domenica 3 agosto 2025

NELLA SOCIETA' DELL'IMMAGINE E DELL'APPARENZA PERSONE CON DISABILITA' E BRUTTI SONO PERSONE DI SERIE B

Nell'ultimo romanzo che ho scritto "Giallo Salento", il protagonista è una persona con disabilità e fisicamente risulta essere tutt'altro che attraente.
Un po' ingenuamente, dopo diversi anni ho deciso di partecipare ad un concorso letterario sperando non certo di vincere (chi si autopubblica di solito non ha alcuna possibilità di farcela), ma almeno di finire fra i finalisti.
Questo perché volevo dare un messaggio mediatico forte teso a riconoscere che anche le persone con disabilità e le persone con un aspetto fisico non gradevole possono avere una loro giusta collocazione e considerazione in quel mondo.
Sicuramente qualcosa si è certamente già fatto, anche a livello teatrale e cinematografico, ma finora sono rimaste esperienze episodiche e comunque senza una vera e propria continuità.
Quindi troppo poco!
Inutile dire (penso che lo abbiate già capito) che la mia opera non è stata selezionata fra i finalisti.
Credevo che i tempi fossero cambiati, ma mi sono sbagliato.
Sebbene si parli di più rispetto al passato di individui potenzialmente discriminati quali possono essere appunto le persone disabili o dall'aspetto fisico non piacevole, la scelta della giuria ha confermato la tendenza dominante in atto in cui devono prevalere come modelli di riferimento individui esternamente aitanti e privi di qualsiasi menomazione fisica o mentale.
Quindi esseri belli dal fisico perfetto.
E ogni settore della società volge ad allinearsi di continuo a questi modelli artefatti.
Dal cinema alla pubblicità, dalla letteratura ai social, le immagini che vengono diffuse li santificano a manetta perché sono pienamente compatibili con una politica di conformismo utile alle logiche del consumismo, in cui tutto deve orientarsi verso parametri generalizzanti e banali che ne possano facilitare e agevolare l'affermazione.
Siamo giunti al punto che ci sono sempre più persone che spendono (c'è chi fa anche debiti) fior di quattrini in interventi di chirurgia estetica e altre che vanno letteralmente in depressione o peggio.
Quindi non vedrete mai una pubblicità del "Mulino Bianco" con una persona con disabilità, perché non fa vendere, raramente vedrete protagonisti di film d'azione o con budget colossali in cui i buoni sono brutti o in carrozzina perché non rendono al botteghino e pochissime volte vedrete vincere un premio letterario di dimensione nazionale un autore che ha scritto un'opera che abbiano come protagonista principale individui come quello di "Giallo Salento".
E potrei continuare ancora in altri ambiti, aggiungendo altre frange della popolazione che possono potenzialmente subire forme di discriminazione analoghe a quelle che ho citato fin qui.
Come disse una volta un mio vecchio amico: "Se sei una persona con disabilità, brutto, nero, musulmano e povero in canna, è meglio che ti trovi un'isola deserta in cui stare, perché sta sicuro che gli esseri umani, salvo qualche rara eccezione, ti ignoreranno del tutto e se potranno ti faranno anche del male".


                                                                                                                Yvan Rettore   


  
 

LARGO ALLA LINGUA ITALIANA, SIAMO ITALIANI NON AMERICANI!

L'Italiano è una lingua complicata, questo è certo, ma ritengo che sia ancora oggi una delle lingue più belle e complete che siano mai state elaborate dal genere umano.

Le sonorità piacevoli e le cadenze spesso poetiche del linguaggio nonché la ricchezza di termini per definire ogni concetto lo hanno da sempre caratterizzato e reso più unico che raro.

Al di là di quanti parlino Italiano nel mondo (meno di 100 milioni), all'estero è una lingua che piace sempre di più tanto è vero che ha perfino superato il Francese come numero di persone che hanno deciso di apprenderla.

Purtroppo le cose vanno ben diversamente nel nostro Paese, in cui impera una scarsa considerazione nei confronti di tutto ciò di bello che lo contraddistingue, a cominciare appunto dalla lingua italiana.

L'Italiano rimane certo la lingua ufficiale del nostro Paese, ma in realtà permane una lingua veicolare sia nel Centro Sud che nel Nordest, zone in cui i dialetti e lingue locali risultano essere prioritari rispetto all'uso della lingua di Dante.

In questi ultimi anni, ad aggravare tale fenomeno ci si è messa l'invasione dell'Inglese che è sempre più presente a livello comunicativo, pubblicitario, mediatico, finanziario, commerciale, economico, sociale e politico.

Insomma in ogni settore!

Si tratta di una penetrazione continua e spesso esasperante che sta logorando l'uso della nostra lingua a vantaggio di un'altra che risulta essere nettamente più povera a livello di termini concettuali e molto più brutta nell'ascolto.

Ma al di fuori di queste considerazioni che potrebbero risultare del tutto personali, l'aspetto forse più preoccupante è che ora anche le istituzioni, nel quadro di eventi ed iniziative che promuovono e realizzano, adottano sempre di più termini e slogan di origine anglosassone.

E queste modalità di comunicazione non trovano alcuna giustificazione perché in un Paese in cui si invecchia sempre di più e dove quindi gli anziani sono una componente notevole e crescente della popolazione residente, non è affatto scontato che questi riescano a capire contenuti scritti nella lingua inglese.

Essendo poi spesso poco avvezzi all'uso di Internet, risulta ancora più difficile per loro cogliere pienamente i significati di locandine e avvisi scritti nella lingua di Shakespeare.

Ma anche per i giovani questo uso massiccio della lingua inglese nei mezzi informativi e di comunicazione impoverisce considerevolmente le loro capacità cognitivo-espressive, fenomeno ancora più marcato nelle zone del Paese in cui l'Italiano rimane una lingua veicolare.

Se a livello privato c'è poco da fare, ritengo che almeno a livello istituzionale sarebbe il caso che la comunicazione avvenisse sempre e comunque in Italiano, sia per una questione di rispetto verso tutti coloro che non hanno o hanno una conoscenza limitata della lingua inglese.

Essendo il nostro Paese già stato americanizzato in modo eccessivo, non sarebbe il caso di cominciare a rivendicare la nostra identità di italiani a partire dal linguaggio?

Anche perché sarebbe doveroso ricordarci che siamo italiani e non americani!

E per quanto mi riguarda, orgoglioso comunque di esserlo!


                                                                                                                Yvan Rettore