mercoledì 14 agosto 2024

OLIMPIADI 2024: LA VITTORIA DELLA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO MACCHIATA DA SQUALLIDE POLEMICHE

Le Olimpiadi di Parigi si sono concluse con un bilancio molto positivo per l'Italia.
A diverse delusioni (numerosi quarti posti) e strascichi polemici su alcune decisioni arbitrali si sono però aggiunte notevoli soddisfazioni in discipline in cui non speravamo di arrivare così in alto.
Personalmente (ma credo di esprimere il giudizio di parecchi italiani) ritengo che la vittoria più bella ed emozionante sia stata quella ottenuta dalla Nazionale femminile italiana di Pallavolo che finalmente ha consentito all'Italia di imporsi e di scrivere il suo nome nell'albo d'oro delle squadre vincitrici di tale specialità.
Le prestazioni delle ragazze che si sono rese protagoniste di tale impresa sono state davvero superlative, a dimostrazione dell'ottimo lavoro realizzato da Velasco, grandissimo allenatore ma anche persona di notevole spessore umano.
Purtroppo subito dopo questa straordinaria e memorabile affermazione sono scoppiate le (ormai) inevitabili polemiche sul fatto che in quella squadra figuravano delle ragazze di colore.
E allora avanti tutta con scribacchini a cercare di fare interviste ad entrambe su questo loro aspetto e sul fatto che non rappresentino la "razza italica" (concetto fantasioso e fascitizzante) relegando così in secondo piano l'impresa da poco compiuta e mortificando nel contempo mesi di lavoro e sacrifici consumati nella sua realizzazione.
Non sono poi mancati pseudo analisti improvvisati di tale disciplina che hanno affermato che la Egonu non sarebbe riuscita ad arrivare dov'è senza il contributo determinante delle sue compagne di squadra.
Quanta superficialità nel riuscire alla fine a scoprire la solita "acqua calda"!
La pallavolo di per sé è una delle discipline sportive in cui è fondamentale proprio il gioco di squadra perché l'apporto di ogni singolo giocatore risulta determinante per l'esito finale di qualsiasi partita.
Un gioco collettivo assoluto dove pur essendoci fuoriclasse degni di nota, tale caratteristica appare secondaria se vista nell'ottica della qualità del lavoro di squadra che dev'essere espressa in ogni gara.
Ma al di là di tutto, ridurre la questione della vittoria italiana ad una squallida polemica sul colore della pelle di alcune delle protagoniste è denigrare il grandissimo impegno e le tante rinunce che hanno dovuto fare quelle ragazze per riuscire a raggiungere quel traguardo.
Non se ne può davvero più di tali bassezze e sarebbe davvero l'ora che tutti gli italiani si limitassero ad esprimere la grande gioia ed orgoglio nei confronti di questi esseri umani che hanno fatto veramente grande il nostro Paese, dimostrando che al di là del calcio, esistono in Italia diverse discipline sportive che sono in grado di realizzare prodezze sportive di grande spessore come appunto hanno fatto le nostre pallavoliste.
Quindi un grazie di cuore a tutte loro e ai sostenitori patetici della "razza italica", direi di andarsi a cercare un'isoletta nel mondo in cui stabilirsi definitivamente e dove poter sfogare le loro patetiche frustrazioni, battezzandola col nome di "Repubblica italica D.O.C.".
Magari le compagini sportive che ne verrebbero fuori riuscirebbero poi a gareggiare alla pari con squadre come quelle di San Marino o Andorra (con tutto il rispetto che posso avere per questi paesi).

Yvan Rettore



lunedì 5 agosto 2024

PERCHE' NON INTRODURRE UN PATENTINO DI CANDIDABILITA' ED ELEGGIBILITA'?

 Ormai è assodato che nella nostra democrazia, sempre più di facciata e formale, la mediocrità e la mancanza cronica di competenze e conoscenze della cosa pubblica sono la norma anziché l'eccezione.

Risulta davvero impressionante constatare la presenza di un numero imponente di individui incapaci nelle nostre istituzioni sia a livello di cariche elettive che di personale pubblico.

E a pagarne le conseguenze è ovviamente l'insieme della collettività, costretta perfino a dover subire l'arroganza e l'indisponibilità di gran parte di una classe dirigente che non la rappresenta per nulla e si limita nella maggior parte dei casi a difendere a spada tratta (e nemmeno tanto velatamente) gli interessi di pochi privilegiati appartenenti ad un'élite indifferente alle sorti dei più.

Questa involuzione causata sia dalla scomparsa delle scuole di partito che dal M5S che ha avallato che qualsiasi cittadino può candidarsi ad amministrare la cosa pubblica, ha portato a ruoli di (ir)responsabilità istituzionale una massa di individui che stanno arrecando sempre più danni all'insieme del Paese.

Tanto è vero che la politica viene vista dalla maggioranza della gente comune soprattutto come un'attività in cui coloro che ne sono interpreti riescono ad affermarsi, mentre nella vita professionale non riuscirebbero di certo a brillare e risulterebbero piuttosto mediocri quanto insignificanti.

E visti i fatti di questi anni, direi che non hanno tutti i torti.

Detto questo, forse non sarebbe una cattiva idea cominciare a verificare in modo preliminare se chi si presenta alle elezioni (e in particolar modo per chi aspira a voler ricoprire incarichi istituzionali) sia davvero in possesso di una preparazione politica, generale ed istituzionale sufficienti per rappresentare adeguatamente il popolo sovrano (concetto che ormai appare quasi ridicolo e superato visto lo stato penoso in cui versa attualmente la nostra democrazia).

Visto che per guidare un qualsiasi mezzo mobile a motore o per accedere all'Università è obbligatorio detenere un titolo che lo consenta previo un esame di abilitazione, perché non applicare tale obbligo a chiunque intenda presentarsi alle elezioni?

Sarebbe fondamentale che chiunque aspiri a gestire la cosa pubblica o intenda limitarsi ad un incarico rappresentativo nelle istituzioni dovesse superare un esame preliminare orale e scritto in grado di verificare le conoscenze, competenze ed eventuali esperienze utili a tale scopo.

Chi dovrebbe organizzarlo e attuarlo?

Ovviamente il Ministero dell'Istruzione attraverso l'impiego di personale didattico adeguatamente preposto a tali funzioni e incaricato di preparare a livello locale esami sempre differenziati per ogni tornata elettorale da una parte e di definire i componenti di una giuria di valutazione i cui nomi verrebbero svelati pubblicamente soltanto 48 ore prima dell'esame al fine di evitare eventuali tentativi di corruzione degli stessi dall'altra.

A chi potrebbe storcere il naso per i costi che potrebbe comportare l'introduzione di tale misura, rispondo che è preferibile affrontarli perché sarebbero una spesa irrisoria rispetto ai danni finanziari e materiali che finora hanno arrecato (e continuano ad arrecare) al Paese amministratori e rappresentanti istituzionali incapaci ed inconcludenti.

In fondo siamo noi cittadini, ormai ridotti allo stato di sudditi, che manteniamo questi individui e quindi perché non esigere che abbiano le credenziali sufficienti per poter ricoprire incarichi istituzionali che influenzano le sorti di tutti noi?

Del resto quanti fra gli amministratori pubblici e politici eletti attuali riuscirebbero effettivamente a passare un simile esame?

Personalmente, sono convinto che soltanto una ristretta minoranza ce la farebbe.


Yvan Rettore