martedì 19 novembre 2024

UNA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA SUGLI ESSERI UMANI, NON SOLTANTO SULLE DONNE

Il 25 novembre è una giornata internazionale sancita dall'ONU per sensibilizzare la gente comune sul fatto che debba essere del tutto eliminata la violenza sulle donne. 

Fu istituita nel 1999, in ricordo delle tre sorelle Mirabal, trucidate il 25 novembre 1960 perché contrarie alla dittatura del generale Trujillo nella Repubblica Domenicana.

Durante questa giornata è in uso da alcuni anni esporre nelle piazze delle scarpette rosse, in ricordo delle centinaia di donne stuprate e assassinate nella città di Ciudad Juarez, in Messico.

Tale iniziativa fu realizzata la prima volta dall’artista messicana Elina Chauvet nella sua istallazione “Scarpette rosse” di fronte al consolato messicano di El Paso in Texas. 

In quell'occasione, l'artista volle ricordare la scomparsa della sorella a soli 22 anni per mano del suo compagno.

Immagino che parecchie persone non conoscano tali fatti, compresi diversi amministratori locali che si stanno impegnando nel prossimo weekend ad organizzare varie manifestazioni in occasione della giornata del 25 novembre.

Nulla di sorprendente, vista la superficialità dilagante e mortificante che ormai accompagna simili eventi.

Dico questo perché quando si parla di violenze sulle donne bisognerebbe farlo in senso lato, non soltanto in riferimento alla potenziale oppressione maschile nei confronti di queste ultime.

Le violenze sulle donne non sono soltanto quelle in ambito famigliare, nella vita di coppia o nei confronti delle figlie, ma anche quelle che avvengono attraverso gli interventi blandi (sempre che ci siano) delle istituzioni e l'indifferenza di gran parte della società, entità queste ultime che hanno scarsa considerazione (spesso manco c'è) nei riguardi delle ragazze madri, delle donne disabili o autistiche, delle donne anziane, delle bambine orfane e infine di tutte quelle donne costrette a subire vessazioni infinite e continue sul piano sociale e umano per via di situazioni esistenziali difficili che non hanno scelto ma che condizionano ogni giorno la loro vita e che devono comunque affrontare per difendere la loro dignità e assumersi le proprie responsabilità.

Spesso o quasi sempre ci si dimentica di queste donne, anzi permane un silenzio assordante nei loro confronti.

Come pure non vengono mai considerati tutti gli uomini autenticamente buoni (e sono molti di più di quanti si possa immaginare) che subiscono forme di ingiustizie e violenze di ogni genere sia in ambito famigliare che lavorativo.

Dove sta scritto che le violenze riguardano soltanto il genere femminile?

Perché non se ne fa manco cenno nel mainstream o perché non fanno statistica, quelle sugli uomini sono da ritenersi meno importanti e non degne di nota?

Quindi visto che si parla (o si sparla) tanto in questi ultimi anni di pari opportunità e di quote rose, non sarebbe finalmente giunto il momento di superare concretamente le distinzioni uomo-donna anche in occasione di simili eventi, specie se si pensa che qualsiasi tipo di violenza può potenzialmente colpire ogni essere umano al di là di ogni differenza di genere?

Finché non si deciderà di andare radicalmente in tale direzione si rischierà di continuare a vivere in una società in cui la donna verrà sempre definita come il sesso debole e si rimarrà confinati alle logiche perverse e distruttive di un maschilismo che favorisce tale condizione di inferiorità del tutto ingiustificata e che persisterà quindi nell'essere accettata passivamente dalle donne stesse.

Superare questa realtà retrograda in un'epoca marcata da espressioni marcate di intolleranze e di divisioni costituirebbe un'evoluzione notevole non soltanto sul piano sociale, ma anche e soprattutto culturale a dimostrazione che un simile progresso umano può materializzarsi soltanto in tali ambiti e non limitandosi ad iniziative politiche che, pur lodevoli nelle intenzioni, finiscono con il fossilizzarsi in una dimensione regressiva e non emancipatrice dell'essere umano in senso lato.

