La vittoria della Sinistra, la risurrezione del Centro e la sconfitta dell'Estrema Destra nelle ultime elezioni legislative francesi hanno dimostrato la coscienza civile e la maturità democratica del popolo francese.
Ora le prospettive sono di realizzare una coalizione tra il "Front Populaire" e i centristi che non appare affatto scontata ma che rimane l'unica soluzione percorribile per assicurare il mantenimento di un esecutivo in grado traghettare la Francia almeno fino alle prossime elezioni presidenziali del 2027.
La Sinistra estrema formata sia da "France Insoumise" che dai comunisti e alcuni membri più radicali del PS influenzerà non poco le scelte del prossimo governo in particolare sul piano sociale, in netta contrapposizione con le misure che contraddistinguono ormai l'establishment oligarchico e guerrafondaio di Bruxelles.
E questo potrà costituire un bene in una UE in cui gli stati membri agiscono sia in quest'ambito che in quello fiscale in ordine sparso mentre appaiono piuttosto compatti quando si tratta di sottomettersi ai diktat di Washington sia in ambito bellico che diplomatico.
I risultati di questa tornata elettorale in Francia possono far sperare che qualcosa possa cominciare a muoversi a livello comunitario anche su questi temi che toccano il tenore di vita di ogni singolo cittadino quotidianamente e che risultano quindi essere molto più sensibili all'elettorato.
Questo perché la Francia rimane comunque un Paese con un peso politico fondamentale a livello internazionale e ancor di più in ambito continentale.
I risultati delle elezioni francesi ma anche di quelle inglesi (nonostante che il Regno Unito non sia più membro della UE) segnano una importante battuta d'arresto all'espansionismo nazionalista e postfascista registrato in quest'ultimo periodo in Europa, intriso dei soliti slogan intolleranti e qualunquisti peculiari di un'Estrema Destra che conosce soltanto la strategia della diffusione della paura ad oltranza per far leva sulle emotività delle frange più sensibili e meno acculturate della popolazione.
I francesi però, essendo generalmente più acculturati di noi italiani e con un senso affermato di nazione fondata anche su pilastri sociali irrinunciabili hanno dimostrato che si possono fare scelte più costruttive e diverse rispetto al populismo stancante di uno schieramento destroide che non riesce a superare i dogmi tipici di un'ideologia ancora in gran parte saldamente ancorata alle tragiche ed inconcludenti esperienze politiche del secolo scorso.
I transalpini hanno preferito evitare di ripetere nel loro Paese il fallimento di ciò che sta purtroppo avvenendo in Italia, in cui tutto appare ormai decadente quanto inconcludente a fronte di uno Stato sempre più vessatorio nei confronti della stragrande maggioranza dei cittadini e comunque incapace di fornire prospettive evolutive concrete ad un popolo che sta sempre più invecchiando e rassegnando in gran parte ad un drammatico quanto (apparentemente) irresistibile declino.
Appare inoltre innegabile che la sconfitta del Rassemblement National comporterà un isolamento maggiore del nostro Paese sullo scacchiere europeo e ancor di più sul piano internazionale, in cui risultiamo ormai incapaci di avere una politica estera che non sia completamente asservita ai diktat di Washington e Bruxelles.
E chissà che questo aspetto non ci faccia finalmente reagire prendendo esempio proprio dai francesi che ancora una volta hanno saputo dire basta alla prospettiva di affermazione di uno schieramento che avrebbe sancito una sicura involuzione della "République".
Quindi, "Vive la France"!
Yvan Rettore