Oggi se n'è andato Gianni Minà e mi manca, come se fosse andato via un pezzo importante della Storia della mia vita e della mia formazione di uomo, perché Gianni, come pure più modestamente il sottoscritto, abbiamo sempre avuto qualcosa in comune: la ricerca continua e senza sosta della verità, anche di quelle che a volte non ci piace.
Lo conobbi di
persona ai tempi in cui avevo aderito movimento "Agire Politico" che
aveva fondato con Padre Zanotelli e Mao Valpiana e lo rividi un altro
paio di volte in una delle tante conferenze che faceva in giro per
l'Italia e in cui era piacevole ed entusiasmante ascoltarlo perché c'era
sempre qualcosa da imparare da quello che diceva.
Con lui se n'è
andato uno degli ultimi grandi e veri giornalisti italiani, un
intervistatore di notevole talento (forse il migliore che ci sia mai
stato nel nostro Paese), sempre molto diretto ma comunque garbato, uno
dei massimi esperti italiani dell'America Latina (sono stato abbonato
per anni alla rivista che aveva diretto "Latinoamerica" di cui conservo
ancora oggi gelosamente ogni copia perché quello era un Giornalismo con
la "G") e del mondo dello sport, un uomo che per le sue idee e il suo
giornalismo investigativo fatto tutto d'un pezzo e senza compromessi,
finì col pagare ingiustamente un prezzo altissimo una ventina d'anni fa
ricevendo un cordiale benservito dalla RAI, l'azienda di Stato a cui
aveva dedicato tutta la sua vita professionale.
Lui però non si
arrese e rimase comunque sempre attivo e brillante, con tanto di premi e
riconoscimenti anche fuori dai nostri confini nazionali.
Addio Gianni, è stato davvero un grande privilegio averti letto, ascoltato e conosciuto in questa vita.
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