pervengono ancora ad avere interessi nel tessere una qualsiasi relazione con esso. Ma sono persone mosse non certo da sentimenti di amore o di amicizia e che ci stanno finché fa loro comodo. Complici e nient’altro.

Detto questo, penso che tanti di noi abbiano incontrato non pochi soggetti sofferenti di quella che si può definire una vera e propria patologia, che andrebbe curata innanzitutto per il bene di chi ne soffre ma anche per coloro che vi hanno a che fare.

A meno che non sia una costante dell’essere umano diventare megalomane ogni volta che assume posizioni di potere e in questo caso ritengo che il dibattito rimanga aperto e che non vi sia una risposta esauriente nel merito.

Però se fosse così, sarebbe davvero grave e spiegherebbe come anche grazie all’evoluzione tecnologica, i comportamenti umani di questi umani (specie nel mondo occidentale) stiano avendo un’accelerazione piuttosto significativa sul piano involutivo.

 

Yvan Rettore

 

 


FESTA DI SAN GIOVANNI A VEGLIE: UN GRADITO RITORNO, MA SI POTEVA FARE DI PIU’

 


Da ieri sono iniziati i festeggiamenti del Santo Patrono di Veglie che culmineranno nel prossimo fine settimana con tutta una serie di iniziative.

Non intendo sindacare sulla qualità di queste ultime perché il lavoro che viene impiegato da coloro che le attueranno merita comunque sempre rispetto.

La questione è semmai un’altra e consiste nel fatto che si poteva fare davvero di più.

Specie stavolta, col cambio di passo che si sperava attraverso la nomina recente della nuova Giunta Comunale.

Invece, si nota che permangono carenti le iniziative davvero aggregative.

Al di là della corposa offerta musicale, non si capisce se vi saranno spazi adibiti per consentire al pubblico di ballare.

Perché se così non fosse sarebbero manifestazioni piuttosto riduttive destinate unicamente all’ascolto ma non ad un coinvolgimento maggiore e quindi più stimolante della platea di spettatori.

È d’altra parte piuttosto deplorevole che non sia stata destinata un’area in cui far confluire un numero significativo di bancarelle con una presentazione e degustazione di prodotti tipici locali.

In un periodo in cui cominciano ad affluire diversi turisti nei B&B locali, ritengo che sia davvero una bella occasione persa per far conoscere meglio il nostro territorio e le sue peculiarità, utili anche allo sviluppo turistico ed economico del Paese.

Non è manco stata pensata un’offerta più ricca di giochi ed attività ricreative in grado di consentire soprattutto ai più giovani (ma non solo) di sfogare le loro doti in prove di abilità che non rientrano nelle solite attività sportive.

Infine, il fatto che non sia stata prevista una tavola calda all’aperto in cui poter cenare scoprendo specialità tipiche locali, ritengo che sia una carenza piuttosto seria di questo evento.

Sono proprio questi momenti ad essere quelli maggiormente aggregativi e piacevoli all’interno di manifestazioni di questo tipo, perché costituiscono momenti in cui il dialogo, l’allegria, la spensieratezza e i nostri sensi possono fondersi per regalarci ricordi indelebili oltre che l’occasione di conoscere gente nuove e di rivedere conoscenti, parenti e amici con calma e senza la fretta e gli impegni della vita quotidiana.

Sinceramente sono poco fiducioso nel credere che le realtà attualmente attive nell’organizzazione di questo evento possano un giorno introdurre questi elementi che dovrebbero rappresentare la normalità e non l’eccezione.

Però sarebbe bello che la cittadinanza cominciasse a rivendicare presso di loro che almeno parte di queste possano concretizzarsi negli anni a venire.

Perché in caso contrario, non lamentiamoci se poi la partecipazione rischierà di essere piuttosto ridotta a vantaggio di entità esterne a Veglie che sono in grado di offrire da anni una serie di iniziative ben più coinvolgenti ed aggregative.

C’è bisogno di stare insieme, di comunicare, di dialogare per ritrovare un senso di comunità oggi in gran parte smarrito e che faceva stare bene le generazioni che ci hanno preceduto, nonostante fossero più povere materialmente di quelle attuali.