Quindi ben venga una "Giornata Internazionale contro ogni forma di violenza sugli esseri umani".


Yvan Rettore





sabato 16 novembre 2024

SAREBBE ORA CHE I POLITICI NON ELETTI SE NE ANDASSERO A LAVORARE ANZICHE' INSISTERE NEL VOLER TORNARE AD ESSERE MANTENUTI DALLA COLLETTIVITA'



Poco tempo fa c'è stato un incontro pubblico in cui a parlare era stato invitato un soggetto che in pochi anni ha cambiato diversi partiti e ora visto che non ha più la fortuna di essere un politico eletto, cerca disperatamente un po' di visibilità per tornare a vivere i fasti del tempo che fu, ovvero tornare ad essere mantenuto dalla collettività dopo un'ulteriore tornata elettorale.
Questo politico, come altri che ho conosciuto recentemente (quando ero più giovane qualcuno di genuino c'era ancora), hanno tutti le stesse caratteristiche: opportunisti fino al midollo, falsi, voltagabbana, pronti a vendersi al miglior offerente pur di riuscire ad essere eletti, per poi essere squallidamente arroganti una volta raggiunto l'obiettivo di occupare un incarico in cui vivere sulle spalle dei cittadini.
La persona in questione non fa quindi eccezione e ovviamente è pronta a cavalcare qualsiasi tema pur di riuscire a realizzare il proprio scopo.
Senza farsi nessun scrupolo e ovviamente senza un briciolo di dignità e di coerenza.
L'emblema tipico del politico contemporaneo che non serve a nessun cittadino, salvo a sé stesso e alla greppia di cui rispecchia e condivide gli interessi.
Ovviamente non sono andato a quell'incontro e questo per due motivi.
Innanzitutto si sarebbe rivelato un puro spreco di tempo e di energie e siccome ho superato ampiamente gli anta scelgo accuratamente a chi dedicarli.
In secondo luogo, la mia presenza (come quella degli altri partecipanti) sarebbe servita essenzialmente a dare credito ad un valore presunto di quella persona, valore che visti i fatti non ha mai veramente dimostrato di avere.
Quindi ho giustamente preferito fare altro e soprattutto continuare a considerare chi ancora fa politica (ovviamente si parla di quattro gatti) al di fuori di certi schemi esibizionisti del tutto inconcludenti e quindi inutili.
Personalmente non sopporto più questi bottegai della politica.

Yvan Rettore



martedì 29 ottobre 2024

LA CADUTA DALLE STELLE ALLE STALLE NEL MONDO POLITICO

La caduta dalle stelle alle stalle avviene anche al di là dei titoli che si possiedono e specie nel mondo politico.

Ricordo quando nel 2004 partecipai come candidato sindaco alle elezioni di Padova nelle file del Partito Umanista.

Vinse l'arrogante e presuntuoso piddino, Flavio Zanonato, che in seguito diventò anche ministro e parlamentare europeo.

Ora è Presidente del Conservatorio Pollini e al di fuori degli addetti ai lavori, oggi a Padova non se lo ricorda manco la fata turchina.

Per non parlare dell'ex governatore o "Doge" del Veneto, Giancarlo Galan, oggi ridotto ad umile contadino (con tutto il rispetto per chi esercita questa nobile professione) nelle campagne dei colli euganei, dopo aver manovrato milioni di Euro di appalti pubblici per anni.

In parole povere, quando raggiungi certi livelli non per merito ma per vie traverse, la caduta è inevitabile e non puoi fare proprio nulla per arrestarla perché di esempi del genere ce ne sono a iosa e non soltanto in Italia e non soltanto nel mondo politico, ma specie in quel mondo sono pochissimi coloro che arrivano a posizioni di vertice per merito nel nostro Paese e la triste realtà che ci circonda è lì a raccontarcelo ogni giorno.


Yvan Rettore



domenica 20 ottobre 2024

LASCIAMOLI STARE A CASA LORO! CI VUOLE COSI' TANTO A CAPIRLO?

