Bisogna purtroppo ammettere
che la cultura è sempre stata limitata in ogni società umana in quanto massima
espressione di elevazione dello spirito e della libertà di chi la esprime.
Spesso si tenta di circoscriverla
unicamente a coloro che hanno avuto la fortuna di poter accedere ad un’istruzione
di livello.
Niente di più sbagliato in quanto
l’arte, la scrittura, la musica e qualsiasi altra capacità creativa di
esprimere e descrivere il nostro mondo non sono mai state esclusiva di un’élite.
Perché se così fosse, allora
bisognerebbe “defenestrare” gran parte degli artisti e uomini di cultura che
hanno contrassegnato in modo determinante la Storia del genere umano.
Ridurre la cultura ad un’occasione
di business si pone in netta contrapposizione con la stessa in quanto la cultura
non dev’essere mai intesa come fonte di guadagno ma piuttosto come occasione di
elevazione dello spirito umano, di emancipazione autentica e di libertà nel
vero senso della parola per tutti coloro che sono disposti a viverla e a riceverla
come un dono evolutivo della propria esistenza.
Ultimamente gli attacchi alla
cultura si sono fatti ancora più virulenti.
In nome di uno stupido schierantismo
si è perfino giunti ad impedire a creatori genuini ed originali di divulgare le
proprie opere.
In parole povere viene discriminato
un individuo la cui posizione politica o religiosa o appartenenza etnica sia
condannabile a prescindere, il che si
traduce attraverso il suo “imbavagliamento”
sul piano mediatico o la sua esclusione da manifestazioni pubbliche.
Sono proprio coloro che
applicano queste censure ad essere i primi a schierarsi e la cosa appare ancora
più ridicola quanto assurda in un periodo in cui si tenta di porre un veto a
qualsiasi espressione della cultura russa ai nostri lidi, quella stessa cultura
russa che ha dato (e continua a dare) innumerevoli esempi di fulgida eccellenza
in ogni campo.
Al di là di questo aspetto, la
cultura non può che essere popolare e quindi non può essere mortificata
mediante divieti istituzionali o sentenze mediatiche in grado di limitare le
capacità di produrre quel valore aggiunto alle nostre esistenze e alle nostre
società in senso lato che vengono finalizzate nella bellezza e nell’unicità
delle opere realizzate, le quali hanno lo scopo di arricchire il nostro
passaggio terreno e la nostra società di “impronte” di progresso umano
effettivo e che risultano perciò in profonda antitesi col mondo dell’economia e
del materialismo purtroppo ancora dominanti ai nostri lidi.
Di conseguenza inviterei tutti
gli attori istituzionali e mediatici ad andare verso un’apertura completa ed indiscriminata
al mondo della cultura, superando la logica perversa degli schierantismi fini a
se stessi, della censura operata in vari modi e della xenofobia applicata su
base etnica.
Questo perché ogni opera, una
volta realizzata, appartiene al mondo e dev’essere considerata come un dono più
unico che raro verso l’evoluzione del genere umano.
Yvan Rettore
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