martedì 29 ottobre 2024

LA CADUTA DALLE STELLE ALLE STALLE NEL MONDO POLITICO

La caduta dalle stelle alle stalle avviene anche al di là dei titoli che si possiedono e specie nel mondo politico.

Ricordo quando nel 2004 partecipai come candidato sindaco alle elezioni di Padova nelle file del Partito Umanista.

Vinse l'arrogante e presuntuoso piddino, Flavio Zanonato, che in seguito diventò anche ministro e parlamentare europeo.

Ora è Presidente del Conservatorio Pollini e al di fuori degli addetti ai lavori, oggi a Padova non se lo ricorda manco la fata turchina.

Per non parlare dell'ex governatore o "Doge" del Veneto, Giancarlo Galan, oggi ridotto ad umile contadino (con tutto il rispetto per chi esercita questa nobile professione) nelle campagne dei colli euganei, dopo aver manovrato milioni di Euro di appalti pubblici per anni.

In parole povere, quando raggiungi certi livelli non per merito ma per vie traverse, la caduta è inevitabile e non puoi fare proprio nulla per arrestarla perché di esempi del genere ce ne sono a iosa e non soltanto in Italia e non soltanto nel mondo politico, ma specie in quel mondo sono pochissimi coloro che arrivano a posizioni di vertice per merito nel nostro Paese e la triste realtà che ci circonda è lì a raccontarcelo ogni giorno.


Yvan Rettore



domenica 20 ottobre 2024

LASCIAMOLI STARE A CASA LORO! CI VUOLE COSI' TANTO A CAPIRLO?

Fino al Cinquecento, l'Africa (specie quella subsahariana) era un continente molto più ricco dell'Europa.

Fino all'inizio dell'Ottocento, l'Africa (al di fuori di alcune zone cronicamente afflitte da carestie per via della siccità del territorio) non conosceva la fame e soprattutto la malnutrizione.

Due dati a dimostrazione di quanto quella parte del mondo sia stata fatta letteralmente a pezzi dal fenomeno della colonizzazione dilagante prima e dal saccheggio continuo di risorse naturali poi.

Coloro che oggi lasciano l'Africa sono quella parte della popolazione che se lo può permettere, è vero.

Ma un'altra verità è che se lo fanno è perché nei loro rispettivi Paesi, avvelenati da una corruzione dominante, non vi sono prospettive concrete di futuro e di sopravvivenza.

E a guardare bene, anche noi italiani che abbiamo troppo spesso il vizio di giudicare culture (come a volersi ergere ad esseri superiori) che non conosciamo affatto siamo stati in queste condizioni non più tardi di qualche decennio fa.

E coloro che oggi lasciano l'Italia lo fanno non tanto per una questione di sopravvivenza ma piuttosto per riuscire ad ottenere una formazione di livello elevato e ad avviare possibilmente una carriera professionale che il nostro Paese non è in grado di assicurare.

Detto questo, è ormai davvero sintomatico constatare con quanto affanno l'UE ed in particolare l'Italia, si accaniscano a ricercare costantemente misure palliative di vario tipo per arginare il fenomeno dell'immigrazione.

La recente esperienza albanese si inserisce in tutta una sfilza di provvedimenti tutti fallimentari perché non risolvono per nulla la questione.

Possiamo creare centri di raccolta, ergere muri, sparare, deportare e tanto altro, ma la verità è che l'immigrazione continuerà a crescere.

Da una parte anche perché fa comodo, specie nel nostro Paese, avere una manodopera in nero (la nuova schiavitù contemporanea) a buon mercato, da usare in modo del tutto indiscriminato nei campi dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'edilizia o del turismo estivo.

Dall'altra perché la distruzione del tessuto sociale ed economico dei Paesi del Sud del mondo da parte dell'Occidente al fine di potersi accaparrare risorse a costo zero o quasi non sta affatto cessando e anzi è in costante aumento.

E questo aspetto ha messo e continua a mettere sul lastrico milioni di esseri umani.

Non ci vuole un genio per capirlo.

E allora come si potrebbe risolvere questo annoso problema?

Prima di tutto sarebbe ora che la Sinistra tornasse ad essere Sinistra in questo Paese e che si impegnasse seriamente ed in modo costruttivo per una ridefinizione del lavoro in una società in cui tutte le tutele che dovrebbe comportare stanno miseramente crollando giorno dopo giorno.

In secondo luogo che l'Italia si rendesse protagonista in modo concreto di una politica estera tesa a lasciare veramente in pace i popoli dei Paesi da cui provengono gli immigrati odierni.

E che si facesse promotrice di azioni che siano in grado di estenderla al resto dell'UE.

Pretendiamo di essere sicuri a casa nostra, di circolare serenamente nelle nostre città e di poter continuare a vivere le nostre tradizioni e le nostre diversità culturali senza intromissioni esterne potenzialmente violente o in completa antitesi con le nostre linee di pensiero.

Allora perché tutto questo non dovrebbe valere pure nei Paesi di provenienza degli esseri umani che arrivano da noi con i gommoni?!