Fino al Cinquecento, l'Africa (specie quella subsahariana) era un continente molto più ricco dell'Europa.

Fino all'inizio dell'Ottocento, l'Africa (al di fuori di alcune zone cronicamente afflitte da carestie per via della siccità del territorio) non conosceva la fame e soprattutto la malnutrizione.

Due dati a dimostrazione di quanto quella parte del mondo sia stata fatta letteralmente a pezzi dal fenomeno della colonizzazione dilagante prima e dal saccheggio continuo di risorse naturali poi.

Coloro che oggi lasciano l'Africa sono quella parte della popolazione che se lo può permettere, è vero.

Ma un'altra verità è che se lo fanno è perché nei loro rispettivi Paesi, avvelenati da una corruzione dominante, non vi sono prospettive concrete di futuro e di sopravvivenza.

E a guardare bene, anche noi italiani che abbiamo troppo spesso il vizio di giudicare culture (come a volersi ergere ad esseri superiori) che non conosciamo affatto siamo stati in queste condizioni non più tardi di qualche decennio fa.

E coloro che oggi lasciano l'Italia lo fanno non tanto per una questione di sopravvivenza ma piuttosto per riuscire ad ottenere una formazione di livello elevato e ad avviare possibilmente una carriera professionale che il nostro Paese non è in grado di assicurare.

Detto questo, è ormai davvero sintomatico constatare con quanto affanno l'UE ed in particolare l'Italia, si accaniscano a ricercare costantemente misure palliative di vario tipo per arginare il fenomeno dell'immigrazione.

La recente esperienza albanese si inserisce in tutta una sfilza di provvedimenti tutti fallimentari perché non risolvono per nulla la questione.

Possiamo creare centri di raccolta, ergere muri, sparare, deportare e tanto altro, ma la verità è che l'immigrazione continuerà a crescere.

Da una parte anche perché fa comodo, specie nel nostro Paese, avere una manodopera in nero (la nuova schiavitù contemporanea) a buon mercato, da usare in modo del tutto indiscriminato nei campi dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'edilizia o del turismo estivo.

Dall'altra perché la distruzione del tessuto sociale ed economico dei Paesi del Sud del mondo da parte dell'Occidente al fine di potersi accaparrare risorse a costo zero o quasi non sta affatto cessando e anzi è in costante aumento.

E questo aspetto ha messo e continua a mettere sul lastrico milioni di esseri umani.

Non ci vuole un genio per capirlo.

E allora come si potrebbe risolvere questo annoso problema?

Prima di tutto sarebbe ora che la Sinistra tornasse ad essere Sinistra in questo Paese e che si impegnasse seriamente ed in modo costruttivo per una ridefinizione del lavoro in una società in cui tutte le tutele che dovrebbe comportare stanno miseramente crollando giorno dopo giorno.

In secondo luogo che l'Italia si rendesse protagonista in modo concreto di una politica estera tesa a lasciare veramente in pace i popoli dei Paesi da cui provengono gli immigrati odierni.

E che si facesse promotrice di azioni che siano in grado di estenderla al resto dell'UE.

Pretendiamo di essere sicuri a casa nostra, di circolare serenamente nelle nostre città e di poter continuare a vivere le nostre tradizioni e le nostre diversità culturali senza intromissioni esterne potenzialmente violente o in completa antitesi con le nostre linee di pensiero.

Allora perché tutto questo non dovrebbe valere pure nei Paesi di provenienza degli esseri umani che arrivano da noi con i gommoni?!

Oppure dobbiamo continuare a praticare la politica fallimentare e distruttiva dei "due pesi, due misure"?!


Yvan Rettore




giovedì 10 ottobre 2024

MEDIORENTE: UN CONFLITTO SENZA FINE

 Senza voler minimamente puntare il dito contro il popolo ebraico, è un dato di fatto che dalla nascita dello Stato di Israele, quella parte del mondo continua senza sosta a vivere nell'incubo di guerre e violazioni ripetute dei diritti umani.

