Quanto compiuto
finora dal governo Draghi è pienamente in linea col curriculum del Premier.
Era evidente fin
dall’inizio che il famigerato “Liquidatore” imposto dalla finanza
internazionale era stato chiamato a tale ruolo per trasformare l’Italia in una
società sul modello statunitense in cui tutto si paga, non si deve possedere
nulla ed essere indebitati a vita con le banche e le assicurazioni, uniche entità
autorizzate a poter davvero decidere le sorti della nazione.
La presunta
pandemia è stata un ottimo alleato per avviare questo processo e imbavagliare
qualsiasi resistenza.
L’introduzione
del green pass è un mezzo che si inquadra perfettamente in tale ottica e pretendere
che possa rivestire una valenza di carattere sanitario rasenta veramente il
ridicolo.
Purtroppo per
Draghi e soci, le cose non stanno andando esattamente come previsto e il tempo,
che sempre è generoso, sta cominciando sempre di più a creare una voragine
sotto i loro piedi.
Innanzitutto, gli
impianti genici (e non vaccini) che questo governo sta tentando vanamente di
imporre in modo surrettizio a tutti i cittadini stanno dimostrando tutti i loro
limiti non soltanto per la loro scarsa efficacia ma soprattutto perché possono
comportare effetti collaterali devastanti che stanno aumentando sempre di più e
che ormai non si possono più nascondere.
In secondo
luogo, la narrazione della pandemia sta scemando a vista d’occhio perché ormai
è appurato che sono le varianti causate dagli impianti genici a mantenere in vita
un virus che nei fatti non è più attivo dallo scorso mese di aprile.
Non a caso, i
casi stanno aumentando in Europa, il continente più vaccinato al mondo.
D’altro canto è
dimostrato dai più grandi luminari della scienza medica mondiale che le terapie
domiciliari sono nettamente più efficaci rispetto agli impianti genici, arrivando
a percentuali di guariti vicine al 100%.
Questo sul piano
medico.
Sul piano giuridico,
nei prossimi mesi i provvedimenti assunti da questo governo in violazione palese
sia della Costituzione che dei trattati internazionali (che hanno prevalenza su
di essa) rischiano seriamente di essere annullati se non dalla magistratura nostrana
da quella internazionale.
La cosa non riguarda
soltanto il green pass ma anche l’eventuale proroga dello stato d’emergenza
oltre che altri interventi che questo esecutivo ha assunto nelle riforme che
intende intraprendere sul piano economico e sociale.
E qui la
partita del Premier si fa davvero difficile.
A fronte di un
presunto 6% di crescita del PIL previsto per il 2022 (che non sarebbe altro che
un parziale recupero delle perdite degli anni precedenti) vi sarà un generale
impoverimento del Paese accompagnato da una ripartenza sensibile dell’inflazione
dovuta ai notevoli rincari che dovranno subire i cittadini nei prossimi mesi.
Una contrazione
dei consumi appare quindi inevitabile e questa comporterà sicuramente una crisi
ancora più marcata del mercato interno che non riuscirà ad essere assorbita dalle
esportazioni in quanto anche il resto del mondo si trova in una situazione non
certo ideale per favorire un incremento notevole di fatturato delle imprese
nostrane.
Colpire i non
vaccinati, discriminandoli a man bassa e riducendo ulteriormente il loro potere
di acquisto accentuerà maggiormente questa involuzione come pure la riforma delle
pensioni che rischia di creare un nuovo esercito di esodati per non parlare
della riduzione del reddito di cittadinanza e delle pensioni di invalidità (già
estremamente basse) attraverso vari cavilli.
Detto questo, a
fronte di una massa crescente di disoccupati, di fallimenti aziendali, di
privatizzazioni di servizi e beni essenziali, quanto potrà essere ancora
interessante e redditizio investire e comprare a man bassa ciò che resta in un
mercato che sarà ormai asfittico e stabilmente in recessione?!
Poco o niente!
Meglio quindi cercare
di ostacolare quanto prima questo processo mettendo fine alla farsa della “narrazione
pandemica” e dei provvedimenti distruttivi che la accompagnano, nonché creare
le basi di una svolta di società in cui i valori della Costituzione siano effettivamente
rispettati ed attuati e venga riproposto un nuovo patto sociale in cui lo Stato
torni a fare lo Stato e non ridursi ad essere una succursale esecutiva dei
diktat della finanza internazionale.
Yvan Rettore
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