martedì 28 dicembre 2021

UN ANNO SENZA MIA MADRE

 All'una del mattino del 29 dicembre scorso mi giunse la telefonata più brutta che si possa ricevere.

Un medico mi informava dell'avvenuto decesso di mia madre in una casa di riposo di Padova.
Causa della morte, Covid, secondo lui.
Due giorni prima aveva avuto un infarto ed era quello ad averla uccisa, soffrendo da anni di un enfisema polmonare incurabile che unito ad altre patologie l'aveva debilitata nel fisico e resa non autosufficiente.
Non il Covid.
Sul momento non ci stetti a pensare, ma dopo pochi giorni capii che era quella la verità.
Data la distanza, non potei assistere alle esequie e nemmeno vederla o chiedere accertamenti su come si erano svolti i fatti.
Mi ci vollero mesi prima di riuscire a mettere dei fiori sulla sua tomba e almeno in quello assecondai le sue volontà di essere sepolta in terra e non piazzata in un loculo.
Se avessi avuto più tempo e non ci fosse stata questa situazione che stiamo vivendo da ormai due anni, probabilmente sarei riuscito a tirarla via da quella casa di riposo, portandola da me nel Salento.
Ma le cose sono andate diversamente e almeno di una cosa sono contento ed è che eravamo riusciti a rappacificarci dopo anni di contrasti ed incomprensioni e ad avere un rapporto finalmente sereno.
Da allora non conto le cattiverie che ho subito da parte dei miei famigliari, di persone che credevo amiche e di conoscenti che perfino in questi giorni non hanno perso l'occasione di sorprendermi ignorando del tutto la mia esistenza e gli auguri di una festa come il Natale, che dovrebbe essere un evento di amore e solidarietà, mentre per i più si riduce soltanto ad un momento vuoto di esibizionismo.
Le cattiverie proseguono e non ci si abitua mai davvero a riceverle, però dopo un anno ho acquisito la consapevolezza che se si persiste nel credere nel bene e nell'amore, nulla è impossibile e che la logica dei fatti e delle cose finirà per prendere il sopravvento su qualsiasi degenerazione umana, com'è sempre accaduto e come sempre accadrà.
Aspettare che tale prospettiva si materializzi non è certo sufficiente e quindi bisogna agire e comportarsi ogni giorno in modo tale perché un giorno possano finalmente affermarsi le tante verità finora calpestate ed aprire una nuova stagione di giustizia e conquiste di civiltà.
In quest'anno senza mia madre, in questo primo Natale senza di lei, ho capito che la serenità e la forza di un uomo non risiedono nella vendetta e nella rivalsa verso coloro che ti hanno fatto del male, ma nel superamento di quest'ultimo e nel saper comunque accogliere chi ammette di avere sbagliato e si dimostra pronto a percorrere insieme a te il cammino di vita che ti resta.
E questo, anche se breve, sono riuscito a farlo con mia madre.

Yvan Rettore

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