Ovviamente questo stato di fatto non è imputabile soltanto alla corrente sionista ormai radicata negli esecutivi israeliani ma appare evidente che la loro attitudine non aiuta la formazione di un vero e proprio processo di pace in quell'area.

Gli abusi, arresti, uccisioni e occupazioni territoriali a danno del popolo palestinese ancora privo di uno stato sovrano non fanno che incrementare ulteriormente le tensioni e alimentare le azioni e ritorsioni violente di gruppi terroristici arabi e dell'Iran chiaramente opposti da sempre all'esistenza stessa di uno Stato ebraico.

Non si contano più ormai le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che hanno invitato Israele a rispettare le regole del diritto pubblico internazionale nonché i diritti umani.

Pure il recente intervento della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio scorso, che intimava Israele di ritirare le sue forze da ogni parte dei territori occupati, compresa la Striscia di Gaza, e rimuovere tutti i coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, illegalmente annessa, è stato perfettamente ignorato dallo Stato ebraico a dimostrazione che l'ONU non conta più nulla come entità di mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali.

Al di questi comportamenti aberranti e assolutamente ingiustificabili, vorrei far notare ai filosionisti nostrani quanto segue:

- l'esercito israeliano continua ad attaccare impunemente e senza alcun pudore stati sovrani come il Libano e la Siria, con la scusa di rispondere ad atti terroristici di gruppi ivi presenti. Se dovessimo ritenere valida quest'attitudine, allora un qualsiasi stato nel mondo potrebbe comportarsi allo stesso modo generando conflitti a iosa su scala regionale. Ad esempio, l'Italia nella seconda metà del secolo scorso avrebbe dovuto bombardare la Francia e l'Inghilterra perché la prima accoglieva terroristi di estrema Sinistra mentre la seconda faceva altrettanto con quelli della sponda opposta

- Hamas è un'organizzazione terroristica e non rappresenta la nazione palestinese. Pretendere di radere al suolo la striscia di Gaza come atto permanente di ritorsione in merito ai tragici fatti del 7 ottobre 2023, ritenendo quindi quel territorio alla pari di uno stato sovrano, è un'azione che non trova alcuna giustificazione. In primis perché non esiste uno stato palestinese con un proprio esercito e delle frontiere da difendere militarmente. In secondo luogo perché appare evidente che la popolazione ivi residente si trova completamente inerme di fronte ai feroci e incessanti attacchi dell'esercito israeliano. E' come se su un campo di battaglia ci fosse un esercito armato perfettamente che si confronta con un gruppo consistente di individui privi di qualsiasi attrezzatura bellica e di preparazione sufficienti per arginare l'attacco che si troverebbero a dover sostenere 

- il sostegno totale e incondizionato dell'UE nei confronti della politica bellica israeliana non fa altro che incrementare il numero di vittime e atti di violenza in ogni forma. Non è certo un comportamento utile nel ricercare una soluzione pacifica alla questione israelopalestinese e infatti anche a causa di questa presa di posizione delle istituzioni europee, la situazione da un anno a questa parte è ulteriormente peggiorata e non accenna affatto a placarsi. C'è da chiedersi davvero come l'UE possa ancora onorare il Premio Nobel per la Pace, che le fu conferito anni fa, visto che nelle parti in causa non ha mai mantenuto un'attitudine neutrale, elemento fondamentale affinché potesse diventare un attore importante nel cercare di mettere fine all'esperienza criminale di Hamas, coinvolgendo altri paesi mediorientali da una parte e nell'isolare a livello internazionale il sostegno americano incondizionato alla politica aggressiva di Israele che viene condotta prevalentemente contro popolazioni del tutto innocenti dall'altra.

E l'Italia in tutto questo?

Ci fu un tempo non lontano in cui l'Italia sosteneva apertamente la causa palestinese, mentre adesso a livello istituzionale questo appoggio non esiste più e si è spostato in modo radicale nel riconoscere soltanto gli israeliani vittime di tutte le violenze e gli orrori che accadono quotidianamente in Medioriente.

