L’islamofobia è ormai una consuetudine radicata nei talk
show di Mediaset.
A farla da padrona in questa specialità, è “Fuori dal
Coro”, diretta da Mario Giordano in onda su Rete4.
Non passa settimana, che non diffonda un’islamofobia costante
che a tratti si potrebbe perfino definire ossessiva.
I servizi giornalistici di cui si rende protagonista vengono
quindi realizzati con una superficialità e una parzialità davvero sconcertanti
e volti a diffondere una propaganda antimusulmana dai toni sempre più esasperanti.
Secondo gli ideatori di questo genere di programmi televisivi,
vi sarebbe una vera e propria invasione musulmana dell’Europa.
A prescindere dal fatto che mai nessun musulmano è venuto
a bussare alla mia porta per chiedermi di aderire alla sua religione, né a
chiedermi finanziamenti per sostenere la sua religione (pratiche che invece sono
largamente diffuse nel mondo cattolico e nelle sette nostrane), vi è senz’altro
un aumento (comunque limitato) della popolazione di fede islamica nel nostro
continente.
Però è doveroso fare gli opportuni distinguo.
Vi sono musulmani presenti da secoli nel nostro
continente (specie nei Paesi dell’Est), vi sono varie correnti nell’Islam e la
maggioranza degli immigrati presenti in Italia è costituita da cristiani e non
da musulmani (corrispondenti ad appena un terzo degli stranieri che vivono nel
nostro Paese).
Ci sono poi nette differenze di approccio all’Islam tra
un albanese e un pachistano, tra un marocchino e un turco e via discorrendo.
D’altro canto, le moschee non sono chiese ma luoghi di culto
in cui non è presente la figura di Allah e in cui l’Imam non è equiparabile
alla figura di un prete (non essendoci il sacerdozio nell’Islam) in quanto si
tratta soltanto di un esperto religioso accreditato a gestire i momenti di
preghiera comunitari volti tutti verso La Mecca.
Il fatto che vi sia stato un aumento esponenziale notevole
di queste entità nel nostro Paese in questi anni è dovuto essenzialmente all’incremento
della presenza di immigrati aderenti alla confessione musulmana.
Visto che nel mondo cristiano si può fare la messa anche
al di fuori di una struttura ecclesiastica, che problemi ci sono nell’ammettere
che i musulmani possano farlo a loro volta in tali contesti?
Vi è poi l’abitudine costante di generalizzare i gesti irresponsabili
(come ad esempio la distruzione di simboli religiosi cristiani) di alcuni fanatici
dementi, le pratiche degradanti nei confronti delle donne (come ad esempio il
porto del velo) mai previste dal Corano (ma frutto di un maschilismo radicato
in certe culture orientali) e certe usanze gastronomiche discutibili come il
consumo della carne Halal (in cui l'animale, non stordito e rivolto verso la
Mecca, viene ucciso con una coltello a lama luna e affilata e un taglio unico,
che recide giugulare, carotidi, esofago e trachea) all’insieme dei musulmani.
Ho conosciuto personalmente albanesi, berberi, curdi e
maghrebini estranei a tutto ciò e quindi queste opere di demonizzazione
lasciano davvero il tempo che trovano.
Ho constatato invece in quegli ambienti una capacità di aggregazione
e di solidarietà che risultano essere sempre più rari nella cultura occidentale,
dominata ormai da un individualismo inumano e da un’assenza di valori che viene
via via sostituita sempre più da elementi di omologazione che rappresentano il
vero pericolo per quanto riguarda il mantenimento della diversità di identità
culturali ancora presenti ai nostri lidi.
Ma è nella trasmissione andata in onda il 20 dicembre scorso
che “Fuori dal Coro” si è davvero superata
nella realizzazione di un servizio sulla presunta assenza delle festività
natalizie nella città francese di Nantes, incolpando come al solito il mondo musulmano
di questo fenomeno.
Niente di più falso, ovviamente!
Il sindaco di Nantes, Johanna Rolland, ha incaricato uno
specialista del mondo dello spettacolo e dell’arte, certo Jean Blaise, di realizzare
un evento chiamato “Voyage en Hiver” (“Viaggio in Inverno”) che si inserisce
come proseguimento di un esperimento estivo che portava lo stesso nome e volto
a ridare spessore ed importanza alla creatività e alla cultura di Nantes, nell’ottica
di un rilancio della città fortemente voluto inizialmente dai commercianti
della città francese dopo gli anni disastrosi del confinamento dovuto al Covid.
Se è vero che a Nantes non vi sono addobbi natalizi è però anche
vero che sono presenti i mercatini di Natale con tanto di presenza di Babbo Natale.
Si può essere d’accordo o meno con questa scelta discutibile
dell’amministrazione comunale, ma quest’ultima non è assolutamente ascrivibile
a richieste specifiche della comunità musulmana presente in città ma piuttosto
ad una cultura woke che si sta facendo strada in certi ambienti di Sinistra e
che è volta ad annullare progressivamente le tradizioni per tentare di creare
delle omologazioni fondate su criteri che soffrono però di una carenza cronica
di consenso e di vissuto sociale, perché del tutto estranee alla Storia del territorio
in cui cercano di imporsi.
Semmai, è quindi l’espressione effimera di una corrente atea
esasperante e materialista che sta tentando di farsi spazio e nulla più.
In tal senso, ritengo che sia più preoccupante nel mondo
occidentale il fatto che la nascita di Gesù sia diventato un aspetto commemorativo
sempre più secondario e trascurabile di questo periodo di festività, tanto è
vero che diversi ormai manco più se la ricordano a testimonianza che il vero nemico
da abbattere è il consumismo che ci ha uniformati e ridotto ad essere soggetti
consumatori e non pensanti in conformità ad un capitalismo che tende a
disumanizzare sempre di più le nostre società.
Altro che una presunta quanto inesistente invasione musulmana
dell’Europa!
Yvan Rettore
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