giovedì 4 gennaio 2024

"NOTTE PASOLINIANA”: UNO SPETTACOLO DAVVERO MEDIOCRE CHE NON RENDE AFFATTO ONORE ALLA GRANDEZZA DI CIO' CHE FU PIERPAOLO PASOLINI



Ieri sera si è svolta presso l'ex Chiesa della Favana a Veglie uno spettacolo dal titolo “Notte Pasoliniana”, progetto di Ura Teatro realizzato da Fabrizio PUGLIESE e Fabrizio SACCOMANNO.
Doveva essere un tentativo teso a ripercorrere una parabola umana, quella di Pier Paolo Pasolini, per far rivivere le parole stesse di Pasolini, poesie, prose, sceneggiature, immagini, volti, paesaggi, rievocazioni, pensieri, scritti corsari, riflessioni, lettere private, lettere luterane.
In realtà è stato uno spettacolo estremamente confuso senza alcun filo conduttore in cui i pensieri straordinari di quel grandissimo intellettuale che fu Pierpaolo Pasolini sono venuti fuori spezzettati, martoriati da una retorica a volte del tutto inadeguata (lui non urlava mai) e per nulla corrispondente al personaggio e inseriti in contesti slegati tra loro.
Pasolini fu un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo italiano di notevole spessore.
Dello spettacolo di ieri sera, è rimasto ben poco di ciò che veramente fu.
Poesie e prose buttate qua e là, scritti antisistema espressi a iosa in modo disarticolato ma poco o niente su quelli che invece erano legati a determinate tradizioni e contro il modernismo dirompente dei primi anni '70, nessun cenno sulle canzoni scritte da lui per Gabriella Ferri, Sergio Endrigo e Domenico Modugno, silenzio completo sulla Trilogia della Vita (il Decameron, I racconti di Canterburry e Il fiore delle Mille e una notte) che lo consacrarono come uno dei migliori autori teatrali e cinematografici del suo tempo e nessun approfondimento concreto e coinvolgente sul tema delle borgate romane di cui scrisse ben tre romanzi (Ragazzi di Vita, Una Vita Violenta e Accattone) che fanno da tempo parte integrante della letteratura italiana.
Alla fine è venuto fuori uno spettacolo sfilacciato, incoerente nei contenuti, per non dire banale, lontano sia dalle caratteristiche specifiche del personaggio che dalla profondità e autenticità dei suoi pensieri che non sono stati per nulla espressi in modo efficace e coinvolgente per finire con l'amaro in bocca di avere vissuto un evento che lui stesso avrebbe sicuramente criticato fortemente per le lacune evidenti che ha presentato.
La scena finale piuttosto disgustosa della sua autopsia ha dimostrato la mediocrità complessiva di uno spettacolo che avrebbe potuto essere di ben altro spessore.

Prof. Yvan Rettore




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