Poi ci si mettono perfino certi giornalisti nostrani ad avvelenare ulteriormente gli animi accusando di antisemitismo coloro che difendono a spada tratta la causa palestinese, giungendo perfino ad alludere in certi casi che sono simpatizzanti di Hamas.

A cosa serve tutto questo?

Ad incrementare ulteriormente il fatturato dei produttori di armi, l'unica industria occidentale ancora competitiva a livello internazionale e quindi non è un caso che vengano generati conflitti ad hoc dovunque con l'appoggio incontrastato di una macchina mediatica incondizionatamente al loro servizio.


Yvan Rettore




 

domenica 29 settembre 2024

RESPONSABILI ALTEZZOSI PERFINO NELLE RADIO LOCALI

 Recentemente ho contattato un paio di responsabili di radio locali per chiedere di avere uno spazio all'interno dei loro palinsesti onde poter presentare il mio ultimo romanzo "Giallo Salento".

Ho tentato un primo contatto via mail ma non c'è stato alcun riscontro.
Quindi ho chiesto ad un mio conoscente di fornirmi i nominativi delle responsabili al fine di operare un secondo contatto, stavolta via WhatsApp.
La prima delle due mi ha risposto quasi subito dimostrando una certa disponibilità al progetto.
Così le ho fornito ulteriori ragguagli inoltrandole il mio sito e altri riferimenti dell'opera.
E' trascorso circa un mese e da allora silenzio assoluto.
Manco un saluto di circostanza ad un altro tentativo di contatto da parte mia avvenuto alcuni giorni fa.
La seconda responsabile ha letto il mio messaggio su WhatsApp dopo diversi giorni.
Quando mi ha contattato ha dimostrato subito una certa freddezza e maleducazione (nessun saluto, né le solite frasi di circostanza..)
Dopo averle mandato il mio sito e altri riferimenti dell'opera, si è limitata a richiedermi una copia gratuita dell'opera al fine di poterla leggere preventivamente.
Mi sono recato quindi personalmente in un punto concordato vicino alla sede della radio lasciandovi il libro.
Da allora nessun riscontro.
Manco un saluto.
Manco un grazie.
A questo punto è ovvio che non sprecherò ulteriormente tempo e denaro dietro a questi due fenomeni di altezzosità.
Nel primo caso, perché ritengo che un riscontro nei confronti di chi ha impiegato parte del proprio tempo a contattarti (dandoti quindi una certa considerazione per ciò che sei e che fai) dovrebbe essere non soltanto doveroso, ma anche una semplice dimostrazione di rispetto.
Nel secondo caso, il tempo che le ho dedicato è stato ancora maggiore e come ritorno ho ricevuto poco o niente. Risultati finora: una copia del libro regalato e un atteggiamento maleducato nei miei riguardi che non merito affatto.
Stiamo parlando di due radio locali con un'utenza piuttosto limitata rispetto ad altre di maggior spessore.
Eppure io ho dato loro considerazione contattandole perché la vicenda narrata essendo contestualizzata nella terra in cui attualmente risiedo, ho ritenuto che dovessero avere una certa priorità ad altre che hanno bacini d'utenza molto diversi.
Ovviamente avrei pagato la mia presenza in entrambe le radio ma se questo è il trattamento che riservano a chi le interpella penso che non sia il caso di averci a che fare.
Se poi anche in simili ambiti è necessaria una raccomandazione o essere un VIP, allora a maggior ragione ritengo che sia meglio guardare altrove e privilegiare quelle radio (una in Piemonte e una in Toscana e con bacini d'utenza di un certo rilievo, perfino all'estero) con le quali collaboro da quando sono scrittore e che mi hanno sempre trattato con rispetto e una giusta considerazione.

Yvan Rettore




mercoledì 25 settembre 2024

IL DECENNIO CHE HA UCCISO LA POLITICA

 Ormai è indubbio che il decennio precedente abbia segnato la fine della politica.