 

Prof. Yvan Rettore

Portavoce Centro Culturale Carmelo Bene

Via Roma, 10

73010 Veglie (LE)

 


sabato 17 giugno 2023

CARO CARMELO,


Ti disturbiamo stando sulla punta dei piedi, perché sappiamo bene che anche dove sei adesso non sopporti che qualcuno ti interpelli.
Se da una parte siamo consapevoli del fatto che non avresti apprezzato che il tuo nome venisse usato per essere intitolato ad un Centro Culturale, dall'altra siamo convinti che stai sorridendo nel vedere quanto percorso siamo riusciti a fare in così poco tempo.
E lo abbiamo fatto nell'indifferenza permanente delle istituzioni e media (parola grossa per definirli davvero tali) locali, cosa che ti avrebbe fatto non poco piacere perché tu non sopportavi l'esibizionismo, l'ostentazione del potere e il ruffianesimo dei sudditi.
Tu eri esattamente all'opposto di queste debolezze ed imperfezioni umane e noi in questo breve lasso di tempo (il nostro Centro Culturale essendo nato soltanto il 22 aprile scorso) siamo riusciti a realizzare l'impensabile, quasi come se tu fossi davvero sempre stato con noi fin dall'inizio, con quella tua irriverenza a volte spocchiosa, quella tua capacità di coinvolgimento che le grandi menti sofiste non riuscivano (e non riescono tuttora) a capire e quel tuo considerare la cultura comunque come massima espressione di libertà dell'essere umano.
Noi, con molta umiltà e tenacia abbiamo cercato di includere tutti coloro che sono di Veglie e non, e continueremo a farlo perché è l'essenza stessa della nostra realtà, ovvero quella di voler coinvolgere la gente comune senza essere condizionati dalle logiche del denaro o dai compromessi con entità che rimangono comunque del tutto estranee a quanto tu predicavi in vita in quanto la cultura non solo non può avere limiti ma non può nemmeno essere rinchiusa in contesti che nulla hanno a che vedere con essa.
Oggi, oltre 200 persone seguono questa pagina, sono stati attivati oltre una mezza dozzina di corsi e altri lo saranno prossimamente, eventi verranno realizzati a breve, esponenti del mondo della cultura, dell'arte e dell'associazionismo hanno voluto visitare il nostro Centro, a conferma che l'accoglienza indiscriminata e la diffusione della cultura come dono (e non come prodotto da vendere su un mercato) stanno piano piano creando uno spazio di dialogo, confronto e creatività che va ben oltre Veglie.
Siamo sicuri che se potessi risponderci, avresti tanti rimproveri da farci, perché non ti andava mai bene nulla ma sotto sotto, sappiamo che dietro quella tua aria apparentemente burbera e spesso annoiata, si nasconde la soddisfazione nel vedere che abbiamo espresso un anticonformismo e un'attitudine irriverente che tu hai sempre incarnato perfettamente e che noi, modestamente e con le dovute differenze, cerchiamo di interpretare a nostra volta.
Grazie Carmelo!

Prof. Yvan Rettore

Portavoce Centro Culturale Carmelo Bene
Via Roma, 10
73010 Veglie (LE)

martedì 13 giugno 2023

IL CULTO DELLA PERSONALITA' CHE DOMINA NELLE MORENTI DEMOCRAZIE OCCIDENTALI

 

Non riconoscere i fatti che inchiodano una persona pubblica (a maggior ragione se è un politico) alle proprie responsabilità circa i misfatti da esso compiuti è l'attitudine tipica del conformista che preferisce rimanere confinato alla propria ammirazione smisurata nei confronti dello stesso anziché prendere atto di quanto le azioni del suo idolo siano effettivamente dannose per se stesso e la comunità a cui appartiene.
E' il trionfo di quel culto della personalità che si credeva essere una caratteristica saliente unicamente dei paesi totalitari e che invece sta entrando a pieno titolo nelle democrazie liberali che ormai sono ridotte soltanto a patetiche oligarchie al servizio incondizionato del capitale.

Yvan Rettore

venerdì 2 giugno 2023

ITALIA, UNA DEMOCRAZIA FORMALE MA NON SOSTANZIALE

 Non basta dire che si vive in un Paese democratico per pensare che questi lo sia davvero.

Se non vengono messi a disposizione i mezzi per poterla vivere davvero, la democrazia riveste nei fatti un significato limitato quanto astratto.
Oggi, la democrazia nel nostro Paese esiste sul piano formale, mentre latita moltissimo sul piano sostanziale.
In parole povere, se la democrazia non è partecipativa e non è corollata da strumenti effettivi di democrazia diretta (come ad esempio quelli indicati nel progetto di Legge sulla Responsabilità Politica o nella legislazione svizzera), rimane confinata ad un concetto astratto che rischia di presentare i caratteri tipici di un'oligarchia che è la sua esatta antitesi.
E questa involuzione democratica è purtroppo dominante nel nostro Paese sia sul piano locale che regionale e nazionale.
E quindi non è un caso che poi ti ritrovi al governo un Premier che dispone di un consenso di meno di 1/4 dell'elettorato effettivo del Paese o comuni in cui diventano sindaci con appena 1/5 dell'intero bacino elettorale.
Dove sta la democrazia in tutto questo?!

Prof. Yvan Rettore