Fino al Cinquecento, l'Africa (specie quella subsahariana) era un continente molto più ricco dell'Europa.
Fino all'inizio dell'Ottocento, l'Africa (al di fuori di alcune zone cronicamente afflitte da carestie per via della siccità del territorio) non conosceva la fame e soprattutto la malnutrizione.
Due dati a dimostrazione di quanto quella parte del mondo sia stata fatta letteralmente a pezzi dal fenomeno della colonizzazione dilagante prima e dal saccheggio continuo di risorse naturali poi.
Coloro che oggi lasciano l'Africa sono quella parte della popolazione che se lo può permettere, è vero.
Ma un'altra verità è che se lo fanno è perché nei loro rispettivi Paesi, avvelenati da una corruzione dominante, non vi sono prospettive concrete di futuro e di sopravvivenza.
E a guardare bene, anche noi italiani che abbiamo troppo spesso il vizio di giudicare culture (come a volersi ergere ad esseri superiori) che non conosciamo affatto siamo stati in queste condizioni non più tardi di qualche decennio fa.
E coloro che oggi lasciano l'Italia lo fanno non tanto per una questione di sopravvivenza ma piuttosto per riuscire ad ottenere una formazione di livello elevato e ad avviare possibilmente una carriera professionale che il nostro Paese non è in grado di assicurare.
Detto questo, è ormai davvero sintomatico constatare con quanto affanno l'UE ed in particolare l'Italia, si accaniscano a ricercare costantemente misure palliative di vario tipo per arginare il fenomeno dell'immigrazione.
La recente esperienza albanese si inserisce in tutta una sfilza di provvedimenti tutti fallimentari perché non risolvono per nulla la questione.
Possiamo creare centri di raccolta, ergere muri, sparare, deportare e tanto altro, ma la verità è che l'immigrazione continuerà a crescere.
Da una parte anche perché fa comodo, specie nel nostro Paese, avere una manodopera in nero (la nuova schiavitù contemporanea) a buon mercato, da usare in modo del tutto indiscriminato nei campi dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'edilizia o del turismo estivo.
Dall'altra perché la distruzione del tessuto sociale ed economico dei Paesi del Sud del mondo da parte dell'Occidente al fine di potersi accaparrare risorse a costo zero o quasi non sta affatto cessando e anzi è in costante aumento.
E questo aspetto ha messo e continua a mettere sul lastrico milioni di esseri umani.
Non ci vuole un genio per capirlo.
E allora come si potrebbe risolvere questo annoso problema?
Prima di tutto sarebbe ora che la Sinistra tornasse ad essere Sinistra in questo Paese e che si impegnasse seriamente ed in modo costruttivo per una ridefinizione del lavoro in una società in cui tutte le tutele che dovrebbe comportare stanno miseramente crollando giorno dopo giorno.
In secondo luogo che l'Italia si rendesse protagonista in modo concreto di una politica estera tesa a lasciare veramente in pace i popoli dei Paesi da cui provengono gli immigrati odierni.
E che si facesse promotrice di azioni che siano in grado di estenderla al resto dell'UE.
Pretendiamo di essere sicuri a casa nostra, di circolare serenamente nelle nostre città e di poter continuare a vivere le nostre tradizioni e le nostre diversità culturali senza intromissioni esterne potenzialmente violente o in completa antitesi con le nostre linee di pensiero.
Allora perché tutto questo non dovrebbe valere pure nei Paesi di provenienza degli esseri umani che arrivano da noi con i gommoni?!
Oppure dobbiamo continuare a praticare la politica fallimentare e distruttiva dei "due pesi, due misure"?!
Yvan Rettore