L’involuzione a cui siamo stati costretti ad assistere è stata davvero inarrestabile e sotto certi aspetti perfino sconvolgente.

I social network che avrebbero dovuto consentire una maggior capacità di dialogo e di comprensione tra le persone sono ormai divenuti delle vere e proprie incubatrici di manipolazioni di massa.

Al di là delle notizie false, vi vengono esaltati e diffusi ad arte comportamenti negativi, odio e intolleranza in varie forme.

I politici, malati più che mai di personalismo acuto e di protagonismo, ricorrono quotidianamente a tali piattaforme virtuali.

I leader di partito hanno addirittura vere e proprie squadre di dipendenti al loro servizio attraverso le quali vi rilasciano dichiarazioni spesso con ritmi frenetici e notevolmente invasivi.

La stampa tradizionale si accoda a questo modo di fare diffondendovi qualsiasi frase venga scritta, svuotando così il valore della notizia che dovrebbe essere quello di informare e non di disinformare, creando confusione e parlando di cose prive di senso e di valore e spesso incoerenti.

Il giornalismo d’inchiesta è ormai ridotto all’osso e nella maggior parte dei casi viene ostacolato o ignorato del tutto perché votato a fornire notizie oggettive fondate su azioni di denuncia di un fatto esistente.

Quindi di fatto rimane assente dai social network.

Gli utenti vi perdono ore e ore a parlare e sparlare di temi di cui hanno una conoscenza relativa, giungendo spesso a scrivere esternazioni intrise di odio e comportandosi come se dovessero duellare costantemente con chi non la pensa come loro anziché cercare un confronto sereno e costruttivo col prossimo.

La TV è ormai letteralmente invasa da trasmissioni politiche in cui si parla tanto ma in cui non si dice praticamente nulla.

Le frasi ad effetto e gli slogan contano infatti molto di più dei contenuti, fenomeno dilagante sostenuto dal fatto inequivocabile che sempre più spesso i leader politici non risultano preparati e competenti sulle materie in cui vengono interpellati.

Ma riuscendo a far passare una certa immagine e/o a sorprendere il pubblico con uscite che fanno audience e che colpiscono l’emotività degli spettatori, questi loro limiti palesi finiscono col passare in secondo piano.

Anche perché è passato il messaggio demenziale che per fare politica non c’è più bisogno di una preparazione né di avere competenze specifiche.

Accettando questa vera e propria assurdità, il livello odierno della politica si è talmente appiattito da avere quasi del tutto snaturato ed inficiato tutte le attività che dovrebbero promuoverla ed affermarla in una dimensione positiva per l’insieme della collettività.

Quindi non è un caso che attraverso il lancio di campagne in rete una ragazzina (Greta Thurnberg) sia potuta diventare improvvisamente una leader ambientalista di spessore mondiale o che un movimento di piazza identificato (in modo ridicolo) con un animale ("Le Sardine") sia riuscito a diventare un elemento di cronaca quotidiana sul quale hanno dibattuto perfino politologi autorevoli che invece dovrebbero affrontare temi ben più seri ed interessanti per il bene del Paese.

I partiti in tutto questo si accontentano di strumentalizzare tali movimenti nati e diffusi virtualmente per usarli per fini esclusivamente elettorali.

Infatti, oggi queste entità sono ormai ridotte a veri e propri comitati elettorali perché più che mai in questo periodo la priorità di un politico è quella di essere eletto e non di impegnarsi invece per il bene della collettività di cui dovrebbe rappresentare gli interessi e i diritti.

Tutto questo ha consentito la fine della politica, fatta a pezzi da un sensazionalismo mediatico costruito ad arte per impedire alla gente comune di pensare con la propria testa e di agire ed aggregarsi di conseguenza.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’amministrazione pubblica sempre più scadente, uno stato sociale sempre più a rischio, un livello culturale sempre più basso e un capitalismo, selvaggio e libero di agire, sempre più affermato e feroce che porta tutti quanti a vivere in una società in modo precario e incivile.

Yvan Rettore