Oppure dobbiamo continuare a praticare la politica fallimentare e distruttiva dei "due pesi, due misure"?!


Yvan Rettore




giovedì 10 ottobre 2024

MEDIORENTE: UN CONFLITTO SENZA FINE

 Senza voler minimamente puntare il dito contro il popolo ebraico, è un dato di fatto che dalla nascita dello Stato di Israele, quella parte del mondo continua senza sosta a vivere nell'incubo di guerre e violazioni ripetute dei diritti umani.

Ovviamente questo stato di fatto non è imputabile soltanto alla corrente sionista ormai radicata negli esecutivi israeliani ma appare evidente che la loro attitudine non aiuta la formazione di un vero e proprio processo di pace in quell'area.

Gli abusi, arresti, uccisioni e occupazioni territoriali a danno del popolo palestinese ancora privo di uno stato sovrano non fanno che incrementare ulteriormente le tensioni e alimentare le azioni e ritorsioni violente di gruppi terroristici arabi e dell'Iran chiaramente opposti da sempre all'esistenza stessa di uno Stato ebraico.

Non si contano più ormai le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che hanno invitato Israele a rispettare le regole del diritto pubblico internazionale nonché i diritti umani.

Pure il recente intervento della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio scorso, che intimava Israele di ritirare le sue forze da ogni parte dei territori occupati, compresa la Striscia di Gaza, e rimuovere tutti i coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, illegalmente annessa, è stato perfettamente ignorato dallo Stato ebraico a dimostrazione che l'ONU non conta più nulla come entità di mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali.

Al di questi comportamenti aberranti e assolutamente ingiustificabili, vorrei far notare ai filosionisti nostrani quanto segue:

- l'esercito israeliano continua ad attaccare impunemente e senza alcun pudore stati sovrani come il Libano e la Siria, con la scusa di rispondere ad atti terroristici di gruppi ivi presenti. Se dovessimo ritenere valida quest'attitudine, allora un qualsiasi stato nel mondo potrebbe comportarsi allo stesso modo generando conflitti a iosa su scala regionale. Ad esempio, l'Italia nella seconda metà del secolo scorso avrebbe dovuto bombardare la Francia e l'Inghilterra perché la prima accoglieva terroristi di estrema Sinistra mentre la seconda faceva altrettanto con quelli della sponda opposta

- Hamas è un'organizzazione terroristica e non rappresenta la nazione palestinese. Pretendere di radere al suolo la striscia di Gaza come atto permanente di ritorsione in merito ai tragici fatti del 7 ottobre 2023, ritenendo quindi quel territorio alla pari di uno stato sovrano, è un'azione che non trova alcuna giustificazione. In primis perché non esiste uno stato palestinese con un proprio esercito e delle frontiere da difendere militarmente. In secondo luogo perché appare evidente che la popolazione ivi residente si trova completamente inerme di fronte ai feroci e incessanti attacchi dell'esercito israeliano. E' come se su un campo di battaglia ci fosse un esercito armato perfettamente che si confronta con un gruppo consistente di individui privi di qualsiasi attrezzatura bellica e di preparazione sufficienti per arginare l'attacco che si troverebbero a dover sostenere 

- il sostegno totale e incondizionato dell'UE nei confronti della politica bellica israeliana non fa altro che incrementare il numero di vittime e atti di violenza in ogni forma. Non è certo un comportamento utile nel ricercare una soluzione pacifica alla questione israelopalestinese e infatti anche a causa di questa presa di posizione delle istituzioni europee, la situazione da un anno a questa parte è ulteriormente peggiorata e non accenna affatto a placarsi. C'è da chiedersi davvero come l'UE possa ancora onorare il Premio Nobel per la Pace, che le fu conferito anni fa, visto che nelle parti in causa non ha mai mantenuto un'attitudine neutrale, elemento fondamentale affinché potesse diventare un attore importante nel cercare di mettere fine all'esperienza criminale di Hamas, coinvolgendo altri paesi mediorientali da una parte e nell'isolare a livello internazionale il sostegno americano incondizionato alla politica aggressiva di Israele che viene condotta prevalentemente contro popolazioni del tutto innocenti dall'altra.

E l'Italia in tutto questo?

Ci fu un tempo non lontano in cui l'Italia sosteneva apertamente la causa palestinese, mentre adesso a livello istituzionale questo appoggio non esiste più e si è spostato in modo radicale nel riconoscere soltanto gli israeliani vittime di tutte le violenze e gli orrori che accadono quotidianamente in Medioriente.

Poi ci si mettono perfino certi giornalisti nostrani ad avvelenare ulteriormente gli animi accusando di antisemitismo coloro che difendono a spada tratta la causa palestinese, giungendo perfino ad alludere in certi casi che sono simpatizzanti di Hamas.

A cosa serve tutto questo?

Ad incrementare ulteriormente il fatturato dei produttori di armi, l'unica industria occidentale ancora competitiva a livello internazionale e quindi non è un caso che vengano generati conflitti ad hoc dovunque con l'appoggio incontrastato di una macchina mediatica incondizionatamente al loro servizio.


Yvan Rettore